sabato 29 dicembre 2007

GIU LE MANI DA CARLA

Alcuni flash per questo ultimo post del 2007.
1) Ieri, nel Domenicale di Repubblica, è stata pubblicata una straordinaria intervista a Joni Mitchell. Ecco una donna di cui è impossibile non innamorarsi: altera, saggia, incredibilmente affascinante, provocatrice. Ha attraversato le più belle pagine pop & rock dell'ultimo trentennio con l'unico rimpianto di non aver potuto partecipare a Woodstock. A lei un suo ammiratore disse: "grazie, tutto quello che so delle donne l'ho imparato da lei". Ed un altro: "ti ho scoperta solo di recente, pensavo che tu fossi una cantautrice per donne, gay e neri". Quest'ultimo passaggio è uno dei nuclei fondamentali di questa intervista - racconto. Perché Joni, questa nonna di 63 anni tornata alla musica dopo un decennio di silenzio, affida ai lettori un pensiero di struggente bellezza:
"Ci sono mille pregiudizi intorno alle donne (...) Gli uomini
le temono (...) A me, come donna, non è stato neanche concesso d'immaginarmi eroina. Sono figlia della luna, la luca controlla le maree e il mio ciclo riproduttivo. Ecco dove ci ha portato questa teologia macho priva di intelligenza spirituale: sul baratro di una nuova guerra mondiale e nucleare. Non vorrei sembrare una hippy fuori tempo ma se qualcuno sopravviverà a questa catastrofe ritroverà la sintonia con la madre terra e il padre cielo".
2) Auguri di buon 2008 a Ilaria e Davide. Sono figli di due coppie di miei amici. Ieri pomeriggio Davide (lo so, è un nome stupendo), cucciolo d'uomo nato al mondo appena 7 mesi fa, si è addormentato fra le mie braccia. E' stata una delle emozioni più belle che mi sia capitato di vivere.
3) Condivido totalmente l'incipit con cui il Presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi, apre la sua consueta news letter....
Premessa politicamente rilevante: Sarkozy si deve fermare. Parola di un suo ammiratore. Passi che ci freghi Bassanini, si può prendere anche Monti, forse persino l'Alitalia. Ma occhio, eh: la Carla Bruni no. Ora
il ragazzo esagera. E poi quella è roba pericolosa. Parecchio pericolosa....

E allora...

Buon 2008 a tutti voi...buon 2008 a tutti quelli che, come noi, guardano avanti vivendo il sogno, l'utopia o la follia di credere disperatamente che sia ancora possibile regalare ai bimbi di oggi che saranno gli adulti di domani un mondo veramente migliore.

Che la forza sia con voi

P.S.: Vi consiglio un libro...Richard Kieckhefer, La magia nel medioevo, Laterza editore, 1990.





giovedì 27 dicembre 2007

LA FINE DI UN SOGNO


Ti hanno uccisa...Hanno vinto....Ma sono convinto che la tua morte sia un sacrificio di libertà.
Addio....

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MEDITATE CHE QUESTO E STATO


Prima di tornare al clima festivo per il 31 dicembre voglio segnalarvi alcuni appuntamenti previsti per gennaio 2008. A cominciare proprio da MEDITATE CHE QUESTO E' STATO: per la prima volta, infatti, l'amministrazione ha deciso di dedicare l'intero mese di gennaio alla memoria della Shoah, l'olocausto di cui furono vittime più di 6 milioni di persone immolate sullo stupido e vigliacco altare di una presunta superiorità razziale cretina e cogliona. Il 2008, inoltre, presenta una ricorrenza particolare: cade infatti, l'anno prossimo, il settantennale dell'introduzione, nel nostro Paese, delle Leggi Razziali (5 settembre 1938). Ecco allora che dal 7 gennaio, l'assessorato alla cultura (c'est moi) attraverso l'ANPI allestisce, nell'oratorio gentilizio di Villa dei Leoni, una mostra preparata dal Centro di Documentazione Ebraica di Milano. 38 pannelli didascalici, ricchi di fotografie, su ciò che furono i campi di sterminio. Inoltre, su una delle pareti dell'oratorio, sarà proiettato un videdocumentario di straordinaria intensità, preparato dai giovani aderenti all'A.N.P.I. Perché ho deciso di realizzare questa iniziativa? Ho cercato di spiegarlo nel depliant informativo che sta uscendo in questi giorni:




Immaginate una città, una grande città piena di 6 milioni di
uomini, donne e bambini. Guardateli negli occhi. E pensate che da un momento
all'altro vengono cancellati. Spariscono. Semplicemente perché ebrei. O inabili.
O zingari. Oppure perché omosessuali. Perché questo accadde 70 anni fa. E non lo
possiamo dimenticare. Non possiamo permettercelo. Perché una comunità che non ha
memoria di ciò che è stato, è una comunità che non ha futuro. Questa mostra
vuole essere un invito specialmente alle nuove generazioni affinché ciascuno di
noi non dimentichi. Perché l'odio di allora, vigliaccamente scaricato addosso a
chi "è altro" da noi, è ancora qui.

La mostra è stata possibile anche grazie all'aiuto fornitoci dal mio amico Andrea Ferrazzi, vicepresidente della Provincia di Venezia e assessore alle politiche educative. Come detto, MEDITATE CHE QUESTO E' STATO sarà visitabile a partire dal 7 gennaio. La "inaugurazione ufficiale" della mostra, però, avverrà domenica 13 gennaio alle 10 alla presenza, fra gli altri, di Lia Finzi, membro dell'Istituto veneziano della resistenza, e di Amos Luzzato, già presidente delle comunità ebraiche italiane. Il 1 febbraio, inoltre, in teatro concluderemo il mese della memoria con uno spettacolo di danza, parole e musica scenografato da Laura Boato e dedicato a Etty Hillesum morta ad Auschwitz nel 1943 e di cui, pochissimi anni fa, è stato finalmente pubblicato il suo diario, struggente testimonianza di ciò che l'odio razziale è stato. Lo spettacolo, gratuito, si intitola Tra cielo e brughiera - Omaggio a Etty Hillesum ed è curato dall'associazione Indaco di Venezia. La mattina del 1 febbraio offriremo alle scuole la medesima rappresentazione.
Che la forza sia con voi.

