LETTERA
PENSIERINO DI INIZIO ANNO SCOLASTICO
di Andrea Causin
Caro Presidente Luca Zaia,
Ti scrivo questa “letterina” non tanto come Consigliere della Regione che tu presiedi, ma come Veneto e come padre di un bimbo che tra 13 giorni inizierà la prima elementare (a me piace chiamarla ancora così).
Personalmente ho sempre vissuto male l’inizio della scuola.
Spesso coincideva con il mio compleanno e sovente significava la fine dello svago estivo.
Vedi caro Luca, non sei tu l’unico “bucolico”.
Dove sono cresciuto io non ci sono colline, filari di prosecco o i sentieri avventurosi delle prealpi. Tuttavia c’erano (prima che lungimiranti amministratori incaricassero insigni urbanisti) campi di grano, alberi da frutto, le “case vecie” con i pollai e le stalle, fiumi e fossi e cave abbandonate dove si pescava, ad ogni ora, pesci che mi dicono non esistere nemmeno più.
L’inizio della scuola significava per me e per i miei coetanei la fine della libertà e del gioco estivo e l’inizio di un percorso lungo circa nove mesi. Si doveva stare alle regole, portare un grembiule nero col fiocco azzurro e soprattutto si imparavano delle cose che ci sarebbero state utili, e che hanno consentito a me, a tutti noi di costruire un progetto di vita.
La scuola che ho fatto io nel 1978 è lontana nel tempo.
Il nostro Paese ha cercato, nel dopoguerra, non sempre con grandi risultati, di investire nella cultura e nell’istruzione, come elemento fondante dello sviluppo economico e della coesione sociale, che in italiano significa, il sapere stare insieme e convivere pacificamente nonostante le differenze.
La scuola dal 1978 ad oggi è cambiata, ed è cambiata anche la società.
Io, ma forse anche tu, andavo a scuola dalle 8 alle 12 e 30, perché mia mamma faceva la casalinga e il suo “lavoro” unico era quello di seguire i figli (tèndarghe i putei).
Così mediamente accadeva in tutte le famiglie, perché con uno stipendio in casa anche di operaio o impiegato, non ci si permettevano lussi, ma si viveva bene.
Nella mia famiglia oggi lavoriamo in due, e avremmo voluto poter contare nel tempo pieno, sia perché sappiamo che nella scuola del mio comune ci sono bravi insegnanti, che possono far crescere bene nostro figlio, sia perché sarebbe stato utile alla nostra organizzazione familiare.
Questa è la situazione della maggior parte delle famiglie venete. Non da oggi, ma da qualche anno, poiché per arrivare a fine mese bisogna lavorare in due.
Tanto è vero che le amministrazioni locali, anche quelle governate dalla Lega, hanno speso camion rimorchio di denaro pubblico per costruire mense scolastiche, adeguare le scuole, renderle ambienti vivibili perché i nostri figli ci possano stare bene per un tempo lungo.
L’anno scorso il tuo Governo, quello di cui hai fatto parte come ministro, ha deciso di destrutturare la scuola italiana. Per “merito” vostro ci sono meno insegnanti e quelli che restano sono messi in condizioni di difficoltà a fare fronte alle richieste.
Avete deciso di ridurre i fondi (anche quelli regionali) dedicati alla messa in sicurezza nelle scuole. Avete ridotto del 25% la spesa per le pulizie. Avete tagliato il personale ATA, pardon i bidelli. Avete detto che un maestro unico e generico è meglio di un insegnate specializzato in aree tematiche e in materie specifiche.
Il 13 settembre mio figlio inizierà ad andare a scuola e andrà alla scuola statale, in quella classe a cui grazie a Te e ai tuoi amici è stato negato il tempo pieno.
Frequenterà una scuola in cui gli insegnanti, che sono servitori dello stato, si sentono traditi e abbandonati, trattati come mangiapane a tradimento.
Caro Presidente, che vuoi tanto bene ai Veneti! Tra le famiglie escluse dal tempo pieno nella scuola che frequenterà mio figlio, non ce n’è una che debba prendersela con qualche Mohammed o Abdullah, perché nella graduatoria nessuno di questi le ha sopravanzate.
Ma devono o meglio dovrebbero prendersela con un Governo che pensa che l’istruzione sia un costo inutile, e con un Governatore che non ha capito, o che finge di non capire, che l’istruzione, la scuola, la formazione, sono stati e possono ancora essere un elemento trainante del nostro modello di sviluppo, del miracolo economico Veneto.
In questi giorni, gli altri genitori, chiedono a mia moglie e a me, che cosa abbiamo deciso di fare.
Sono nostri amici, coetanei, cresciuti con noi e come noi nel nostro comune, molti dei quali Ti hanno votato. Ce lo chiedono sottintendendo che per noi la soluzione è a portata di mano, visto che potremmo pagarci una scuola privata (se non lo sai quella che costa meno viene 4000 euro l’anno).
Bene, caro Presidente, mio figlio andrà alla statale insieme ai bambini di quelle famiglie che sono in difficoltà, perché la scuola privata deve essere una scelta, non un percorso innescato dalla differenza di censo.
Caro Presidente,
Lasciami finire questo “pensierino” di inizio anno scolastico con l’auspicio che tu ti metta veramente e finalmente a lavorare su queste cose, che sono cose serie. Faresti un po’ meno propaganda ma potresti finalmente dire di avere fatto qualcosa di buono per i veneti.
Che la forza sia con voi!
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