LASCIATELA ANDARE!
Ora davvero tutto è compiuto. Ad Eluana Englaro può essere tolto il sondino con cui veniva alimentata ed essere, in questo modo, accompagnata alla morte dopo un coma neurovegetativo permanente iniziato il 18 gennaio 1992: così hanno deciso le sezioni unite civili della Cassazione. Sono tornato spesso, in questo spazio, a parlare di questa vicenda. Che è, ed è bene non dimenticarlo, soprattutto vicenda umana e personale. Lo stato di Eluana, ha affermato la Suprema Corte, investe un diritto personalissimo del soggetto, di spessore costituzionale come il diritto di autodeterminazione terapeutica in tutte le fasi della vita anche in quella terminale.E' dunque vicenda umana e personale: e al centro c'é una ragazza ed un padre che l'assiste amorevolmente da 16 anni. Immaginate, per un momento, cosa ciò significhi. Cosa significhi, per 16 lunghissimi anni, per 192 mesi, per 70080 giorni recarsi in una stanza d'ospedale, abbracciare, accarezzare quel corpo senza avere risposta a gesti di amore paterno. Immaginate cosa significhi vivere nella continua attesa di qualcosa che già sai non può accadere. E immaginate la tensione continua di vedere l'oggetto del proprio amore in un limbo ove è cancellato il confine tra vita e morte. Ora questa tensione continuerà fino a sciogliersi nelle lacrime dell'estremo saluto. Eluana se ne andrà, medicamente assistita. Ho sempre dichiarato il mio personale sostegno alla battaglia che sino ad oggi ha condotto il padre di Eluana. Oggi che questa battaglia è vinta non esulto né gioisco. Oggi, credo, sia giunto semplicemente il momento del silenzio. E quando questa vicenda umana e personale si concluderà, allora occorrerà seriamente interrogarsi. Su cosa? Ecco quanto scrivevo a settembre: Qual è il limite, invalicabile, che segna il confine tra ciò che è di competenza delle leggi dello Stato e la libertà individuale di ciascuno? Se ciascuno è "padrone"/titolare della propria esistenza non può, forse, essere anche libero di decidere quando questa esistenza non ha più ragione di essere? E se questa volontà è stata espressa "in salute", non può forse chi ne è depositario farla valere anche se il proprio caro non è più in grado di manifestarla?
Ma per intanto lasciamola andare....
Che la forza sia con voi!
Etichette: SOCIETA
2 Commenti:
Perchè non rispondiamo al Vaticano che parla di omicidio? e a quell'area cattolica del nostro-vostro partito contraria alla sentenza della Cassazione? Dato si che, come ha dichiarato il padre di Eluana "viviamo in uno stato di diritto" credo si debba, sempre, difenderne la sua laicità.
Contravvengo alla regola che mi sono imposto molto tempo fa oramai e cioè alla volontà di non pubblicare un commento senza la firma di chi ne é l'autore. E però questo commento suscita in me alcune perplessità perché, al solito, intravvedo una sostanziale confusione tra la fede di ciascuno e il "Vaticano". Ma non solo per questo. Vedi, caro anonimo: io credo che materie come quella della "morte assistita" (che, come vedi, non chiamo eutanasia) siano per definizione attinenti a ciò che chiamiamo coscienza. Non mi scandalizzo né mi indigno nel leggere le dichiarazioni, ad esempio, di mons. Rino Fisichella (fratello di un noto esponente di AN) contrario alla sentenza della Cassazione. Ma le domande che pongo nel mio post (e relative al confine tra vita e morte, al confine tra il diritto individuale e quello collettivo), queste riflessioni (che sono e debbono essere etiche, morali, culturali) non mi pare minino la laicità di chichessia. Viviamo in un Pese libero e credo che, in un paese libero, ciascuno abbia diritto di cittadinanza: sia chi, come il sottoscritto, pur cattolico e praticante è favorevole alla sentenza seppure con grandi turbamenti sia chi, altrettanto legittimamente, esprime la propria ocntrarietà. E ciò proprio in virtù della sostanza stessa della questione che coinvolge valori, culture, etica e morale. Altrimenti diventeremmo tutti fondamentalisti, non credi?
Che la forza sia con te!
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