mercoledì 14 gennaio 2009

MALELINGUE


Signore è stata una svista
abbi un occhio di riguardo
per il tuo chitarrista.
Signore se lanci uno strale
sbaglia mira per favore
non farmi del male.
Te lo giuro in ginocchio
qui in mezzo alla pista
te lo giuro sulla Fender,
io non l’ho fatto apposta!
(Ivan Graziani, Il chitarrista)
Ho più volte parlato della grande utilità che, a mio avviso, ha Facebook e non solo per la possibilità di reincontrare amici, vecchi compagni di scuola. Ma anche per "incrociare" persone interessanti, magari note ma il cui essere interessanti non è dato dalla fama, dalla celebrità quanto piuttosto dal fatto che hanno sempre qualcosa di intelligente da dire. Scorro velocemente la lista dei miei "amici": molti sono persone che ho conosciute personalmente, con alcuni ho condiviso gli anni del Liceo e dell'Università, con molti quelli della giovinezza (cioè...ancora adesso) fatta spesso di cazzeggi, avventure, risate. Poi però ci sono persone di cui ho chiesto l'amicizia perché mi interessava confrontarmi con loro, perché è sufficiente scrivere un messaggio sulla loro bacheca per vederne poi una risposta che, quasi sempre, è - per me - motivo di nuove riflessioni, nuove analisi. Oggi, nei ritagli di tempo e saltando il pranzo (massima solidarietà all'amico Alessio Bonetto che, nel suo blog, annuncia di essersi messo in...dieta) ho dialogato con Pino Scaccia. Esattamente come, nei giorni scorsi, avevo parlato - dello stesso argomento: il conflitto isreaelo - palestinese - con Neliana Tersigni, Tiziana Ferrario, Lilli Gruber. Scorrendo la pagina personale di Pino Scaccia, sono stato incuriosito da una sua nota dedicata a Ivan Graziani. Graziani è stato cantautore che ho amato molto fin dal primo disco (allora c'erano ancora i dischi in vinile) che ho comprato in assoluto: una specie di "mini" 33 giri (c'erano se non ricordo male, 8 brani in tutto), un Q disc intitolato Canzone senza inganni che era soprattutto un grandissimo progetto di collaborazione musicale tra lo stesso Graziani, Ron e Goran Kuzminac. Molti dei testi di Ivan Graziani erano ribelli, controtendenza. Parlavano di temi spesso scomodi. Ma erano soprattutto straordinarie invettive contro i borghesismi, le ipocrisie, i finti moralismi che spesso, troppo spesso, ci circondano, ci attaccano, ci feriscono e che, in fondo, hanno sempre contraddistinto la storia diu questo nostro bel Paese da sempre in realta nient'affatto progressista ma sempre molto, troppo, conservatore (si pensi alla storia del PCI e al suo aver condannato Pasolini per la sua omosessualità o l'imbarazzo nell'affaire Togliatti - Iotti). Nella sua nota, Pino Scaccia ci regala un suo personalissimo ricordo di Ivan - morto il 1 gennaio 1997 di cancro (il grassetto al solito è mio):


In controtendenza com’era, se ne è andato all’alba di un nuovo anno, il ’97. Nella sua vita (troppo breve) ha sempre chiesto alle ”maledette malelingue” e ai finti progressisti solo di lasciarlo in pace. E infatti nessuno parla più di lui da tempo e non è che ne abbiano parlato molto anche quand’era vivo. Ma forse era proprio quello che voleva. Ivan ha sempre avuto in realtà un grande difetto: quello di farci riflettere e di battersi contro tutte le trasgressioni di maniera. Dunque, uno scomodissimo. Lo incontrai per l’ultima volta un anno prima che si ammalasse, giusto di questi tempi. Adesso che Ivan Graziani e' morto, quell'incontro e quell'intervista assumono il sapore di un testamento. Sembrano parole di oggi. Forse è vero che gli artisti sono fuori del tempo e dello spazio. Come lo sono le idee. La foto è più vecchia (ha almeno trentacinque anni) e la conservo come una reliquia.L'incontro, dunque, avvenne a Novafeltria, nella sua casa marchigiana a cui tanto teneva perchè era la terra dell'unica donna che ha amato, sua moglie Anna. "E poi le Marche le ho nel sangue - diceva spesso -. E gli anni trascorsi a Urbino, la laurea in grafica dove li metti?". Ivan Graziani non e' mai stato un tipo qualsiasi. Fin dall'inizio. Per esempio, nacque in mare. Non e' un modo di dire, nacque proprio in mare, sul traghetto Olbia-Civitavecchia che un pò riuniva le sue origini: padre abruzzese, madre sarda. Ha cominciato a suonare con Battisti, la PFM, Venditti. Di canzoni ne ha scritte tante ma è sempre stato innamorato di "Signorina". Quando i critici anni fa lo misero al centro di una singolare polemica (Graziani rock o melodico?) lui fa un album con una facciata rock e e l'altra melodica. Ridendo come un un matto. Intervista? Guai a parlargli di intervista. Diciamo che a un certo punto cominciai con le domande. Naturalmente provocatorie, altrimenti con Ivan non aveva senso. - Partiamo dalla tua voce. Quel falsetto. Vero o costruito? "Io credo di avere la voce di una bimba perversa. Ma soprattutto di usare la voce come uno strumento, spesso duello col pianoforte".- C'è chi si diverte a fare la classifica dei chitarristi migliori. Ci sei anche te in Italia. "Le classifiche non esistono. Il più bravo è sempre quello che guadagna di più".- Che pensi dell'ambiente musicale? "Una colonia. C'è poca gente che impone i suoi gusti a tutti. E smorza tanti entusiasmi".- Che proponi per cambiare? "Decentrare i centri di potere della musica. E' in provincia che nascono le nuove idee".- Cosa c'e' della provincia nella tua musica? "Il sapore, gli umori, la vita".- Se un giorno non dovessi suonare più? "Mi metterei a incartare caramelle. Non è una battuta. Sono uno specialista". - Ma tu smetterai? "Mai. Un vero chitarrista muore, deve morire sul palco".Non molto tempo dopo, a Novafeltria, al funerale, c'era la musica dei Beatles ad accompagnare per l'ultima volta Ivan. La chitarra l'ha portata con se. Naturalmente.
E questa è la canzone con cui Pino Saccia ha scelto di ricordare questo suo (e nostro) amico:




Che la forza sia con tutti coloro che non sono maledette malelingue perché ce ne sono, eccome se ce ne sono nevvero?

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