lunedì 25 ottobre 2010

PASSIONE

Ho ascoltato con grande attenzione il discorso con cui Nichi Vendola ha concluso il primo congresso di Sinistra Ecologia Libertà. Su Facebook l'ho definita un'appassionante e appassionata orazione civile; una altisisma e nobilissima orazione etica, morale, civile. Certo: non era e non poteva essere un discorso "programmatico - elettorale" quanto un intervento congressuale, rivolto innanzitutto ai militanti di un partito di sinistra (ovvio che abbia preso le difese di CGIL e FIOM riservando un solo passaggio alla necessità  che l'Italia avverte di un grande sindacato confederale unitario). Però molte delle affermazioni del governatore pugliese non posso che condividerle. Specialmente perché ha ridato (finalmente!) la rotta ad un popolo che è militante del centrosinistra nella misura in cui in tale luogo rivendica la propria natura progressista, riformista e riformatrice. E' stato un discorso a tutto tondo, che ha toccato anche argomenti scomodi per la sinistra laddove, ad esempio, ha ribadito che la politica estera in Medio Oriente non può che garantire un duplice diritto, il diritto alla sicurezza per Israele ed il diritto ad una patria per il popolo palestinese.
Quello di Vendola è stato innanzitutto un discorso di rottura rispetto ad una nostalgica visione (che affligge anche il PD) di un partito pedagogo; idea che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle. Ma anche un discorso dialogante. A proposito della manifestazione di sabato scorso della CGIL innanzitutto: Aldo Moro non sarebbe sceso in piazza ma molto probabilmente avrebbe scritto un saggio per spiegare alle classi dirigenti che non si può non considerare quella piazza una risorsa per il futuro. E poi nei confronti del mondo cattolico: la DC (e l'autore di questo blog non è mai stato un DC) è stata garante della laicità dello Stato; la fine dell'unità politica dei cattolici ha provocato l'inseminazione generalizzata di clericalismo in tutta la scena politica italiana; a questo guai se rispondiamo con vecchie pulsioni anticlericali e non invece rilanciando la sfida del dialogo, della conoscenza reciproca, dell'analisi differenziata.
Ma il punto più emotivamente toccante è stato il passaggio sulla sua fede religiosa. passaggio sostanziale e fondante del suo intero programma e della sua specialissima visione della politica e del futuro - io non la nasconderò mai perché quella è stata la mia vita - dove diventa fondamentale riconoscere che il Cristo crocifisso è l'annuncio di un regno attraverso il potere dei segni: quattro pezzi di legno, alcuni chiodi, ed una corona di spine. E l'identità politica di questo uomo, allievo di don Tonino Bello, omosessuale, (ex) comunista diventa paradigmaticamente l'identità anche di un mondo cattolico illuminato per il quale le verità fondanti di una fede che significa accoglienza, solidarietà (ero straniero e mi avete accolto; ero nudo e mi avete vestito; ero affamato e mi avete dato da mangiare; ero carcerato e mi siete venuti a trovare) non possono ammettere correità alcuna con chi usa l'acquasantiera come argomento elettorale.
Altri due mi paiono i passaggi cruciali del suo pensiero e quelli dove probabilmente sarà necessario, io credo, un maggiore approfondimento. Il primo laddove egli riconosce che il sistema impresa è necessariamente l'antagonista dove il conflitto appartiene alla fisiologia dei rapporti. Il secondo riguarda la necessità di produrre una ricchezza complessiva fatta di valori ambientali, sociali oltre che di valori produttivi.
E però (finalmente!) la voce, le citazioni, la passione fanno intravvedere in Nichi Vendola una persona che ha una idea, un programma, una convinzione, un sogno. Ciò di cui il centrosinistra ha oggi una drammatica necessità.

Che la forza sia con voi!

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