MONDADORI
Da http://networkedblogs.com/77BXt di Sandrone Dazieri (uomo di sinistra e collaboratore Mondadori, nella foto di Rossella Rasulo)
ADR: A domanda rispondo. Il CASO MONDADORI
Visto che è ripartito un nuovo flame sulla questione pubblicare con Mondadori, un mio amico giornalista che preferisce rimanere anonimo mi ha fatto la seguente intervista che apparirà, corredata di foto di me che me le pesto come Tafazzi, sul settimanale “LA BRESAOLA ILLUSTRATA”. Così rispondo a tutti quelli che in questi giorni mi hanno scritto o telefonato chiedendomi cosa fai, e cosa non fai.
Domanda: Ciao Dazieri. Stai pensando di lasciare la Mondadori?
SANDRONE: No.
D: E non hai problemi a pubblicare per la casa editrice di proprietà di Berlusconi?
S: No. Ho problemi che Berlusconi sia il presidente del Consiglio. Purtroppo la maggior parte dei votanti l’ha scelto, anche se io non ero tra quelli.
D: Puoi però smettere di lavorare per lui.
S: Potrei anche lasciare questo paese perché è governato da lui, ma lo farà quando la redazione di Repubblica andrà in clandestinità sulle montagne.
D: Dai, non buttarla subito in vacca…
S Ok, allora ti dico che sono estremamente convinto che vadano giudicati i libri, non gli scrittori. Chissenefrega se Marx si scopava la serva se ha scritto il Capitale? Ma se dobbiamo giudicare anche gli scrittori, che sia in base a quello che scrivono.
D: Quindi non conta dove pubblicano secondo te.
No. Ho anche difeso pubblicamente Paolo Nori perché aveva accettato di scrivere su Libero. Leggiamo quello che scrive, dicevo. Può scrivere quello che vuole? E’ influenzato dal suo editore o no? Poi non so come sia finita perché non compro Libero... In effetti, adesso che ci penso, avrei dovuto farlo.
D: Quindi tu separi la tua identità di cittadino da quella di scrittore?
S: No, la mia identità da quella del mio editore. Come scrittore mi sono sempre fatto portavoce delle mie istanze di cittadino. Ho approfittato del poter parlare in pubblico e di essere ascoltato per esprimermi e prendere posizione. Contro la Bossi Fini, per la rimozione dei poliziotti responsabili delle violenze di Genova, contro i centri di detenzione per immigrati. Ma sono tematiche che normalmente non finiscono in prima pagina. Di solito lì ci finiscono le case di Fini e le zoccole di Berlusca. Chissà perché.
D: Stai andando fuori tema.
S: Ti pareva…
D: Vito Mancuso, autore Mondadori, ha dichiarato di essere entrato in profonda crisi. Non sa se pubblicherà ancora per i tipi di Segrate.
S: Vito è una brava persona, lo apprezzo come scrittore, mi sta simpatico e io rispetto le sue posizioni. Non per questo le condivido.
D: Altri tuoi colleghi stanno meditando di andarsene o manifestano un forte disagio.
S: Conoscendone bene alcuni… bah… lasciamo stare.
D: A chi ti riferisci?
S: Non te lo dirò e neanche se hanno rilasciato dichiarazioni oggi o ieri o un mese fa. Ma sto in questo ambiente da quindici anni, più o meno. Devi vedere che gente, che facce, che pelo sullo stomaco… Ma a parte questo, c’è una mistificazione di fondo.
D: Quale?
S: Quella che lascia intendere che esistano capitalisti buoni, con i quali è etico collaborare, e capitalisti cattivi, che i puri di cuore devono tenere alla larga. Invece io credo che esista semplicemente un sistema capitalistico, in cui le logiche sono sempre le stesse. Poi un riccastro ti può stare più o meno simpatico, ma sempre riccastro rimane.
D: Ma non tutti possono farsi leggi ad hoc, come questa che la Repubblica chiama ad Aziendam.
