lunedì 10 gennaio 2011

SULLE PRIMARIE

Le primarie furono "inventate" (inventare è verbo corretto giacché se l'ispirazione è statunitense, le modalità di esecuzione sono tutte italiane...) ai tempi della candidatura di Romano Prodi a Presidente del Consiglio. Strumento di legittimazione popolare di un candidato che non era esprerssione diretta di un partito; attraverso un plebiscito popolare - si pensava - Prodi avrebbe sicuramente goduto di un ruolo di forza rispetto alla coalizione che lo esprimeva: tutti ricordiamo come andò a finire. Successivamente le primarie sono state impiegate, dal PD in maniera assolutamente particolare, come strumento di selezione della propria classe dirigente (con annessa norma staturaria che stabilisce che il segretario nazionale è anche il candidato alla Presidenza del Consiglio): anche in questo caso, però, con una modalità partecipativa nella quale il potere decisorio non era affidato solo agli iscritti ma a chiunque "professasse" la propria simpatia nei confronti del PD. Quando sono state utilizzate per scegliere candidati sindaci o governatori regionali esse hanno subito causato più di qualche grattacapo.  Giusto oggi l'ex rettore dell'Università di Padova, Gilberto Muraro, affida ai quotidiani Finegil una riflessione che, sostanzialmente, traduce in linguaggio più semplice un ragionamento che in molti stanno conducendo all'interno del PD. Che, riassunto, dice sostanzialmente questo: il lato debole delle primarie, così come sono realizzate, è rappresentato dal fatto che, per vincerle, è bastevole un voto in più degli altri competitors ma vincerle non significa avere la maggioranza di quanti andranno poi a votare. In altre parole: posso vincere le primarie anche soltanto col 20% dei consensi; cioè con una minuscola parte dei consensi di cui ho bisogno per vincere le elezioni. Non solo: ma con una minuscola parte anche rispetto all'elettorato cui potenzialmente mi rivolgo. Infatti a queste primarie all'italiana manca una cosa molto semplice: il ballottaggio. Se ho più di due candidati, col ballottaggio spingo i due "finalisti" a cercare di allerasi con gli esclusi e nello stesso tempo posso aumentare il mio consenso. In caso contrario sperimenterò ancora a lungo la distanza che c'è nel vincere le primarie col 30,35% dei consensi e la percentuale di cui avrei bisogno per vincere le elezioni vere.
Che la forza sia con voi.

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