mercoledì 18 giugno 2008

L'E' DURA



Uomo d'altipiano così Nicolò Menniti - Ippolito definisce Mario Rigoni Stern. Sapevo che era malato, che pian piano il tramonto sarebbe sceso sulle sue spalle come accade in montagna ma la notizia della sua morte (diffusa a funerali già celebrati) mi ha scosso profondamente. Il suo Il sergente della neve fu il primo libro che lessi per scelta e non perché costretto da qualche insegnante. E Il bosco degli urogalli fu il primo che mi fece capire che scopo principe della letteratura è quello di emozionare, stupire, raccontare e - raccontando - insegnare. Rigoni era uomo di montagna e dunque umile, riservato, coraggioso, eroico come eroici son tutti gli uomini e le donne di montagna che non si lamentano mai e quando non gliela fanno più solo dicono L'è dura. Non menava vanto del fatto che i suoi libri fossero tradotti in tutto il mondo. No: lui era orgoglioso perché durante la ritirata russa non aveva perso nemmeno un uomo. Ferdinando Camon lo definisce l'ultimo scrittore classico italiano. Classico nel senso in cui lo intende Claudio Magris laddove scrive che un libro diventa classico quando condensa in una vicenda individuale una grande esperienza collettivo. Ma Rigoni era anche Veneto e questa terra oramai sta inesorabilmente perdendo le sue voci più intelligenti, più critiche e per ciò stesso più belle. Da oggi ci sentiamo tutti più poveri ed ogni qual volta salirò sul "suo" (diventato mio proprio attraverso i suoi libri) altopiano, già lo so, lo sentirò un pò più vuoto.

Addio Maestro e le sia lieve la terra....


E veniamo a noi...












Sono passate più di 24 ore dalla riunione di giunta che il Sindaco ha convocato d'urgenza, lunedi pomeriggio, per comunicarci l'avvenuto ritiro delle deleghe fino a quel momento tenute da Paolino D'Anna. Ho cercato in queste ore, certamente non facili e trascorse tra telefonate e riunioni, di elaborare qualche riflessione di cui ora tento di mettervi a parte. Io e Paolo ci siamo conosicuti quasi 15 anni fa quando lui e un suo amico fondarono una associazione (Progetto Comune) che si occupava della riqualificazione soprattutto di Oriago mentre io ero corrispondente di un quotidiano locale. Lavorando insieme a Renato Martin decisero di trasformare quella associazione in una lista civica con la quale corremmo (vi ero anche io fra i candidati) alle elezioni amministrative del 1997 ottenendo uno straordinario 10%. Al ballottaggio facemmo un accordo coraggioso con il candidato sindaco Luigi Solimini la cui vittoria segnò di fatto l'avvento, anche a Mira, del centrosinistra. Negli ultimi 2 anni di mandato, Solimini nominò (anche su mia proposta) assessore proprio Paolo. Iniziò così una avventura durata di fatto 12 anni. Fui sempre io, insieme all'amico Graziano, a proporre a Paolo di diventare vicesindaco in caso di vittoria di Michele Carpinetti. Dico queste cose per manifestare il disagio umano, vero e autentico al di là degli immancabili boatos, che ho provato nell'apprendere questa notizia. Certo: in questo anno di condivisione di un ruolo istituzionale ci sono stati attriti fra di noi, discussioni. Paolo, in modo particolare, mi rimproverava di non saper fare squadra con lui. E' indubbio però, comunque la si pensi, che Paolo ha una straordinaria capacità organizzativa, dimostrata le innumerevoli volte in cui ha partecipato a competizioni elettorali raccogliendo messe di voti. Non solo: negli anni è riuscito anche a far crescere un gruppetto di persone tra le quali ve ne sono molte che stimo davvero come Andrea.
Al di là della vicenda in particolare credo sia arrivato davvero il momento di interrogarsi su cosa significa fare politica. Certo ha ragione Massimo quando, nel suo blog, lamenta lo scadimento della qualità politica mirese (e se il dibattito politico scade, inevitabilmente ne consegue anche uno scadimento dell'azione amministrativa giacché non si tratta di piani differenti). E allora pongo alcune domande che cercano di rispecchiare il modo in cui intendo io la politica. Fare politica significa perseguimento, sempre e comunque, del bene comune? Significa infondere nella pratica politica (e amministrativa in modo particolare) uno spirito di servizio di assoluta abnegazione? Io ne sono convinto perché è proprio questo spirito di servizio che mi spinge a cercare di partecipare, ad esempio, a tutte le commisisoni consiliari; a tutte le assemblee; a tutte le riunioni (e certo a me Leopold Masoch non piace). Questa è l' abnegazione che mi spinge, sovente, ad andare a letto a notte tarda, trascurando amicizie e affetti. Politica significa anche cultura della politica intesa come discussione, anche in punta di fioretto, ma sui valori, sui contenuti? La Politica deve o meno trovare la propria dimensione alta e suprema nell'etica?. Che ne pensate?
Che la forza sia con voi....




3 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Ma tu sei d'accordo o no con la decisone del Sindaco? E con il metodo che ha usato per attuarla? Omar

18 giugno 2008 alle ore 12:34  
Blogger Il sito di Davide ha detto...

Caro Omar, il rapporto tra sindaco e vicesindaco è un rapporto fiduciario. Venuta meno la fiducia il sindaco con atto monocratico ha deciso di interormpere il rapporto con Paolo. Io, ad esempio, non ho nemmeno letto le motivazioni che immagino siano contenute nell'atto di revoca. Tutti noi assessori siamo nominati dal sindaco che può toglierci questa nomina in qualunque momento. Quanto al metodo usato non ho capito a cosa ti riferisci. Certo: in politica anche la forma è sostanza. E la forma avrebbe certamente voluto un coinvolgimento degli organismi anche sovracomunali del PD prima che l'atto fosse materialmente redatto.Spero di aver esaudito le tue richieste.
Davide

18 giugno 2008 alle ore 12:46  
Anonymous Anonimo ha detto...

In parte si. Ma non esiste che na roba così divampi sui giornali prima che le parti si siano messe d'accordo in qualche modo. Escludo ovviamente potesi "gravi"...Certo, ammesso che accordo si volesse trovare. Sulle motivazioni esplicitate nel Decreto te le dico io senza leggerle. Saranno del tipo "divergenze politico - programatiche...ecc. ecc." Cioè tutto e niente...E non è mai esistito e non esiste che il Sindaco su decisioni simili agisca come organo monocratico senza che questo venga prima discusso e condiviso, o non condiviso, dalla maggioranza. Cosa succederebbe allora? Domani si sveglia e ritenendo che nonsei più di sua fiducia revoca le deleghe a te..???Per il resto prendo atto che di ciò nessuno sapeva niente. Compresa la motivazione che ha spinto Carpinetti a prendere una decisione così greve...Omar

18 giugno 2008 alle ore 15:36  

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