lunedì 26 gennaio 2009

STATO PAPALE?


Alla fine saranno gli storici, e soltanto loro, a "leggere" le vicende post - conciliari della Chiesa. E però quanto sta avvenendo, se messo in fila, ho la sensazione ci stia mostrando sempre più una Chiesa che, nostalgicamente, guarda al suo passato conservatore. E non mi riferisco alle critiche del Vaticano nei confronti delle posizioni americane in materia di aborto; quelle - per così dire - ci stanno tutte. Quanto piuttosto a due notizie di questo ultimo mese. La prima, ad inizio anno: il Vaticano modifica la prassi di recepimento delle leggi italiane. Fino all'anno scorso un meccanismo pressoché automatico prevedeva il riconoscimento immediato, nella giurisprudenza vaticana (che è Stato nello Stato), di tutte le leggi approvate dal parlamento. Ora non sarà più cosi: le normative saranno "vagliate" prima di deciderne l'accettazione o meno. Perché? Perché sono numerose (e fin qui nulla da eccepire) e poi perché, molte, sarebbero in contrasto con la fede cattolica. Il principio, di per se, è incontrovertibile ma, mi vien da dire, perché - ad esempio - non procedere con una rivisitazione delle norme concordatarie? Perché, ad esempio, i Vescovi hanno immediatamente, e con forza, protestato contro i tagli governativi alle scuole paritarie (immediatamente rientrati)? In altre parole: giustissimo affermare il principio che ogni stato debba avere una propria legislazione, ma ciò dovrebbe valere in entrambe le direzioni e non solo verso una. La seconda: un paio di giorni fa, Benedetto XVI revoca la scomunica (risalente al giugno del 1988) ai "seguaci" di Marcel Lefebvre, vescovo francese da sempre anticonciliare. Non solo: tra i vescovi scomunicati vi è anche Richard Williamson, vescovo inglese il quale sostiene che l'Olocausto fu una "invenzione degli ebrei"! E se a questo aggiungiamo la recente reintroduzione, nel canone del triduo pasquale, con la quale i cattolici pregano - il venerdì santo - per la conversione degli ebrei, i quali, fino al 2007, venivano definiti infedeli giudei. Anche in questo caso si è voluto tornare ad un canone approvato all'indomani del Concilio di Trento, nel 1570!
Ecco cosa scrivono, oggi, le comunità cristiane di base nel loro sito:
In una nazione di cristiani, musulmani, ebrei, induisti, non credenti Obama può ben invocare l’aiuto del Dio confinato in una “religione civile” fatta di tradizioni e liturgie tutte americane. Chi ne vuole inventare una nell’Italia concordataria corrompendo persino il Messaggio evangelico non accetta senza riserve la cultura della laicità.
Ed ecco cosa dichiara Gianni Gennari, teologo e partecipante al Concilio Vaticano II:
E' ancora più sconvolgente presentare la revoca della scomunica nel giorno in cui si chiude la settimana per l’unità dei cristiani e nel giorno in cui si celebrano i 50 anni dall’indizione del Concilio Vaticano II, cui ero presente a cinque metri da Giovanni XXIII. 50 anni dopo, nello stesso giorno, si fa un discorso del genere e mi meraviglio come il cardinale Re (creatura di Paolo VI e di monsignor Benelli) abbia potuto firmare un decreto simile. Non so se è vero che qualche altro vescovo abbia rifiutato la propria firma al documento, ma questo sarebbe stato un atto di coscienza. Tutto ciò è uno schiaffo a Giovani Paolo II.
Che altro dire? Al solito: che la forza sia con voi




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2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Forse nella contraddittorietà, nota e ancestrale della Chiesa,che lei fatica ad ammettere, il recepimento delle leggi italiane potrebbe essere un fatto positivo per il nostro Paese, solo se, i nostri politici, riuscissero a distinguere la laicità e l'indipendenza di un stato democratico nel promulgare le proprie leggi rispetto invece a norme dettate da uno Stato nello Stato.
Non crede?

Serena

27 gennaio 2009 alle ore 10:32  
Blogger Il sito di Davide ha detto...

Mi pare che Lei abbia le idee un pochino confuse. Se, infatti, leggesse anche solo con un minimo di attenzione i post che spesso dedico a questi argomenti non dovrebbe esserLe passato inosservato né il mio richiamarmi ad una idea di "Chiesa minore" né alle mie critiche nei confronti del Vaticano.

30 gennaio 2009 alle ore 17:53  

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