S: Che poi sarebbe una sorta di mega condono fiscale.
I: Esatto. Non ti disturba?
S: Certo che mi disturba. Come mi disturba che ogni volta i riccastri si facciano fare mega sconti dal fisco. Ti accertano che devi venti milioni di euro, alla fine ne paghi due. Mentre se sei un poveraccio normale vengono a pignorarti anche il buco del culo. Fidati che non sarà solo la Mondadori a usare la nuova legge.
I: Non credi che esista un conflitto di interessi?
S: Certo che esiste. Quando vincerà l’opposizione, speriamo prima della nuova glaciazione, magari si ricorderà di fare una legge che sistemi la questione. L’ultima volta si è dimenticata. E già che c'è potrebbe anche cambiare leggi come la Cirielli e la legge Bavaglio. E la Bossi- Fini. Ma fino ad allora, non è che la situazione migliorerà se gli scrittori di sinistra escono dalla Mondadori cantando l’Internazionale. Meglio se continuano a scrivere e a parlare liberamente, invece.
D: Quindi non credi che ci si possa cessare di prestare la propria opera a un’azienda per motivi morali o etici.
S: Quando manifestavo contro le fabbriche di armi o le centrali nucleari chiedevo ai lavoratori di rifiutarsi di produrre bombe o radioattività. Ma i libri, a differenza delle bombe, fanno solo del bene. Anche quelli brutti come i miei. E mentre un proiettile ti arriva anche se non vuoi, nessuno costringe a comprare i libri.
D: Infatti già molti lettori dicono che boicotteranno i libri a marchio Mondadori.
S: Il boicottaggio è un arma nobile e non violenta. I consumatori americani la usano benissimo per far cambiare le politiche delle aziende che prendono di mira. Ma perché funzioni occorrono obiettivi chiari. Per esempio: vogliamo che la tal azienda cambi la politica nei confronti delle minoranze o che smetta di discriminare gli omosessuali, o che investa qui e non investa lì. Alla Mondadori cosa chiedi? Di mandare via Berlusconi o quelli di sinistra?
D: Diranno che hai il cuore a sinistra e il portafoglio a destra.
S: Lo dicono da quando ho pubblicato il primo libro fuori dall’autoproduzione. E che ci posso fare? Meglio che il contrario.
D: Dici?
S: Se fosse vero, se fosse solo una questione di soldi… bé, dalla Mondadori sarei andato via da un pezzo. Sai quante rotture di palle in meno? Tutte le volte che presento, ci sono quelli che mi guardano e si aspettano che chieda scusa perché pubblico a Segrate. e poi mi dicono "Tu sei simpatico, ma la tua casa editrice..." "Guarda, mi tocca rispondergli, a me di essere simpatico non mi frega un cazzo. Mi frega che tu legga quello che scrivo e che ti piaccia". Ecco, quello che succede. Mi ricordo che a Ischia c'era 'sto tizio, chiaramente un villeggiante granosissimo firmato anche nelle ciabatte, che mi ha dato del venduto. Tu che eri dei Centri Sociali, mi ha detto, come se lui ci avesse mai messo piede in vita sua. O avesse mai letto un mio libro. E chissà che fa lui nella vita? Il pastore valdese? No, non c'entrano i soldi. Io non sono una star o il figlio di qualcuno che conta. I soldi li prendo per quello che vendo, e più o meno venderei lo stesso con qualunque grossa casa editrice.
D: E invece?
S: Invece rimango alla Mondadori perché mi piace lavorare con quei brutti ceffi di editor e direttori che stanno lì - Turchetta, Franchini, Brugnatelli, Giorgi, Anzelmo ecc- che penso siano i migliori sulla piazza. E sono amici, gli voglio bene, anche se siamo su pianeti distanti. E poi perché mi piace il suo catalogo e il fatto che sia generalista: pubblica di tutto, da D’Alema a Veneziani. E nessuno mi ha mai rotto le palle perché sono di sinistra. A parte quelli di sinistra, ovviamente. Ma fuori da lì.
