SPRITZ
Quando sei in vacanza ti possono capitare molte cose.
Ti capita, ad esempio, di assistere alle ingerenze del Vaticano sulla linea editoriale di Famiglia Cristiana, il settimanale di (si noti bene!) ispirazione cattolica edito dai Paolini, che - negli ultimi numeri - non è stata particolarmente tenera col governo Berlusconi. E improvvisamente scatta la reazione di una Chiesa che, purtroppo, spesso si dimentica che vi fu Chi i mercanti dal tempio li scacciò. E a frustate.
Ma ti capitano pure autentiche esperienze mistiche: come quella di svegliarti la mattina presto, uscire e guardare un mare di nuvole coprire le montagne oppure assaggiare una grappa di pino mugo col tuo mezzo toscano serrato tra le dita e pensare che se non è felicità questa poco ci manca!
Oppure ti capita di conoscere, nel tuo stesso albergo, un gruppo di senesi e di guardare insieme a loro il Palio di Siena: e capire regole, meccanismi, intrighi e complotti di questo affascinante spettacolo.
Ti può capitare persino di fare un esperimento: andare in 4 paesi diversi (alcuni anche prestigiosi), ordinare uno spritz e accorgerti che non c'é storia: come li fan dalle nostre parti non li fa nessuno! E non è quesitone di ingredienti (benché in un bar abbia persino letto che esisterebbe uno "spritz all'acqua") ma di contorno: si può, mi chiedo, esteticamente accettare uno spritz senza oliva? Perché uno spritz senza oliva è come un piatto di sardee in saor senza...saor!
Poi ti capita di ascendere sin quasi ai tremila metri, scendere e fermarti in una specie di bazar. Scostare un oggettino in legno (rigorosamente "made in china") e leggere, appesa alla parete, la lettera che, nel 1914, un soldato inviava alla famiglia alla vigilia di una battaglia. E, con le lacrime agli occhi, comprendere che quel giovane sapeva di morire. E leggere in quelle righe che il suo sacrificio lo "offriva" alla patria, ai suoi compagni d'arme, ad un idea alta e nobile di libertà.
Poi ti capita pure di incazzarti (ed uso un eufemismo) quando entri in Chiesa per la messa domenicale. E osservi sorridente una bimba piccola, bionda, bellissima anche se affetta da un grave deficit. E accorgerti che nessuno, ma proprio nessuno, in quella Chiesa ha il buon senso di alzarsi e cedere il posto alla giovane madre che se la cullava colma di amore pieno e totale. E ti vien da considerare che è proprio vero: i farisei li trovi dentro al tempio, mai fuori!
Oppure ti capita di guardare con supponenza un turista che indossa la maglia che ricorda come la sua città, Genova, fu una Repubblica Marinara e ricordargli che la 53^ edizione del Palio delle repubbliche Marinare l'abbiam vinta noi veneziani!
Oppure può accadere che mentre passeggi rifletti sulla fenomenologia del turista riconoscendo come la lentezza intelligente sia patrimonio di sempre meno persone che anche quando son in vacanza non riescono a mutare la propria percezione del tempo. E camminano in fretta, con la testa china sul sentiero senza accorgersi che a due passi d aloro un capriolo sta brucando l'erba e, poco distante, una marmotta fischia. E ti viene in mente un bel libro, pubblicato nel 2004, da Gian Luigi Beccaria e titolato per l'appunto Elogio della lentezza. Che col camminare c'entra nulla. Ma per una volta che il prof. Beccaria scrive un bel libro...
Infine (da buon linguista) ti vien da pensare che le intonazioni dialettali non segnano solo l'appartenenza geografica ma anche il carattere. E così l'accento veneziano è molto dolce, cantilenante quasi. E' come l'acqua che scorre placida lungo i canali. Quello padovano, invece, è dotto e un pochino arrogante. Quello chioggioto è ancora più cantilenante del veneziano ma anche subdolo, furbesco. Il milanese è aperto, oscenatamente aperto e ti fa ricordare qualche canzone di De Andrè (ch'era genovese) su puttane dalle coscie larghe. E quello fiorentino ti ispira simpatia con quella "c" aspirata che quasi si nasconde. Mentre quello romano è caciarone, casinista, supponente. E allora a quella comitiva di romani che, a 2000 metri d'altezza (ove son arrivati, ovviamente, non a piedi ma in jeep) criticavano tutti e tutto a me è venuta davvero la voglia di mandarli......(e ce li ho pure mandati realmente!). E non perché avessero votato Alemanno. No: semplicimente mi stavano antipatici.
Che la fora sia con voi e....sani
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