SCAPACCIONI
Ho sempre trovato questa foto profondamente suggestiva. Olimpiadi di Città del Messico (1968), John Carlos e Tommie Smith, medaglia d'oro e di bronzo sui 200 metri, salgono sul podio e alzano al cielo il pugno chiuso a denunciare le discriminazioni razziali che, in quegli anni, imperavano negli Stati Uniti. Ebbene: cominciano i giochi olimpici cinesi. La ministra Giorgia Meloni propone che gli atleti italiani boicottino la cerimonia di apertura in segno di protesta contro le sistematiche violazioni dei diritti umani commessi dalla Cina. Analoga decisione è già stata assunta da un'atleta tedesca, Imke Duplitzer. Mi spiace (nel senso che milita dalla porta opposta alla mia), ma a me la proposta della Meloni è parsa davvero convincente. Ma ha ragione Pietro Mennea che oggi su Repubblica spiega: l'errore di fondo "è stato assegnare i Giochi ad un paese di cui si sapeva tutto, quanto a violazione dei diritti umani e civili. Il Comitato Olimpico Internazionale ha privilegiato la logica del business, degli affari".
Già: business, affari. Da ipocriti pensare che il denaro non entri nello sport, men che mai in quella che dovrebbe essere una "vetrina" di dilettanti qual è l'Olimpiade. Allucinante che la logica del denaro voglia comandare sullo sport. Perché questo sta accadendo e, sempre oggi, si legge dell'ennesimo colpo mortale inferto al ciclismo: anche Emanuele Sella (vincitore delle tre tappe montane più impegnative dell'ultimo Giro d'Italia), dopo Riccò, sarebbe risultato positivo al doping! Vederlo scattare lungo pendenze che persino in macchina è dura superare, era uno spettacolo meraviglioso. I muscoli tesi allo spasmo, il sudore che imperla la fronte, il ghigno beffardo di chi ha fame di vittoria: scene di un'epica dello sport troppo bella per essere vera. Ed infatti non lo era.
L'odissea è finita. Marco Confortola è arrivato al campo base e da qui, presto, tornerà in Italia, a Padova per la precisione dove - nel Policlinico Universitario - sarà curato per il grave congelamento ai piedi di cui è rimasto vittima. E dalle sue prime parole, immagino occorrerà ricostruire ex novo la tragedia. Già perché Marco parla di materiale scadente, di errori grossolani (come si fa a piantare un chiodo corto su un seracco?), di corde fisse insufficienti. Ma anche di gesti eroici come quelli compiuti dagli sherpa che gli hanno letteralmente salvato la vita. La montagna non è né traditrice né assassina. La montagna è semplicemente...viva. Si muove, respira. Ti accetta o ti respinge a seconda di come tu ti avvicini ad essa. Regole basilari che ciascuno deve sempre tenere a mente, sia che scali un ottomila sia che compia una escursione lungo i tanti sentieri che solcano le nostre Dolomiti: mai andare in montagna da soli, mantenere sempre la concentrazione, indossare calzature adeguate (una volta ho vista una ragazza che pretendeva di salire sull'Antelao in scarpe da tennis!), avvertire sempre il gestore del rifugio o l'albergatore dove si soggiorna di quale meta abbiamo e dell'ora prevista per il rientro, pianificare l'escursione sin nei minimi dettagli. E - soprattutto se avete bimbi piccoli - attenzione, sempre!
Che la forza sia con voi!
P.S.: vi ricordo che domani sera, giovedì, in via Naritti la rassegna di Cinema Estivo propone l'ultimo film della saga di Indiana Jones. Ieri sera, martedì, un tutto esaurito ha salutato la proiezione del film Gomorra: film duro, da pugno allo stomaco ma profondamente vero. Ma c'é chi sostiene che questa (non il film, l'intera rassegna) non è cultura...mah!
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