Che la forza sia con voi!
ADR: A domanda rispondo. Il CASO MONDADORI
Visto che è ripartito un nuovo flame sulla questione pubblicare con Mondadori, un mio amico giornalista che preferisce rimanere anonimo mi ha fatto la seguente intervista che apparirà, corredata di foto di me che me le pesto come Tafazzi, sul settimanale “LA BRESAOLA ILLUSTRATA”. Così rispondo a tutti quelli che in questi giorni mi hanno scritto o telefonato chiedendomi cosa fai, e cosa non fai.
Domanda: Ciao Dazieri. Stai pensando di lasciare la Mondadori?
SANDRONE: No.
D: E non hai problemi a pubblicare per la casa editrice di proprietà di Berlusconi?
S: No. Ho problemi che Berlusconi sia il presidente del Consiglio. Purtroppo la maggior parte dei votanti l’ha scelto, anche se io non ero tra quelli.
D: Puoi però smettere di lavorare per lui.
S: Potrei anche lasciare questo paese perché è governato da lui, ma lo farà quando la redazione di Repubblica andrà in clandestinità sulle montagne.
D: Dai, non buttarla subito in vacca…
S Ok, allora ti dico che sono estremamente convinto che vadano giudicati i libri, non gli scrittori. Chissenefrega se Marx si scopava la serva se ha scritto il Capitale? Ma se dobbiamo giudicare anche gli scrittori, che sia in base a quello che scrivono.
D: Quindi non conta dove pubblicano secondo te.
No. Ho anche difeso pubblicamente Paolo Nori perché aveva accettato di scrivere su Libero. Leggiamo quello che scrive, dicevo. Può scrivere quello che vuole? E’ influenzato dal suo editore o no? Poi non so come sia finita perché non compro Libero... In effetti, adesso che ci penso, avrei dovuto farlo.
D: Quindi tu separi la tua identità di cittadino da quella di scrittore?
S: No, la mia identità da quella del mio editore. Come scrittore mi sono sempre fatto portavoce delle mie istanze di cittadino. Ho approfittato del poter parlare in pubblico e di essere ascoltato per esprimermi e prendere posizione. Contro la Bossi Fini, per la rimozione dei poliziotti responsabili delle violenze di Genova, contro i centri di detenzione per immigrati. Ma sono tematiche che normalmente non finiscono in prima pagina. Di solito lì ci finiscono le case di Fini e le zoccole di Berlusca. Chissà perché.
D: Stai andando fuori tema.
S: Ti pareva…
D: Vito Mancuso, autore Mondadori, ha dichiarato di essere entrato in profonda crisi. Non sa se pubblicherà ancora per i tipi di Segrate.
S: Vito è una brava persona, lo apprezzo come scrittore, mi sta simpatico e io rispetto le sue posizioni. Non per questo le condivido.
D: Altri tuoi colleghi stanno meditando di andarsene o manifestano un forte disagio.
S: Conoscendone bene alcuni… bah… lasciamo stare.
D: A chi ti riferisci?
S: Non te lo dirò e neanche se hanno rilasciato dichiarazioni oggi o ieri o un mese fa. Ma sto in questo ambiente da quindici anni, più o meno. Devi vedere che gente, che facce, che pelo sullo stomaco… Ma a parte questo, c’è una mistificazione di fondo.
D: Quale?
S: Quella che lascia intendere che esistano capitalisti buoni, con i quali è etico collaborare, e capitalisti cattivi, che i puri di cuore devono tenere alla larga. Invece io credo che esista semplicemente un sistema capitalistico, in cui le logiche sono sempre le stesse. Poi un riccastro ti può stare più o meno simpatico, ma sempre riccastro rimane.
D: Ma non tutti possono farsi leggi ad hoc, come questa che la Repubblica chiama ad Aziendam.
S: Che poi sarebbe una sorta di mega condono fiscale.
I: Esatto. Non ti disturba?
