mercoledì 31 dicembre 2008

BUON ANNO


Buon 2009..
ad Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, rinchiusa in casa dal regime birmano;
ad Ingrid Betancourt ritornata a casa;
al cardinale Tettamanzi, arcivescovo di Milano, che ha stanziato 1 milione di euro per le famiglie in difficoltà;
ai cristiani perseguitati in India;
a tutti coloro che si riconoscono - al pari mio - nella "Chiesa minore";
a chi è in ricerca con l'augurio che questa ricerca abbia presto fine nell'incontro con la Verità;
al cardinale Carlo Maria Martini che si sta misurando con l'ingratitudine di molti;
al Patriarca emerito di Venezia, Marco Ce';
ai 18 temerari che, il 1 gennaio, inizieranno la Amundsen Omega3 South Pole Race: 1000 kilometri - a piedi - attraverso il Polo Sud a -50°;
a Dustin Hoffman (sì, proprio a lui) che si è innamorato dello spritz;
ai lavoratori della Syndial che ha comunicato la chiusura degli impianti;
a quelli della Sirma e a quelli delle tante aziende sempre più in difficoltà;
a Loredana, Daniela, Cristina, Paolo, Loris, Giampietro, Giorgio, Alberto e Natalino che continuano ad accogliere senza giudicare;
agli amici di Passerella;
a Francesco che sta lottando e alla sua meravigliosa Silvia che lotta il doppio di lui;
alle comunità cristiane di base;
ai monaci di Camaldoli e a quelli del Monte Rua;
a Gianni, Beppe, Carlo, Lucia, Diletta e - con loro - a tutti gli amici di Esodo;
a coloro che non ci sono più ma ai quali, il 31 dicembre, continuo - guardando il cielo - ad augurare "buon anno" mentre una lacrima solca il viso;
Buon 2009 a tutti quelli che, come noi, non smettono mai di sognare, eterni bambini sempre stupiti del mondo...
Buon Anno e che la forza sia con voi!
E che questo 2009 porti pace vera in Medio Oriente





martedì 30 dicembre 2008

BARACK SMOKING DRAMA



Fu John Fitzgerald Kennedy a decretare, con il proclama n. 3447, il cosiddetto embargo contro Cuba: il divieto cioè di intrattenere qualunque tipo di scambio commerciale con la piccola isola governata da Fidel Castro. Da subito, però, fu embargo "strano": è risaputo - infatti - che JFK continuava, serafico, a gustarsi i suoi sigari Montecristo, provenienti direttamente da Cuba. Arnold Schwarzenegger, ad esempio, fuma sigari cubani da sempre (meglio: da quando ha abbandonato la carriera del body builder di professione). Ma da quando è diventato governatore della California, è "costretto" a fumare di nascosto, tanto da aver addirittura tentato di dotare la propria residenza governativa di appositi gazebo smoking free. Non si sapeva, invece, che l'attuale presidente eletto (che presterà giuramento il 20 gennaio 2009) ha, pure lui, il vizio del fumo. E scatta subito un problema (gli americani, a me han sempre dato l'idea di popolo bravo a creare problemi ma forse mi sbaglio): dove diavolo lo facciamo fumare? Eh già perché Hilary Clinton, salutista doc, rese l'intera Casa Bianca smoking free. In attesa che il dilemma sia sciolto, ecco un divertente ed ironico editoriale, a firma della sempiterna bravissima Maria Laura Rodotà, pubblicato da Il Corriere di oggi (occhio alle 3 righe finali, semplicemente straordinarie):
Se ci fosse un appello planetario «lasciate fumare Obama dove gli pare e quando gli pare» andrebbe firmato in massa; per seri motivi. Insomma: se un povero neopresidente con tre guerre in corso e la peggiore crisi economica degli ultimi decenni si vuole accendere una sigaretta nei momenti di tensione deve poterlo fare. Anche se è leader di una nazione sempre più antifumo; dove il medio benpensante politicamente corretto (obamiano) pensa che chi fuma sia inaffidabile e/o affetto da turbe psichiche. Magari nel caso di Obama è il contrario; premesso che fumare è letale (ma legale), lui è il tipo di fumatore che ogni tanto deve fermarsi e accendere una sigaretta per chiarirsi le idee. Ed è meglio che accenda, scrive saggio Ron Rosenbaum su Slate: «Davvero volete che Barack Obama, il tizio che ha il dito sul pulsante nucleare, vada in crisi di astinenza da fumo? Il fumo passivo uccide, ci dicono. E il plutonio radioattivo passivo, allora?».
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In effetti. Rosenbaum fa poi notare come George W. Bush non abbia preso grandi decisioni astenendosi dall'alcol: «Forse una birretta lo avrebbe calmato abbastanza da farlo pensare due volte prima di invadere l'Iraq o a deregolare i mercati». Ma c'entra poco, si sa che a pensare non era W. Con Obama è diverso. Non è solo il primo presidente nero; è stato il primo direttore nero della Harvard Law Review. Conosce l'arte della sottile distinzione giuridica. Intervistato ferocemente sulle sue ricadute di fumatore, da Barbara Walters e poi da Tom Brokaw (ultimamente le domande sull'Obama Smoking Drama sono più incalzanti delle domande sul cane) ha detto che non violerà «le regole della Casa Bianca». Il presidente vive e lavora alla Casa Bianca. Però, si è subito osservato, «va in molti altri posti, Chicago, Camp David, l'Europa, il Medio Oriente, il South Dakota» e non ha mai detto al popolo americano che lì non fumerà. Oltretutto, le regole vietano il fumo all'interno; un presidente può sempre uscire e dare due tiri nel Rose Garden con gli agenti che fanno la guardia come quando si fumava nei bagni di scuola. O magari violerà qualche regola, vivaddio; e anche i suoi elettori saranno contenti se non è perfetto (gli elettori che avevano votato Hillary alle primarie saranno ancora più contenti; era stata lei, da first lady, a rendere la Casa Bianca zona antifumo; poi il marito si distraeva con dei sigari spenti, ma questa è un'altra storia).
Speriamo lo lascino fumare..e chissà che vi sia qualcuno che faccia un analogo appello per un povero vicesindaco di provincia.....
Che la forza sia con voi!


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mercoledì 24 dicembre 2008

BUON NATALE




Buon Natale...

a chi è stato ferito

umiliato;

agli sconfitti dalla vita

e

a chi la vita la vince ogni giorno col sudore della fronte e la forza delle idee

a chi non si stanca mai di chiedere scusa

e a chi non si stanca mai di perdonare.

Buon Natale

a Ilaria e Davide

cuccioli d'uomo

che

al mondo guardano con occhi

sempre pieni di meraviglia.

Buon Natale

a chi vive ogni giorno

come fosse l'ultimo

e a chi

ogni giorno

ha la forza comunque di alzarsi e lottare.

Buon Natale

a tutti quelli che lottano

per mantenere il proprio posto di lavoro

e a quelli che lottano

per conquistarselo.

Buon Natale

a

Barbara Foglieni

che, a 32 anni, ha scoperto una nuova variante dell'HIV

ma che fra 3 mesi rischia di rimanersene disoccupata perché non sa se il suo assegno di ricerca da 1000 euro al mese in qualità di ricercatrice precaria le verrà rinnovato.

Buon Natale

a chi pretende di razionalizzare tutto

comprendere tutto.

Buon Natale

ai folli, ai matti,

ai poeti.

Buon Natale

a Loredana, Daniela, Cristina, Paolo, Loris, Giampietro, Giorgio, Alberto e Natalino

che accolgono senza giudicare;

a Gianni, Carlo, Beppe, Lucia e - con loro - gli amici di Esodo

figli di una Chiesa minore.

Buon Natale

a Carlo Maria Martini

e ai vescovi illuminati.

Buon Natale a Beit Sahour

e a Gerusalemme.

Buon Natale a tutti voi.....


