UTILE O NO?
Spesso ho confidato a questo spazio virtuale una delle mie (tante) contraddizioni: l'essere assolutamente ignorante di tutto ciò che è informatica ma, nel contempo, esserne anche assolutamente attratto (dall'informatica, intendo, non dall'ignoranza...). E questo nonostante abbia un fratello, Riccardo (a proposito, consiglio per gli acquisti: leggete il numero di Aprile di Wired), che ha all'attivo numerosissimi libri sull'argomento. E però 'sto I-PAD, pur non capendo precisamente a cosa diavolo servisse, chissà perché mi sembrava una gran bella cosa. Non fosse altro perché a me Steve Jobs è più simpatico di Bill Gates.
E però mentre l'altro giorno la sempre bravissima Alessandra Farkas, sul Corriere, raccontava il suo primo giorno da I-PAD posseditrice con toni entusiasti, oggi la stessa Farkas fa una mezza marcia indietro:
Il volto imperfetto dell'iPad
NEW YORK – Il day after, ovvero il giorno in cui l’iPad ha mostrato il suo volto imperfetto. L’infatuazione iniziale si stempera già in una disincantata routine: mi sento come un bambino che si è stancato subito dell’ultimo, rivoluzionario gadget che gli hanno appena regalato. È la vigilia di Pasqua e dopo aver scritto due pezzi piuttosto entusiasti sul nuovo tablet per il mio giornale, salgo sul treno per Woodstock dove andrò a trascorrere il week-end.
E qui il mio amato gioiellino mostra le sue prime magagne. Lo estraggo dalla borsetta – dove è entrato senza difficoltà grazie alla sua taglia super leggera – e clicco sull’icona Safari per navigare in Internet. «Accesso negato», mi risponde subito una finestrella pop-up. «Che stupida», rifletto tra me e me, scordavo di aver acquistato il modello che funziona solo in Wi-Fi. Per collegarmi nei luoghi dove non c’è connessione wireless avrei dovuto aspettare il modello Wi-Fi/3G/A-GPS, nei negozi Usa alla fine del mese. Decido di chiamare il numero verde della Apple per sapere se posso cambiare il tablet, acquistando quello con scheda AT&T incorporata che – attraverso una connessione telefonica cellulare - mi permetterebbe di farlo funzionare ovunque. «Certo che può cambiarlo», mi risponde un centralinista, gentilissimo, dall’altra parte del filo (cambiare la merce acquistata, qualsiasi essa sia, è comunissimo, in America), «Però dovrà pagare una penale del 10%». Il vero ‘scoglio’, mi spiega l’operatore, è un altro. «L’abbonamento AT&T vale solo per gli Stati Uniti», «se viaggia all’estero, è soggetta a roaming, come un normale cellulare. Sempre che non voglia acquistare il servizio dati di una compagnia telefonica locale». Lo ringrazio e riattacco.
Il roaming, come sa bene chi viaggia spesso, può raggiungere tariffe esorbitanti. E non me la sento di acquistare una micro SIM per ogni paese che visito. A questo punto mi conviene viaggiare portandomi dietro il PC portatile, per quanto obsoleto, in dotazione dal mio giornale, dove la connessione Internet almeno è gratuita. «Io ho rinunciato all’iPad proprio per questo motivo», mi spiega al telefono un’amica che fa la spola tra Londra e New York, «Non posso permettermelo».
L’indomani mattina, domenica, accendo il mio iPad per scrivere un articolo. Non posso farlo. Tranne il Blocco Note giallo - «Notes» - non esiste un programma di scrittura. Su suggerimento di un amico, scarico «Pages», un’applicazione compatibile con Word. Sono andata sul sito dell’Apple Store, dove con 9.99 dollari ho potuto comprare quello che, molto modestamente, la Apple definisce «il più bel programma di videoscrittura mai disegnato per un dispositivo mobile». In effetti, l'interfaccia di «Pages» è molto simile a quella di Word e poi Pages ti permette anche il salvataggio di documenti in Word, proprio come Numbers e Keynote, i programmi gemelli, rispettivamente, di Excel e PowerPoint. Navigando in rete, scopro anche che per $69 dollari posso acquistare l’Apple Wireless Keyboard, una tastiera esterna senza fili. Forse questo risolverebbe in parte il problema delle ditate sullo schermo, sempre più fastidioso ma non quello dell’eccessiva luminosità dello schermo che, sotto il già cocente sole primaverile, diventa praticamente illeggibile.
