mercoledì 23 febbraio 2011

RICOMINCIAMO??!!!!!

Vedere la politica divenire scevra... dalla cultura, dall'etica e dall'impegno civile... fa male...
così Luca (alias Arterio Lupin e già di per sé a me questo nick piace un casino) jesolano trasmigrato in terra lombarda commentava su FB una mia riflessione; meglio: un mio interrogativo sul cosa fare quando l'essere riformista configge in maniera insanabile con una visione ragionieristica della realtà. Certo: per quanto animati da nobili intenti ciascuna azione politico amministrativa si scontra prima di tutto con le innumerovili difficoltà frapposte da una burocrazia che spesso pare quasi diventare una sorta di moloch invincibile (lo sapevate che per poter eseguire stabilmente funerali civili occorre un apposito regolamento???) e poi, per carità!, coi limiti personali di chi se ne fa interprete. Ma il punto non è questo. E' esattamente quello che Luca (Teomondo Scrofalo e se non sapete chi sia peggio per voi o, al limite, andatevelo a cercare su Google) ha beccato col suo commento. Credo fermamente che l'essere riformisti oggi significhi avere dei valori non negoziabili; significhi, ad esempio, riconoscere che non è vero che con la cultura non si mangia (andatevi a leggere cosa al riguardo scrive il mio amico Matteo Renzi sul suo blog) ma che anzi proprio la cultura sia quanto mai necessaria in mezzo al casino di questi nostrani giorni. Significa pensarla come il mio "Maestro" Dossetti il quale arrivava persino a sostenere che le vere riforme sono quelle che scontentano i più per non accontentare i pochi. Se il "mio" Roberto Vecchioni cita Orazio per commentare la sua vittoria a San Remo (ed Edoardo, il figlio, sbaglia: Chiamami ancora amore non è la più bella canzone che il prof. abbia mai scritto giacché TUTTE le sue canzoni sono meravigliose) non è semplicistico sfoggio di erudizione quanto piuttosto affermare un principio, quello  che solo uno sguardo poetico ci salva dalle miserie umane. E se il tuo riformismo si scontra come Don Chisciotte contro i mulini a vento alla fine ti fermi. Ma la tua non è una ritirata od una exit strategy. No: è aver individuato una linea di confine al di sotto della quale non riesci a spingerti. Perché è la tua coscienza ad impedirtelo. Perché davvero ci stanno distruggendo il pensiero. E, davvero!, quei ragazzi col libro in mano sono belli da vedere!E noi abbiamo il compito di difenderli.
Che la forza sia con voi!


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