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martedì 23 dicembre 2008

TRASVERSALITA









Vi segnalo questa nuova iniziativa del mio grande amico Andrea (Causin). Andrea è persona "trasparente", assolutamente coerente con se stesso e con le proprie idee. Chi altri, infatti, potrebbe anche solo pensare di dar vita ad un "gruppo politico" insieme ad una assessora regionale di Alleanza Nazionale? Non conosco Elena Donazzan ma, immagino, che se l'ex presidente provinciale delle ACLI decida di costruire una nuova iniziativa politica con lei, significa che pure lei ha onestà e libertà intellettuali davvero notevoli. L'iniziativa si chiama Persona e Libertà (http://www.personaeeliberta.it/) e vuol essere, per l'appunto, una iniziativa politica trasversale in cui cattolici, di appartenenze anche diversissime, si confrontano su valori, ideali e scelte che purtroppo non sono oggetto praticamente mai di riflessione politica.
Questo il loro manifesto dei valori:

Oggi, la presenza dei cattolici nello scenario politico Italiano, si configura in modo plurale, in partiti diversi e in schieramenti avversi.
La complessità dell’evoluzione economica e sociale del nostro Paese, necessita che questa presenza, in qualsiasi formazione politica essa avvenga, sia capace di essere significativa ed efficace al fine dello sviluppo integrale della persona umana e della sua libertà.
Il Santo Padre, Benedetto XVI ha ribadito di recente, a questo riguardo, la necessità, nel mondo del lavoro, dell’economia e della politica, di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile.
L’evoluzione della scienza e della tecnica, l’affermazione di modelli economici globali interdipendenti, la rapidità con cui in ogni istante vengono scambiati in tutto il pianeta quantità enormi di informazioni e di dati, cambiano profondamente la vita e le relazioni delle donne e degli uomini del nostro tempo.
I cattolici che vivono la responsabilità politica sul versante delle istituzioni, sia nell’azione quotidiana di governo sia nell’attività legislativa, si trovano di fronte a sfide inedite.
Non v’è dubbio che i cattolici in politica, e nel Paese, oggi siano una minoranza.
Vi è la necessità tuttavia che il sistema di valori e di prassi della tradizione cattolico – democratica possa essere riproposto con forza e significanza nel dibattito politico Italiano.
All’interno dell’aula del Consiglio Regionale del Veneto, vi sono consiglieri che provengono da differenti esperienze della cultura cattolica. Chi dai partiti che hanno incarnato questa tradizione, chi da ambiti associativi o di pastorale di riferimento, altri ancora da esperienze politiche direttamente riferite ai principi di ispirazione cristiana.
Lo scopo dell’intergruppo è quello di diventare un luogo di dibattito e di sintesi su alcuni temi che sono particolarmente vicini e inerenti alla sensibilità ci chi prima che essere un legislatore regionale, è una persona che ha un riferimento culturale preciso ed è in un cammino di fede.Con l’adesione a questo manifesto i consiglieri danno vita all’intergruppo consigliare Persona e libertà, e si impegnano a promuoverne le iniziative e i contenuti.
La promozione della persona umana
La complessità della società attuale e le criticità dell’economia del momento contingente possono essere affrontate solo in un modo. Mettendo al centro dell’azione politica la promozione della persona Umana. Ciò significa affermare il primato dell’Uomo rispetto al profitto, alla scienza e ad altre dimensioni del vivere umano.
La promozione della persona umana passa per il riconoscimento del suo valore, anche trascendente. La storia dell’uomo, dall’inizio, è stata profondamente segnata dalla ricerca di Dio, e da una dimensione spirituale. E questa tensione ha fortemente segnato l’evoluzione culturale e delle istituzioni.
Nel caso dell’Europa per esempio risulta difficile comprendere la complessità dell’evoluzione storica, culturale dei popoli, e gli attuali ordinamenti istituzionali e democratici, il complesso delle relazioni tra persone, tra corpi sociali e corpi intermedi, se non alla luce del Cristianesimo.In questo scenario promuovere la persona umana, significa promuoverne lo sviluppo integrale, la libertà di scelta, dai processi educativi, alla dimensione religiosa, affettiva, relazionale e professionale.
scienza e vita: frontiere e limiti
La questione sociale non riguarda più soltanto i temi dell’uguaglianza e del lavoro, ma l’esistenza stessa di ogni uomo e di ogni donna, dal concepimento al suo termine naturale. La vita così, oltreché centro della questione sociale, si trasforma in “questione antropologica”.Infatti la tecnica è entrata ormai in una fase in cui è in grado di modificare sia l’uomo che la natura.Essendosi impossessata delle conoscenze per manipolare la vita, è diventata il potere sociale più invasivo e affascinante ma anche più pericoloso per il futuro dell’umanità.
Per la dottrina sociale della Chiesa, il diritto alla vita è diritto primario, origine e condizione di tutti gli altri diritti della persona e trova fondamento nella sua inviolabile dignità.Sia che si tratti di cellule staminali o di fecondazione assistita, di aborto o di pillola Ru486, di testamento biologico o di eutanasia, di trapianti o di clonazione, i cittadini si attendono che il legislatore stabilisca delle regole di comportamento cui attenersi.
La scienza costituisce allo stesso tempo una frontiera da esplorare e un potenziale pericolo.All’uomo spetta la responsabilità di esplorare e di fissare il limite. Affinché essa non vada contro l’uomo stesso.
Questa responsabilità si esercita in modo diretto, nell’esercizio delle professioni mediche e scientifiche ma anche attraverso l’attività delle assemblee legislative di tutti i livelli, dove uomini e donne sono chiamati a riconoscere le potenzialità della scienza e, allo stesso tempo, fissarne i limiti.Il discernimento richiede di confronto e di entrare nel merito delle questioni sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista etico.
il valore sociale della famigliaLa Costituzione Italiana all’Articolo 29 recita “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. E all’Articolo 31 prosegue “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”.Nonostante siano trascorsi 60 anni dall’entrata in vigore dal dettato costituzionale il tema della famiglia rimane ancora di carattere strategico per l’agenda politica Italiana. La famiglia oggi rimane un vero e proprio ammortizzatore sociale. Dalla cura dell’infanzia, all’assistenza dei non autosufficienti, disabili e anziani, fino alla funzione di ammortizzatore sociale di fronte alle situazioni di difficoltà nel mondo del lavoro, la famiglia svolge un ruolo di sostegno e di supporto nella vita delle persone. In questo senso, il ruolo di valore pubblico della famiglia va riconosciuto e sostenuto dallo Stato e dalle Istituzioni.
Un nuovo umanesimo del lavoro
Il mondo del lavoro rimane un ambito di impegno sociale e politico prioritario. Il lavoro è una delle dimensioni centrali della vita delle persone, intorno alla quale ruotano relazioni, affetti, e possibilità di espressione de affermazione della persona. I cattolici – come si evidenzia nella Laborem exercens - devono interrogarsi e proporre soluzioni efficaci di fronte alla crescente precarietà lavorativa, alla disoccupazione dei lavoratori non qualificati, alla necessità di promuovere percorsi di formazione ed aggiornamento per consentire a tutti i lavoratori di rimanere “competitivi” nel mercato del lavoro, e per fare in modo che i lavoratori temporaneamente esclusi dal circuito lavorativo possano rientrarvi velocemente.
La recente crisi finanziaria mondiale pone poi in tutta la sua evidenza la necessità di riscoprire l’etica nella finanza e nell’economia. La finanza non può essere costruita solo sulle speculazioni o su “artifizi”, ma deve trovare fondamento nell’economia reale.
Serve un rinnovato impegno affinchè la politica individui quelle soluzioni che consentano di evitare che le crisi della economia finanziaria trasbordino sull’economia reale, rendendo difficile il ricorso al credito per le piccole e medie aziende e provocando, conseguentemente, ricadute negative sui livelli occupazionali.E’ necessario ribadire il primato dell’economia sulla finanza, il primato del lavoro sul capitale e il primato della persona sul lavoro.
Il valore pubblico dell’iniziativa privata: la sussidiarietà
L’Italia e il Veneto, sono segnati da profonde trasformazioni. Dal punto di vista economico, demografico e sociale. Lo Stato, nel nostro Paese, come in tanti paesi europei ha svolto un ruolo preponderante nella definizione e nella erogazione dei servizi alle persone.
In veneto, in particolare, nei campi dell’assistenza all’infanzia (scuole materne), nell’assistenza ai diversamente abili e alle persone anziane, negli ambiti della sanità e della formazione, in particolar modo quella dell’avviamento professionale, dal dopoguerra ad oggi si è affermato un modello di sussidiarietà orizzontale.
Ci sono soggetti privati che in partenariato con lo Stato e con gli enti locali svolgono servizi di pubblica utilità. Centri di Formazione Professionale, Scuole materne parrocchiali e di associazioni private, associazioni e cooperative sociali che operano nel campo dell’assistenza e dell’avviamento professionale delle persone diversamente abili, cliniche private e case di riposo, rappresentano nella maggior parte dei casi un tentativo riuscito di parterschip tra pubblico e privato.
Questa idea di sussidiarietà che prefigura uno Stato meno pesante e invadente, e la presenza di un privato, che elevando gli standard di qualità, possa garantire sempre di più e meglio una funzione pubblica, prefigura un modello virtuoso.
Queste prassi di sussidiarietà orizzontale vanno riconosciute e sostenute.
L’impegno per la salvaguardia dell’ambiente
Nel nostro Paese è ancora scarsa la sensibilità verso il problema dell’ambiente.Serve un impegno condiviso, di cui i cattolici possono essere promotori e protagonisti, per aumentare la consapevolezza sulla necessità di nuovi stili di vita che consentano di diminuire le emissione di CO2, puntando sulle energie rinnovabili e riducendo l’inquinamento.
E’ vero che di fronte ad un problema globale come l’innalzamento della temperatura media sulla terra, le risposte devono essere globali ma l’Italia, in questa fondamentale sfida, deve fare la propria parte.
Lo stesso papa Benedetto XVI ha ribadito in più occasioni come uno dei campi, nei quali appare urgente operare – soprattutto per i cristiani impegnati nel sociale - è senz’altro quello della salvaguardia del creato.
Prima che sia troppo tardi – secondo il Pontefice - occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra.Serve, in definitiva, un sì deciso alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile.
Su questo fronte, anche l’assemblea legislativa del Veneto è fortemente impegnata.
Le scelte in materia di salvaguardia del territorio, di politica energetica, di viabilità e mobilità, di urbanistica, ci chiamano a scelte che riguardano non solo la nostra generazione, ma anche quelle future.
Uno stile nuovo per una politica nuova
L’intergruppo Persona e Libertà non vogliono promuovere solo una riflessione condivisa su alcuni problemi e alcuni contenuti. Vuole promuovere uno stile nuovo con cui vivere la politica. Uno stile che abbia come metro il servizio e la disponibilità agli altri, non solo ai propri potenziali elettori, che possa dare senso alla definizione “senza vincolo di mandato”.
L’interesse generale spesso confligge con la ricerca del consenso, tuttavia il Bene Comune si persegue solo perseguendo con grande decisione l’interesse generale.La sobrietà, il rispetto per l’istituzione che si rappresenta, la capacità di ascolto e di disponibilità, l’utilizzo corretto degli strumenti di governo e di legislazione di cui si dispone, non sono solamente dei comportamenti esteriori, ma rappresentano un obiettivo strategico per ridare valore alla politica.
Andrea Causin Consigliere Regionale del Veneto
Elena Donazzan Assessore all’Istruzione e al Lavoro – Regione del Veneto
Che la forza sia con voi!