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venerdì 21 dicembre 2007

BUON NATALE










E' quasi Natale
e a Bologna
che freddo che fa
Io parto da Milano
per passarlo
con mamma e papà
Il mondo
forse no, non è cambiato mai
e pace in terra
no non c'é
e non ci sarà
perché noi non siamo uomini
di buona volontà
Non so perché
questo lusso di cartone
se razzismo guerra e fame
ancora uccidon le persone.
Lo sai cos'é,
dovremmo stringerci le mani
... O é Natale tutti i giorni
o non é Natale mai...
E intanto i negozi
brillano e brilla la TV
e le offerte speciali
e i nostri dischi si vendono di più
Il mondo
forse no, non é cambiato mai
e pace in terra
forse un giorno ci sarà
perché il mondo ha molto tempo,
ha tempo
molto più di noi
E intanto noi
ci facciamo i regali
il giorno che è nato Cristo
arricchiamo gl'industriali
e intanto noi
ci mangiamo i panettoni
il giorno che è nato Cristo
diventiamo più ciccioni
Lo sai cos'é,
dovremmo stringerci le mani
... O é Natale tutti i giorni
o non é Natale mai
... O é Natale tutti i giorni
o non é Natale mai
(Luca Carboni)
A Voi e ai vostri affetti più cari,
a Ingrid Betancourt,
a coloro i quali illumineranno con la luce di una candela la notte dell'ultimo dell'anno per chiederne la liberazione,
a Luiz Flavio Cappio,
a tutti coloro che ancora disperatamente credono e hanno la forza di guardare avanti sempre,
a coloro per i quali "hasta la victoria siempre" non è solo uno slogan,
al maestro Mion che, mercoledi sera premiato quale MIRESE ILLUSTRE 2007, ci ha incantato con una grande orazione civile,
a coloro i quali ancora hanno la forza di lottare e combattere e morire per un mondo più giusto,
ma soprattutto a tutti i bambini del mondo
i miei auguri di un sereno Natale ed un felice Anno Nuovo.

Davide

Che la forza sia con voi, sempre e comunque!!!!!!!!!!!!!!!!!!

martedì 18 dicembre 2007

LA SETE


Ecco un'altra notizia che, purtroppo, non troverete nei quotidiani né potrete ascoltare nei telegiornali. In Brasile, esiste un fiume - il rio San Francisco - che, coi suoi 2700 kilometri, è il terzo fiume dell'intera nazione. Un immenso serbatoio d'acqua che riesce ancora (nonostante di anno in anno la sua portata sia in costante diminuzione) a dissetare 15 milioni di persone, sparse in 5 regioni del nordest brasiliano. Ebbene: il governo del presidente Lula (eletto grazie al voto determinante dei ceti più poveri del Brasile) sostiene un progetto che prevede la deviazione del corso di questo fiume. Ufficialmente, l'obiettivo dichiarato è quello di poter affrontare la siccità nella regione del Pernambuco. In realtà contro questo progetto si sono schierate moltissime associazioni e movimenti come, ad esempio, il Movimento dei lavoratori senza terra e la Commissione Pastorale della Terra. Costoro denunciano che in realtà i benefici di questa deviazione non andranno alle popolazioni quanto piuttosto serviranno ad irrigare gli enormi latifondi che ancora sono presenti in Brasile. Al loro fianco si è schierato un vescovo di 61 anni e di origine italiana, monsignor Luiz Flavio Cappio, che da oramai 3 settimane ha iniziato uno sciopero della fame. E che, per questa idea, è convinto di lasciarsi morire.

Che la forza sia con voi

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LIBERATELA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Prima che il clima natalizio ci offuschi le idee, credo sia opportuno non dimenticare che da oramai 2124 giorni Ingrid Betancourt e Clara Rojas sono prigioniere del FARC in Colombia. Una prigionia che, purtroppo, al di là di rapidi e momentanei interessamenti della cosiddetta opinione pubblica sta proseguendo in un imbarazzante e preoccupante silenzio generalizzato. Ebbene: stamani ho sottoscritto l'appello che riproduco integralmente qui sotto. Vi invito a fare altrettanto peché sono assolutamente convinto che anche per Ingrid, per Clara vale ciò che Guccini ha cantato per Silvio Baraldini (che la forza sia con te, Silvia) : "penso a questa donna forte che ancora lotta e spera perchè sa che adesso non sarà più sola. La vedo con la sua maglietta addosso con su scritte le parole "che sempre l' ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte", "che sempre l' ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte", "che sempre l' ignoranza fa paura... ed il silenzio è uguale a morte"...".
Poiché credo molto alle potenzialità di queste piazze virtuali che sono i vari blog, siti internet e così via lancio una proposta: la notte dell'ultimo dell'anno, ovunque voi siate e con chiunque voi siate, accendete - ad una finestra - una piccola candela...illuminiamo la notte, illuminiamola con una voce unica, quella della libertà.




Aiutiamo Ingrid Betancourt che con coraggio e determinazione ha scelto di
lottare contro la corruzione e la violenza che dilagano nel suo Paese.
Firmiamo al di là di ogni colore, credo, nazionalità

Facciamo sentire la sua voce con la nostra firma per il diritto alla vita,
contro l'ingiustizia che non ha confini.

