giovedì 8 gennaio 2009

INVIDIA





Invidio gli spagnoli. E non solo perché hanno un primo ministro come Zapatero che incarna in profondità (anche troppo per certi aspetti) una idea di laicità dello Stato cui credo profondamente (una volta Pier Paolo Pasolini commentò la frase evangelica "date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare" sostenendo che quella "e" non fosse una congiunzione ma una disgiunzione; come se - cioè - si dovesse leggere "ma" anziché "e"). Ma perché il buon Zapatero ha una squadra di governo forte, ove milita la bellissima Carme Chacòn, prima donna ad assumere l'incarico di Ministra della Difesa. Carme è una donna davvero coraggiosa: incinta al settimo mese, volò in Afghanistan per andare a trovare le truppe spagnole ivi impiegate. E ieri ha partecipato alla tradizionale parata militare dell'Epifania non in abito lungo, come prevede il protocollo, ma indossando un elegantissimo smoking nero. In Spagna i cronisti (evidentemente la parata dovrebbe essere stata particolarmente noiosa) si sono scatenati fino a quando lo stesso ministero ha diramato una nota ufficiale motivando la scelta dell'insolito (a mezzogiorno non si usa lo smoking, semmai il tight...) abbigliamento.
Ecco cosa ne scrive oggi, Maria Laura Rodotà ne Il Corriere:
Colpire con ironia

C' è poco da fare. Saranno in crisi pure loro, ma gli spagnoli restano avanti. Perfino sugli abiti da cerimonia. E Carme Chacón, la ministra vestita come Julie Andrews in Victor Victoria, pare un progresso culturale; forse frivolo, forse per tutte.
Perché: 1) Chacón, né simpaticona né seduttrice, è comunicatrice ardita e innovativa. Sa usare il suo essere donna, il suo essere ministro, il suo essere (prima) incinta, per provocare. Un atteggiamento poco istituzionale e poco femminile, apparentemente. Un comportamento da esibizionista, si è detto. Però ogni volta ne nasce un dibattito utile. Per dire: quanto può lavorare, se vuole, una mamma al settimo mese di gravidanza? (la maggioranza non andrebbe a visitare le truppe in Afghanistan, ma non c'è solo quello). Oppure: perché una cittadina che ricopre un'alta carica deve presenziare agli eventi ufficiali vestita da meringa? Il problema è marginalissimo; ma diventa interessante se si pensa al messaggio subliminale dello smoking di Chacón. In quanto: 2) Quello smoking è una versione estremista del tailleur pantalone, divisa delle politiche che vogliono essere prese sul serio; le intrappola tutte, da Hillary Clinton a Mara Carfagna. Spesso le mortifica. Ma lo stesso smoking, ridisegnato con suggestioni da torera, indossato in modo provocatorio, cavillo giuridico incluso (Chacón «era» in abito da cerimonia, come da protocollo, che diamine) è un prototipo di abbigliamento assertivo.
E una sfida autoironica; di quelle che le donne, anche se di potere, raramente si permettono. Insomma, «è stata una messa in scena perfetta», ha commentato La Vanguardia, «con un unico difetto, l'eccesso di trucco» (in effetti). 3) Chacón (ci avrà pensato? Sì) con il suo smoking ha reso di colpo anacronistiche non tanto le mises quanto i ruoli delle altre donne presenti. Basta guardare le foto: accanto a lei la regina Sofia e Letizia, moglie dell'erede al trono, sembravano mute figurette d'epoca. Molte donne (finalmente? Sì) osservandole avranno pensato «altro che regina o principessa, meglio essere ministra» (in Spagna ovviamente).
Maria Laura Rodotà
08 gennaio 2009







L'amico Fabrizio Melodia mi suggerisce una canzone di De Andrè, La domenica delle salme.
Questo il testo:

