martedì 12 gennaio 2010

NANI E BALLERINE

Ieri sera sono riuscito a seguire la puntata (che, bontà sua, Mamma Rai ha trasmesso in prima serata) de La storia siamo noi dedicata a Benedetto - Bettino - Craxi. Ne ho ricavato alcune impressioni, soltanto abbozzate...
La prima riguarda le fonti documentali: ricostruire la "storia contemporanea" è sostanzialmente compito agevole solo e soltanto se si dispongono di TUTTE le fonti. Viene facile ricostruire la figura politica del Presidente del Consiglio socialista, riesce meno (molto meno) facile ricostruire, ad esempio, il ruolo dei servizi segreti in materia di terrorismo (e si legga il bellissimo libro di Giovanni De Luna Le Ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria, edito da Feltrinelli) ove gli storici si scontrano quotidianamente con un perpetrato segreto di stato che impedisce loro (e, attraverso loro, a noi) di ricostruire cosa realmente avvenne nel ventennio 1970/1990 (con purtroppo i prologhi degli omicidi D'Antona e Biagi): condizione, a mio avviso, imprescindibile onde chiudere definitivamente quell'oscuro capitolo.
La seconda: credo (ma è opinione assolutamente personale) che Craxi sia stato uno statista nel vero senso della parola. E credo lo abbia dimostrato soprattutto con la cosiddetta crisi di Sigonella . Uomo pragmatico, al limite (talvolta superato come il famoso caso della staffetta) della spregiudicatezza, lo ritengo, però, profondamente di sinistra: e ancora oggi continuo a chiedermi del perché molti socialisti siano confluiti nel centrodestra.
La terza: la prima repubblica è finita in maniera a dir poco ingloriosa. E però rivedendo i volti di Craxi, Occhetto (sì, ci metto pure lui), Spadolini, Berlinguer, Rumor, De Mita, mi viene davvero da pensare alla differenza tra quella classe politica e l'attuale, la cui statura è - francamente - sensibilmente inferiore.
Che la forza sia con voi!

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