Liberiamola!
L'unico modo
per tenerla in vita è far conoscere nel mondo la sua causa. Rompiamo il silenzio
che uccide ogni ideale. Uniamoci a tutti quelli che si sono mossi e stanno
lavorando per la liberazione di Ingrid e dei suoi 3.000 sfortunati compagni
tenuti sequestrati con lei.
Vogliamo:
• che tutti ne parlino
• che i politici si impegnino
• che la diplomazia ricerchi una soluzione
• che i mass media informino
• che non si dimentichi
Ingrid Betancourt è un simbolo per tutti coloro
che sono contro la corruzione, la violenza, l'ipocrisia di un potere che
attecchisce ed è forte là dove si coltiva l'ignoranza, si negano i diritti
fondamentali dell'uomo e si gestisce la comunicazione. Molte sono le iniziative
sorte per la liberazione di Ingrid Betancourt; più di 200 città nel mondo
l'hanno nominata cittadina onoraria ma non in Italia, dove l'impegno e la
passione di pochi non sono riusciti a garantirle uno spazio adeguato e
continuativo sui media.
Chiediamo che Il Governo e il Parlamento italiani,
L'Unione Europea, intraprendano ogni possibile azione che porti al suo
rilascio.

Che la forza sia con tutti voi....

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martedì 11 dicembre 2007

L'ULTIMO CIAO

Questa preghiera è stata letta dall'autore al termine della cerimonia funebre per don Luigi. La pubblico perché in tanti, presenti alla S. Messa, lo hanno chiesto.......


Padre di ogni uomo, Dio che sei amore infinito
Oggi la nostra fede vacilla, è lampada tremula che fatica a rischiarare le tenebre della notte:
aiutaci a comprendere che sorella morte è parte integrante del disegno imperscrutabile che hai per ciascuno di noi.

Madre dell’Altissimo, figlia del tuo figlio,
donaci una Chiesa autenticamente innamorata della teologia della compassione che non si realizza attraverso vani e vacui intellettualismi ma con la concretezza di un abbraccio, di un sorriso, di una carezza; attraverso l’audacia di disperdere i superbi nei pensieri del loro cuore.

Madre dell’Altissimo, figlia del tuo figlio,
donaci una Chiesa autenticamente innamorata della giustizia sociale,
insegnale ad innalzare gli umili, a scacciare i potenti dai troni, aiutala a trovare il coraggio di schierarsi sempre e comunque a fianco di chi lotta per il lavoro, di chi muore di lavoro, di chi ogni giorno viene crocefisso al legno del capitalismo disumano.

Madre dell’Altissimo, figlia del tuo figlio,
donaci una Chiesa autenticamente innamorata dei poveri, che sappia diventare essa stessa la più povera tra i più poveri del mondo.

Madre dell’Altissimo, figlia del tuo figlio,
insegna a questa nostra amata Chiesa a non lasciare soli i suoi e nostri sacerdoti specialmente nel momento angoscioso della malattia.

Dio del cielo, padre di ogni uomo,
accogli nel tuo infinito amore questo figlio prediletto, sacerdote in Cristo e di Cristo, operaio tra gli operai, povero tra i poveri, uomo buono, giusto. E santo.


Amen



(autore: D. Meggiato)


Che la forza sia con te. Ciao e ti sia lieve la terra.

IL VIAGGIO

Questo è un altro pensiero dedicato a don Luigi. A scriverlo un altro suo nipote, Riccardo:



