LAST MINUTE?
Da Il Corriere della Sera, a firma di Giovanni Caprara
Non lontano dalla giocosa Las Vegas (Nevada), in una piccola fabbrica avvolta dal silenzio (i tecnici sono stati invitati a non parlare del loro lavoro) sta nascendo la prima stazione spaziale privata. Ma Robert T. Bigelow, che ha avviato l’impresa, preferisce raccontare che Sundancer, come l’ha battezzata, sarà il primo hotel per «ricchi turisti spaziali ». Bigelow, infatti, ha accumulato la sua ricchezza con la catena alberghiera Budget Suites of America e intende continuare il suo lucroso business in orbita. A partire dal 2014, quando prevede di lanciare intorno alla Terra Sundancer lungo nove metri e largo sei.
Non c’è nulla di improvvisato. Alla Bigelow Aerospace stanno lavorando da dieci anni a questo scopo e nel 2006 lanciavano, con razzi russi, il primo prototipo Genesis-I seguito l’anno successivo da Genesis- II. A bordo non c’erano astronauti perché bisognava solo collaudare la nuova tecnologia dei moduli gonfiabili con le pareti formate da vari strati di materiale leggerissimo (Kevran) usato anche per i giubbetti antiproiettile. Entrambi i test funzionavano bene e così si è deciso di eliminare il terzo prototipo previsto e di passare direttamente all’abitacolo da vendere. Finora Bigelow, che non ama rilasciare interviste, ha speso 180 milioni di dollari e prevede di investirne altri 320 per arrivare al risultato finale. Nel frattempo, sempre in silenzio, ha iniziato a promuovere il suo resort cosmico compiendo viaggi in Giappone, Corea del Sud, Singapore, Olanda, Svezia, Gran Bretagna senza rivelare i risultati ottenuti.
In compenso ha fatto sapere che intende affittare l’intera stazione al prezzo di 395 milioni di dollari all’anno. Invece il biglietto per il soggiorno di un mese è di 25 milioni di dollari, però se uno intende raddoppiare la permanenza allora basta aggiunge 3,75 milioni di dollari. Il prezzo — si fa notare — è vantaggioso perché oggi un turista spaziale per volare una decina di giorni sulla stazione in orbita partendo con la Soyuz russa paga 30 milioni di dollari. Ancora peggio va per la Nasa che dall’anno prossimo, non disponendo più dello shuttle, sborserà 50 milioni per ogni astronauta spedito lassù sempre con la Soyuz.
L’imprenditore americano racconta di essere stato affascinato negli anni Novanta dal progetto della Nasa di fabbricare moduli gonfiabili da aggiungere alla stazione spaziale. Allo studio, tra l’altro, partecipava allora anche Thales Alenia Space di Torino. L’idea e la tecnologia avevano radici lontane perché i primi satelliti per telecomunicazioni che la Nasa mandava in orbita nel 1960 erano i semplici palloni Echo, gonfiati in orbita, e che riflettevano le onde elettromagnetiche. Quando l’ente spaziale, su richiesta del Congresso, abbandonava questi progetti, nel 1998 Bigelow acquistava il brevetto iniziando lo sviluppo in proprio. Ed ora sta per raccogliere i frutti con l’intento di vendere i suoimoduli alla stessa Nasa la quale li potrebbe utilizzare, secondo uno studio in corso nella fabbrica di Las Vegas, pure in una colonia lunare.
Il lavoro per l’hotel cosmico è stato accelerato dopo che il presidente Barack Obama ha deciso di lasciare all’iniziativa privata lo sviluppo sia di nuovi veicoli per il trasporto di uomini e merci sulla stazione spaziale, sia dei razzi necessari per lanciarli. A tal fine, nel bilancio in discussione dell’ente spaziale per il 2011 ha previsto sei miliardi di dollari in cinque anni finalizzati, appunto, ad incentivare l’impegno dei privati.
In passato Bigelow per stimolare qualche imprenditore a produrre la capsula abitabile di cui aveva bisogno, bandiva persino un premio di 50 milioni di dollari. Ma nessuno si mostrò interessato. Adesso, utilizzando un finanziamento di 18 milioni di dollari ottenuto dalla Nasa, collabora con la società Boeing al disegno di una navicella necessaria per garantire i viaggi verso il suo hotel cosmico formato da vari moduli fino ad ospitare almeno 36 persone. Naturalmente l’obiettivo è di averla disponibile per il 2014 ed essere in linea con i piani.
Intanto, rafforzando il nuovo mondo dello spazio privato, ha concluso degli accordi con Space X, la società californiana realizzatrice con fondi propri del nuovo vettore spaziale Falcon 9 collaudato con buon esito nelle scorse settimane. Con questo razzo, infatti, intende lanciare Sundancer e i successivi abitacoli. «Ho quarant’anni d’esperienza negli hotel terrestri — dice orgoglioso Robert Bigelow— soddisfacendo migliaia emigliaia di persone. So benissimo come fare altrettanto nello spazio».
Che la forza sia con voi!
