martedì 14 dicembre 2010

LETTERA APERTA


Egregio on. Massimo Calearo Ciman,
scrivo di getto queste impressioni dopo aver avuto conferma della Sua decisione di concedere la fiducia al Governo presieduto dall'on. Silvio Berlusconi. Vede onorevole, Lei siede alla Camera dei Deputati non per volontà divina ma per scelta (che, glieLo confesso, a me era pure parsa buona) dell'allora segretario nazionale del PD Walter Veltroni in nome della vocazione originaria di questio mio partito che era quella di aprirsi alla società civile. Dalla sua, per di più, ha avuto pure una indubbia fortuna: per effetto, infatti, di una perversa legge elettorale, Lei non solo è stato designato direttamente dal Partito ma Le è anche stato assegnato d'ufficio un posto preciso nella lista. Non solo: Lei, sempre in virtù di questa perversa legge elettorale, non ha fatto una personale campagna elettorale assolutamente inutile nel momento in cui non si compete tra candidati giacché agli elettori viene negato il voto di preferenza. No on. Calearo: Lei siede in Parlamento grazie SOLTANTO allo sforzo  bello, intenso, massiccio  di migliaia di militanti (anche Suo per carità) di questo mio (io, on. Calearo, posso ben definirlo ancora "mio") partito che hanno impegnato tempo, risorse, volontà in nome di una passione politica pulita strappando (mi creda, ne so qualcosa...) ore ai propri affetti, al proprio tempo libero, al proprio giusto e doveroso riposo dalle fatiche quotidiane. Lo hanno fatto, on. Calearo, spinti da un sogno, anzi da un bisogno: dimostrare a sè stessi e agli altri che, sì!, un'altra Italia era possibile. Vede on. Calearo ciò che mi ha indignato non è stato soltanto la sua decisione di contribuire a tenere in vita questo Governo ma la dichiarazione che Lei ha fatto ad alcuni giornalisti: io sono qui per divertirmi.  Ecco, on. Calearo nel mentre Lei diceva questo, tre disperati, a Marghera, erano appesi a 140 metri d'altezza per chiedere la salvguardia del posto di lavoro loro e dei loro colleghi (anzi: compagni perché io che non son mai stato comunista, da cattolico amo moltissimo questa parola che significa coloro che spezzano insieme il pane): davvero Lei crede che col Suo voto di fiducia, il nostro Paese uscirà da questa crisi economica? Onorevole Calearo Lei ha "giustificato" questa decisione asserendo che a chiederglielo siano stati i suoi colleghi di Confindustria: ne è davvero sicuro? Davvero Ella crede che un governo che, alla Camera, ha tre (3!) voti in più dell'opposizione riesce a fare ciò che non ha fatto in questi primi due anni? Davvero Ella crede, on. Calearo, che il nostro Paese ha bisogno di questo? Che di questo abbiano bisogno i tanti artigiani, piccoli imprenditori strangolati da una pressione fiscale che continua a crescere? Davvero on. Calearo Ella crede che il suo voto di fiducia permetterà a questo governo di dare risposte alle migliaia di persone che sono senza lavoro, ai precari della vita? Lei, on. Calearo, dando la fiducia al governo Berlusconi ne ha pure avvallato la Legge di Stabilità: parli col Sindaco del suo Comune, si faccia spiegare quali e quanti tagli sarà costretto a fare nel bilancio 2011 nei settori delle politiche sociali, delle politiche scolastiche. Ancora: immagino che tra i suoi tanti dipendenti (a proposito: leggo ne Il Corriere di oggi che la sua azienda, quest'anno, ha raddoppiato il fatturato: complimenti!) vi siano anche degli immigrati: chieda al Suo Sindaco se saranno possibili ancora politiche che ne agevolino l'integrazione. 
Vede on. Calearo: la Sua decisione mi indigna. Mi indigna profondamente. Perché proprio in virtù di quella legge elettorale, lei non ha voti propri e, dunque, avrebbe dovuto fare un gesto tanto semplice quanto alto e nobile, quello di D I M E T T E R S I dal Parlamento Italiano. Perché, mi creda dr. Massimo Calearo Ciman, io questo Suo voto l'ho trovato davvero molto poco....onorevole.
Distinti saluti
Davide Meggiato

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