CATASTROFISMO?
Dall'edizione odierna de Il Corriere della Sera
Mappe online, allarme dei geografi «Salviamo la vecchia cartina»
MILANO — Una «perdita vertiginosa di informazioni». La scomparsa di un marchio che «oltre un secolo fa ha realizzato la vera e propria rinascita della cartografia italiana», uno spicchio di made in Italy «che ha fatto scuola ovunque».
La ristrutturazione dell'Istituto geografico De Agostini, con i «tagli» al servizio cartografico (da 31 a 6 dipendenti), preoccupa gli studiosi del settore. Cartografi, geografi. Al punto da convincerli a stilare un «coccodrillo», vale a dire un necrologio anticipato, per quella che «di fatto — spiega Franco Salvatori, presidente della Società geografica italiana — è la dismissione di un pezzo di storia scientifica e formativa del Paese». Per il Gruppo De Agostini, quel ridimensionamento è stato l'unica risposta possibile alla bordata delle «mappe» online, da Google Maps in giù.
Disponibili per tutti, ovunque, gratis. «E un fatto è incontestabile: la possibilità di fare entrare la cartografia in ogni casa, su uno schermo digitale, è un passo avanti straordinario», concede Salvatori. «Ma proprio per questo ritengo che quando un settore si trova di fronte a forti innovazioni, come nel caso in esame, be', in genere resta sul mercato affrontando la sfida...». Anche perché «i due prodotti soddisfano esigenze diverse: da un lato, con Google Maps e affini, abbiamo la scansione di un rilevamento da satellite. Dall'altro, la cartografia». E un'immagine cartografica, come quelle dell'Atlante De Agostini e delle mappe su cui si sono formate generazioni di studenti, «è qualcosa di più. Perché trasfigura e rielabora, anche culturalmente, l'immagine fotografica della Terra. E lo fa attraverso gli occhiali di chi la produce, che possono essere didattici ma anche strategici, come per le carte militari...». Simboli, colori, informazioni differenziate. «Senza dimenticare l'estetica», ricorda Claudio Cerreti, presidente del Centro italiano per gli studi storico-geografici e cofirmatario, con Salvatori, dell'appello-necrologio. «E in questo senso De Agostini e Touring hanno sviluppato, negli anni, uno stile tutto italiano».
È a rischio, riprende Salvatori, un'esperienza lunga un secolo. O forse più: «Perché la cartografia italiana è stata importantissima nel Rinascimento e per tutto il '500, poi c'è stato il declino. Ma tra '800 e '900, la ripresa è stata formidabile. E negli anni '50, con De Agostini e Touring è nata una produzione per il grande pubblico, l'italiano medio alle prese con carte stradali, guide turistiche...». Ora, però, la De Agostini riduce e «delocalizza», «il Touring sta vivendo un po' gli stessi problemi, e anche l'Istituto geografico militare è in crisi di gestione. Non c'è più una scuola cartografica vera e propria, perché il mercato del lavoro si riduce». E con lui se ne va un pezzo importante dell'«eccellenza italiana».
Gabriela Jacomella
La ristrutturazione dell'Istituto geografico De Agostini, con i «tagli» al servizio cartografico (da 31 a 6 dipendenti), preoccupa gli studiosi del settore. Cartografi, geografi. Al punto da convincerli a stilare un «coccodrillo», vale a dire un necrologio anticipato, per quella che «di fatto — spiega Franco Salvatori, presidente della Società geografica italiana — è la dismissione di un pezzo di storia scientifica e formativa del Paese». Per il Gruppo De Agostini, quel ridimensionamento è stato l'unica risposta possibile alla bordata delle «mappe» online, da Google Maps in giù.
Disponibili per tutti, ovunque, gratis. «E un fatto è incontestabile: la possibilità di fare entrare la cartografia in ogni casa, su uno schermo digitale, è un passo avanti straordinario», concede Salvatori. «Ma proprio per questo ritengo che quando un settore si trova di fronte a forti innovazioni, come nel caso in esame, be', in genere resta sul mercato affrontando la sfida...». Anche perché «i due prodotti soddisfano esigenze diverse: da un lato, con Google Maps e affini, abbiamo la scansione di un rilevamento da satellite. Dall'altro, la cartografia». E un'immagine cartografica, come quelle dell'Atlante De Agostini e delle mappe su cui si sono formate generazioni di studenti, «è qualcosa di più. Perché trasfigura e rielabora, anche culturalmente, l'immagine fotografica della Terra. E lo fa attraverso gli occhiali di chi la produce, che possono essere didattici ma anche strategici, come per le carte militari...». Simboli, colori, informazioni differenziate. «Senza dimenticare l'estetica», ricorda Claudio Cerreti, presidente del Centro italiano per gli studi storico-geografici e cofirmatario, con Salvatori, dell'appello-necrologio. «E in questo senso De Agostini e Touring hanno sviluppato, negli anni, uno stile tutto italiano».
È a rischio, riprende Salvatori, un'esperienza lunga un secolo. O forse più: «Perché la cartografia italiana è stata importantissima nel Rinascimento e per tutto il '500, poi c'è stato il declino. Ma tra '800 e '900, la ripresa è stata formidabile. E negli anni '50, con De Agostini e Touring è nata una produzione per il grande pubblico, l'italiano medio alle prese con carte stradali, guide turistiche...». Ora, però, la De Agostini riduce e «delocalizza», «il Touring sta vivendo un po' gli stessi problemi, e anche l'Istituto geografico militare è in crisi di gestione. Non c'è più una scuola cartografica vera e propria, perché il mercato del lavoro si riduce». E con lui se ne va un pezzo importante dell'«eccellenza italiana».
Gabriela Jacomella
20 aprile 2009
Che la forza sia con voi!
Etichette: CULTURA
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