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lunedì 22 dicembre 2008

SCELTE

Ieri sono andato a Messa nella mia parrocchia, ad Oriago. Dopo alcune domeniche in cui vi ho partecipato da "rappresentante delle istituzioni" (con fascia tricolore e posto in prima fila), sono finalmente riuscito ad andarci come piace a me: in fondo, tra gli ultimi banchi; vicino ad amici storici come Massimiliano (uno che le montagne non solo le conosce per nome ma gli da pure del tu), Linter, Margherita, Marco, Valentina. Amici coi quali sono cresciuto potendo sempre contare su di loro. Mi piace partecipare alla Santa Messa delle 11 in questa parrocchia: rimango sempre positivamente colpito dalla folta presenza di giovani mentre i giovanissimi (quelli, insomma, delle prime classi delle superiori) animano con grande cura i canti grazie all'impegno profuso da un altro amico, Danilo. Ieri riflettevo su una progressiva modifica della liturgia. Mi spiego: alcuni anni fa, in un momento di ritorno al passato, erano stati cortesemente "banditi" una serie di canti moderni, vivaci, molto ritmati. Si scelse, cioè, di ritornare a canti "canonici", tradizionali. Ora invece, per fortuna, si torna a canti che esprimono, non solo nei testi ma anche nelle musiche, la gioa. Mi piace, ad esempio, moltissimo Il cantico delle creature nell'arrangiamento proposto ieri: testo filologicamente corretto (e non è facile) e musica di straordinaria bellezza (realizzata da Angelo Branduardi). Con quel testo si è raggiunta la massima poesia ed il suo contenuto vale più di mille dissertazioni teologiche: solo un'anima pura come quella di Francesco, infatti, può arrivare a chiamare la morte sorella. E' un palinsesto di emozioni semplici, tenere, apparentemente banali: lo stupore per la luna, il sole, le stelle; per la terra e gli animali; per il fuoco e per l'acqua. In realtà questo stupor mundi cela una verità fondamentale: sono tornando a vedere il mondo con gli occhi di bambino riusciamo a scoprirne le meraviglie intatte. E mi ha colpito molto l'omelia di don Adriano incentrata sulla difficoltà dello scegliere, sulla difficoltà di capire chi davvero noi siamo, sui criteri attraverso cui possiamo operare un discernimento. Scegliere è sempre difficile. Ma scegliere significa essere davvero liberi!
Post forse confuso...ma è lunedì.
Buona settimana a tutti. Che la forza sia con voi e...Dio vi benedica!



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venerdì 19 dicembre 2008

PASSANTE



Stamani sono andato, insieme al sindaco e ad una delegazione di consiglieri provinciali e regionali (con Andrea Causin, Franco Frigo fra gli altri), tecnici, onorevoli di varia estrazione politica (tra i quali il mio amico Marco Stradiotto), a compiere il "sopralluogo" del Passante di Mestre. Siamo partiti dal vecchio parcheggio del casello di Dolo distribuiti su 5 autobus (in quello, piccolino, ove mi trovavo eravamo tutti del PD ad eccezione di un consigliere regionale dell'UDC. e vi lascio immaginare le battutaccie che si è dovuto sorbire lungo il viaggio). Siamo entrati in questa nuova infrastruttura all'altezza di Quarto d'Altino e da lì, a ritroso, abbiamo percorso i 32 chilometri di questo serpente di asfalto. Giunti alla fine, in un gigantesco tunnel, ho ascoltato con attenzione gli interventi del commissario straordinario al Passante, dei presidenti delle province di Treviso e Venezia (e quello di Davide Zoggia mi è parso, fra tutti, il più lucido). Confesso che ho ricavato impressioni contrastanti da questo viaggio. Certo: non si può non rimanere stupiti dalla maestosità di questa opera. Ne si può sorvolare sul fatto che essa pare assolutamente strategica per il Veneto anche in prospettiva del "corridoio 5". Ne che si tratta di un'opera autenticamente italiana dove le aziende impegnate hanno dimostrato di cosa sono capaci. E però a me manca qualcosa. Manca una vision diversa sullo sviluppo sostenibile. Non ho potuto fare a meno di notare, nei pressi di Vetrego, un nutrito gruppo di manifestanti contro il Passante. Certo: probabilmente in questa protesta c'è molto di "campanilismo". Ma non basta. Io credo che questa infrastrutture non bastino. O forse, più semplicemente, non servano. Meglio: non servirebbero se ad esempio iniziassimo a ragionare concretamente sul trasporto merci su rotaia anziché su gomma o mediante il riuso dei canali navigabili. E invece sempre più spesso ci limitiamo a vedere solo la soluzione più "semplice": quella di infliggere ferite mortali al territorio.
E ho notato, non senza malizia sia chiaro, che la nostra "carovana" tendeva, come dire?, ad accelerare nei punti (e sono davvero tanti ancora) in cui questa strada non è ancora completata...
Se vi è sfuggito, vi consiglio di recuperare - nell'edizione odierna de Il Corriere del Veneto - il bell'articolo che Lorenzo Tomasin dedica a Manlio Cortelazzo in occasione del suo 90° compleanno. Cortelazzo è il più insigne fra gli etimologisti italiani. Razza assolutamente particolare quella degli etimologisti: persone che si appassionano alla storia e al significato delle parole. Ha insegnato a Padova dove, se non erro, è professore emerito. Cortelazzo l'ho incontrato, durante i miei studi universitari, di sguincio (ma ho seguito le lezioni del figlio, Michele, che si è via via specializzato nello studio dell'italiano contemporaneo e settoriale, in specie giovanile: argomento cui ho sostanzialmente dedicato la mia tesi di laurea) ma fra le sue opere ho spessissimo consultato il suo (scritto insieme a Paolo Zolli) Dizionario etimologico della lingua italiana. Auguri prof!
Che la forza sia con voi!

