DELLA POESIA E DEL PAESAGGIO

Ho da troppo tempo, su questo spazio virtuale costruito di sguincio, trascurato uno dei miei più grandi amori, la poesia. Amo la poesia. Quella tecnicamente "classica" con le sue rime ordinate. Ma anche quella libera ove il ritmo viene creato da consonanze e assonanze, da liquide e fricative che solo a voce alta riesci a scorgere. Mi piace rincorrere ossimori, chiasmi, metafore. Mi piace la suggestione delle visioni che solo gli occhi di un poeta riescono a scorgere. E mi piacciono i poeti. Mi piace quel loro usare la poesia, violentare la parola per illuminare il mondo che ci circonda. E' appena uscito per i tipi di Garzanti un volumetto dal titolo assolutamente straordinario: In questo progresso scorsoio. E' il frutto di due anni di conversazioni che Marzio Breda (giornalista de Il Corriere) ha avuto con Andrea Zanzotto. Il titolo altro non è che la prima parte di un epigramma tipicamente zanzottiano: in questo progresso scorsoio/non so/ se vengo ingoiato/o se ingoio. Un progresso che scorre come acqua fra le dita. Un progresso che scorre senza lasciare traccia di sè o lasciando tracce talmente devastanti da distruggere ciò che ci circonda. Ad Andrea Zanzotto non han mai dato il Premio Nobel e questo, francamente, non me lo son mai spiegato (nemmeno lui a dir la verità...specialmente da quando il Nobel è andato a Dario Fo): la sua rimane, per certi versi, voce di uomo che grida nel deserto, voce di uomo che difende strenuamente l'idea di paesaggio non come nostalgico ritorno arcadico ma come elemento imprescindibile di una qualità della vita altra da ciò che oggi è. Una idea etica dell'ambiente come metafora dell'eticità della vita: il nostro “è un paese dominato da una volgarità fatua e rissosa, inserito senza troppa coerenza e convinzione tra un’Europa invecchiante e le esplosioni demografiche vicine. Come dire che siamo sospesi tra un mare di catarro e un mare di sperma…”.
E ancora: l'aspetto più urtante di come è cambiato il Veneto è proprio l'aggressione al paesaggio. Alla scomparsa del mondo agricolo ha corrisposto una proliferazione edilizia inconsulta e casuale che ha dato luogo a una specie di città-giardino con un'erosione anche fisica del territorio (...) Ora tutta questa bruttezza non può non creare devastazioni nell'ambito sociologico e psicologico.
Che la forza sia con voi!
Etichette: CULTURA
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