POESIA
Leggo, oggi, una notizia che molto mi colpisce e che, in un certo senso, chiude idealmente un "viaggio" cominciato quando ho appreso la notizia della morte di Karl Unterkircher. Sapevo che Dino Buzzati, il magistrale autore de Il deserto dei tartari piuttosto che de Il silenzio del bosco vecchio, era sepolto nella cappella di famiglia nella "sua" San Pellegrino, poco fuori Belluno. Ebbene Almerina, la "sposa bambina" che Buzzati sposò quando aveva 60 anni e lei 25, oggi confida che le sue ceneri (scelse di essere cremato dopo aver rifiutato qualunque ceirmonia funebre) sono state traslate dalla cappella ad un luogo sicuro, in Lombardia. Ed è bellissima e suggestiva e - a me pare - segno di un grandissimo amore, sapere il perché di questa traslazione. Al contrario di altre regioni italiane, infatti, in Veneto manca ancora una legge che permetta di seppellire o disperdere le ceneri dei propri cari. E Almerina questo sta aspettando: che il Consiglio Regionale approvi la legge che le permetta di disperdere ceneri del marito nel luogo che Buzzati amava più di ogni altro, le sue Dolomiti. Ma non in un luogo qualunque delle Dolomiti. No: probabilmente il luogo scelto sarà la Croda da Lago, poco sopra Cortina, che Buzzati ascese quand'aveva solo 14 anni e ove risalì, per l'ultima volta, quando ne aveva già 60. E la Croda da lago è un posto bellissimo, meraviglioso, ove spesso son salito anche io. E' una decisione che mi ha commosso moltissimo. Così come le parole che Almerina affida al giornalista:
Dino voleva sparire, chi lo ha conosciuto lo sa. Ha rifiutato il funerale, ha scelto di essere cremato (...) Per questo ho pensato che sarebbe stato felice se fosse stato tolto dal buio e dal freddo della tomba e disperso tra le due amate Dolomiti. Tra i suoi gnomi e i suoi fantasmi.
Buzzati amava la montagna. Era profondamente innamorato delle Dolomiti. Quand'era studente di Liceo scrisse: "Di fronte alla bellezza delle crode trovo che anche il greco e il latino e la letteratura italiana e Dante e il Petrarca sono fesserie compassionevoli". Giudizio per la verità un pò troppo duro ma che la dice lunga sul fascino della montagna. Lo stesso fascino che "subiva" Karl e i suoi due compagni di cordata che, oggi, probabilmente saranno definitivamente tratti in salvo dopo una marcia durata 9 giorni e 8 notti tra gli 8000 e i 6500 metri d'altitudine.
Che la forza sia con voi....
Etichette: CULTURA
2 Commenti:
Un appunto, Davide.
Il secondo libro che hai citato ha il titolo sbagliato. Il titolo corretto è Il segreto del bosco vecchio e, domani mattina, giovedì 24 luglio alle otto di mattina su Italia 1 trasmetteranno il film di Ermanno Olmi con Paolo Villaggio come protagonista proprio tratto da quel libro.
Solo per la poesia delle immagini e l'interpretazione di Paolo Villaggio, è un film da non perdere.
Avete assolutamente ragione..nella fretta della battitura c'è scappato un grossolano errore.
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