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giovedì 18 dicembre 2008

PRIMARIE? NO! UN PRIMARIO!

Ecco ci mancano...Ho militato in un partito, La Margherita - democrazia e' liberta, in cui un'esemplare di intellighentia fu la Flavia Vento (e a nulla son valsi i miei tentativi di conoscerne le fondamenta bibliografiche del suo pensiero politico). Pure la Ferilli ci ha messo del suo. Ma ora....E così mentre in Francia le President si sposa la Carla (Bruni), da noi, dopo Mara Carfagna (ministra del governo Berlusconi), che poteva fare il PD? Risvegliarsi con l'Alba! Parietti per la precisione. La quale tra ieri e oggi rilasciava dichiarazioni non solo di entusiastica adesione al PD (a proposito: avrà pure lei sborsato i 30 euro per la tessera biennale?) ma, addirittura, di pronta, prontissima discesa in campo! Con un sol rammarico, purtuttavia e cioè che Veltroni le avrebbe sconsigliato di farlo! Come si dice a Venezia: e ghe mancaria anca altro!
Ecco la notizia come pubblicata da Il Corriere:
Una provocazione? Chissà. Ma la situazione nel Pd, anche alla luce delle vicende abruzzesi, è talmente «comatosa» - parole sue - che Alba Parietti potrebbe candidarsi addirittura per il dopo-Veltroni. Sì, proprio lei: la showgirl. Invitata da Klaus Davi a commentare a «KlausCondicio» un sondaggio condotto tra gli internauti, che l'hanno incoronata icona femminile della sinistra italiana, la Parietti ha detto di «non escludere che alle prossime primarie, tra quattro anni o comunque quando si svolgeranno, io possa concorrere».
VELTRONI ME L'HA SCONSIGLIATO - «Sono stata chiamata da Veltroni dopo avergli esposto il mio desiderio di fare politica, ma lui, esattamente come fece già in passato Mastella, me l'ha sconsigliato. Perché? A suo giudizio, sarei troppo abituata a essere protagonista e, quindi, dal momento che a contendersi la scena sono sempre in due o tre, avrei finito con l'annoiarmi. Veltroni - ha proseguito Alba - ha insistito sul fatto che io sono abituata a stare in video e a starci anche tanto, per cui avrei avuto qualche difficoltà ad accettare un ruolo da subordinata». «Adesso, ripensandoci, mi sfugge onestamente il vero motivo per cui non potrei intraprendere la carriera politica. So esprimermi e mastico politica da quando ero una ragazzina, anzi anche prima. Mio padre mi dava il biberon e mi parlava di grandi idealità. Una volta cresciuta, mi portava con lui a manifestare il 25 aprile», ha aggiunto la Parietti, annunciando poi che «se tra cinque anni la sinistra non avesse ancora alcuna intenzione di candidarmi, io inizierei comunque a pensare a cosa poter fare per questo Paese e in che contesto poterlo fare e comincerei a domandarmi per quale motivo io non possa essere messa in condizione di far questo».
Che dire? Che ha ragione quel vecchio militante comunista (prima) e PD ora il quale mi dice sempre: "al partito Democratico non servono le primarie ma...un primario; magari di neuropsichiatria".
Che la forza sia con voi e...che Dio vi benedica!

Meglio evadere suvvia....

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mercoledì 17 dicembre 2008

BUFERA?????

Dal TGcom:

Due informazioni di garanzia sono state notificate dalla procura di Napoli ai parlamentari Italo Bocchino (Pdl) e Renzo Lusetti (Pd), nell'ambito dell'inchiesta sul global service. A carico di entrambi si ipotizza il reato di partecipazione all'associazione per delinquere capeggiata secondo i pm dall'imprenditore Alfredo Romeo. Il solo Bocchino risulta indagato anche per concorso in turbativa d'asta in relazione allo specifico appalto del global service, deciso dal Comune ma poi mai attuato per copertura finanziaria, per la manutenzione delle strade di Napoli. Nei confronti dei due esponenti politici è stata chiesta al Parlamento la richiesta di autorizzazione all'uso di intercettazioni.





E' UNA QUESTIONE DI DECENZA!
di Andrea Causin
Carissimi,
di solito non entro nel merito del tema dei "costi della politica", tuttavia sollecitato da più parti, sento l'esigenza di spendere qualche parola sull'ultimo provvedimento approvato dal Consiglio Regionale la settimana scorsa.
A distanza di oltre due anni e mezzo dal "casus" scatenante, il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato mercoledì scorso una norma che impedisce ai Consiglieri Regionali eletti in Parlamento o in Europarlamento di percepire la doppia indennità.
Infatti il regolamento del Consiglio Regionale del Veneto prevede che, in caso di elezione in assemblee parlamentari superiori, scatti l'incompatibilità e la Giunta per le Elezioni - che è l'organo preposto a valutare i singoli casi da sottoporre al Consiglio - abbia 60 giorni di tempo per accertare l'incompatibilità e per proporne la presa d'atto in Consiglio.
Nel corso dei 2 mesi, in assenza delle dimissioni del Consigliere che deve optare tra Camera o Senato, Europarlamento o Consiglio Regionale del Veneto, le cospicue indennità vengono comunque percepite.
Nei casi che si sono verificati nelle elezioni politiche del 2006 e quelle del 2008 (non molti per la verità) i consiglieri interessati hanno usato tutti i 60 giorni a disposizione.
Inoltre non era prevista l'incompatibilità tra parlamentare e presidente di "aziende speciali" della Regione Veneto e soprattutto, prima dell'approvazione della suddetta legge, non era fatto divieto di fare cumulo delle indennità.
Personalmente credo che sia davvero triste che si debba ricorrere a una norma per ottenere un comportamento che dovrebbe essere invece ricondotto alla decenza del singolo individuo.
Una persona ha bisogno di una norma per capire che è indecente percepire 9.000 euro da un'amministrazione regionale e 16.000 dall'altra amministrazione pubblica? Ha bisogno di una norma per capire che non può fare bene il parlamentare e il presidente di una società di scopo della Regione e che è iniquo che ne pretenda anche un doppio compenso?
Non mi chiedo dove sia finita l'etica pubblica, ma mi chiedo almeno, in un momento dove la gente fa fatica ad arrivare alla fine mese o dove perde il lavoro, dove sia finita la decenza.
Io non mi considero né un esempio, né un eroe civile, ma una persona normale che, nel momento in cui riveste un ruolo pubblico deve avere la massima attenzione alla sostanza e alla forma.
Quando nel 2005 decisi di candidarmi, mi dimisi da presidente provinciale delle ACLI di Venezia un paio di giorni prima di firmare l'accettazione della candidatura (non al momento dell'elezione) in rispetto allo Statuto dell'Associazione. All'indomani della mia elezione in Consiglio Regionale del Veneto, feci verificare da un legale eventuali incompatibilità formali tra cariche che avevo in società pubbliche e in società delle ACLI che svolgevano servizi pubblici alla persona.
Pur non sussistendo alcuna incompatibilità formale, mi resi conto immediatamente che una mia scelta, un mio voto, un mio orientamento in Consiglio o in Commissione, avrebbero potuto agevolare le società all'interno delle quali mi trovavo e che direttamente o indirettamente avevano rapporti con l'ente Regione.
Presi così la decisione di dimettermi immediatamente da tutte le società che in qualche modo potevano avere delle relazioni con la Regione Veneto.
Bisognava fare una norma quando era più decente arrivarci da soli? E la prossima norma su cosa la faremo?
Ieri è cominciata in Aula la discussione della Legge Finanziaria Regionale e del Bilancio di Previsione. Il gruppo del PD ha presentato una manovra emendativi imperniato su una serie di proposte per contrastare la crisi economica in atto.
A presto
Che la forza sia con voi!