Se volessi chiamare mio fratello in India con Skype non potrei neppure vederlo perché il mio iPad non possiede una Webcam, al contrario della stragrande maggioranza dei miniportatili che in America ormai hanno raggiunto prezzi stracciati. Chiamo di nuovo la Apple per lamentarmi del problema e l’operatore cerca di vendermi l’estensione della garanzia per la non proprio modica cifra di 99 dollari. «Il suo attuale supporto tecnico telefonico dura solo 90 giorni», mi avverte. Un’amica che si è fatta prendere la mano ha già speso altri 500 dollari in applicazioni e accessori vari. Sono delusa. Mi rendo conto che, oltre ad essere una macchina succhia–soldi, l’iPad, da solo, non potrà mai sostituire del tutto il mio portatile, anche perché l’assenza di una porta USB mi impedisce di collegarlo alla mia stampante non wireless. Eppure, se dovessi tornare indietro, lo riacquisterei. Perché è bello, leggero, velocissimo, intuitivo e facile da usare. E perché lo posso portare con me ovunque, come un ombrello, un quotidiano e un libro.
E qui il mio amato gioiellino mostra le sue prime magagne. Lo estraggo dalla borsetta – dove è entrato senza difficoltà grazie alla sua taglia super leggera – e clicco sull’icona Safari per navigare in Internet. «Accesso negato», mi risponde subito una finestrella pop-up. «Che stupida», rifletto tra me e me, scordavo di aver acquistato il modello che funziona solo in Wi-Fi. Per collegarmi nei luoghi dove non c’è connessione wireless avrei dovuto aspettare il modello Wi-Fi/3G/A-GPS, nei negozi Usa alla fine del mese. Decido di chiamare il numero verde della Apple per sapere se posso cambiare il tablet, acquistando quello con scheda AT&T incorporata che – attraverso una connessione telefonica cellulare - mi permetterebbe di farlo funzionare ovunque. «Certo che può cambiarlo», mi risponde un centralinista, gentilissimo, dall’altra parte del filo (cambiare la merce acquistata, qualsiasi essa sia, è comunissimo, in America), «Però dovrà pagare una penale del 10%». Il vero ‘scoglio’, mi spiega l’operatore, è un altro. «L’abbonamento AT&T vale solo per gli Stati Uniti», «se viaggia all’estero, è soggetta a roaming, come un normale cellulare. Sempre che non voglia acquistare il servizio dati di una compagnia telefonica locale». Lo ringrazio e riattacco.
Il roaming, come sa bene chi viaggia spesso, può raggiungere tariffe esorbitanti. E non me la sento di acquistare una micro SIM per ogni paese che visito. A questo punto mi conviene viaggiare portandomi dietro il PC portatile, per quanto obsoleto, in dotazione dal mio giornale, dove la connessione Internet almeno è gratuita. «Io ho rinunciato all’iPad proprio per questo motivo», mi spiega al telefono un’amica che fa la spola tra Londra e New York, «Non posso permettermelo».
L’indomani mattina, domenica, accendo il mio iPad per scrivere un articolo. Non posso farlo. Tranne il Blocco Note giallo - «Notes» - non esiste un programma di scrittura. Su suggerimento di un amico, scarico «Pages», un’applicazione compatibile con Word. Sono andata sul sito dell’Apple Store, dove con 9.99 dollari ho potuto comprare quello che, molto modestamente, la Apple definisce «il più bel programma di videoscrittura mai disegnato per un dispositivo mobile». In effetti, l'interfaccia di «Pages» è molto simile a quella di Word e poi Pages ti permette anche il salvataggio di documenti in Word, proprio come Numbers e Keynote, i programmi gemelli, rispettivamente, di Excel e PowerPoint. Navigando in rete, scopro anche che per $69 dollari posso acquistare l’Apple Wireless Keyboard, una tastiera esterna senza fili. Forse questo risolverebbe in parte il problema delle ditate sullo schermo, sempre più fastidioso ma non quello dell’eccessiva luminosità dello schermo che, sotto il già cocente sole primaverile, diventa praticamente illeggibile.
Se volessi chiamare mio fratello in India con Skype non potrei neppure vederlo perché il mio iPad non possiede una Webcam, al contrario della stragrande maggioranza dei miniportatili che in America ormai hanno raggiunto prezzi stracciati. Chiamo di nuovo la Apple per lamentarmi del problema e l’operatore cerca di vendermi l’estensione della garanzia per la non proprio modica cifra di 99 dollari. «Il suo attuale supporto tecnico telefonico dura solo 90 giorni», mi avverte. Un’amica che si è fatta prendere la mano ha già speso altri 500 dollari in applicazioni e accessori vari. Sono delusa. Mi rendo conto che, oltre ad essere una macchina succhia–soldi, l’iPad, da solo, non potrà mai sostituire del tutto il mio portatile, anche perché l’assenza di una porta USB mi impedisce di collegarlo alla mia stampante non wireless. Eppure, se dovessi tornare indietro, lo riacquisterei. Perché è bello, leggero, velocissimo, intuitivo e facile da usare. E perché lo posso portare con me ovunque, come un ombrello, un quotidiano e un libro.
E, dunque, vorrei chiedere: ma 'sto aggeggio è utile o no????
Che la forza sia con voi!
Etichette: SOCIETA
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