Un resort cosmico per il turismo estremo
Partirà nel 2014: è un habitat gonfiabile per 6 persone. Il «biglietto»: 20,2 milioni di euro al mese
Non lontano dalla giocosa Las Vegas (Nevada), in una piccola fabbrica avvolta dal silenzio (i tecnici sono stati invitati a non parlare del loro lavoro) sta nascendo la prima stazione spaziale privata. Ma Robert T. Bigelow, che ha avviato l’impresa, preferisce raccontare che Sundancer, come l’ha battezzata, sarà il primo hotel per «ricchi turisti spaziali ». Bigelow, infatti, ha accumulato la sua ricchezza con la catena alberghiera Budget Suites of America e intende continuare il suo lucroso business in orbita. A partire dal 2014, quando prevede di lanciare intorno alla Terra Sundancer lungo nove metri e largo sei.
Non c’è nulla di improvvisato. Alla Bigelow Aerospace stanno lavorando da dieci anni a questo scopo e nel 2006 lanciavano, con razzi russi, il primo prototipo Genesis-I seguito l’anno successivo da Genesis- II. A bordo non c’erano astronauti perché bisognava solo collaudare la nuova tecnologia dei moduli gonfiabili con le pareti formate da vari strati di materiale leggerissimo (Kevran) usato anche per i giubbetti antiproiettile. Entrambi i test funzionavano bene e così si è deciso di eliminare il terzo prototipo previsto e di passare direttamente all’abitacolo da vendere. Finora Bigelow, che non ama rilasciare interviste, ha speso 180 milioni di dollari e prevede di investirne altri 320 per arrivare al risultato finale. Nel frattempo, sempre in silenzio, ha iniziato a promuovere il suo resort cosmico compiendo viaggi in Giappone, Corea del Sud, Singapore, Olanda, Svezia, Gran Bretagna senza rivelare i risultati ottenuti.
In compenso ha fatto sapere che intende affittare l’intera stazione al prezzo di 395 milioni di dollari all’anno. Invece il biglietto per il soggiorno di un mese è di 25 milioni di dollari, però se uno intende raddoppiare la permanenza allora basta aggiunge 3,75 milioni di dollari. Il prezzo — si fa notare — è vantaggioso perché oggi un turista spaziale per volare una decina di giorni sulla stazione in orbita partendo con la Soyuz russa paga 30 milioni di dollari. Ancora peggio va per la Nasa che dall’anno prossimo, non disponendo più dello shuttle, sborserà 50 milioni per ogni astronauta spedito lassù sempre con la Soyuz.
L’imprenditore americano racconta di essere stato affascinato negli anni Novanta dal progetto della Nasa di fabbricare moduli gonfiabili da aggiungere alla stazione spaziale. Allo studio, tra l’altro, partecipava allora anche Thales Alenia Space di Torino. L’idea e la tecnologia avevano radici lontane perché i primi satelliti per telecomunicazioni che la Nasa mandava in orbita nel 1960 erano i semplici palloni Echo, gonfiati in orbita, e che riflettevano le onde elettromagnetiche. Quando l’ente spaziale, su richiesta del Congresso, abbandonava questi progetti, nel 1998 Bigelow acquistava il brevetto iniziando lo sviluppo in proprio. Ed ora sta per raccogliere i frutti con l’intento di vendere i suoimoduli alla stessa Nasa la quale li potrebbe utilizzare, secondo uno studio in corso nella fabbrica di Las Vegas, pure in una colonia lunare.
Il lavoro per l’hotel cosmico è stato accelerato dopo che il presidente Barack Obama ha deciso di lasciare all’iniziativa privata lo sviluppo sia di nuovi veicoli per il trasporto di uomini e merci sulla stazione spaziale, sia dei razzi necessari per lanciarli. A tal fine, nel bilancio in discussione dell’ente spaziale per il 2011 ha previsto sei miliardi di dollari in cinque anni finalizzati, appunto, ad incentivare l’impegno dei privati.
In passato Bigelow per stimolare qualche imprenditore a produrre la capsula abitabile di cui aveva bisogno, bandiva persino un premio di 50 milioni di dollari. Ma nessuno si mostrò interessato. Adesso, utilizzando un finanziamento di 18 milioni di dollari ottenuto dalla Nasa, collabora con la società Boeing al disegno di una navicella necessaria per garantire i viaggi verso il suo hotel cosmico formato da vari moduli fino ad ospitare almeno 36 persone. Naturalmente l’obiettivo è di averla disponibile per il 2014 ed essere in linea con i piani.
Intanto, rafforzando il nuovo mondo dello spazio privato, ha concluso degli accordi con Space X, la società californiana realizzatrice con fondi propri del nuovo vettore spaziale Falcon 9 collaudato con buon esito nelle scorse settimane. Con questo razzo, infatti, intende lanciare Sundancer e i successivi abitacoli. «Ho quarant’anni d’esperienza negli hotel terrestri — dice orgoglioso Robert Bigelow— soddisfacendo migliaia emigliaia di persone. So benissimo come fare altrettanto nello spazio».
Che la forza sia con voi!
Etichette: CURIOSITA
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