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TUTTO OK????


Ora non so voi, ma a me prendere atto che in circa 9 mesi in una regione come l'Abruzzo il Partito Democratico ha perso il consenso di 13 elettori ogni cento non sembra una sconfitta. No. E' una debacle. Che poi il Presidente sia stato eletto, di fatto, col 48% dei voti e dunque, in sostanza, dalla minoranza degli elettori è una anomalia che si registra in molte democrazie (di fatto solo Barack Obama, negli USA, è riuscito ad invertire questa tendenza). Colpiscono due dati del voto abruzzese. Innanzitutto l'astensionismo. Sempre più crescente: rispetto alle politiche addirittura 28 elettori ogni cento se ne sono rimasti a casa. E poi la crescita esponenziale dell'Italia dei Valori che cresce, rispetto alle politiche, di 10 punti percentuali. Ovvio che si pensi immediatamente ad una azione di "drenaggio" dei voti del PD da parte del movimento di Di Pietro. E questo in una regione ove il Presidente uscente, Ottaviano Del Turco, si era dimesso per una inchiesta giudiziaria. Ma non è solo questo. Ho l'impressione che la schiettezza, l'asprezza, la ruvidezza nei toni di Tonino da Montenero di Bisaccia sia una risposta, elettoralmente attraente, al troppo mieloso buonismo del PD. Prendiamo, ad esempio, la questione morale. Sollevata, in tempi non sospetti, dal buon Arturo Parisi. Ma che ora si accetti supinamente, quasi senza batter ciglio, di prender lezioni di moralità politica dal centrodestra a me pare troppo! Altro esempio: ma Villari è ancora presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai? Sì? Ma glielo avete detto al buon Sergio Zavoli? E nel mentre ho come l'impressione di un partito sufficientemente paralizzato dalle reciproche paure che ognuno voglia metterglielo a bottega all'altro, le elezioni amministrative ed europee si stanno avvicinando. Sai che ridere quando dovremmo dare risposta alla domanda (che a me annoia..) circa la collocazione europea del PD.....
Che la forza sia con voi!
Continuiamo con Faber....ok?
E con un'altra straordinaria canzone Jamina.
Ve ne do la traduzione in italiano scusandomi perché il testo è, come dire, sufficientemente "spinto" ma anche questo era ed è Faber....
JAMINA
Lingua infuocata Jamina
lupa di pelle scura
con la bocca spalancata
morso di carne soda
stella nera che brilla
mi voglio divertire
nell'umido dolce
del miele del tuo alveare
sorella mia Jamina
mi perdonerai
se non riuscirò a essere porco
come i tuoi pensieri
staccati Jamina
labbra di uva spina
fatti guardare Jamina
getto di fica sazia
e la faccia nel sudore
sugo di sale di cosce
dove c'è pelo c'è amore
sultana delle troie
dacci piano Jamina
non navigare di sponda
prima che la voglia che sale e scende
non mi si disfi nell'onda
e l'ultimo respiro Jamina
regina madre delle sambe
me lo tengo per uscire vivo
dal nodo delle tue gambe


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martedì 16 dicembre 2008

SCARPE DIEM



C'è poco da fare..anche oggi Il manifesto sintetizza con assoluta efficacia (foto a sx) la notizia del giorno: Bush che viene fato oggetto, da parte di un giornalista iracheno, di un lancio di scarpe. Il texano (non dagli occhi di ghiaccio), col suo ranch e la mente carica di un fondamentalismo pseudocristiano, aveva detto: esporteremo la democrazia in Iraq. In tanti, tantissimi avevamo obiettato che no, la democrazia non si può esportare come fosse un oggetto, un pacco da piazzare magari dopo una operazione di marketing commerciale. Non la si può esportare perché essa va adattata alle culture e ai popoli. Nulla. Niente da fare. Salvo affermare, l'altro ieri, che la ricostruzione in Irak è fallita. E dunque ammettere che dopo anni di "occupazione", di morti, di stragi, l'aver fisicamente eliminato quel sanguinario dittatore (che in decenni non molto lontani aveva comunque goduto dell'appoggio dell'Occidente che lo vedeva come "elemento di equilibrio" nel Medio Oriente) non è bastato. E adesso? Go0dbye Irak e God bless America!

Se ne è andato ieri sera. In silenzio. Com'era sua costume. A 83 anni. Carlo Caracciolo era uomo d'altri tempi. Un " Principe" che a Claudio Sabelli Fioretti raccontava che a Napoli si dice Caracciolo e monnezza a Napoli non mancano mai. Probabilmente, chissà,. ai più il suo nome diceva poco o nulla. Ma a lui dobbiamo la nascita di autentici "terremoti" editoriali come L'Espresso, La Repubblica e i quotidiani della Finegil tra cui la "mia" La Nuova di Venezia e Mestre. E però oggi a lui che di se diceva "non sono comunista; sono un uomo di sinistra" forse non gliela dovevano proprio fare: accompagnare l'edizione odierna, mentre lo si piange, de La Nuova con un pieghevole del Popolo delle Libertà. E va beh...è la stampa (= la pubblicità) bellezza!

Stamani mi sono svegliato con le note di Crueza de ma e ho pensato che a me Fabrizio De Andrè manca. Ma proprio tanto. Questo il testo in italiano:

MULATTIERA DI MARE
Ombre di facce facce di marinai
da dove venite dov'è che andate
da un posto dove la luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l'asino c'è rimasto Dio
il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido
usciamo dal mare per asciugare le ossa dell'Andrea
alla fontana dei colombi nella casa di pietra
E nella casa di pietra chi ci sarà
nella casa dell'Andrea che non è marinaio
gente di Lugano facce da tagliaborse
quelli che della spigola preferiscono l'ala
ragazze di famiglia, odore di buono
che puoi guardarle senza preservativo
E a queste pance vuote cosa gli darà
cose da bere, cose da mangiare
frittura di pesciolini, bianco di Portofino
cervelli di agnello nello stesso vino
lasagne da tagliare ai quattro sughi
posticcio in agrodolce di lepre di tegole
E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere
fratello dei garofani e delle ragazze
padrone della corda marcia d'acqua e di sale
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare

Che la forza sia con voi!