Mi hanno detto che sei partito, che non sanno se tornerai a farmi visita. Perché hai altro a cui pensare. No, non è che non pensi più a me, ma ora ti si apre davanti l'infinito. E quando hai davanti l'infinito, ti viene da correre, per vedere se davvero non ha fine questo infinito. Dunque, stai camminando per questa strada, alternando velocemente i passi come amavi fare con me, mio padre e mia madre, per le strade di una memorabile gita ad Assisi. O sul Ponte Vecchio di Firenze, sempre insieme a noi. Mi hanno detto che sei partito, c'è chi tenta di illudermi che sì, qualche speranzadi rivederti rimane. Che in fondo, anche se questo non accadesse, mi basterà chiudere gli occhi per rivederti. Io gli occhi li chiudo, e in effetti rivedo il tuo sorriso, carico di energia. Di quell'energia che permea in tutti i miei ricordi. Ma sai, è difficile riaprirli e abituarsi all'idea che, appunto, si tratta di ricordi. Mi hanno detto che sei partito, e ora in me si fa forte la convizione che sei partito veramente. Che non tornerai la Domenica pomeriggio per portarmi a pescare, con canne dozzinali fatte di rami e spaghi. Con le quali sapevamo benissimo che non avrebbe abboccato alcun pesce. Ma che importava: si stava insieme, andava benissimo così. Mi hanno detto che sei partito, e solo adesso, a pensarci bene, capisco che non tornerai. Mai più. E non hai idea di quanto male mi faccia quel "mai più". Mi conforta il fatto di averti accompagnato alla stazione, di essere rimasto con te fin a quando il capostazione ha fischiato la tua ora. Di averti stretto la mano quando ancora potevi vedermi, abbozzare perfino un sorriso, e averti detto "ti voglio bene". Perché lo so che lo sapevi che ti volevo bene, ma fa piacere sentirselo dire. E credo abbia fatto piacere anche a te.
Poi il capostazione ha fischiato. C'è chi lo chiama Dio, chi "Oscura Signora", resta il fatto che ho visto le porte chiudersi. Ti eri già appisolato sul tuo posto, come sempre facevi sdraiandoti sul freddo pavimento di marmo nelle caldissime estati che abbiamo trascorso assieme. Poi il treno è partito e in pochi secondi era già lontano. Tu con lui.
Mi hanno detto che sei partito, ma che non è così, perchè io sono fatto anche di te e di tutto quello che mi ha insegnato. Cazzo, quanto è vero, non ne hai idea. E scusami se ho detto "cazzo", mi avresti redarguito, lo so. Come so che il nostro è sempre stato un rapporto sincero, senza reverenze perchè tu eri lo zio e io il nipote. Perchè tu eri lo storico e io lo scrittore. Perchè tu eri un prete e io la pecorella smarrita che molti hanno visto in me (ri-scusa, ma le teste di cazzo c sono sempre). Eravamo Gigi e Ricky, più culo e camicia di quanto potesse sembrare. Eravamo? Siamo? Non lo so, non me la sento di dirti, in questo momento, che è tutto come prima. Perchè quel treno è distante, ma se fosse davvero un treno risponderesti al tuo telefonino mentre ti chiamo. Invece il telefonino è spento. E' dall'8 Dicembre che è spento e ormai ho perso la speranza che tu risponderai. Ho la sensazione, ma sono sincero è una sensazione, che tu mi stai osservando. Che ridi? Io piango come un disperato e tu ridi. Sento il tuo abbraccio, perfino tu che esclami "nipotastro che buona quella "cicoata" al vostro matrimonio". "Ma zio, era liquore al cioccolato quello!". "Ah sì! Buono lo stesso!". Ecco, mi piace ricordarti così, col sorriso comprensivo di chi ha già capito come andrà a finire. Sempre. E non come fanno i preti "normali", che ti sembrano distanti anni luce facendoti credere che Dio, Paradiso e Santi, si trovano in un'altra galassia. Tu Dio lo mettevi in mezzo alla gente. Eri un prete-operaio, uno che ha riunciato ai soldi della Curia per guadagnarseli lavorando come tutti. E dedicandoti come prete nei fine settimana, in quelle comunità che hai saputo creare da zero. E conquistare. Sempre. Sai? Credo che la Chiesa dovrebbe averli tutti così, i preti, ma non sono nessuno per prendere posizioni in merito. Perchè ora sono qui per salutarti. Non che non l'abbia fatto, ma non è mai abbastanza. Perché di solito il saluto è proporzionale all'entità del viaggio. E se quando sei partio per la Romania ti ho salutato con un abbraccio, e quando sei partito per il Brasile l'ho fatto con un abbraccio e un bacio; ora è giusto farlo in tutti i modi possibili, ma soprattutto con l'anima. Perchè il viaggio è stato lunghissimo, l'ultimo. Sai, non so davvero dove ti trovi ora,in quale luogo del tempo e dello spazio. Ma ti dico una cosa: di te ho sempre rispettato la grande intelligenza e mi conforta pensare che una simile intelligenza non possa essere stata sprecata dietro alla convinzione di un Dio che non esiste. Non eri il tipo da farti fregare un istante, figuriamoci una vita. E allora facciamo un patto sulla fiducia: Dio esiste, ma lasciami il tempo e il modo di capirlo di nuovo. Perché se è vero che Dio tutto può, poteva almeno lasciare mia madre e te in questa terra, per un po' di tempo in più. Non dico che me lo doveva, ma deve pur riconoscere il fatto che non gli ho mai rotto, con richieste assurde, bigotte, come quelle delle tribù primitive che chiedevano ai loro Dei la fecondità e la prosperità.
Non gli ho chiesto mai davvero nulla, nemmeno quando sul letto di un ospedale, mi dissero che mi rimanevano un paio di settimane di vita se le cose non miglioravano. Non gli ho chiesto nulla nemmeno allora. Mi sono rialzato con le mie gambe, sono tornato da solo alla vita. E ad aspettarmi, c'eri tu. Aspetta, non è che fossi tu, Dio?
Mi hanno detto che sei partito e che sì, tu eri Dio nella sua forma umana, in tutto quello che facevi e dicevi. Per me eri, sei e rimarrai semplicemente Gigi. Mio zio? Un prete? Uno storico? No, Gigi. Ti voglio bene, Gigi. Cazzo, non sai quanto. Ops, scusa.

domenica 9 dicembre 2007

HA INNALZATO GLI UMILI

Mi scuso fin d 'ora per la lunghezza di questo post. Che però vi invito a leggere con attenzione.
Sabato 8 dicembre, dopo una breve agonia durata meno di una settimana, è morto un prete. Meglio è morto un prete - operaio. Uno di quei sacerdoti, cioè, che - spinti dall'entusiasmo riformatore di un Concilio Vaticano II oggi rimasto lettera morta - decise di vivere del proprio lavoro e di fare apostolato in parrocchie piccole, semplici. Di quelle cioè che non ti permetteranno di fare "carriera".
Era dunque un sacerdote che lavorava in fabbrica non come prete ma come operaio. E che come operaio viveva sulla propria pelle i drammi, le solitudini, le emarginazioni ma anche l'impegno sindacale e politico comune a tutti gli uomini. Non fu una scelta facile: al sacerdote in clergyman che dal pulpito parlava di cose avvertite lontane, distanti, questo gruppo di sacerdoti opponeva la tuta da lavoro, l'elemetto, i turni. Accanto a questo venne naturale maturare una scelta politica sempre a sostegno dei diseredati fossero i senza terra brasiliani o gli orfani della teologia della liberazione o le nuove forme di emarginazione sociale che nascevano e nascono anche adesso, anche qui da noi. Fu tra i fondatori di ESODO, un trimestrale di ricerca che si interroga sulla giustizia sociale, sulla fede. Un luogo davvero aperto che diventa occasione di incontro e di confronto tra credenti e non credenti alla ricerca di quei valori universali che accomunano ciascuno all'altro (fra i suoi collaboratori figura anche Massimo Cacciari).
Per illustrarne la figura ho scelto due fra i suoi scritti più illuminanti (il grassetto è mio).
Il primo è questo:

