venerdì 3 giugno 2011

ALLA RADICE

Da tempo la figura di Giuseppe Dossetti (nella foto) mi affascina. Mi affascina per il suo carattere (certo non facile; poco prima di morire, nel corso di un Sinodo, disse ai vescovi: se la morale cattolica qualche volta fa cilecca, almeno consoliamoci con l'etica della Costituzione)), per il suo impegno politico nella fase costituente della Repubblica e per la stesura della Costituzione (una fase nella quale Dossetti - che era stato compagno di scuola di Nilde Iotti - dialoga a lungo con Togliatti) e poi la decisione di farsi monaco dopo che il Vaticano aveva approvato la regola della Piccola famiglia dell'Annunziata, la comunità ch'egli aveva fondato. E, da monaco, la presenza preziosissima nel Concilio Vaticano II. E' stato uomo 'fortunato' Dossetti: protagonista (in ragione della sua intelligenza, dell'amore per lo studio e per la verità) di quelli ch'io considero i due elementi più che positivi del XX secolo appena finito: la Costituzione e, per l'appunto, il Concilio Vaticano II. Entrambi, per'altro, accumunati dal rischio di essere 'dimenticati' o 'strumentalizzati' a seconda di dove soffia il vento del conservatorismo. Figura che m'affascina. Moltissimo. Sia come politico che come monaco. E che sto approfondendo grazie agli amici della comunità monastica di Marango (la cui regola s'ispira proprio a quella della famiglia dell'Annunziata) che, al suo interno, ospita una preziosissima associazione culturale intitolata ed ispirata proprio alla sua figura.
Così dopo aver potuto riflettere sul 'Dossetti politico' grazie al bell'incontro con Franco Monaco, sabato scorso altro prezioso incontro con don Giovanni Nicolini (foto a destra) che di Dossetti è stato 'figlio spirituale' e che oggi fra i molteplici incarichi ha pure quello di essere parroco alla Dozza, storico quartiere di Bologna che - ogni anno - ospita la 'Festa nazionale dell'Unità'. Don Nicolini - su invito proprio di Dossetti - è fondatore de "Le famiglie della visitazione" la cui regola discende direttamente da quella dell'Annunziata. Motivo dell'incontro era una riflessione che scaturiva d aun recentissimo libro che raccoglie gli scritti più che giovanili di don Dossetti curato proprio dalla "Piccola famiglia dell'Annunziata" ed edito dalle Paoline:  La coscienza del fine - Appunti spirituali 1939-1955.
La cosa che più colpisce di don Giovanni è il 'sorriso', la serenità del suo volto anche quando pronuncia parole forti. Ho avuto pure la fortuna di poter prendere un caffè insieme prima di iniziare l'incontro e ascoltarlo ricordare, insieme a don Giorgio (che conobbe e frequentò Dossetti) proprio aspetti caratteristici della figura di don Giuseppe.
Tra i moltissimi stimoli che Nicolini ci ha affidato, due in modo particolare voglio riproporre.
Il primo: la Chiesa sta correndo sempre più il pericolo di diventare la "Chiesa" della legge che è una contraddizione perché essa nasce dallo Spirito non dalla legge. E, così facendo, 'dimentica' che Dio "parla sempre dentro la Storia; quella Storia che è la storia di ognuno così come è storia di un pensiero o di un popolo" col rischio ch'essa "continui a trasmettere la legge rinunciando a predicare il Vangelo che significa 'buona notizia' e rinunciando alla pedagogia della responsabilità" A tal proposito, don Nicolini mi ha disvelato un particolare che non conoscevo (ed al solito rendendomi felicissimo come sempre sono quando imparo cose nuove)...secondo lui le due uniche e 'accettabili' encicliche della stroria della Chiesa sono la Pacem in terris di Giovanni XXIII (pensate che bisogna aspettare il 1963 per sovvertire il magiestero della Chiesa che fino ad allora era stato solo un 'magistero della guerra' e non della pace) e la Mulieris dignitatem (che è una 'lettera apostolica) del beato (perché è beato non santo: e andetevi a leggere ciò che ha scritto il card. Martini sul Corriere di domenica...) Giovanni Paolo II che, seppure in modo timidissimo, getta le basi di una primitiva 'teologia della donna'.
Il secondo: Dossetti nel '48 'abbandona' la politica. Ma le virgolette sono d'obbligo. Dossetti più che abbandonare la politica ne lascia l'aspetto istituzionale e partitico per arrivare alla radice della politica, che è (o dovrebbe essere) l'attenzione all'uomo e , per l'appunto, alla sua storia. Una "storia, una natura quella dell'uomo di cui il figlio di Dio si contamina". Egli amava riflettere che "occorre mettere la punta del Vangelo nella laicità" (ha ricordato don Nicolini con pensiero del tutto analogo a quello espresso da Monaco: "i primi 11 articoli della Costituzione sono profondamente cristiani anche se non contengono una sola parola chiaramente legata alla cristianità") e che "la laicità cristiana è un dovere".
Ed il perché Dossetti mi affascina sta (anche) in questi elementi.....

Che la forza sia con voi!

Etichette: ,

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page