venerdì 17 dicembre 2010

RESPONSABILITA'

C'è una specie di nuovo Bersani all'orrizzonte. Nelle ultime settimane il segretario del PD ha saputo tenere dritta la barra del partito (si pensi alla compattezza del voto a sostegno della mozione di sfiducia nei confronti del Presidente del Consiglio), ha attivamente partecipato alle proteste contro la Riforma dell'Università proposta dal ministro Gelimini, ha indetto una straordinaria manifestazione come quella romana dell'11 dicembre, ha salvaguardato la realtà multisensibile del PD "stoppando" tentativi di matrimoni senza che siano passati attraverso un più o meno lungo periodo di fidanzamento (e noi che il PD l'abbiamo fondato di matrimoni subitanei ne sappiamo qualcosa). Ieri, infine, a Repubblica ha rilasciato una intervista nella quale afferma, a me pare con grande chiarezza, la vocazione assolutamente maggioritaria di un PD che prima delle alleanze pone seriamente il problema di quale proposta di governo intende presentare al Paese. Certo: su questo vi è indubbia consonanza tra Bersani e Vendola entrambi assolutamente in sintonia che il problema non sia sconfiggere Berlusocni quanto il berlusconismo. E che per farlo occorre varare una serie di riforme strutturali a partire da quella di un fisco che dovrebbe tassare le rendite finanziarie (e qui a qualcuno del PD le orecchie dovrebbero pure fischiare). Ma è sull'apertura chiara e diretta al cosiddetto terzo polo che vi è la novità di queste ultime ore: Casini/Rutelli/Fini come interlocutori naturali con cui confrantarsi sul merito delle proposte progettuali. L'altra novità è sostanzialmente l'abbandono delle primarie (e qui si rischia la rottura con Vendola ma anche con Renzi). Spiega Bersani: In nome di una strategia che chiede a ogni forza politica di non peccare di egoismo e di dare qualcosa, siamo pronti a mettere in discussione anche i nostri strumenti. Ci interessa l'obiettivo e riconosce che le primarie (specialmente quelle per le amministrative; vedi, ad esempio, il caso di Milano)Possono inibire rapporti più aperti e più larghi non solo con i partiti ma con la società civile. E possono portare elementi di dissociazione dentro il Pd che non fanno bene a nessuno. Bisogna dunque riformarle.
Questa dunque è la linea del PD. "Finalmente" verrebbe da dire giacché sino ad ora siamo parsi un partito della rincorsa, in perenne attesa di ciò che facevano gli altri piuttosto che essere noi a dettare le condizioni. Non è un caso che, negli ultimi sondaggi, il PD stia aumentando i consensi (per carità: siamo poco sopra il 25% ma è già qualcosa...). Non è un caso che questo incremento coincida con una fase nella quale le inevitabili difformità di pensiero, assolutamente lecite in un partito come il nostro, siano comunque oggetto di discussione e non di scontro. Ciò che sta emergendo in questi ultimi giorni è un PD in qualche modo finalmente autorevole. Speriamo che duri fino alle elezioni....
Che la forza sia con voi!

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