martedì 18 maggio 2010

COGITATIONES

Il Trentino-Alto Adige è come il villaggio di Asterix: l'unico al Nord sfuggito a Berlusconi e Bossi. In sedici anni mai una soddisfazione. Solo batoste. Gli ultimi rovesci a Bolzano (con il centrodestra sconfitto al primo turno) e a Merano e Rovereto, dove i candidati della destra non sono arrivati nemmeno al ballottaggio, con grave scorno di Michaela Biancofiore, la pupilla del Cavaliere, che a Merano aveva puntato tutto su una donna, Claudia Benedetti, battuta da una verde, Cristina Kury. A Bolzano, feudo della destra etnica, il Pdl ha presentato un candidato di lingua tedesca, Robert Oberrauch, votandosi al suicidio. Da questa terra ostile Berlusconi si tiene da sempre alla larga. A Trento è venuto una sola volta, nel remoto 1998. Dell'ultima visita a Bolzano ricordano soprattutto il dito medio alzato durante un comizio in piazza (con la Biancofiore ilare sottobraccio). Com'è possibile? E' sempre Profondo Nord, ma non è Padania. Qua dipendenti pubblici (13mila per la sola provincia di Trento), casse rurali e coop bianche, turismo; là, nella pedemontana verde, capannoni e piccole e medie imprese. S'è creato negli anni un blocco sociale che tende a premiare chi difende l'autonomia, come il centrosinistra, che con Prodi provincializzò scuola e centrali idroelettriche nell'asse strategico tra il partito di raccolta sudtirolese e il Pd. Nemmeno la Lega ha mai sfondato, perché la Svp e i partiti autonomisti insistono sullo stesso terreno. Ma forse c'è una ragione culturale che le riassume tutte: il berlusconismo non piace come modello antropologico. Ritrosia montanara, sobrietà, solidarismo cattolico semplicemente stridono con il vitalismo populista del Cavaliere.
Così Concetto Vecchio su Repubblica di oggi a commento del risultato elettorale in Trentino. Se guardo a questo risultato e ci "sovrappongo" quello veneziano, quali conseguenze trarre?
Due a me pare.
La prima: il PD deve sempre più orientarsi alla inclusione e non alla esclusione. Su Facebook, una miriade di commenti ad un post di Stefano Saoncella. Due quelli interessanti. Il primo, di un ragazzo militante del PD e proveniente dall'ex Margherita che scrive (più o meno) sono stanco che gli altri ci considerino ex democristiani. Il secondo, quasi in controluce al primo, specularmente opposto. Di una ragzza, militante del PD ma provenendo dagli ex DS. Che scrive (più o meno) sono stanca che gli altri ci considerino ex ds. Ebbene: credo che alla fine l'errore fondamentale del PD sia esattamente questo. Il fatto cioè che ognuno consideri l'altro non come risorsa, non come "nuovo" (nel senso di portatore di idee nuove) ma ex. Ex di qualcosa.  Se prima erano i partiti di appartenenza, ora - magari, chissà - sono le mozioni congressuali a dividerci. In politica, c'est vrai, non esistono (non dovrebbero esistere) "nemici" ma avversari. Ebbene: il mio avversario non è chi milita nel mio partito e che - magari, chissà - ha sostenuto una mozione diversa dalla mia. No! Il mio avversario è un centrodestra che è portatore di una visione antropologica e sociologica della realtà diversa dalla mia. A Venezia non vinciamo perché la maggioranza dei candidati era di "area democratica" (mozione Franceschini) ma perché Giorgio Orsoni ha saputo mettere attorno ad una piattaforma programmatica un ampio schieramento! Qui non è in gioco il futuro dei bersaniani, dei franceschiniani, dei mariniani. Qui è in gioco il futuro del Partito! Di un Partito che è, sostanzialmente, da 2 anni in congresso. Due anni! E che, ancora oggi, si arrovella su norme statutarie  e regolamentari. Ed intanto Tremonti annuncia una manovra da 30 miliardi di euro, pari a quella che fece Prodi per farci entrare in zona - euro!
La seconda. Se il PD deve includere e non escludere, cominciamo a dare esempio di coerenza e compattezza. C'è chi mi fa notare che sul tema "lavoro" esiatano 7 (sette!) disegni di legge presentati dal PD. Ma, dico io, nemmeno su un argomento così delicato risuciamo a portare a termine un lavoro collegiale?

Che la forza sia con voi!

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