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sabato 13 dicembre 2008

MARTIRE

Mahmut Rezai aveva 13 anni. Proveniva da un paese assolutamente affascinante quanto, negli ultimi decenni, martoriato da una guerra di cui purtroppo si sono perse tracce e memorie, l'Afghanistan. Paese abitato, anticamente, da popolazioni di lingua indoeuropea, lingua protostorica che i linguisti ritengono alla base di moltissime lingue sia antiche che contemporanea; patria pure dello zoroastrismo. Mahmut ha lasciato la sua casa. Chiudo gli occhi e rivedo l'ultimo bacio dato ad una madre in lacrime; la stretta di mano, forte e fiera, con cui suo padre l'ha salutato. Immagino i suoi occhi che corrono ad inebriarsi, per l'ultima volta, delle case, delle montagne, della terra del suo paese. E immagino la solitudine, l'angoscia, la tristezza che un ragazzino tredicenne deve provare nel lasciare tutto per avventurarsi in un viaggio dai confini del tutto ignoto. Lo immagino e lo vedo sbarcare, di nascosto, a Venezia, da un traghetto proveniente dalla Grecia. Chissà. Giovedì a Venezia pioveva forte e Venezia, sotto la pioggia o avvolta dalla nebbia o illuminata da un sole grande e generoso, è sempre straordinaria. Ma per Mahmut Venezia era solo una tappa di un viaggio lungo, lunghissimo. Immagino la sua stanchezza, il freddo che ti entra dentro. Lo vedo mentre si stende sotto al camion, si sfila la cintura e si ancora come meglio può. Lo vedo mentre con terrore si accorge che quella cintura si sfila, si spezza. Immagino...I quotidiani ci han raccontato che l'autista del TIR ha solo sentito sobbalzare le ruote. Quelle ruote che, un istante prima, avevano calpestato la povera testa di Mahmut. In tasca gli han trovato piccoli pupazzi in plastica: un leone, una giraffa ed un ippopotamo. Chissà quante volte se li avrà stretti al cuore pensando a chi glieli aveva regalati. Ora non lo farà più. Dicono che, vicino al luogo dell'incidente, qualcuno abbia pietosamente deposto un piccolo presepe. Non so se Mahmut fosse cristiano o musulmano o ateo. Non lo so. Ma sono convinto che da giovedì in cielo ci sia un angelo in più che sorride con gli occhi di Dio.
Che la forza sia con voi!

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venerdì 12 dicembre 2008

MONTECRISTO N.4



Attratto da Facebook che ogni giorno mi regala la sorpresa di reincontrare amici, vecchi compagni di Liceo o di Università, ho colpevolmente trascurato questo spazio. Rimedio partendo da una piccola confessione. Ieri sera un amico mi ha fatto uno straordinario regalo (lo so, lo so mi accontento di poco..): una confezione da 25 pezzi di Montecristo n. 4. Per i pochissimi che non sanno di cosa sto parlando, linkate qui. E però mentre estasiato (ebbene sì, si raggiunge l'estasi con queste cose) rigiravo tra le mani questa scatola, sobria ed elegante, quasi impaurito di rovinarla mi son perso immediatamente a sognare... Una baita in montagna col caminetto acceso, un sigaro, due dita di Talisker (linkate qui se non sapete cos'è; ma soprattutto: provatevi ad assaggiarlo, rigorosamente accompagnato da un bicchiere di acqua fresca) e, soprattutto, silenzio e solitudine. Silenzio. Io credo che davvero questa nostra società contemporanea non sappia più fare silenzio. Silenzio in noi e fuori di noi. Silenzio. Per pensare, riflettere, prepararsi a nuove stagioni della vita. Ecco: io non sopporto chi non capisce il valore, assoluto e puro, del silenzio; chi non coglie che la persona accanto ha bisogno di silenzio. E pretende, pretende. Non sopporto gli impazienti. Non sopporto chi esercita continue pressioni psicologiche. E...non sopporto chi, oggi, mi chiederà perché ho scritto 'ste cose.

Che la forza sia con voi!





P.S. Vi segnalo questo libro: Violenze, eversione, e terrorismo del partito armato a Padova. Le sentenze contro Potere Operaio, Autonomia Operaia Organizzata e Collettivi Politici Veneti di Alessandro Naccarato. Il libro sarà presentato oggi alle 17,30 presso la Sala Anziani del Comune di padova. Interverrà anche Angelo Ventura, che fu mio professore di Storia Contemporanea all'Università di Padova.

venerdì 5 dicembre 2008

8 DICEMBRE 2007: UN ANNO DOPO


don Gigi: una pagina di Vangelo


Scritto da I fratelli e le sorelle della comunità di Marango

Per la nostra comunità don Gigi è un amico della prima ora. Veniva spesso da noi, portando anche le comunità nelle quali ha esercitato il suo ministero. Siamo stati tra i primi ai quali ha confidato la sua malattia. È rimasto da noi due settimane, durante l’estate, dopo pesanti cicli di chemio all’ospedale di Aviano. Poi, alla fine di agosto, ci ha chiesto di essere accolto per un periodo più lungo. Sapevamo tutti che veniva per prepararsi all’ultimo combattimento, con la disarmante semplicità di un bambino che ama la vita, e con essa tutti i doni del Signore. Ci siamo sentiti partecipi di una grande grazia e resi testimoni di un evento di salvezza. Sì, nei tre mesi in cui Gigi è stato da noi, amico e fratello, è stata scritta una grande pagina di Vangelo. Gigi, operaio, prete e pastore in una comunità divenuta una sola cosa con lui, è giunto in mezzo a noi nella nudità di un povero, nudità che destabilizza tutte le nostre certezze e umilia tutte le nostre sicurezze. Da tempo non lavorava più. E anche il ministero pastorale, come comunemente lo si intende, era ormai quasi interamente dietro di lui: non poteva fare quasi più nulla, anche se, fino all’ultimo giorno, ha portato nella verità del suo cuore tutti quelli che il Signore gli aveva affidato. Non aveva con sé molti libri quando è venuto da noi. Non ha portato con sé nemmeno cose che, in qualche modo, lo rassicurassero che tutto era come prima e che niente, in fondo, poteva succedergli di irreparabile. Non ha portato cose, perché lui era un povero, anche nell’anima, e la sua vera ricchezza era invisibile agli occhi del mondo.
Gigi, nel tempo in cui è vissuto con noi, non aveva più ruolo. Per molti era, al più, un prete malato, con una vita ormai quasi tutta dietro di sé, forse anche sprecata, per via di quel suo essersi fatto operaio. La malattia l’ha reso inutile del tutto; pietra di scarto. In questa radicale inutilità, il Signore ha scritto con lui, e per mezzo di lui, una straordinaria pagina di vita e di Vangelo. Ed è questa la testimonianza che la nostra comunità ora gli rende.
Gigi era messo fuori ruolo – anche se ha voluto celebrare l’Eucarestia con la sua gente fino a domenica 18 novembre – ma la sua estrema indigenza, la sua progressiva precarietà, è diventata terreno fecondo che gli ha permesso di accogliere, con una straordinaria apertura del cuore, tutti coloro che, sempre più numerosi, venivano a trovarlo. Fino all’ultimo giorno. Sempre con un disarmante sorriso. Gigi ci ha dato testimonianza di una Chiesa di fratelli, fatta di volti, di storie che si incontrano e si accompagnano in una reciproca fedeltà, facendo spazio a tutti, trovando per tutti un posto e una parola. Come Gesù. Anche la sua scelta di prete operaio è stata la scelta, come Gesù a Nazareth, di essere in tutto “come loro”, come i più piccoli, in nome della pura fedeltà al Vangelo. Grazie, don Gigi, perché ci hai fatto percepire che una Chiesa così è possibile, che è ancora possibile vivere semplicemente dell’Evangelo, in una comunità universale di fratelli. Questa testimonianza ce l’hai data, in modo incredibile, il giorno solenne della celebrazione del sacramento dell’Unzione. Quel giorno tutta la Chiesa era riempita dal profumo e dalla tenerezza di Cristo. E non c’erano solo credenti a gioire di quel profumo soave.
La parola del Vangelo, soprattutto dei vangeli della Passione e della Risurrezione, sono stati il tuo viatico quotidiano in questi cento giorni trascorsi tra noi. La parola del Vangelo è stata per te una Parola che – come ripetevi – ti dava forza, anche umanamente. L’incontro era fissato ogni mattino, dopo colazione, e durava a lungo, culminando con l’Eucarestia, Parola fatta carne per noi, vita di Dio interamente donata all’uomo. Avevi sempre più bisogno di questo momento, che era il più importante della tua giornata, preceduto e accompagnato da lungo silenzio. Ci hai fatto capire che non ci sono altre parole più importanti: quella del Vangelo è la lingua madre, la lingua che impariamo sulle ginocchia della Chiesa. Tu hai vissuto, trasmesso e insegnato, solo la lingua del Vangelo. Una giovane adolescente ti ha scritto, solo pochi giorni fa: “Ci mancano le tue prediche interminabili, ma tutte piene di senso”. Ricordaci sempre, Gigi, che tutte le nostre parole, o sono eco della parola del Vangelo, o sono nulla. Sono un peccato di presunzione e offendono i poveri.
Carissimo Gigi, la tua spogliazione totale, ti ha rivestito interamente di Cristo. È assieme a te che abbiamo letto queste parole, piangendo di commozione per la potenza che esse esprimono: “Siamo convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci porrà accanto a Lui insieme con voi”. E tu stesso, accogliendomi in uno degli ultimi giorni, mi hai sussurrato il testo di San Paolo: “Anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo…”, e io ho concluso per te la frase: “Quello interiore – cioè Cristo in noi – si rinnova di giorno in giorno”. Le tue ultime parole all’amico don Gianni sono state queste: “Siamo giunti alla fine, ma risorgeremo”. Questo è il tuo testamento, il tuo dono per tutti: il dono di una fede semplice e incrollabile.
Carissimo Gigi, ti accompagni in questo ultimo viaggio la corona del Rosario che stringi tra le mani, la preghiera di tutti i piccoli e dei poveri che hai amato, preghiera che ti ha sostenuto in questi mesi. La Bibbia, che ora sta sul tuo cuore come un peso dolce e leggero, aperta sul Magnificat, il canto dei servi del Signore e dei liberati dal giogo di ogni oppressione. La stola sacerdotale, posta ai tuoi piedi, come segno di un ministero fatto solo per lavare i piedi ai fratelli. Un quaderno di Esodo, messoti lì furtivamente da tuo nipote Davide, come testimonianza della tua intelligente ricerca e della tua apertura al dialogo con tutti. Il profumo di un fiore, piccolo e umile segno della vita che tu hai tanto amato. Ti accompagnerà l’amore dolcissimo e puro che la tua comunità di Passarella ti ha dato, e ti sta dando, come risposta all’amore di fratello e di padre che tu le hai mostrato con unicità di dono e di impegno.
E noi tutti, che ti siamo stati amici fin dall’inizio, quando negli anni della speranza del Concilio progettavamo e sognavamo una Chiesa fatta Vangelo, vogliamo solo dirti grazie per la tua trasparente e fedele testimonianza.

