mercoledì 10 marzo 2010

IN MEMORIA

Mi han detto che il tempo guarisce, che - alla fine - le ore, i giorni, le settimane, i mesi e gli anni costruiscono sopra le ferite, cicatrici spesse che nessuna lama può più riaprire. Mi han detto che alla fine rimarrà solo il ricordo, magari sfocato. Mi han detto che alla fine comunque avrò ancora voglia di guardare il giorno che verrà. Balle! Tutte balle!
Cinque anni sono passati. Cosa sono 60 mesi? Nulla, un battito di ciglia commisurato all'età del mondo. Il tutto per il mio cuore. Cinque anni dall'ultimo abbraccio. Dall'ultima carezza. Da un ultimo, fugace, bacio su una fronte fredda e sudata. Cinque anni da quei tubi dismessi per dare vita ad altri. Ad altri cuori che palpitino. Ad altri occhi che luccichino d'amore o si unimidiscono di lacrime. Cinque anni da una lettera furtivamente messati accanto.Cinque anni da una strizzata d'occhio. Cinque anni da una casa divenuta fredda e dalla quale scappare il più in fretta possibile giacché il tuo ricordo, amplificato in quelle stanze, era troppo greve da sopportare. .E sono ancora qui. A chiedere "perché?". A non rassegnarmi che quello fosse stato l'ultimo bacio, l'ultimo abbraccio, l'ultima carezza, l'ultimo ciao. E ieri, in cui abbiam ricordato questi maledetti 60 mesi, sono entrato in Chiesa. Mi sono seduto, come faccio sempre, nell'ultima fila: è lì che mi siedo sempre. Forse, chissà, è una maniera per ricordarmi dei tanti che in Chiesa non entrano perché hanno i piedi sporchi, il cuore oppresso o semplicemente perché hanno i pugni chiusi di rabbia e l'anima greve di solitudine. E che comunque sono sempre migliori di me. Pensavo che tutto fosse passato. In fondo erano già cinque anni da quel giorno, da quel legno steso per terra. Il crocefisso era coperto, un telo viola a ricordarci che lì è l'Uomo che muore per mano di altri uomini, il costato trafitto e mani e piedi inchiodati. Mi sono seduto. Ho chiuso gli occhi. E le lacrime sono scese. Ancora. Come quel giorno di cinque anni fa.
Ciao mamma...io sono quel che tu eri.



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