lunedì 14 giugno 2010

CARCERI

No. Non è vero che in Italia la pena di morte non esiste. Esiste ma è nascosta, silenziosa. E dunque ancor più subdola. Sono 31 (fonte: Corriere della Sera), ad oggi, i detenuti che - dal gennaio 2010 - si sono tolti la vita nelle carceri italiane. A scanso di equivoci: è giusto che il carcere sia duro, ci mancherebbe. Ma esso non è (non dovrebbe essere) fine a sè stesso ma luogo ove sia possibile rieducare il detenuto e restituirlo alla quotidianità. Ed invece non è cosi. Ristretti orrizzonti (sito nato dal Centro di Documentazione sulle carceri attivato presso la casa circondariale di Padova) sancisce che dal 2000 al 2009 sono state 568 i detenuti che si sono tolti la vita (1687 complessivamente i decessi). Nel decennio 1960/1969 erano stati 100! Sempre Orrizzonti ristretti spiega: nelle carceri italiane i detenuti si tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle persone libere e, spesso, lo fanno negli istituti dove le condizioni di vita sono peggiori, quindi in strutture particolarmente fatiscenti, con poche attività trattamentali, con una scarsa presenza del volontariato. Vale a dire: le carceri maggiormente interessante a questo fenomeno sono quelle in cui le condizioni di vita dei detenuti sono talmente misere da impedire loro anche soltanto il sogno/la speranza di un domani.
Ed è bene ricordare che il comma terzo dell'articolo 27 della nostra Costituzione recita: Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Che la forza sia con voi!

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