mercoledì 26 agosto 2009

CIAO TED


Molti biografi, storici ed in particolare storici della politica concordano che, tra tutti i Kennedy impegnatisi nella politica americana, probabilmente l'unico dotato di autentico talento era Ted Kennedy, indiscusso leader del Partito Democratico, per decenni senatore. La sua ascesa politica fu interrotta da un brutto incidente nel quale morì la sua segretaria. Malato da tempo, ha partecipato - laddove le sue condizioni glielo consentivano - alla trionfale campagna elettorale di Obama. Giusto qualche giorno fa la sua ultima lettera con la quale chiedeva di intervenire sulle regole che stabiliscono la successione al seggio senatoriale in caso di "posto vacante". Ed ieri se n'è andato. Giusto due settimane dopo la morte della sorella e suocera dell'attuale governatore della California (repubblicano).
Ecco come ne dà notizia, oggi, l'edizione on line de Il Corriere:
E' morto a 77 anni seguito di una lunga malattia il senatore democratico americano Edward Kennedy (meglio noto come Ted) fratello dell'ex presidente degli Stati Uniti John Kennedy e del candidato alla presidenza Bob entrambi morti assassinati. «Abbiamo perso il centro insostituibile della nostra famiglia e della luce gioiosa della nostra vita, ma l'ispirazione della sua fede, ottimismo e perseveranza vivrà nei nostri cuori per sempre», si legge in un comunicato della famiglia citato dalla Cnn. «Ringraziamo tutti coloro che gli hanno dato assistenza nell'ultimo anno, e tutti quelli che lo hanno accompagnato nella sua incessante marcia per il progresso verso la giustizia».
MALATO DA TEMPO - Ted Kennedy era malato da tempo di un tumore al cervello. Da giorni si rincorrevano voci circa un drastico peggioramento delle sue condizioni, alimentate anche dalla sua assenza al funerale della sorella Eunice Shriver Kennedy, due settimane fa. Kennedy aveva inoltre scritto una disperata lettera ai vertici del suo Stato, il Massachusetts, chiedendo di essere sostituito nel suo ruolo di senatore a Washington il prima possibile, senza aspettare l’elezione suppletiva necessaria per legge. Il senatore, infaticabile sostenitore di Barack Obama, temeva infatti che la sua assenza nuocesse al partito al momento di votare la tanto discussa riforma sanitaria.




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