Un Giubileo scandaloso
Una presa di posizione dei preti operai del Veneto

Con crescente disagio assistiamo alla trasformazione del
Giubileo in un grande spettacolo, che rischia di tradirne il senso, e in un
grande affare che, anzichè essere occasione per annunciare ai poveri un lieto
messaggio (Lc 4, 18), diventa un lieto messaggio per gli operatori turistici,
gli impresari edili, gli albergatori, i negozianti e... i furbi.
Ci piacerebbe che emergesse un salutare dibattito fra i credenti, tale da
permettere all'evento giubilare di diventare la voce di una Chiesa che sempre
più si riconosce umile discepola del Maestro, in atteggiamento di vero servizio
nei confronti del "mondo" di cui pure è parte, nel bene e nel male. Per questo,
coscienti dei nostri limiti e delle nostre incoerenze, ma animati dal desiderio
di conversione e dalla responsabilità che condanna chi finge di non vedere (Mt
13,15), invitiamo al dialogo i fratelli nella fede, tentando alcuni spunti di
riflessione.
I poveri. L'annuncio dell'Anno di grazia, nelle parole stesse di
Gesù (Lc 4,18), reca la gioia ai poveri: ad essi, infatti, appartiene il regno
di Dio (Lc 6,20).
Si impone, crediamo, un serio ripensamento sulla povertà
evangelica a noi che viviamo, anche come comunità di credenti, all'interno della
società del benessere, e che ne abbiamo accolto le comodissime conseguenze. Ma
come può la Chiesa diventare annuncio di gioia per i poveri della terra se non
si fa loro compagna di strada scegliendo la povertà, sentendosi appagata nel dar
loro assistenza ?
Essa è ricca di strutture, di prestigio, di sicurezza
economica; gli stessi sacerdoti con lo stipendio garantito e l'otto per mille sono ben lontani dal "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".
C'è poi la povertà come scandalo (Gc 5,1-Û): chi ama i fratelli non può restare
indifferente di fronte alla sofferenza e alle tragedie che colpiscono interi popoli. La Chiesa non ha progetti politici da proporre, ma come non pensare che proprio il primo mondo, il mondo cristiano, promuove e sostiene una economia mondiale che arricchisce pochi e abbandona molti nella miseria totale?

I credenti, mentre nell'impegno nella politica sono chiamati a cercare risposte
globali di giustizia nel rispetto dei diritti di ogni singolo e di tutti i
popoli assieme a tutti gli uomini di buona volontà, singolarmente dovrebbero
ridimensionare drasticamente i consumi, seguendo una regola di vita povera
impostata sull'austerità.
Ricostruire la Chiesa. Francesco d'Assisi, in risposta alla pressante richiesta di restaurare la Chiesa corse a prendere mattoni e calce. Ma il Signore non parlava della chiesa di pietre, destinata a sparire (Mt 24,2), bensÏ di quella fatta di uomini e donne.
E' disorientante constatare il fervore con cui ci si appresta all'evento giubilare... restaurando le strutture. Non è questa l'occasione per ripensare la Chiesa in ordine al Regno di Dio? La Chiesa "giubilare" deve dare spazio alla Parola del Signore e
dello Spirito promesso ai discepoli da Gesù per guidarli alla verità tutta
intera (Gv 16,13). L'accentuazione dell'aspetto istituzionale mortifica il
primato della Parola e impedisce allo Spirito di ìinsegnare ogni cosa (Gv 14
26). Su questo versante i fratelli della Chiesa riformata ci hanno preceduto, e
prezioso poteva essere il loro contributo nel progettare il Giubileo del 2000: Ë
stato un errore non coinvolgerli, facendo riferimento al tema delle
indulgenze
Condono/perdono. L'aspetto biblico del Giubileo più accentuato
oggi è quello del condono, ma visto tutto dal punto di vista
spiritualistico/individuale. Si tratterebbe cioè di approfittare dell'Anno Santo per riconciliarsi con Dio. E questo, per la verità, è il cuore di tutto il discorso.
Ma se la conversione è solo interiore, si tradisce il concetto di
riconciliazione e si dimentica il significato del Giubileo che invita a
restituire le terre, a rimettere i debiti a riscattare le proprietà. Di fronte
al dramma del debito estero dei Paesi poveri della terra si impone una soluzione in linea con il condono e con il progetto di un piano economico basato sull'equità, la solidarietà internazionale, ma anche sulla programmazione di uno sviluppo sostenibile, che inevitabilmente mette sotto accusa i Paesi ricchi.

Giovanni Paolo II ha invitato gli Stati a prendere adeguate decisioni
e la Chiesa tutta a chiedere perdono per gli errori commessi.
Una Chiesa profetica sa leggere il presente, sa individuare gli errori del presente e non solo quelli del passato, sa riconciliarsi con gli esclusi di oggi e non solo con
quelli di ieri. A noi sembra un peccato la strenua difesa delle "cose"
cattoliche alternative allo Stato: la scuola, gli strumenti di comunicazione, la sanità, i consultori...

