CONSIDERAZIONI
Un quotidiano bollettino di guerra con sempre nuovi licenziamenti, cassa integrazione, fabbriche che chiudono. Un governo che, nella politica interna, appare in perenne affanno e capace solo di promesse inattuali e inattuabili mentre nella politica estera oramai conta poco (non a caso la “crisi greca” è stata gestita da Francia e Germania). Una coalizione di centrodestra con evidenti problemi di leadership e di organizzazione (vedi il caos liste nel Lazio). Condizioni ottimali perché anche stavolta si verificasse ciò che è una consuetudine in molte democrazie (e anche in Italia fino a qualche anno fa) e cioè che queste elezioni amministrative di “medio termine” (e, dato non trascurabile, le "ultime" prima delle Politiche fra tre anni) avrebbero dovuto segnare un arretramento della coalizione di governo a favore dell’opposizione. E' sempre stato così. Sempre (e non a caso alle amministrative noi si andava meglio che alle Politiche). Ed invece il centrosinistra perde - ancora - e malamente. Perde anche quelle Regioni che ha governato sino ad ieri, segno che oramai l’elettore non distingue più tra voto amministrativo e voto politico attribuendo al primo il valore del secondo (e così facendo nemmeno interrogandosi su come sia stata gestita la "cosa pubblica" da parte degli uscenti). Per non parlare del Lazio dove perdiamo persino contro un avversario senza…liste a sostegno! Non credo sia responsbailità dei "grillini": (detto per inciso: per me il Movimento di Grillo continua ad essere l'antipolitica), chiediamoci piuttosto perché abbiamo lasciato libero lo spazio che è stato occupato da loro. Ed in mezzo a questo cataclisma che fare, dunque? Come costruire nel prossimo triennio (senza appuntamenti elettorali) una valida alternativa al centrodestra? Il dato mostra inequivocabilmente che la Lega Nord è oramai diventata partito interclassista (viene votata da operai ed imprenditori) e intergenerazionale e che in questi ultimi dieci anni ha cambiato profondamente aspetto, abbandonando – quando serve – lo stile alla “Brave Heart” (ve lo ricordate quel parlamentare che saliva sui treni a "disinfettare" la presenza degli immigrati? avete notato che ora non è più di moda taluni slogan di sindaci - sceriffo?) per costruire una generazione di politici che aumentano esponenzialmente il consenso del Carroccio anche attraverso l’esasperazione di temi demagogici (il Ministro Caldeorli che brucia le leggi defalcate da questo governo salvo poi il sempre ottimo Stella a ricordarci che la semplificazione normativa ancora non c'è) che hanno facile presa in persone spaventate del loro futuro e che, a Venezia, non votano il candidato che non sia espressione diretta della loro appartenenza (dichiara oggi a La Nuova l'assessore provinciale Speranzon: se chiedi ad un leghista se preferisca far vincere la coalizione o aumentare di uno 0,1% la Lega e perdere le elezioni, lui non ha dubbi, perde le elezioni in cambio di un più 0,1%). Che fare, dunque? Credo sarebbe errore grossolano e imperdonabile se il Partito Democratico cercasse di sconfiggere la Lega cavalcandone i suoi contenuti più caratteristici. Innanzitutto perché, si sa, le fotocopie sono, per natura, meno nitide degli originali. Ma soprattutto perché quei contenuti (penso al giustizialismo, alla politica contro l’immigrazione, al localismo che è il contrario del federalismo) non ci appartengono. Serve, invece, imparare dalla Lega ciò che ne ha consentito il successo: il gusto della “militanza passionale”. I militanti della Lega, oggi, esprimono un “fare politica” , 365 giorni l’anno, che fino a qualche decennio fa era tipico dei grandi partiti di massa, PCI e DC in modo particolare. Oggi noi abbiamo perduto questa militanza passionale a appassionata. Alla militanza fatta nelle piazze, tra la gente e per la gente, noi preferiamo il chiuso delle sezioni e dei circoli. Militiamo in un partito più preoccupato di fissare sempre nuove norme regolamentari e statutarie, in cui le differenziazioni diventano divisioni in uno sterile gioco di potere e di poltrone e poltroncine, piuttosto che incalzare il governo dimostrandone incongruenze ed incapacità. Militiamo in un partito che, temo, si sia “imborghesito” preferendo le rendite (personali) di posizione alla possibilità di formare una nuova classe dirigente, giovane, nuova, capace ed in grado di reggere le sfide di questa nostra contemporaneità. In Puglia, Vendola vince non solo perchè l'UDC corre da sola ma anche grazie a “La fabbrica di Nichi” (che in qualche modo ricorda il precedente tentativo di Prodi e della sua - se non erro - "La fabbrica del programma"): luogo di creatività, di elaborazione e di proposta. Continuiamo ad essere un Partito troppo “romano centrico” mentre vanamente Massimo Cacciari da anni insiste sulla necessità che il PD affronti la “questione settentrionale”. Non riusciamo più ad essere un Partito che nei suoi amministratori locali vede una autentica risorsa e preferiamo lasciarli soli se non quando, addirittura, non gli remiamo contro diventandone i più acerrimi oppositori. Non riusciamo più ad essere un Partito talmente autorevole da assumere, finalmente!, la leadership del centrosinistra e proponendo una seria politica delle alleanze. Militiamo in un Partito che non ha più intellighenzia, che non ha più maitre à penser che possano orientarci nel labirinto di questa nostra contemporaneità e, quando ci sono, li immoliamo perché abbiam perduto persino la passione per la cultura e la cultura politica in particolare. Ai sociologi, ai filosofi, agli scienziati della politica preferiamo i salotti televisivi. Credo sia questo il lavoro che si deve fare per poter quantomeno tentare, fra tre anni, di costruire una valida alternativa a questo governo. Certo: per riuscire in questa impresa dobbiamo scrollarci di dosso le (ex) appartenenze e riscoprire finalmente quel “fare politica” che nasce dal confronto, dal dialogo, dallo studio e dall’impegno. Una “militanza passionale e appassionante”. Ciò che sta mancando a questo Partito e, senza la quale, esso è destinato ad un prematuro fallimento.
Che la forza sia con voi!
Etichette: POLITICA
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