giovedì 26 agosto 2010

DI LIBRI, DI POLITICA (E DI STORIA)/1

Ieri (dopo un accurato traning autogeno per cercare - inutilmente; da qui il numero dopo il titolo -  di sfuggire alla sindrome da acquisto compulsivo che mi assale ogniqualvolta vi entro) sono andato in libreria. Obiettivo: acquistare il recentisismo (è uscito lunedì) libro (edito da Mondadori) del Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia: Buone ragioni per la vita comune. Religione, politica, economia. Scola, che è stato docente di Antropologia Teologica (che a me pare un dolcissimo ossimoro), è intelligenza fascinosa oltre che uomo dalla solidissima biblioteca e dalla rigorosa impostazione dottrinale e dunque pastorale. Ma non solo. E' lettore particolarmente attento (anche se i risultati cui arriva possono non essere talvolta condivisibili) della realtà che lo circonda ed in cui vive. E soprattutto è strenuo portatore di una idea precisa di laicità cui è profondamente coerente. In occasione della Festa del Redentore è solito rilasciare ad Aldo Cazzullo una lunga intervista (ne è venuto fuori anche un libro La vita buona edito - nel 2009 - da Il Messaggero) in cui anticipa i temi che tratterà durante la sua omelia in occasione della Messa solenne celebrata . Fu in una di queste occasioni che parlò per la prima volta del caratterizzarsi della società contemporanea come di un meticciato di civiltà, categoria che - nel suo pensiero - mi appare la più capace di leggere e di suggerire piste di comprensione e di accompagnamento critico del processo  in atto; meticciato di civiltà come uno dei possibili nuclei fondanti della laicità, insomma.
Ad una prima e superficiale (la penna del Cardinale non è affatto lieve così come affatto lievi sono i temi che tratta) lettura, Buone ragioni per la vita comune rappresenta - di fatto - la summa non solo del pensiero ma anche dell'azione di Scola. Di un Cardinale che, ad esempio, ha istituito una fondazione - Oasis - dedicata al dialogo interreligioso tra cristianesimo ed islamismo; che ha rivoluzionato il panorama dell'offerta scolastica cattolica con l' Istituto Giovanni Paolo I : un percorso di studi che potenzialmente accompagna le nuove generazioni dalle scuole dell'infanzia fino al Liceo per concludersi - col Marcianum (altra sua "creatura") - con la Laurea. In esso infatti è racchiuso e declinato il pensiero -  caro a Giovanni Paolo II - che una fede che non diventi cultura sarebbe non pienamente accolta, non interamente pensata, non intensamente vissuta. Una fede matura, dunque, è una fede culturalmente completa; confine insormontabile tra testimonianza (l'appartenza ad una fede religiosa, quella cristiano - cattolica in particolare) e militanza (l'appartenennza ad una fede politica). Ed una fede culturalmente completa è una fede che si interroga - perché ne possiede le chiavi interpretative - su tutti gli aspetti del vivere civile. E per ciò stesso è testimonianza di una Chiesa che non può essere accusata di "ingerenza" nella vita pubblica del Paese proprio perché in questa sua curiosità globale vi è il fondamento di ciò che il Patriarca definisce una amicizia civile tra testimonianza e militanza.

Che la forza sia con voi!

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