Il pellegrinaggio. Stiamo prendendo coscienza che il
vero pellegrinaggio è il seguire Gesù il Maestro come unico Signore, il farci
umili discepoli. Sarà il camminare sulle sue orme che aprirà l'altro versante
del pellegrinaggio: andare verso i fratelli più deboli, non da luogo a luogo, ma
da persona a persona. Ciò può e deve avvenire negli spazi della quotidianità:
perchè non affermare questo, dichiarando chiuso il turismo spirituale di massa
che crea equivoci ed intralcio ad una retta interpretazione dell'Anno
Santo?
Ad un altro drammatico pellegrinaggio, piuttosto, stiamo assistendo:
popoli interi si stanno spostando dai Paesi della fame e della guerra ai Paesi
ricchi, cercando disperatamente il diritto alla sopravvivenza. Come la Chiesa
può rendersi disponibile ad accogliere il Figlio dell'uomo nel forestiero? Quante strutture, case, edifici, patronati ormai vuoti potrebbero essere offerti per l'ospitalità, come forma di "restituzione"? Certo, ciò non porterà gli incassi previsti per l'alloggiamento ai pellegrini di passaggio verso Roma, ma impedirà di cadere nella condanna di Gesù a tutti coloro che praticano le opere buone per ottenerne un vantaggio: "hanno già ricevuto la loro ricompensa" (Mt 6,2). (da Adista, luglio '99)

Sergio Pellegrini, Gastone Pattenon, Giancarlo
Ruffato, Antonio Uderzo, Luciano Bano, Emilio Coslovi, Mario Faldani,Lidio
Foffano, Gianni Manziega,Luigi Meggiato
Giugno 1999


Comprendere che la Chiesa non è un monolite ma luogo in cui coscienze libere si confrontano, discutono e si indignano è una cosa fondamentale soprattutto in un momento come questo. Ecco un altro suo scritto, del 2002, nei confronti del governo Berlusconi:

Lettera aperta di preti del Veneto sulla politica
anticristiana del governo
"Il versante etico-sociale si propone come
dimensione imprescindibile della testimonianza cristiana: si deve respingere la
tentazione di una spiritualità intimistica e individualistica che mal si
comporrebbe con le esigenze della carità, oltre che con la logica
dell'incarnazione" (n. 51 di Novo millennio ineunte del 2001).
Incoraggiati da questo esplicito richiamo del papa e sollecitati da un tormentato clima
sociale che attraversa il Paese, noi sottoscritti, sacerdoti appartenenti alle
diocesi di Treviso e di Venezia, intendiamo esporre alcune riflessioni in merito
alla politica dell'attuale governo.
Secondo noi è una politica che incide pesantemente su alcuni nodi essenziali della vita democratica e chiama in causa la Chiesa perché faccia sentire la sua voce nel difendere i valori dell'etica civile che riguardano tutti gli uomini, al di là delle appartenenze confessionali o politiche.
La rilettura attenta di un importante documento dei vescovi italiani del 1991 (Educare alla legalità), si rivela di sconcertante attualità in un momento in cui, nello scenario politico nazionale, stanno affiorando grosse contraddizioni che rischiano di minare la pace sociale. Ci sono scelte governative che rendono sempre più anomala la situazione italiana, anche agli occhi dell'Europa: una giustizia a base di leggi fatte su misura del potente di turno; un'informazione televisiva di massa, sempre più omologata e in mano ad un'unica persona, che rischia di mettere in pericolo la libertà di pensiero; una scuola e una sanità pubblica in ottica aziendale e privatistica che creano discriminazioni tra gli utenti; una politica per l'immigrazione che schiera la marina di guerra contro barche fatiscenti cariche di persone
straniere ridotte allo stremo; una politica del lavoro che parla di libertà di licenziamento a piacere; la liberalizzazione incontrollata del commercio internazionale delle armi; la criminalizzazione di legittime forme democratiche di dissenso politico; l'ingiuriosa accusa al sindacato di contiguità con il terrorismo, ecc.
E’ una situazione che sta avvelenando il clima sociale e
politico. Rispetto a tale situazione, ci sembra che il mondo cattolico italiano,
pur con lodevoli eccezioni, nel complesso appaia latitante ed estraneo: dai
pastori ai cristiani, dalla stampa cattolica alle associazioni ecclesiali, dalla
pastorale parrocchiale all'azione dei movimenti religiosi, ecc. Alcuni giornali
si interrogano sul perché di questa sostanziale estraneità dei cattolici nei
confronti del vasto movimento di opinione pubblica che va crescendo nel Paese in
difesa di alcuni valori civili e di leggi che siano veramente uguali per
tutti.
Noi sacerdoti avvertiamo che nelle nostre comunità sempre più stanno
prendendo forma due atteggiamenti collettivi tra loro contrapposti. In una parte
della popolazione si assiste ad un modo di vivere improntato all'arroganza del
profitto selvaggio, ad un crescente impoverimento del concetto di "bene comune"
e ad un assopimento di valori etici che, fino ad un decennio fa, mobilitavano la
coscienza civile. Nello stesso tempo, proprio per le forti contraddizioni
derivanti dal pesante clima culturale e politico imperante, stanno diffusamente
affiorando disagi che portano a molteplici forme di protesta e
d'indignazione.
Come pastori fortemente interpellati da questi "segni dei
tempi", abbiamo il dovere di educare i cristiani all'ascolto e al discernimento
degli eventi, in forza proprio dei richiami magisteriali citati. Come cittadini,
siamo convinti di non dover stare alla finestra e guardare la realtà sociale da
persone assenti e disinteressate. Ci sono principi di etica civile sui quali
siamo chiamati a pronunciarci con un'attenzione non minore di quella riservata
ai principi della cosiddetta etica cattolica.
"Da ciò si vede come il
messaggio cristiano, lungi dal distogliere gli uomini dal compito di edificare
il mondo, lungi dall'incitarli a disinteressarsi del bene dei propri simili, li
impegna piuttosto a tutto ciò con obbligo ancora più stringente." (Concilio
Vaticano II, GS 34).
Sottoscriviamo questa nostra lettera in data 29 aprile
2002, festa liturgica di santa Caterina da Siena, proclamata Patrona d'Italia
nel 1939 e Dottore della Chiesa nel 1970. E’ una santa che, nel lontano e
turbolento XIV secolo, seppe coniugare una profonda spiritualità personale ad un
instancabile impegno ecclesiale e civile, a servizio della Chiesa e della
società del suo tempo.
Don Olivo Bolzon (Castelfranco Veneto), don Fervido
Cauzzo (Peseggia di Scorzè), don Sandro Dussin (Fanzolo di Vedelago), don Silvio
Favrin (Castelfranco Veneto), don Gianni Fazzini (Mestre), don Lidio Foffano
(Mestre), don Giuseppe Furlan (Castelfranco Veneto), don Guseppe Geremia
(Salgareda), don Elio Girotto (San Liberale di Marcon), don Gianni Manziega
(Mestre), don Luigi Meggiato (Mestre), don Claudio Miglioranza (Castelfranco
Veneto), don Umberto Miglioranza (Castelfranco Veneto), don Giorgio Morfin
(Mogliano Veneto), don Lorenzo Piran (Cavasagra di Vedelago), don Giorgio
Riccoboni (Treviso), don Giorgio Scatto (Marango di Caorle), don Enrico Tarta
(Cavallino Ve), don Luigi Trevisiol (Mestre), don Mario Vanin (Treviso), don
Antonio Viale (Vascondi Carbonera), don Piergiorgio Volpato
(Casier).
Treviso-Venezia, 29 aprile 2002
Questa è la Chiesa in cui credeva questo prete. Questa, e solo questa, è veramente anche la mia Chiesa. Senza stupide affissioni di crocefissi. Senza inutili richiami a pseudo radici giudaico-cristiane. Una Chiesa libera. Che innalzi gli umili, che scacci i potenti dai troni. Che disperda i superbi nei pensieri del loro cuore. Che ricolmi di beni gli affamati e rimandi i ricchi a mani vuote.
E' morto sabato 8 dicembre (Solennità dell'Immacolata Concezione) alle 13,20. Attorniato dai suoi fratelli, dalle sue sorelle e dai suoi tanti amici e nipoti. Fra questi ultimi c'ero anch'io. Si chiamava don Luigi Meggiato. Era mio zio
Che la forza sia con voi.

