martedì 11 agosto 2009

IN NOME DELLA LEGGE?



Dal TGcom:



San Suu Kyi, condanna a domiciliari




La dissidente birmana Aung San Suu Kyi è stata giudicata colpevole di aver violato la legge sulla sicurezza, e la corte birmana ha emesso la sentenza che la condanna a tre anni di reclusione. La condanna è stata però commutata dalla giunta militare al potere a 18 mesi di arresti domiciliari. A 7 anni di lavori forzati è stato invece condannato il pacifista americano John Yettaw che a maggio aveva raggiunto a nuoto l'abitazione di Aung San Suu Kyi.
Più pesante il verdetto a carico del co-imputato di Suu Kyi, il 54enne statunitense John Yettaw, in tutto sette anni di lavori forzati: tre ancora per violazione delle leggi sulla sicurezza, altrettanti per immigrazione illegale nel Paese asiatico, e infine uno per violazione delle norme municipali sull'attività natatoria. Fu infatti a nuoto che lo scorso maggio il bizzarro personaggio raggiunse la villetta dell'assegnataria del premio Nobel per la Pace 1991, una modesta villetta in riva a un lago artificiale, alla periferia della vecchia capitale birmana Yangon, già nota come Rangoon.Suu Kyi lo ospitò per due notti a casa propria, secondo il regime in tal modo infrangendo i termini sulla base dei quali le erano stati concessi gli arresti domiciliari, condizione nella quale la 63enne numero uno della Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia, ha trascorso la maggior parte degli ultimi diciotto anni. Entrambi furono così arrestati. Da allora Yettaw, che soffre di diabete, è stato più volte ricoverato in ospedale, l'ultima una settimana fa, in preda a convulsioni di tipo epilettico; lunedì comunque era stato dimesso e tradotto nuovamente in carcere.
La Ue protesta L'Unione europea, con un comunicato della presidenza, ha condannato il verdetto di colpevolezza emesso contro Aung San Suu Kyi annunciando che "risponderà con sanzioni supplementari verso i responsabili della condanna". Secondo l'Europa, "il processo contro San Suu Kyi è ingiustificato e va contro il diritto nazionale e internazionale", e per questo la Ue chiede "l'immediato rilascio della leader dell'opposizione birmana".
Che la forza sia con voi!

Manca poco meno di un mese al 3° anniversario della sua liberazione dopo che era stata estradata in Italia da un carcere statunitense di massima sicurezza dove avrebbe dovuto scontare una pena a 43 anni di reclusione semplicemente perché...comunista.

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