giovedì 13 agosto 2009

GABBIE ELETTORALI?

Quello delle alleanza sarà uno dei punti cardine del dibattito congressuale che accompagnerà il Partito Demcratico alle primarie di ottobre. Credo che questo sia uno dei temi cruciali per il futuro del partito: anche gli ultimi risultati elettorali dimostrano che - nemmeno con un Presidente del Consiglio in evidente difficoltà - il centrosinistra riesce a mettere in campo proposte e nomi in grado di assicurarsi la maggioranza in questo Paese. Che fare? Dati alla mano in Veneto (dove nella primavera del 2010 si voterà per le Regionali) l'accordo con la sola UDC non appare, sulla carta, determinante per vincere le elezioni. Tanto più che il Presidente Galan ha, dalla sua, una serie di risultati che - diciamocelo con chiarezza suvvia - sono significativi: credo, infatti, che ai veneti interessi di più la realizzazione del Passante o del MOSE piuttosto che la colpevolissima inerzia della maggioranza nella approvazione dello Statuto. Per di più i rapporti all'interno del centrodestra sono complicatissimi: con una Lega Nord così forte, infatti, il PDL non è più, a me pare, in condizione di dettare la linea da seguire. Se a questo ci aggiungiamo l'interessante (almeno per me) dibattito seguito al libro - intervista dello stesso Galan, il quadro che emerge è quello di un centrodestra piuttosto frammentato. Tanto più che le dinamiche elettorali sono talmente fluttuanti d arendere pressoché impossibile pensare ad un modello di alleanza uguali in tutta Italia: basti pensare al "caso Trentino" o a quei comuni che hanno sperimentato alleanza "variabili".
E' questo, io credo, il punto forte del ragionamento cxhe il presidente del Porto di venezia, paolo Costa, ha affidato ad una lettera pubblicata dai principali quotidiani italiani. Scrive Costa:
Alla ricerca di una «alleanza compatibile con il programma» occorre invece un atto di vera autonomia regionale che ci liberi dal vincolo di dover rispettare gli steccati nazionali: Pdl-Lega, da un lato, e Pd-IdV e Sinistra radicale, dall' altro. Con il Pdl al 29%, la Lega al 28% e il Pd al 20%, secondo il dato della regione restituitoci dalle europee, il perno di ogni futura alleanza per il Veneto può essere teoricamente costituito da ogni coppia dei tre partiti maggiori: Pdl-Lega, Pd-Lega, ma anche Pdl-Pd. È qui che entra in ballo il merito delle politiche da portare avanti nell' interesse del Veneto.
E ancora:
Il Veneto di domani non ha bisogno di essere tirato un giorno verso un riformismo di stampo europeo e il giorno dopo sulla strada opposta del protezionismo localista, intrinsecamente separatista.
Infine:
Il Veneto deve al contrario coltivare le alleanze politiche e territoriali che portino prima di tutto il Paese a darsi quella strategia di modernizzazione di stampo europeo che è nelle corde riformiste del miglior Pdl e del miglior Pd. Questo non postula alcun abbandono del bipolarismo e della democrazia dell' alternanza, anche se potrebbe richiedere un passaggio da «grande coalizione» alla tedesca. Solo che per «salvare (il meglio della politica de) il soldato Galan» il discrimine deve passare tra i «ponti abbassati» della modernizzazione ancorata ai valori europei contro i «muri eretti» dalla miopia localista o dallo sciacallaggio antipolitico.
A me sembra un ragionamentoi ineccepibile.
Che la forza sia con voi!

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