lunedì 8 febbraio 2010

(AUTO)CANDIDATURA

CONFORTOLA, VEGNO MIIII!




Da "Il Corriere della Sera"



Confortola scalerà da solo

«È un campione ma antipatico»



MILANO - È tornato vivo dal K2 nell' agosto del 2008. Salvo per miracolo in quella che è stata una delle più grandi tragedie della montagna con le sue undici vittime. Ora Marco Confortola, 38 anni, alpinista valtellinese, che ha subito l' amputazione di tutte le dita dei piedi a causa dei gravi congelamenti, è pronto a tornare in Nepal a scalare il Lhotse (8.516 metri). «È passato un anno e mezzo, è ora di ripartire, di ricominciare. In troppi hanno pensato che ero finito, ma non è così. E quando rientrerò in Italia ho già in mente un altro libro, il racconto del "dopo K2", quello che ho sofferto, la paura di non farcela. Lo voglio scrivere per incitare chi sta male a non lasciarsi mai andare, a lottare, come ho fatto io». Della spedizione faranno parte lui e lo sherpa Pasang Lama. «Vado da solo - spiega - perché non ho trovato nessun compagno che volesse venire con me». Possibile che l' alpinista italiano più conosciuto dal grande pubblico, il sopravvissuto al K2, sia così antipatico o poco affidabile da non trovare compagnia per il Lhotse? «È solo un discorso matematico, niente di più - si difende, con un tono che si fa un poco aggressivo -. I miei amici hanno altri impegni. Roberto Manni ha la sua attività al rifugio. Gnaro ha già scalato tutto. Mario Merelli e Mario Panzeri hanno già fatto il Lhotse». «E che sia chiaro - sbotta -. Nessuno ha paura di andare con Confortola, sono solo dicerie, se mai hanno paura di restare indietro». Non tutti nel suo mondo, quello alpinistico, la pensano così. A Marco Confortola (il «bombolaro» è il soprannome maligno, per aver succhiato qualche volta ossigeno) qualcuno ha cucito addosso la fama dello scalatore arrogante, incapace di gesti d' umiltà di quello sopravvalutato dai media, che non ha raccontato tutta la verità sulla tragedia del K2, dove la sua versione sull' ora dell' arrivo in vetta e su come si sono svolti i soccorsi è molto diversa dai racconti degli sherpa. Invidie, certo, per un personaggio che con la montagna è diventato famoso e ha «fatto cassa». Ma non solo. C' è chi tira in ballo l' etica, come Simone Moro, (due prime ascensioni invernali di Ottomila), che non risparmia critiche: «Confortola ha calpestato tutti i valori e il buon gusto che fanno parte del bagaglio di un alpinista. La grandezza di un uomo è anche la riconoscenza, il coraggio di ringraziare chi lo ha aiutato a tornare. Se avesse ammesso i suoi errori sul K2, invece di scaricare le colpe su altri, ne avrebbe guadagnato. Invece non ha neppure l' umiltà di ammettere che sarebbe morto senza l' aiuto di Pemba Gyalje Sherpa (uomo dell' anno 2008 per il National Geographic Adventure, ndr). Sono convinto che se si troverà in difficoltà nessuno gli offrirà una tenda o lo andrà a soccorrere». Reinhold Messner la porta sull' ironia: «Ma non sarà solo! Troverà centinaia di persone al campo base che vogliono salire il Lothse dalla via normale. Sarebbe più intelligente se si cimentasse in vie meno battute». L' amico Gnaro Mondinelli (14 Ottomila) è amareggiato: «Io non c' ero sul K2, e credo che certe cose vadano chiarite. Mi dispiacerebbe se Marco raccontasse balle».
Cristina Marrone
Che la forza sia con voi!

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7 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Confortola è un arrogante che si approffitta delle situazioni finalmente qualcunolo ha capito.
Speriamo almeno di nonbuttar via altri soldi per questo ignorante che riesce a farpresa su qualche povero ingenuo

9 febbraio 2010 alle ore 14:12  
Blogger Il sito di Davide ha detto...

Non ho la fortuna (che lei evidentemente ha, caro anonimo) di conoscere Confortola e, dunque, di sapere se egli sia o meno arrogante. Credo che chiunque abbia un palmares simile a quello di Confortola può avere moltissimi difetti, anche quello di essere arrogante. E con un merito in più: che lui le sue dichiarazioni le firma, attribuendosene la paternità. Al contrario di chi, invece, preferisce trincerarsi dietro un anonimato di cui mi riesce difficile condiderne le ragioni. Ma, si sa, alla fine credo avesse davvero ragione il buon manzoni (Alessandro) che non sarà stato arrogante (io credo di sì) ma che su don Abbondio le idee chiare le aveva. Eccome....

9 febbraio 2010 alle ore 17:10  
Anonymous MONICA ha detto...

Ho avuto l'immenso piacere di conoscere Marco, è una persona umile,trasparente e con un gran senso dell'umorismo. E' un professionista, certo sul K2 ha avuto anche fortuna e lo dice. Qual'è il problema? E chi ha detto che non ha ringraziato lo sherpa che l'ha salvato? Credo che le sofferenze fisiche e morali che Marco sopporta siano già abbastanza, basta con queste maldicenze!!!! Comunque non è l'unico alpinista senza dita dei piedi e non è l'unico che ha perso dei compagni di spedizione.
Monica

11 febbraio 2010 alle ore 15:23  
Blogger Il sito di Davide ha detto...

Grazie Monica!La tua testimonianza e le tue parole "rendono giustizia" ad una persona che, prima di essere uno fra i più grandi alpinisti italiani viventi, è uomo, profondamente uomo.
Che la forza sia con te!

11 febbraio 2010 alle ore 15:49  
Anonymous Anonimo ha detto...

Ho avuto la fortuna di conoscere Marco e di essere aiutato da lui mentre era in cordata con dei clienti sul Tresero. Non ha chiesto nulla...mi ha fatto aggregare con naturalezza. Ha ragione Monica, è una persona schietta, simpatica ed onesta. E' un Valtellinese con tutti i pregi e qualche difetto....Chi ha letto il suo libro e seguito i vari commenti non può dire che non sia umile...ha detto di essere stato fortunato....e ha ringraziato chi lo ha aiutato!!! Simone Moro di cui avevo grande stima mi ha profondamente deluso....e lasciamo stare il fare cassetta...Simone Moro e Messner sono maestri in questo.... Alberto Zaccagni

17 febbraio 2010 alle ore 23:06  
Blogger veronica ha detto...

Ringrazio tutti voi che comprendete e sostenete la complessa e generosa personalità di Marco, rendendogli giustizia con la vostra spontaneità. I detrattori fanno parte del gioco, e Marco lo sa perfettamente. L'unica vera dimostrazione della verità dei fatti sta nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto. E quando queste hanno il tono che avete appena letto, c'è poco da aggiungere. Grazie anche da parte di Marco.
Veronica Balocco

23 marzo 2010 alle ore 18:11  
Blogger veronica ha detto...

Ringrazio tutti voi che comprendete e sostenete la complessa e generosa personalità di Marco, rendendogli giustizia con la vostra spontaneità. I detrattori fanno parte del gioco, e Marco lo sa perfettamente. L'unica vera dimostrazione della verità dei fatti sta nelle testimonianze di chi lo ha conosciuto. E quando queste hanno il tono che avete appena letto, c'è poco da aggiungere. Grazie anche da parte di Marco.
Veronica Balocco

23 marzo 2010 alle ore 18:14  

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