mercoledì 24 febbraio 2010

METAFORE

Nemmeno a Max Blardone è riuscita l'impresa. Colpa della neve più adatta alle sciate norvegesi o canadesi? Di quell'erroraccio alla seconda porta? Della stanchezza? Sta di fatto che, ad oggi, un argento e due bronzi: questo il misero bottino della spedizione olimpica italiana a Vancouver. E mentre riponiamo le nostre (ultime) speranze nei "soliti" ragazzi del fondo e nella bellissima Caroline Kostner, resta l'amarezza per i tanti, tantissimi quarti posti, per i piazzamenti onorevoli ma non d'onore che abbiamo collezionato. E vien da chiedersi se, in fondo in fondo, queste Olimpiadi non siano la metafora di ciò che, oggi, è il nostro Paese. Un Paese sempre alla rincorsa, sempre di mezza classifica, normale nel senso di quasi mediocre. Incapace del guizzo finale, della zampata quasi cinica che ti permette di superare la distanza tra il legno ed il bronzo, l'argento o l'oro. Un Paese che non si sforza, che si accontenta un pò come quegli studenti cui gli insegnanti dicon sempre sei bravo ma non ti applichi. Un Paese modesto che anche quando fissa le regole già trova le eccezioni che sfidano persino la matematica (televoto sanremese docet). Un Paese in declino che però non riesce a scrollarsi di dosso quel suo essere sempre tra il fatalista e l'incazzoso. E' il fallimento della politica? E' il fallimento di chi, ad oggi, a questo Paese non è riuscito a dare una ossatura, una vocazione, un carattere? Non lo so. Forse, chissà, sono solo incazzato. Forse, chissà, se nei prossimi giorni becchiamo (finalmente!) qualche "vera" medaglia, cambierò opinione. Sta di fatto che se nella 1^ manches uno è quarto, e alla fine si ritrova undicesimo... a te, seduto in poltrona, ti assale davvero la nostalgia (forte, fortissima) di quel pazzo scatenato di Alberto la bomba Tomba.
Che la forza sia con voi!



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