S: Certo che mi disturba. Come mi disturba che ogni volta i riccastri si facciano fare mega sconti dal fisco. Ti accertano che devi venti milioni di euro, alla fine ne paghi due. Mentre se sei un poveraccio normale vengono a pignorarti anche il buco del culo. Fidati che non sarà solo la Mondadori a usare la nuova legge.
I: Non credi che esista un conflitto di interessi?
S: Certo che esiste. Quando vincerà l’opposizione, speriamo prima della nuova glaciazione, magari si ricorderà di fare una legge che sistemi la questione. L’ultima volta si è dimenticata. E già che c'è potrebbe anche cambiare leggi come la Cirielli e la legge Bavaglio. E la Bossi- Fini. Ma fino ad allora, non è che la situazione migliorerà se gli scrittori di sinistra escono dalla Mondadori cantando l’Internazionale. Meglio se continuano a scrivere e a parlare liberamente, invece.
D: Quindi non credi che ci si possa cessare di prestare la propria opera a un’azienda per motivi morali o etici.
S: Quando manifestavo contro le fabbriche di armi o le centrali nucleari chiedevo ai lavoratori di rifiutarsi di produrre bombe o radioattività. Ma i libri, a differenza delle bombe, fanno solo del bene. Anche quelli brutti come i miei. E mentre un proiettile ti arriva anche se non vuoi, nessuno costringe a comprare i libri.
D: Infatti già molti lettori dicono che boicotteranno i libri a marchio Mondadori.
S: Il boicottaggio è un arma nobile e non violenta. I consumatori americani la usano benissimo per far cambiare le politiche delle aziende che prendono di mira. Ma perché funzioni occorrono obiettivi chiari. Per esempio: vogliamo che la tal azienda cambi la politica nei confronti delle minoranze o che smetta di discriminare gli omosessuali, o che investa qui e non investa lì. Alla Mondadori cosa chiedi? Di mandare via Berlusconi o quelli di sinistra?
D: Diranno che hai il cuore a sinistra e il portafoglio a destra.
S: Lo dicono da quando ho pubblicato il primo libro fuori dall’autoproduzione. E che ci posso fare? Meglio che il contrario.
D: Dici?
S: Se fosse vero, se fosse solo una questione di soldi… bé, dalla Mondadori sarei andato via da un pezzo. Sai quante rotture di palle in meno? Tutte le volte che presento, ci sono quelli che mi guardano e si aspettano che chieda scusa perché pubblico a Segrate. e poi mi dicono "Tu sei simpatico, ma la tua casa editrice..." "Guarda, mi tocca rispondergli, a me di essere simpatico non mi frega un cazzo. Mi frega che tu legga quello che scrivo e che ti piaccia". Ecco, quello che succede. Mi ricordo che a Ischia c'era 'sto tizio, chiaramente un villeggiante granosissimo firmato anche nelle ciabatte, che mi ha dato del venduto. Tu che eri dei Centri Sociali, mi ha detto, come se lui ci avesse mai messo piede in vita sua. O avesse mai letto un mio libro. E chissà che fa lui nella vita? Il pastore valdese? No, non c'entrano i soldi. Io non sono una star o il figlio di qualcuno che conta. I soldi li prendo per quello che vendo, e più o meno venderei lo stesso con qualunque grossa casa editrice.
D: E invece?
S: Invece rimango alla Mondadori perché mi piace lavorare con quei brutti ceffi di editor e direttori che stanno lì - Turchetta, Franchini, Brugnatelli, Giorgi, Anzelmo ecc- che penso siano i migliori sulla piazza. E sono amici, gli voglio bene, anche se siamo su pianeti distanti. E poi perché mi piace il suo catalogo e il fatto che sia generalista: pubblica di tutto, da D’Alema a Veneziani. E nessuno mi ha mai rotto le palle perché sono di sinistra. A parte quelli di sinistra, ovviamente. Ma fuori da lì.
Che la forza sia con voi!
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