martedì 2 novembre 2010

REVOLUTION!







Mi spiace...davvero mi spiace...ma a me  la parola rottamazione piace. Ma proprio tanto. Viviamo in un Paese che non ha più memoria, che non ha più futuro, che annaspa in un presente che è confusissimo. Ci vuole uno scatto d'orgoglio. Un sollevarsi laicamente all'insegna del motto sturziano uomini liberi e forti alzatevi. Non possiamo accettare più nulla. Nessun compromesso, nessuna mediazione, nessuna sintesi che poi è parola magica perche fare sintesi , in politica, significa spessissimo non prendere posizione; non possiamo più accettare la moltiplicazione degli organismi decisori perché se c'è una cosa che ho capito in politica è che la moltiplicazione degli organismi dirigenti è inversamente proporzionale alla reale capacità di decidere. In altre parole: quando voglio decidere (quasi) da solo in un partito democratico moltiplico il numero delle persone che teoricamente devono concorrere alle decisioni. Basta! Non  ne possiamo più. Di puttane, nani e ballerine. Di omofobie e antisemitismi. Di interesse propri spacciati per interessi di Stato. Della negazione altissima ed evidentissima della constatazione che la politica è bella nella misura in cui essa è lo strumento che permette di prevedere il futuro e di creare le condizioni o perché questo futuro si realizzi o per cambiarlo. Questo nostro Paese ha bisogno di una rivoluzione. Pacifica, laica, ridente e sorridente, intemperante ma anche guascona. Questo Paese ha bisogno gli sia ridato un sogno ed una passione. Ha bisogno di retorica: sì ma la retorica alta e bella, come la intendevano gli antichi. Ha bisogno di persone che sappiano entusiasmare perché l'entusiasmo trascina forze nuove e nuove passioni. Ha bisogno di persone che dicano una cosa semplicissima (e chissà perché in questo Paese apparentemente le cose più semplici sono anche le più difficili da comprendere): e cioè che ogni esperienza umana ha un inizio ed una fine. E che non è un delitto stabilire che un parlamentare può esserlo al massimo per 3 mandati (che sono 15 anni! Vale a dire circa un quinto della propria vita). Che chi viene trombato alle elezioni non può nè divnetare un dirigente di partito nè avere qualche altro incarico. Ma, molto più semplicemente, che deve tornare a lavorare perché se la politica è rispondere ai bisogni quotidiani degli amministrati, se non mi calo, s enon entro nella vita quotidiana come posso conoscerli questi bisogni?E allora diamoci una mossa. Ma ve lo immaginate il potenziale affascinante, seducente, appassionante di un ticket che veda insieme i due raffigurati qui sopra?

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