mercoledì 10 novembre 2010

W LA MATEMATICA

Ieri Gianfranco Fini ha impartito una lezione di matematica a Silvio Berlusconi, dimostrandogli che senza i voti di Futuro e Libertà non c'è più maggioranza almeno alla Camera. E ora? La situazione a me pare si faccia molto intricata e complicata. Gli scenari possibili sono due.
Il primo è che il Presidente del Consiglio "accolga" l'invito di Fini recandosi da Napolitano per rassegnargli le dimissioni. Prospettiva che a Berlusocni non piace ma che si renderebbe obbligata nel caso in cui la maggioranza andasse nuovamente sotto magari sul possibile voto alla mozione di sfiducia nei confronti del ministro Bondi (risultato pesante perchè Bondi è pure uno dei tre coordinatori nazionali del PdL). A quel punto la via maestra da seguire sarebbe (ed è) la Costituzione che, assegnando al Presidente della Repubblica il potere di sciogliemento di entrambe le Camere (o di una soltanto), stabilisce che Napolitano dovrà verificare se in Parlamento esista una maggioranza alternativa su cui costruire un governo. Di che tipo? Viviamo una crisi economica sempre più pesante, viviamo in un Paese che abbisogna di riforme strutturali (al welfare, al lavoro), di una nuova classe dirigente. Emergenze che chiedono un governo stabile e duraturo. E dunque l'ipotesi più credibile potrebbe essere la costruzione di un governo "tecnico" ma di responabilità nazionale (con Draghi a guidarlo o, magari, Montezemolo che non a caso rinvia di giorno in giorno l'atteso annuncio della sua discesa in campo) che punti innanzitutto alla riforma della legge elettorale (e quella su cui le differenze sono minori potrebbe prevedere un maggioritario a doppio turno con innalzamento del quorum ma privo di premio di maggioranza) e a far uscire dalla crisi l'Italia per poi tornare alle urne.
Il secondo scenario non può prescindere dalla natura di Berlusconi che è stato e continua ad essere un imprenditore, cioè uno pronto a rischiare. E questo scenario prevede che Berlusconi decida di essere palesemente sfiduciato in Parlamento. Egli, inutile negarlo, conta molto sulle debolezze umane altrui , in modo particolare su quelle degli oltre 100 deputati al primo mandato che, in caso di scioglimento delle Camere, non avrebbero maturato i requisiti per il vitalizio nè avrebbero (stante la riduzione del numero dei parlamentari) la matematica certezza di rielezione.
Ma la vera questione (e lo ha detto efficacemente Fini domenica chiudendo l'assise di FLI) è che il Presidente della Camera non vuole più Berlusconi. Piaccia o non piaccia questo è il vero nodo. Altrimenti non si capirebbe perché domenica egli abbia sottolineato l'ottimo (secondo lui) operato di molti ministri. E questa preclusione a prescindere rende inevitabile la crisi ma anche la sua difficile ricomposizione. Nel frattempo il panorama politica è terremotato. Nando Pagnoncelli assegna più del 20% ad un terzo polo di un centro eterogeneo perché comprende UDC, l'API di Rutelli, Verso Nord e FLI. Laddove questa strana alleanza dovesse assumere i contorni di un vero e proprio schieramento elettorale, però, diventa chiarissimo quale potrebbe essere l'obiettivo di Fini: sostituire QUESTO centrodestra con quello che ha governato l'Italia negli ultimi 15 anni. Comunque la si veda, ho la sensazione che le prossime elezioni segneranno la fine della seconda Repubblica.
Che la forza sia con voi!

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