mercoledì 29 luglio 2009

INCIPIT

Il destino di un libro, di un articolo, di un qualsiasi testo è, spessissimo, legato al suo inizio, al suo incipit. E' dalle prime righe che, sovente, un lettore decide di proseguire o meno nella sua lettura sancendo, di fatto, il successo o meno di quel che sta leggendo. Immagino che ciascuno avrà impressa nella propria mente la difficoltà (talvolta soverchiante) di scegliere come cominciare - a scuola - il tema di italiano, quale parole usare, come dipanare i primi fili della massa titolativa spesso scaturita dalla fantasia di insegnanti più o meno cinici.
Ne parlo perché ieri mi è capitato di leggere quello che considero uno dei migliori incipit di articolo giornalistico scritti negli ultimi mesi. A definirlo il bravo Alberto Melloni, giornalista de Il Corriere della Sera, recensendo un interessantissimo libro dedicato alla strage di Marzabotto (Luca Baldissara e Paolo Pezzino, Il massacro, Il Mulino, pp. 628, € 33). Da qui anche l'invito ad acquistarlo. Io almeno lo farò.
Ve lo ripropongo:
Chi scende dall'Appennino verso Bologna sotto sera, troverà alla sua sinistra, sui viadotti della Gardeletta, una fetta di montagna di quel pur rado puntinato di verande e lampioncini che lucciola le altre zone poco sopra Sasso. Quell'ombra scura è Monte Sole, teatro nel 1944 di quello che un grande lavoro di Luca Baldissara e Paolo Pezzino chiama semplicemente Il massacro, cioè la storia della Guerra ai civili a Monte Sole (Il Mulino, pp. 628, € 33).
E ad un incipit così straordinario (è davvero come se il lettore seguisse con lo sguardo il panorama descritto dal giornalista) non può che accompagnarsi un'altrettanta (per la sua crudità) conclusione:
Accanto, coloro che si salvano per caso e devono scavare la fossa ai corpi resi ingombranti dalla rigidità o sfarinati dagli incendi che non li hanno cremati, ma solo cotti; o quelli che si salvano correndo giù fino a Bologna, credendo vivi o ammazzati i figli, i parenti, gli amici, e destinati a scoprire solo dopo molti mesi cosa era sopravvissuto di loro e di sé. E qualcosa del genere capita anche al lettore de Il massacro, catturato da una scrittura asciutta e severa, e inchiodato a quei fatti che bucano più dell'enfasi, e rendono capaci di leggere in una montagna di cui la storia sa far parlare il buio.
Che la forza sia con voi!



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