mercoledì 9 luglio 2008

ELUANA

La notizia di oggi mi colpisce molto: la Corte di Appello Civile di Milano ha deciso di permettere al padre di Eluana Englaro, che da 16 anni si trova in stato vegetativo permanente, di interrompere il trattamento di idratazione e di alimentazione forzata che la tiene in vita. Mi pare che ci sia molto da riflettere. E al solito occorre farlo dichiarando le proprie "appartenenze" (le mie sono sufficientemente note) ma anche, credo, con la umiltà intellettuale di chi si addentra in una materia che attiene a scelte così importanti, così fondamentali per ciascuno come la vita e la morte. Ma poi ti accorgi (almeno vale per me) che in realtà non ci sono certezze. Almeno io non ne ho. Nessuna. No: nessuna certezza ma solo tante domande, davvero tante. Ed innanzitutto mi chiedo: una ragazza come Eluana, nella condizione fisica in cui si trova, può essere definita viva? Cos'è la vita? Il cuore è un muscolo. Il fatto che batta significa avere la Vita? Per me vita significa capacità di provare emozioni, di esprimere volontà, di poter dire sì o no. Se queste condizioni non ci sono, è corretto - mi chiedo - definire questo stato come vita? E può l'uomo, essere razionalmente finito (cioè dotato di un limite), decidere di dare la morte (perché ciò accadrà ad Eluana) ad un altro essere umano? Può essere la medicina un valido criterio che stabilisca il limite tra vita e non vita e dunque tra vita e morte? In altre parole: laddove la medicina stabilisca che davvero Eluana non potrà mai uscire da questo stato vegetativo, è bastevole questa affermazione per deciderne il destino? E ciò che si praticherà, quando la sentenza sarà eseguita, è davvero eutanasia? O forse, piuttosto, è vero il contrario? E cioè che, stante questo stato vegetativo, qualunque intervento (anche quello che permette al corpo di Eluana di dissetarsi e sfamarsi) si configura come accanimento terapeutico?

Ecco uno dei nuclei centrali dell'articolo in questione:


Per il collegio giudicante che ha emesso il verdetto, la decisione è stata "inevitabile" dopo aver accertato "la straordinaria durata del suo stato vegetativo permanente, l'altrettanto straordinaria tensione del suo carattere verso la libertà e la sua visione della vita". Una concezione della vita - spiega il giudice Lamanna - inconciliabile con la perdita totale e irreversibile delle proprie facoltà psichiche e la sopravvivenza "solo biologica del suo corpo, in uno stato di assoluta soggezione passiva all'altrui volere".


Che la forza sia con voi!



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1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Il cardinale Tettamanzi afferma che quella di Eluana è una vita accesa: «Non possiamo spegnere la vita di nessuna creatura umana senza uccidere, insieme a lei, la speranza che vive in essa, quella di essere fatta per la vita e non per la morte».

Ma che vita e vita! Abbia il buon senso di tacere, nel rispetto di chi per 16 anni ha sperato in un ritorno a quella che si può veramente chiamare vita e ora ha il coraggio di porre fine a ormai inutili sofferenze!
Omar

13 luglio 2008 alle ore 16:52  

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