Tentò la fuga in tram verso le sei del mattino dalla bottiglia di orzata dove galleggia Milano non fu difficile seguirlo il poeta della Baggina la sua anima accesa mandava luce di lampadina gli incendiarono il letto sulla strada di Trento riuscì a salvarsi dalla sua barba un pettirosso da combattimento I Polacchi non morirono subito e inginocchiati agli ultimi semafori rifacevano il trucco alle troie di regime lanciate verso il mare i trafficanti di saponette mettevano pancia verso est chi si convertiva nel novanta ne era dispensato nel novantuno la scimmia del quarto Reich ballava la polka sopra il muro e mentre si arrampicava le abbiamo visto tutto il culo la piramide di Cheope volle essere ricostruita in quel giorno di festa masso per masso schiavo per schiavo comunista per comunista La domenica delle salme non si udirono fucilate il gas esilarante presidiava le strade la domenica delle salme si portò via tutti i pensieri e le regine del ''tua culpa'' affollarono i parrucchieri Nell'assolata galera patria il secondo secondino disse a ''Baffi di Sego'' che era il primo -- si può fare domani sul far del mattino – e furono inviati messi fanti cavalli cani ed un somaro ad annunciare l'amputazione della gamba di Renato Curcio il carbonaro il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni -- voglio vivere in una città dove all'ora dell'aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo – a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade eravamo gli ultimi cittadini liberi di questa famosa città civile perché avevamo un cannone nel cortile La domenica delle salme nessuno si fece male tutti a seguire il feretro del defunto ideale la domenica delle salme si sentiva cantare -quant'è bella giovinezza non vogliamo più invecchiare – Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe accesero la televisione e ci guardarono cantare per una mezz'oretta poi ci mandarono a cagare -- voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti per l'Amazzonia e per la pecunia nei palastilisti e dai padri Maristi voi avete voci potenti lingue allenate a battere il tamburo voi avevate voci potenti adatte per il vaffanculo — La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante mentre il cuore d'Italia da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta

E' una canzone "difficile"; a spiegarne il senso è lo stesso De Andrè:
"Era tutto quello che avevo dentro, e che sentivo di dover dire. È una canzone un po' rabberciata, perché la musica la abbiamo scritta dopo, la abbiamo cucita sopra il testo, e si sente. L'ho scritta in modo piuttosto colto, anche per distanziarla da Don Raffae'. Sciascia diceva che la canzone, per essere utile, deve essere scritta da un uomo di cultura che sappia, però, esprimersi in maniera popolare. Però il disco mi sembrava un po' fragilino, ed allora ho sentito il bisogno di impiegnarmi, e l'ho fatto, svolazzando anche in alto. Ci sono molti riferimenti letterari. Ho voluto anche sfoggiare un po' di cultura, perché in pochi, magari, hanno letto Oswald De Andrade. Ma non è sfoggio in realtà, perché mi è venuta piuttosto spontaneamente: sai, molto dipende dai panni di cui ci si veste quando si scrive. Ti metti nei panni di Don Vito Cacace e ti viene Don Raffae', ti metti nei panni di chi vuol fare poesia e ti viene La domenica delle salme. Quanto al riferimento alla Baggina, non è la prima volta che mi capita di presagire qualcosa nelle mie canzoni. Il riferimento a Curcio è preciso. Io dicevo semplicemente che non si capiva come mai si vedevano circolare per le nostre strade e per le nostre piazze, piazza Fontana compresa, delle persone che avevano sulla schiena assassinii plurimi e, appunto, come mai il signor Renato Curcio, che non ha mai ammazzato nessuno, era in galera da più lustri e nessuno si occupava di tirarlo fuori. Direi solamente per il fatto che non si era pentito, non si era dissociato, non aveva usufruito di quella nuova legge che, certamente, non fa parte del mio mondo morale... Il riferimento poi all'amputazione della gamba, voleva essere anche un richiamo alla condizione sanitaria delle nostre carceri. "






Che la forza sia con voi.....







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