Spirito Santo, Padre dei poveri, vieni e scendi sull’intera nostra Chiesa diocesana come fuoco di una nuova Pentecoste.
LETTERA APERTA DI RICCARDO:
Mi hanno detto che sei partito, che non sanno se tornerai a farmi visita. Perché hai altro a cui pensare. No, non è che non pensi più a me, ma ora ti si apre davanti l'infinito. E quando hai davanti l'infinito, ti viene da correre, per vedere se davvero non ha fine questo infinito. Dunque, stai camminando per questa strada, alternando velocemente i passi come amavi fare con me, mio padre e mia madre, per le strade di una memorabile gita ad Assisi. O sul Ponte Vecchio di Firenze, sempre insieme a noi. Mi hanno detto che sei partito, c'è chi tenta di illudermi che sì, qualche speranzadi rivederti rimane. Che in fondo, anche se questo non accadesse, mi basterà chiudere gli occhi per rivederti. Io gli occhi li chiudo, e in effetti rivedo il tuo sorriso, carico di energia. Di quell'energia che permea in tutti i miei ricordi. Ma sai, è difficile riaprirli e abituarsi all'idea che, appunto, si tratta di ricordi. Mi hanno detto che sei partito, e ora in me si fa forte la convizione che sei partito veramente. Che non tornerai la Domenica pomeriggio per portarmi a pescare, con canne dozzinali fatte di rami e spaghi. Con le quali sapevamo benissimo che non avrebbe abboccato alcun pesce. Ma che importava: si stava insieme, andava benissimo così. Mi hanno detto che sei partito, e solo adesso, a pensarci bene, capisco che non tornerai. Mai più. E non hai idea di quanto male mi faccia quel "mai più". Mi conforta il fatto di averti accompagnato alla stazione, di essere rimasto con te fin a quando il capostazione ha fischiato la tua ora. Di averti stretto la mano quando ancora potevi vedermi, abbozzare perfino un sorriso, e averti detto "ti voglio bene". Perché lo so che lo sapevi che ti volevo bene, ma fa piacere sentirselo dire. E credo abbia fatto piacere anche a te.
Poi il capostazione ha fischiato. C'è chi lo chiama Dio, chi "Oscura Signora", resta il fatto che ho visto le porte chiudersi. Ti eri già appisolato sul tuo posto, come sempre facevi sdraiandoti sul freddo pavimento di marmo nelle caldissime estati che abbiamo trascorso assieme. Poi il treno è partito e in pochi secondi era già lontano. Tu con lui.
Mi hanno detto che sei partito, ma che non è così, perchè io sono fatto anche di te e di tutto quello che mi ha insegnato. Cazzo, quanto è vero, non ne hai idea. E scusami se ho detto "cazzo", mi avresti redarguito, lo so. Come so che il nostro è sempre stato un rapporto sincero, senza reverenze perchè tu eri lo zio e io il nipote. Perchè tu eri lo storico e io lo scrittore. Perchè tu eri un prete e io la pecorella smarrita che molti hanno visto in me (ri-scusa, ma le teste di cazzo c sono sempre). Eravamo Gigi e Ricky, più culo e camicia di quanto potesse sembrare. Eravamo? Siamo? Non lo so, non me la sento di dirti, in questo momento, che è tutto come prima. Perchè quel treno è distante, ma se fosse davvero un treno risponderesti al tuo telefonino mentre ti chiamo. Invece il telefonino è spento. E' dall'8 Dicembre che è spento e ormai ho perso la speranza che tu risponderai. Ho la sensazione, ma sono sincero è una sensazione, che tu mi stai osservando. Che ridi? Io piango come un disperato e tu ridi. Sento il tuo abbraccio, perfino tu che esclami "nipotastro che buona quella "cicoata" al vostro matrimonio". "Ma zio, era liquore al cioccolato quello!". "Ah sì! Buono lo stesso!". Ecco, mi piace ricordarti così, col sorriso comprensivo di chi ha già capito come andrà a finire. Sempre. E non come fanno i preti "normali", che ti sembrano distanti anni luce facendoti credere che Dio, Paradiso e Santi, si trovano in un'altra galassia. Tu Dio lo mettevi in mezzo alla gente. Eri un prete-operaio, uno che ha riunciato ai soldi della Curia per guadagnarseli lavorando come tutti. E dedicandoti come prete nei fine settimana, in quelle comunità che hai saputo creare da zero. E conquistare. Sempre. Sai? Credo che la Chiesa dovrebbe averli tutti così, i preti, ma non sono nessuno per prendere posizioni in merito. Perchè ora sono qui per salutarti. Non che non l'abbia fatto, ma non è mai abbastanza. Perché di solito il saluto è proporzionale all'entità del viaggio. E se quando sei partio per la Romania ti ho salutato con un abbraccio, e quando sei partito per il Brasile l'ho fatto con un abbraccio e un bacio; ora è giusto farlo in tutti i modi possibili, ma soprattutto con l'anima. Perchè il viaggio è stato lunghissimo, l'ultimo. Sai, non so davvero dove ti trovi ora,in quale luogo del tempo e dello spazio. Ma ti dico una cosa: di te ho sempre rispettato la grande intelligenza e mi conforta pensare che una simile intelligenza non possa essere stata sprecata dietro alla convinzione di un Dio che non esiste. Non eri il tipo da farti fregare un istante, figuriamoci una vita. E allora facciamo un patto sulla fiducia: Dio esiste, ma lasciami il tempo e il modo di capirlo di nuovo. Perché se è vero che Dio tutto può, poteva almeno lasciare mia madre e te in questa terra, per un po' di tempo in più. Non dico che me lo doveva, ma deve pur riconoscere il fatto che non gli ho mai rotto, con richieste assurde, bigotte, come quelle delle tribù primitive che chiedevano ai loro Dei la fecondità e la prosperità.
Non gli ho chiesto mai davvero nulla, nemmeno quando sul letto di un ospedale, mi dissero che mi rimanevano un paio di settimane di vita se le cose non miglioravano. Non gli ho chiesto nulla nemmeno allora. Mi sono rialzato con le mie gambe, sono tornato da solo alla vita. E ad aspettarmi, c'eri tu. Aspetta, non è che fossi tu, Dio?
Mi hanno detto che sei partito e che sì, tu eri Dio nella sua forma umana, in tutto quello che facevi e dicevi. Per me eri, sei e rimarrai semplicemente Gigi. Mio zio? Un prete? Uno storico? No, Gigi. Ti voglio bene, Gigi. Cazzo, non sai quanto. Ops, scusa.

