STATO PAPALE?
Alla fine saranno gli storici, e soltanto loro, a "leggere" le vicende post - conciliari della Chiesa. E però quanto sta avvenendo, se messo in fila, ho la sensazione ci stia mostrando sempre più una Chiesa che, nostalgicamente, guarda al suo passato conservatore. E non mi riferisco alle critiche del Vaticano nei confronti delle posizioni americane in materia di aborto; quelle - per così dire - ci stanno tutte. Quanto piuttosto a due notizie di questo ultimo mese. La prima, ad inizio anno: il Vaticano modifica la prassi di recepimento delle leggi italiane. Fino all'anno scorso un meccanismo pressoché automatico prevedeva il riconoscimento immediato, nella giurisprudenza vaticana (che è Stato nello Stato), di tutte le leggi approvate dal parlamento. Ora non sarà più cosi: le normative saranno "vagliate" prima di deciderne l'accettazione o meno. Perché? Perché sono numerose (e fin qui nulla da eccepire) e poi perché, molte, sarebbero in contrasto con la fede cattolica. Il principio, di per se, è incontrovertibile ma, mi vien da dire, perché - ad esempio - non procedere con una rivisitazione delle norme concordatarie? Perché, ad esempio, i Vescovi hanno immediatamente, e con forza, protestato contro i tagli governativi alle scuole paritarie (immediatamente rientrati)? In altre parole: giustissimo affermare il principio che ogni stato debba avere una propria legislazione, ma ciò dovrebbe valere in entrambe le direzioni e non solo verso una. La seconda: un paio di giorni fa, Benedetto XVI revoca la scomunica (risalente al giugno del 1988) ai "seguaci" di Marcel Lefebvre, vescovo francese da sempre anticonciliare. Non solo: tra i vescovi scomunicati vi è anche Richard Williamson, vescovo inglese il quale sostiene che l'Olocausto fu una "invenzione degli ebrei"! E se a questo aggiungiamo la recente reintroduzione, nel canone del triduo pasquale, con la quale i cattolici pregano - il venerdì santo - per la conversione degli ebrei, i quali, fino al 2007, venivano definiti infedeli giudei. Anche in questo caso si è voluto tornare ad un canone approvato all'indomani del Concilio di Trento, nel 1570!
Ecco cosa scrivono, oggi, le comunità cristiane di base nel loro sito:
In una nazione di cristiani, musulmani, ebrei, induisti, non credenti Obama può ben invocare l’aiuto del Dio confinato in una “religione civile” fatta di tradizioni e liturgie tutte americane. Chi ne vuole inventare una nell’Italia concordataria corrompendo persino il Messaggio evangelico non accetta senza riserve la cultura della laicità.
Ed ecco cosa dichiara Gianni Gennari, teologo e partecipante al Concilio Vaticano II:
E' ancora più sconvolgente presentare la revoca della scomunica nel giorno in cui si chiude la settimana per l’unità dei cristiani e nel giorno in cui si celebrano i 50 anni dall’indizione del Concilio Vaticano II, cui ero presente a cinque metri da Giovanni XXIII. 50 anni dopo, nello stesso giorno, si fa un discorso del genere e mi meraviglio come il cardinale Re (creatura di Paolo VI e di monsignor Benelli) abbia potuto firmare un decreto simile. Non so se è vero che qualche altro vescovo abbia rifiutato la propria firma al documento, ma questo sarebbe stato un atto di coscienza. Tutto ciò è uno schiaffo a Giovani Paolo II.
Che altro dire? Al solito: che la forza sia con voi
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2 Commenti:
Forse nella contraddittorietà, nota e ancestrale della Chiesa,che lei fatica ad ammettere, il recepimento delle leggi italiane potrebbe essere un fatto positivo per il nostro Paese, solo se, i nostri politici, riuscissero a distinguere la laicità e l'indipendenza di un stato democratico nel promulgare le proprie leggi rispetto invece a norme dettate da uno Stato nello Stato.
Non crede?
Serena
Mi pare che Lei abbia le idee un pochino confuse. Se, infatti, leggesse anche solo con un minimo di attenzione i post che spesso dedico a questi argomenti non dovrebbe esserLe passato inosservato né il mio richiamarmi ad una idea di "Chiesa minore" né alle mie critiche nei confronti del Vaticano.
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