CAROLINE
I due bimbi nella foto, accanto alla loro mamma di nero vestita, sono John Fitzgerald Kennedy jr. e la sorella Caroline che rendono omaggio al feretro del loro papà, il 35° presidente degli USA assassinato a Dallas il 22 novembre 1963. Leggo qualche indiscrezione circa le possibilità che, in caso di vittoria, Barak Obama scelga proprio Caroline come vicepresidente. E ne sono felice. Perché, al di là degli inevitabili errori, dell'eccessivo pragmatismo, JFK seppe regalare all'America di quegli anni un sogno. Ed un sogno intergenerazionale. Dopo il new deal roosveltiano, la new frontier kennedyana non significava soltanto andare sulla Luna. Significava credere nella possibilità di costruire un mondo diverso, migliore. Significava capire che la politica serve a prevedere il futuro, anticiparlo, realizzarlo. Certo: vi fu la baia dei porci, vi fu il Vietnam (e anche Marylin Monroe ma vuoi mettere???) ed il muro di Berlino. Ma anche l'avvio di un nuovo rapporto con l'URSS. Vi fu la capacità e l'umiltà di ammettere e riconoscere che gli USA mai sarebbero potuti diventare i "guardiani del mondo". Ed ecco che piazza una delle migliori menti che aveva a disposizione, Adlai Stevenson, alla guida della delegazione americana all'ONU. Mi piace questo ticket. Il Presidente (sperando di poterlo chiamare davvero così fra 5 mesi) nero, quarantenne e l'erede di una dinastia "reale", figlia di un padre che ha avuto una grande fortuna: avere un sogno e cercare di realizzarlo.
Che la forza sia con voi....
Etichette: POLITICA
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