mercoledì 8 agosto 2007

CI SIAMO...?!



E così anche a Mira, nella splendida cornice di Villa Alberti, è FINALMENTE nato il coordinamento comunale del PD. Adesso ci si deve rimboccare le maniche e recuperare il tempo perduto. In queste ultime settimane in tanti hanno sollecitato i responsabili di DL e DS ad attivarsi per giungere a questo risultato. Non ho mai pensato a queste sollecitazioni come a delle "ingerenze" di campo. Anzi. Le ho considerate segno tangibile delle potenzialità di questo nuovo soggetto unitario che potrebbe davvero rappresentare una rivoluzione nello scenario politico nostrano. Innanzitutto perché, nel medio termine, semplificherà enormemente il quadro politico: la nascita del PD, infatti, "obbligherà" i partiti elettoralmente minori - anche in assenza di modifiche alla legge elettorale - ad aggregarsi. Al centro e ne è testimonianza la proposta - provocazione di Mastella rivolta a Casini e Di Pietro ma anche a sinistra dove si sta già lavorando ad un analogo processo di riunificazione. Così come sul versante opposto dove il centrodestra dovrà necessariamente rispondere avviando un percorso di ricompattamento. Dunque, nel lungo periodo, potremo finalmente avere un sistema bipolare perfetto. Ed è qui che cominciano a sorgere i problemi. Ne individuo al momento almeno due. Il primo. Semplificando al massimo e chiedendo scusa per la grossolanità dell'esposizione: due poli contrapposti significa sostanzialmente accentuare i rispettivi "caratteri genetici" di polo conservatore e di polo progressista. Dunque (e non mi stancherò mai di ripeterlo) bisogna necessariamente lavorare sui contenuti del PD per accentuarne proprio lo spirito progressista e riformista. Solo così riusciremo a diventare credibili anche agli occhi di quelle forze (i socialisti dell'amico Alessio Bonetto ad es.) che attualmente guardano al PD con scetticismo. Il secondo. Non può esserci un bipolarismo perfetto senza una coerente legge elettorale. E qui cominciano i guai. Perché attualmente di proposte serie e credibili non ne stiamo vedendo alcuna. Anzi. Il fatto che proprio il 14 ottobre si andrà a votare con "liste bloccate" e senza candidati espressione autentica del territorio non è segnale di buon auspicio. Sia chiaro e lo dico soprattutto a quanti si avvicineranno al PD non provenendo da alcuna esperienza partitica: passeremo mesi (anni forse) difficili. Questo perché stiamo chiedendo ai nostri iscritti (intendo: iscritti ai DL e iscritti ai DS) un cambiamento di mentalità notevole. Per taluni di loro, aderire al PD significherà abituarsi a lavorare con chi proviene da appartenenze politiche che, in passato, erano in chiara e netta contrapposizione. E' vero lo stanno già facendo. Ma un conto è lavorare insieme attorno alla realizzazione di un programma di governo. Un conto è mettere a confronto i propri valori etici, le proprie idee fino a trovare una mediazione che sia di alto profilo. Lo sforzo che sarà chiesto in termini di capacità di ascolto, di dialogo, di confronto sarà notevole. Ma credo che questa sia anche una sfida culturalmente importante che vada raccolta e vinta. Ma non perché siamo tutti presi da una sorte di "ineluttabilità del destino" che quasi ci obbliga a costruire il PD, ma perché un Paese moderno quale dovrebbe essere il nostro, una società che è in continua trasformazione, nuove sfide quali la globalizzazione e le nuove rivoluzioni (compresa "quella delle donne" come ha suggestivamente suggerito - in occasione della conferenza stampa di presentazione - Franca Donaggio, sottosegretaria al welfare, e membro del comitato mirese), esigono chiavi interpretative della realtà di nuovo tipo che le forme - partito attuali non potevano - da sole - costruirsi. Ecco l'importanza dell'apertura alla "societa civile" purché essa venga coinvolta non solo nella fase progettuale ed elaborativa ma anche nelle scelte concrete. Mi auguro che davvero nella costituzione del manifesto del PD (quello unitario, non quello dei diversi candidati che si fronteggieranno il prossimo14 ottobre) possa trasparire quale idea di società abbiamo. Una idea che ancora fatica ad emergere nelle azioni di governo di questi mesi.

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