lunedì 10 novembre 2008

PICCOLO PER DIVENTARE FRATELLO

Da settimane discuto e mi confronto sulla mia esperienza di cristiano di confine con quanti non hanno il dono della fede. Tra questi vi è chi ha comunque, in sé, il senso di una ricerca, di domande esistenziali cui la nostra razionalità, spesso, non sa dare risposta. Poi vi è chi, invece, ragiona in termini di frasi fatte, di stereotipi. Di chi continua a confondere la "gerarchia ecclesiastica" con le verità di una fede vissuta e praticata. E' questa categoria di persone che spesso mi fa girare un poco le scatole. A costoro che continuano a chiedermi le ragioni di una fede tormentata, contraddittoria ma, nello stesso tempo, per me assoluta e fondamentale, suggerisco di partecipare, sabato 29 novembre a Marango, a Piccolo per diventare fratello, giornata di riflessione che gli amici dell'Associazione Esodo e della comunità monastica di Marango dedicano a mio zio, don Gigi. Sia chiaro: quando ci siam trovati per organizzarla, in tutti noi era chiara l'idea di non fare una commemorazione celebrativa (a mio zio 'ste robe davano tanto, ma proprio tanto, fastidio) quanto piuttosto condurre, partendo dal suo essere stato compagno di strada di molti, una riflessione sull'idea di Chiesa che lui, e molti altri (me compreso e questo è fondamentale per comprendere che la fede va vissuta senza borghesisimi, pre-concetti), hanno avuto, cercandone la concretezza in una pastorale teologica dove la teologia diventava e diventa vita vissuta.
I motivi dell'incontro sono benissimamente riassunti nel frontespizio del depliant (cliccando sul link in azzurro è possibile scaricarlo):

Perché questo incontro? Gigi, un uomo, un cristiano, un prete. Lo vogliamo ricordare, ad un anno dalla sua morte, per non dimenticare. E per affidare la sua memoria all’intera chiesa diocesana.
La sua è stata la vita di un prete di periferia, vissuta tra la gente, senza il riparo e la forza di titoli e incarichi prestigiosi. La vita di un uomo che, povero tra i poveri, si è lasciato convertire all’unico Maestro. La sua poteva sembrare un’esistenza fragile, ma la fragilità è l’origine della voglia di legame, di comprensione, di amore. “Essa è una risorsa, una strategia, una visione di vita che fa apparire la ricerca di potere come un’atrofia del vivere” (E. Ronchi). Gigi ha cercato di essere semplicemente un seme di Vangelo, perché la Chiesa tutta, in obbedienza al suo Signore, diventasse il luogo della misericordia e della fraternità. Con tutti. In lui la fragilità, la piccolezza, non era incapacità di fare o di pensare, ma un offrirsi disarmato al mondo, nella speranza cristiana che un giorno il vincitore non sarà più il forte e il violento, ma colui che dà e riceve amore, in una radicale mitezza dello spirito. Leggiamo infatti: “Beati i miti, perché erediteranno
la Terra”. (Mt 5, 5)
Mi piacciono molto anche i titoli dei due interventi affidati a Dino Pezzetta, Un Dio che si fa servo, e - nel pomeriggio - Angelo Casati (prete milanese ma anche scrittore e poeta), Appunti per una Chiesa minore.

o%20Gigi.pdf

Che la forza sia con voi e...buon lunedi!


Una gita scolastica...l'ultima prima della maturità. Una spiaggia a Sanremo, qualche bottiglia di vino ed un falò improvvisato..e la tua chitarra a strimpellare tante canzoni. E noi a cantare a squarciagola promettondoci e ripromettendoci che mai, mai ci saremmo persi di vista. Poi la vita ti impone di scegliere: chi è andato a Milano, chi all'estero, chi è rimasto. Ma, ne sono convinto, ciascuno ha saputo conservare in sé suoi sogni, le sue emozioni, la sua poesia. Ricordi? Fra quelle canzoni vi era anche questa. Ho saputo stamani, amico mio; solo stamani: forza, forza...gliela farai!


0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page