lunedì 3 novembre 2008

CALASSO, ATTORI E...LIBRERIE



Confesso la mia smodata passione per tutto ciò che è...Adelphi. Considero questa relativamente giovane (venne fondata nel 1962) casa editrice milanese, una delle case editrici più raffinate nel panorama bibliografico italiano. L'essenzialità delle copertine, la "povertà" della carta sono tratti distintivi di un catalogo raffinatissimo. In catalogo troviamo autori che amo molto come Kundera, Arbasino, Cristina Campo, Carlo Michelstaedter col suo Il dialogo della salute oppure La persuasione e la rettorica. Anche il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, è uno scrittore adelphiano. Il primo volume Adelphi che ho acquistato fu Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso che di Adelphi è il direttore editoriale e che fu allievo di Mario Praz (di cui consiglio La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica). Ieri sera, dopo aver visto - mannaccia! - l'ultima parte del Gran Premio di Formula 1, ho smaltito la solenne incazzatura (va beh, comunque il titolo costruttori lo abbiamo in saccoccia noi) guardando Che tempo che fa su Rai3. Fazio ha presentato l'ultimo libro di Calasso, La folie Baudelaire che ho acquistato la scorsa settimana ma che non ho ancora iniziato. Mi piace molto, però, il risvolto di copertina che vi riporto:

Al centro di questo libro si trova un sogno dove l'azione si svolge in un immenso bordello che è anche un museo. È l'unico suo sogno che Baudelaire abbia raccontato. Entrarvi è immediato, uscirne difcile, se non attraversando un reticolo di storie, di rapporti e di risonanze che coinvolgono non solo il sognatore ma ciò che lo circondava. Dove spiccano due pittori di cui Baudelaire scrisse con stupefacente acutezza: Ingres e Delacroix; e altri due che solo attraverso di lui si svelano: Degas e Manet. Secondo Sainte-Beuve, perdo e illuminato, Baudelaire si era costruito un «chiosco bizzarro, assai ornato, assai tormentato, civettuolo e misterioso», che chiamò la Folie Baudelaire («Folie» era il nome set­tecentesco di certi padiglioni dedicati al­l'ozio e al piacere), situandolo sulla «punta estrema della Kamčatka romantica». Ma in quel luogo desolato e attraente, in una terra ritenuta dai più inabitabile, non sarebbero mancati i visita­tori. Anche i più opposti, da Rimbaud a Proust. Anzi, sarebbe diventato il crocevia inevitabile per ciò che apparve da allora sotto il nome di letteratura. Qui si racconta la storia, discontinua e fra­­stagliata, di come la Folie Baudelaire venne a formarsi e di come altri si avventurassero a esplorare quelle regioni. Una sto­ria fatta di storie che tendono a intrecciar­si – finché il lettore scopre che, per alcuni decenni, la Folie Baudelaire è stata anzitutto la città di Parigi.

Sempre da Fazio altro ospite interessante è stato Mickey Rourke. Attore "maledetto" che ha spesso trasferito nelle sue interpretazioni, gli eccessi e la sregolatezza di una vita sempre al limite, Rourke è, secondo me, uno dei migliori attori cinematografici in circolazione. E, di lui, vi consiglio un film assolutamente particolare: Orchidea selvaggia , dove accanto a Rourke troviamo due autentiche bellezze come Carrè Otis e Jacqeline Bisset. Nel 1991 Rourke e la Otis per questo film ricevettero ai Razzie Awards il premio come..peggior attore e peggiore attrice. Ma a me questo film è piaciuto!

Tra venerdì e domenica ho visitato alcune librerie. Venerdì sera in occasione della presentazione del libro di Valerio Visintin (critico enogastronomico de Il Corriere), L'ombra del cuoco alla Feltrinelli di Mestre. Confesso che a me questa libreria piace e molto. Mi piace l'idea di disporre di un angolo caffetteria. Mi piace la disposizione dei libri molto curata e intelligente. Mi piace la possibilità di starsene seduti mentre si sfogliano i libri prima di deciderne l'acquisto. Domenica pomeriggio, invece, ho visitato la Mondadori di Treviso: non ci siamo. Libreria confusa ove non sono immediatamente disponibili le nuove uscite (occorre spesso chiedere ai commessi per'altro molto gentili), con esposizione che a me sembra abbastanza caotica. Nulla a che vedere con la Mondadori aperta a Venezia dove, invece, mi perderei per delle ore. Il guaio è che oramai le librerie stanno diventando degli shopping center rassomigliando sempre più a dei bazar. Mi manca, molto, il contatto con il libraio, con quella razza oramai in via di estinzione che quasi prendeva sottobraccio il cliente accompagnandolo a soddisfare i suoi gusti, anche quelli più esigenti.

Che la forza sia con voi...

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