giovedì 19 marzo 2009

ALDA E ANDREA



Spesso ripeto sottovoce
che si deve vivere di ricordi solo
quando mi sono rimasti pochi giorni.
Quello che e’ passato
e’ come se non ci fosse mai stato.
Il passato e’ un laccio che
stringe la gola alla mia mente
e toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato e’ solo fumo
di chi non ha vissuto.
Quello che ho gia’ visto
non conta piu’ niente.
Il passato ed il futuro
non sono realta’ ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
e vivere il presente giacche’ non esiste altro tempo
che questo meraviglioso istante.


A volte la vità è davvero imprevedibile. Fatta di incontri casuali ma per ciò stessi magici, imperscrutabili, inaspettati. Capita così che, in un giorno di pioggia di tardo autunno, mentre cammino per le strade di Milano abbia potuto incontrare Alda Merini, colei che - personalmente - ritengo essere una delle più importanti voci poetiche che mai il nostro Paese abbia avuto. Qui potrete trovare il suo sito e la sua biografia. Che, in estrema sintesi, a me pare dica: nata nel 1931, già a 15 anni pubblica le sue prime poesie. Dal 1961 al 1972 viene ripetutamente internata in manicomio; esperienza questa ri-vissuta nel suo La terra santa del 1984. Nel 2002 viene insignita del titolo onorifico di commendatore al merito della Repubblica Italiana. Su di lei Roberto Vecchioni ha scritto una delle sue più belle canzoni, per l'appunto Canzone per Alda Merini. C'è una frase di Alda che a me richiama subito alla mente un sonetto di Baudelaire contenuto ne Fleurs du mal, ed intitolato L'albatros. Dice: Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.
Ecco: francamente sarei imbarazzato nello scegliere chi, tra Zanzotto e Alda, meriti il Nobel. Però so che la parola del poeta è libera e che la poesia è spesso l'unica forma di libertà che abbiamo da noi stessi. Solo questo so. E a me pare già tanto.
Che la forza sia con voi!



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