Che la forza sia con voi...e spero che la terra ti sia davvero lieve.....Mi manchi, zio!

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mercoledì 3 dicembre 2008

ONNIPOTENZA?



DAL CORRIERE DELLA SERA

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha affermato che «i direttori di giornali come La Stampa e il Corriere della Sera dovrebbero cambiare mestiere» e lo ha detto commentando il modo in cui questi due grandi giornali hanno trattato la controversia tra il governo e Sky.
I lettori del Corriere sanno che noi abbiamo espresso il nostro giudizio critico su questa vicenda, ma sempre con lo scrupolo di riportare compiutamente tutte le posizioni emerse in questo dibattito. Il «mestiere» del nostro quotidiano è stato quello di informare dando spazio alle tesi contrapposte ma segnalando ogni volta, in modo trasparente, qual è la posizione del giornale su questo argomento. Possiamo solo aggiungere che questo «mestiere» il giornale continuerà ad esercitarlo, come ha sempre fatto nel corso di questi anni, anche se qualche volta ci è capitato e ci capiterà di dare un dispiacere al presidente del Consiglio in carica.

DA Buongiorno di Massimo Gramellini, LA STAMPA

Fu nella drammatica notte del 2 dicembre 2008 che il consiglio di amministrazione di Sky prese l’unica decisione in grado di garantirgli la sopravvivenza: fondare un partito politico. Ilaria Party, dal nome dell’on. D’Amico, candidata al ministero della Difesa e Contropiede. «L’Italia è il Paese che amo», disse il presidente Murdoch doppiato dal telecronista Caressa, ispirandosi a un format di successo degli Anni 90 di cui aveva comprato i diritti.Il programma fu redatto da una squadra di esperti guidata da Vialli e Topolino (in quota Disney Channel): 1. lotta all’ultima parabola contro il regime berluscomunista; 2. più partite di calcio e film a luci rosse per tutti, anche gratis e a mezzogiorno; 3. inaugurazione dell’Albinoleffe Channel (per sottrarre voti alla Lega); 4. riduzione dell’Iva sulla pay-tv allo 0,1%, pagabile in comode rate quarantennali. Un documento riservato suggeriva di concentrare gli sforzi soprattutto sul punto numero 4. Essendo le frequenze di destra tutte occupate, l’Ilaria Party decise di schierarsi a sinistra, dove il segnale era debole, praticamente assente. Ottenne il sì di Rifondazione in cambio di un canale dedicato alle interviste di Gianni Minà, mentre per convincere Veltroni bastò garantirgli le repliche di “Giovanna, la nonna del corsaro nero” su Sky Classic. L’unico a tenere duro fu D’Alema: «Lo dissi nell’autunno del 1993 e lo ripeto oggi: in Italia non può succedere che il padrone di una tv riesca a fondare un partito».

NOTA. Tranne l’ultima frase, il testo è frutto della fantasia dell’autore.

Che la forza sia con voi....

martedì 2 dicembre 2008

PER ANDREA



Albino Pesce (foto) è un consigliere comunale del PD. Un consigliere che adempie al proprio ruolo con grandissima coscienza e, soprattutto, all'insegna della massima coerenza. Una persona per la quale l'impegno e la passione per la politica mai si disgiunge da un altissimo senso dell'etica. Oggi vi segnalo una sua lettera pubblicata ne Il Gazzettino:











15/11/2008
Caro Gazzettino, un pensiero per Andrea

Il Gazzettino



Caro Gazzettino, un pensiero per Andrea: hanno dato fuoco ad Andrea, un barbone di appena 46 anni che stava dormendo su una panchina di Rimini. Ora sta lottando tra la vita e la morte all'ospedale di Padova. Interessante è importante sarebbe capire perche la vita di un barbone a tanti suscita pietà e solidarietà ad altri odio e violenza, Andrea era secondo chi gli ha dato fuoco una cosa da cancellare da estirpare.Si deve lavorare finché c’è tempo nei giovani al fine di far capire loro che il rispetto e i valori di solidarietà sono fondamentali per la sopravvivenza civile di un popolo, questo dobbiamo fare, e non fare una sorte di elenco dei barboni come proposto da qualcuno del governo nei giorni scorsi. I valori di rispetto, democrazia, solidarietà, sono valori che vanno ripresi e valorizzati nelle scuole nelle famiglie, nelle piazze, noi siamo e ci comportiamo in base ha quello che ci hanno insegnato e appreso.Mille auguri Andrea.
Albino Pesce
Mira (Ve)
Che la forza sia con voi...

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lunedì 1 dicembre 2008

PER UNA CHIESA MINORE

In attesa che ne vengano pubblicati gli atti, metto insieme alcuni appunti sparsi che ho raccolto nel corso di piccolo per diventare fratello, l'affollatissima giornata di riflessione in ricordo di don Luigi Meggiato, ospitata nella comunità monastica di Marango. Lo faccio perché ho trovato molti spunti verso i quali mi sta, da tempo, portando la mia riflessione su ciò che è davvero Chiesa. E così mi è piaciuta moltissimo l'immagine che don Angelo Casati, parroco a Milano (con singolare "contraddizione" tra il suo essere prete di una "Chiesa minore" ed il suo essere parroco di una parrocchia ubicata in...via Montenapoleone!), ha scelto immaginando che la chiesa minore sia "come il pane semplice, che sta sulla tavola da solo, che si lascia spezzare". La Chiesa, è stato detto, "non è la gerarchia" (e quante volte mi son sforzato di far capire questo concetto ai tanti amici "anticlericali") e, per l'appunto, la chiesa minore "non appare quando a dominare sono le declinazioni della gerarchia che stride con la minorità". Insomma questa chiesa minore appartiene "a quegli spiriti che, avendo sete, la cercano", la "trovi nelle periferie dell'umanità". Una Chiesa che "è viva nel mondo se cerca il posto dell'ultimo del mondo" e che si contrappone alla "Chiesa maggiore" quella fatta "con i don, i monsignore, l'eccellenza; laddove anche il vocabolario segna una distanza, un allontanamento". E anche la riflessione di don Dino Pezzetta, Un Dio che si fa servo, mi ha colpito specialmente con quell'idea dello "svuotarsi di sè" che raggiunge il massimo compimento nella morte. "Cristo - ha detto Dino - è morto SENZA avvertire la presenza di Dio". "La morte di Gesù con le sue grida, le sue lacrime, dimostra il silenzio di Dio e implicano,da parte nostra, una totale e assoluta fiducia nella sua presenza". E anche qui impietosa ma profondamente vera l'analisi dei pericoli della "Chiesa maggiore" dove "i corredi religiosi (le processioni, i pellegrinaggi, i riti) non ti aiutano a fidarti di Dio ma hanno la pretesa di catturare Dio". Alla sera mi son fermato a cena con le monache e i monaci della comunità e, al solito, nel rimanere insieme a loro scopri valori autentici che spesso la frenetica vita d'oggi ti fa dimenticare.
Che la forza sia con voi...