lunedì 23 agosto 2010

TRAGICOMMEDIA

Così stamane Paolo Franchi (le evidenziature sono mie) ne Il Corriere della Sera

LA COMMEDIA DEL PD TRA COTA E TOGLIATTI

E’ mai possibile mettere in relazione, seppure nella forma più indiretta di questo mondo, Roberto Cota e Palmiro Togliatti? Fino a qualche giorno fa avremmo giurato di no.
Adesso, nostro malgrado, dobbiamo ricrederci.
Neanche questa ci è stata risparmiata. Pagheremo caro, pagheremo tutto.
II presidente del Piemonte, si sa, non è stato invitato alla Festa democratica che sta per cominciare a Torino, ufficiosamente per tenerlo al riparo da possibili contestazioni, visti i ricorsi che pendono sulla sua elezione.
Giulio Tremonti, Roberto Calderoli e Roberto Maroni hanno preso la palla al balzo per annunciare, per protesta, anche il loro forfait.
Ma, quel che è peggio, la decisione crea trambusto anche nel Pd. Sergio Chiamparino l`ha contestata duramente, sostenendo che getta un`ombra sulla credibilità del partito specie in caso di elezioni, e provocando le ire di Nicola Zingaretti che lo ha accusato di subalternità alla destra. Piero Fassino ha criticato aspramente il gran rifiuto dei tre ministri, sì, ma prima ancora la scelta di non convocare il governatore, augurandosi che si riesca a correggerla in fretta e ricordando che della legittimità dell`elezione di Cota si devono occupare il Tar e il Consiglio di Stato, non gli organizzatori di una festa di partito per tradizione e per vocazione apertissima al confronto.
Una polemica oziosa, come la maggior parte delle polemiche che ci affliggono? Sicuramente sì. Proprio per questo, però, si fatica a capire perché il Pd, anche a prendere per buona la versione lasciata trapelare, abbia provveduto con tanta solerzia a scatenarsela addosso. È vero che spira forte il vento delle elezioni anticipate.
Ma, se c`è da confrontarsi, anche aspramente, sullo spirito (una volta si sarebbe detto: sulla linea) con cui affrontarle, forse sarebbe il caso di trovare occasioni e sedi più propizie.
E Palmiro Togliatti, che c`entra? C`entra, c`entra. Perché il 21 agosto ricorreva il cinquantaseiesimo anniversario dalla morte. E il Pd ha provveduto, seppure in sordina, a celebrare la ricorrenza. Suscitando anche in questo caso polemiche a destra, in cui si è distinto in particolare Maurizio Gasparri, ma pure qualche dissenso al proprio interno, come quello manifestato da Arturo Parisi. Una specie di caso Cota della memoria, se possibile ancora più ozioso sotto il profilo politico e intellettuale, che però in qualche modo chiama ancora una volta in causa, seppure in modi a dir poco abborracciati, quella che un po` pomposamente (e sempre più stancamente) viene definita la questione della «identità» del Pd. Ancora negli anni Ottanta, quando però non c`era il Pd e nemmeno il Pds o i Ds, ma il partito comunista, l`anniversario della morte a Yalta del Migliore, oltre che di sobrie commemorazioni al Verano con foto notizia sul quotidiano del partito, poteva benissimo essere occasione di confronto e anche di scontro politico: memorabile, all`inizio del decennio, un articolo sull`Unità in cui Giorgio Napolitano trasse occasione dalla ricorrenza per denunciare il pericolo che la politica del partito si stesse riducendo a propaganda.
Certo Togliatti, per quanto severo e anche feroce possa essere il giudizio su di lui, fu un politico di primissima grandezza, non certo un propagandista. Se il grosso dei Pci e poi il Pds, a suo tempo, avessero scelto di incamminarsi sulla strada del revisionismo e della socialdemocrazia, di sicuro avrebbero dovuto fare con ben altra passione e con ben altro rigore i conti con la sua eredità. Ma, come è noto, la strada scelta è stata un`altra, quella che ha portato al Pd, un partito, per dirla con Nichi Vendola, che quasi per costituzione non è in grado di proporre una narrazione di sé, dell`Italia e del mondo, e forse non è nemmeno troppo interessato a costruirla. Ammesso e non concesso che il Pd abbia un albero genealogico e un Pantheon di padri nobili non da venerare, si capisce, ma ai quali ispirarsi, si fatica a capire non solo se Togliatti vi troneggi, ma, più in generale, chi altri (De Gasperi? Moro? Nenni? La Malfa? Fanfani? Berlinguer?) abbia titoli e meriti per farne parte: probabilmente, tutti e nessuno. La questione sarebbe seria, molto più seria delle polemicuzze sulla quantità di postcomunismo che circola nel poco sangue del Pd, suscitate da un anniversario e da una commemorazione frettolosa.
Però, ne siamo certi, Cota, alla festa, Togliatti lo avrebbe invitato, e con tutti gli onori. Quanto meno per non privarsi della soddisfazione di vedere a casa sua, di fronte alla sua gente, il Cota medesimo, e più ancora Tremonti, Calderoli e Maroni cortesemente costretti a dare delucidazioni sulla crisi del loro governo e della loro maggioranza.

Che la forza sia con voi!

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