venerdì 7 dicembre 2007

VI RICORDATE IL BOERO?

Oggi mi sono goduto un piccolo lusso... stavo prendendo il caffè e, accanto alla tazzina, che ti vedo? Un boero...ora io non so a quali generazioni appartengano i miei lettori. E però il boero per noi (suvvia quelli nati alla fine degli anni '60) era un must, un mito. Ve li ricordate? Erano quei cioccolatoni avvolti in una carta rossa, pieni zeppi di liquore (una cosa che al confronto i Mon Cheri sono acqua...). Ma il bello veniva quando li scartavi. Perché se eri fortunato potevi vincerne addirittura altri cinque! E allora anche ricollegandomi ad un precedente post (Noi che) mi viene in mente: quali oggetti, quali cose salvereste degli anni '80?
Io per me (e non essendo eccessivamente rigido con le date) salverei come minimo:
il Pac man (uno dei primi giochi elettronici da bar);
le partite a biliardo quando si marinava la scuola;
i guanti da giardiniere in pelle che per i paninari faceva figo;
il CIFAP (il centro di formazione professionale: alzi la mano chi non ha avuto almeno un amico che ha studiato lì per diventare saldatore e che, a 20 anni, già guadagnava in un mese quanto tu - laureato in lettere - non guadagnavi in un anno di lavoro);
le pettinature cotonate;
i pantaloni a zampa d'elefante;
la DUNA (giusto per ricordare che la FIAT è stata pure questo);
The blues brother's: il mitico film di John Landis che ho visto almeno 18 volte;
la brillantina sui capelli;
i jeans Levi's: che allora costavano (purché non fossero i mitici 501) come un paio di jeans e non come un completo di Armani;
il telecomando della TV;
il pentapartito che qualche volta diventava un esapartito e qualche altra volta un quadripartito ma comunque Andreotti c'era sempre;
le feste dell'ultimo dell'anno: fatte in casa, con l'amico DJ che ti metteva il lento quando glielo chiedevi tu;
le gite scolastiche: non all'estero (lì ci andavi solo in 5^ superiore e non come adesso che ci vanno persino i bimbi delle elementari) ma a Firenze (ma a te sembrava d'essere in America);
le sagre paesane;
lo scudetto dell'Inter con allenatore Giovanni Trapattoni, in porta Zenga ed Oriali come mediano;
i primi pianti d'amore;
la discoteca (e qui davvero non soltanto dovete appartenere alla mia generazione ma pure aver vissuto a Mira) Marmellata la domenica pomeriggio;
il RANCH a Tessera;
Rocky Balboa ed il suo "Adrianaaa" e le prime palestre da body building;
la California che tu, a momenti, manco sapevi dove fosse e però lì le palestre di b.b. erano in spiaggia;
gli esami di riparazione (sì salverei pure quelli avendone avuto, come dire?, lunga frequentazione);
le Charlie's angels;
Mac Gyver e A. Team e Magnum P.I.;
il vocabolario di latino con le coniugazioni scritte a matita;
l'amico che ti passava i compiti di matematica;
la compagna di banco che invece non ti passava nulla;
CUORE, la mitica rivista satirica inizialmente allegata a L'Unità.
il Bignami.
E voi?

