martedì 23 settembre 2008

MATRIX

Oggi non parlerò di Alitalia, di crisi economica. Non lo faccio non per paura di incrementare il pessimismo crescente. Non lo faccio perché davvero non so cosa pensare se non che ci troviamo di fronte ad una svolta epocale: il mondo, dopo questa crisi, non sarà più lo stesso ho letto. Poi ringrazi l'amore per i libri che ti fa ricordare di un pamphlet, pubblicato da Einaudi nel 2000, da Karl Polanyi, uno storico dell'economia di ispirazione marxista ed intitolato La grande trasformazione in cui si spiega perché la cosiddetta società di mercato non sia affatto naturale ma anzi del tutto "singolare" e dunque necessariamente condannata alla crisi. Dunque oggi si parla di calcio..anzi: si parla di un calciatore. Di più: del calciatore per eccellenza, cattivo quanto basta, determinato, innamorato della maglia che indossa e che difende, Marco Matrix Matterazzi. Ne parlo perché, ogni domenica, le tifoserie rivali lo rendono oggetto dei loro insulti che feriscono ancor più sapendo che, gran parte di essi, sono rivolti alla madre di Marco, morta da diversi anni. Ecco perché condivido totalmente ciò che Roberto De Ponti scrive, oggi, su Il Corriere:
Perché nel campionato italiano, dove si interrompono anche i balletti per un gol, esiste un giocatore al di guori delle regole: si chiama Marco Matterazzi, fa il difensore centrale dell ?inter, a voler guardare è pure campione del mondo. Chissà perché, contro di lui è permesso qualsiasi insulto. (...) contro i cori da stadio, Matterazzi, è l'unico indifeso. Anche domenica, all'Olimpico di Torino, Matrix ha dovuto sopportare una curva che l'ha chiamato, poco affettuosamente, figlio di puttanta per buona parte della partita. E anche se Matterazzi fosse brutto, sporco e cattivo, perché l'insulto sistematico che lo accompagna in tutti gli stadi d'Italia deve essere meno grave di un buuu razzista?
Che la forza sia con voi....


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