FELICITA
1) Sono molti i motivi oggi per i quali essere felici. Una telefonata bella e inaspettata di prima mattina; l'alba con un sole semplicemente meraviglioso; le cime delle Dolomiti che contrastando col nitore di un cielo blu cobalto rivelano le loro cime innevate (ed intanto le ciaspe sono pronte...vero Silvano?); un sms inviatomi da 3 cari amici che, per allenarsi all'ascesa al K2, stanotte se ne son rimasti sulla vetta del Monte Rosa a -38 (che la forza sia con voi!); la speranza che, nonostante i pesantissimi tagli al bilancio, nel 2009 si avvii la vera campagna di scavi archeologici della nostra abbazia di sant'Ilario a Dogaletto. Ma anche il fatto che oggi comincia il workshop di danza con il bravissimo Michele Abbondanza (protagonista in Teatro Villa dei Leoni, venerdi sera, con Antonella Bertoni di Polis). E' stato un successo incredibile di partecipanti che ci ha sorpreso tutti (grazie all'ottimo Giacomo Cirella, vicepresidente di Arteven). Ma è anche segno di grande ottimismo pensare che ci sono tanti giovani che credono nell'arte, che vogliono fare dell'arte una professione, che si sentono liberi solo nel momento in cui possono realizzare i loro sogni. Ed è dovere fondamentale, io penso, di una Amministrazione Pubblica aiutarli a vivere questo loro sogno. Grazie ragazzi e...che la forza sia con voi!
2) Che c'entra? Dunque, la notizia del giorno (consideriamola tale va là) è che Antonio Gramsci, in punto di morte, ricevette i sacramenti. Embè? Credo che il momento della morte sia l'unico istante in cui davvero si è quel che si è, senza maschere, fraintendimenti. Nudi ed essenziali, insomma. E, io penso, se perfino il figlio di Dio che era anche figlio dell'uomo ha avuto paura della morte al punto da avvertire il senso profondo dell'abbandonarsi totalmente a Dio, cosa ci sarebbe di così strano se anche il fondatore del PCI avesse assunto questa scelta? Cambia forse qualcosa, la notizia di questa sorta di conversione (se davvero di questo si tratta) rispetto alla storia pesonale, politica ed intellettuale che una volta ebbe a dire
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
Che la forza sia con voi!
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