venerdì 23 aprile 2010

FINALMENTE!


Quanto accaduto ieri durante la direzione nazionale del PDL è fatto che ritengo molto importante. Per la prima volta, infatti, vi è stato un manifesto e palese dissenso, un dire "io non sono d'accordo" come mai si era visto "terrorizzati" com'erano di incorrere nel "reato di lesa maestà". Con l'onestà intellettuale che da smepre lo contraddistingue, il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, ha - di fatto - evidenziato la fine dell'unanimismo berlusconiano con il suo consueto corteo di nani e ballerine. C' è una corrente - pardon sensibilità - (al momento molto) minoritaria (11 delegati) ma già di per se (nonostante il documento finale approvato con 11 voti contrari - mentre non si conoscono quelli favorevoli - stabilisca il divieto di costituirsi in correnti) questo è un elemento di novità. Ed ha assolutamente ragione Pierluigi Battista che oggi, dalle colonne del Corriere, ricorda che, fino a pochi anni fa, in un partito ramificato, capillarmente organizzato, composito le pluralità delle opinioni costituissero una ricchezza. Cui aggiungo (condivdendo totalmente il pensiero espresso nel pomeriggio di ieri dal segretario nazionale PD Bersani) un altro elemento di novità (almeno per il centrodestra): la durezza del confronto Fini - Berlusconi, uno scontro dialettico ma anche fisico con interruzioni reciproche, movimenti, dita che si alzavano. Come scrive oggi il sempre ottimo Aldo Cazzullo: ...è il tono con FIni ha chiamato il premier "Berlusconi" - mai "presidente" e una sola volta "Silvio" - è il modo in cui si è alzato a sventolargli il dito sotto il naso, a rendere il dovorzio irreparabile, sia pure non ancora formalizzato. Ma non è solo questo. No. C'è anche quello che il Presidente della Camera ha dichiarato durante i 60 minuti del suo intervento, quel rivendicare per il PDL una politicva altra da quella della Lega Nord; c'è la consapevolezza di una ormai irrimediabile distanza proprio sulla visione di cosa è il PDL: un partito (secondo Fini) che come tutti i partiti democratici ammette al proprio interno dissensi e contrapposizioni; un popolo, non un partito, frase che Berlusocni ha preteso fosse inserita a conclusione del documentro finale della Direzione.
Che la forza sia con voi!

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