martedì 22 luglio 2008

GIUSTIZIA

L'uomo nella foto si chiama Radovan Karadzic, è serbo della Bosnia ed è stato tra i massimi responabili della guerra civile che insanguinò la ex Yugoslavia: dal 1993 al 1995, 200.000 (sì, duecentomila!) vittime a causa delle pulizie etniche, migliaia di donne stuprate, centinaia di bimbi spariti nel nulla. L'ONU lo ha accusato di crimini contro l'umanitò e, per uno strano scherzo (ma non troppo a pensarci bene) del destino, ieri le forze di sicurezza serbe lo hanno arrestato ponendo fine ad una latitanza durata 13 anni. Ha ragione Massimo Nava che nell'edizione odierna de Il Corriere scrive:
Adesso si può dire che la guerra nei Balcani è davvero finita. La cattura di Karadzic è importante per le vittime che attendono giustizia da troppi anni, ma è ancora più importante che sia opera della polizia serba: un fatto che chiude il capitolo degli alibi e dei vittimismi storici per aprire quello della definitiva riabilitazione di un popolo e del suo ingresso in Europa.
E però, al solito, non possiamo dimenticare che Karadzic, oscuro professore di psicologia e poeta di bassissimo livello, non sarebbe diventato ciò che è stato senza l'appoggio di politiche estere, europee e non, troppo deboli e fiacche. Non possiamo non dimenticare che, all'apogeo della sua politica, Karadzic riceveva ministri e presidenti dei consigli tra cui anche lo stesso Mitterand. Una rete di complicità e di colpevoli e omertosi silenzi, di coperture internazionali all'insegna di uno strettissimo rapporto con Milosevic, il "presidente" della Serbia. E per pagare queste complicità, è sempre Nava a ricordarcelo, il prezzo, mai pagato fino ad oggi, fu il tribunale dell'Aja e la consegna dei criminali di guerra come Karadzic, rimasta per troppo tempo una vergognosa lettera morta.
Ora è tempo che i colpevoli paghino.
Che la forza sia con voi


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