Che la forza sia con voi....


giovedì 6 dicembre 2007

IN MEMORIA DI BARBARA MARCHISIO

Capita a volte, per quelle strane casualità di cui è piena la nostra vita, che ti si presentino delle occasioni inaspettate. Così è toccato anche a me quando, alcune settimane fa, ho ricevuto una mail dal prof. Paolo Cattelan, docente di Storia del canto presso l'Università Cà Foscari di Venezia e presidente dell'associazione Amici della musica di Venezia, che mi illustrava la biografia di Barbara Marchisio. La Marchisio nasce a Torino nel 1833. Fu un contralto di incredibile levatura che spesso si esibiva insieme alla sorella, Carlotta, che invece era un soprano (e non un tenore come erroneamente è stato inizialmente scritto). Dell'arte delle sorelle Marchisio si innamorò Gioachino Rossini che, in un autografo da lui posto su una copia dello spartito della Semiramide , così scrisse: "Alle mie dilette amiche ed incomparabili interpreti/ Carlotta e Barbara Marchisio, posseditrici di quel cantar che nell'anima si sente". Carlotta morirà, di parto, a soli 37 anni nel 1872. Barbara, rimasta artisticamente sola, decise di chiudere la sua carriera nel 1876. Da quattro anni, cioè dal 1872, aveva scelto di vivere a Mira, nel secentesco palazzo Persico (lungo l'attuale via Marconi) . E a Mira, Barbara morirà il 22 aprile del 1919. Sempre a Barbara, Rossini (e questo è probabilmente il segno più grande dell'enorme livello artistico raggiunto da questa nostra concittadina) dedicò il suo ultimo capolavoro, La petite Messe sollennelle nel 1860. Nei 50 anni in cui risiedette a Mira, Barbara fondò una scuola di canto di grande importanza. Basti pensare che fra i suoi prediletti allievi vi era anche Antonietta Meneghel detta Toti Dal Monte. Proprio per onorare questa importante artista, dunque, il prossimo 12 dicembre, dalle 21, nel Teatro di Villa dei Leoni, con l'associazione Amici della Musica di Venezia, abbbiamo pensato di organizzare un concerto - reading, un appuntamento fatto di musica, canto e parole. Un omaggio a questa nostra concittadina ma anche un altro passo per scoprire - riscoprire quella storia locale della nostra città così densa di eventi, persone, fatti. Vi aspetto tutti, dunque.

Il libro per questo week end? Luis Sepùlveda, Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, Guanda editore, 2006, 8^ ed.

Che la forza sia con voi

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mercoledì 5 dicembre 2007

MONTALE E NERUDA

Un'attenta lettrice del mio blog ha notato che ho modificato la "testina" al di sotto del titolo generale. Ho inserito, al posto dell'ormai nota citazione, un brano di una poesia di Montale. L'ho fatto per molti motivi. Innanzitutto perché sono profondamente innamorato della poesia. Ma non di quella che immagino molti abbiano scritto in un qualche momento della loro vita. No. Sono innamorato della poesia "alta", di quella rigorosamente costruita; di quella poesia che pesa sangue e sudore comporre. Odio quelle che chiamo le "poesie in ore", quelle dalla rima facile (chessò? fiore-cuore-amore). Amo le costruzioni particolari; il ritmo dato da allitterazioni, consonanze ed assonanze. Amo scoprire un endecasillabo là dove non ci dovrebbe essere. Amo quelle poesie costruite attraverso sineresi, sinalefi, iati e dittonghi. Ho avuto, nella mia vita d universitario, una fortuna. Innanzitutto quella di conoscere almeno 2 poeti. Del primo ho già parlato: si tratta di Silvio Ramat che allora insegnava Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea e che ci deliziò di uno straordinario corso monografico dedicato alla letteratura italiana dal 1915 al 1920 (fu allora che conobbi, ad esempio, Scipio Slataper). Del prof. Ramat ho un ricordo vivido: un giorno, molti anni dopo essermi laureato, lo rividi in treno. Era assorto in lettura. Mi avvicinai e lo scoprii leggere una edizione in sedicesimo della Divina Commedia e mentre la leggeva sorrideva (ebbene sì...quella fu una lezione che ho capito anni dopo: la Divina Commedia è opera semplicemente straordinaria e non serviva Benigni a farmelo comprendere). L'altro poeta era Fernando Bandini (ospite con cui Letteraria ha chiuso questa edizione e ringrazio di cuore l'amico Massimo che ci regala ogni anno questa perla; purtroppo per le note vicende che mi hanno colpito non ho potuto prendervi parte) che impartiva l'insegnamento di Stilistica e metrica italiana, autentico spauracchio per noi studenti poiché, leggendo un frammento di poesia, ne dovevi riconoscere il genere. L'altra fortuna è che ho incontrato un "tecnico" (immagino che a sentirsi chiamare in questo modo, lui si incazzerà di brutto) della poesia, un critico: Pier Vincenzo Mengaldo che a me ha impartito l'insegnamento di Storia della lingua italiana. Il prof. Mengaldo aveva un pregio (oltreché essere di sinistra e, se non ricordo male, fumatore: erano gli anni in cui, dopo aver mangiato una pizza, potevi beatamente startene seduto a fumarti una sigaretta): quello di dissezionare una poesia, farti capire l'eleganza stilistica e metrica, insegnarti a comprendere quali strategie retoriche l'autore aveva usato. E già allora compresi come, ad esempio, tra pittura e arte non ci fosse poi una gran differenza: entrambe queste arti giocano sui toni, sulle sfumature, persino sui divertissement (e basta leggere Palazzeschi per capire cosa intendo).
Poi avevo fatto un'altra riflessione: e cioè che davvero alcune canzoni sono autentiche poesie. Prendetene, ad esempio, una di Francesco Guccini, un qualunque. Leggetela ad alta voce..soffermatevi sul sapiente uso che fa, in taluni versi, delle consonanti usandone, ad esempio, in modo ripetuto alcune e capirete quel di cui sto parlando.
E perché Montale, dunque? Perché di lui (che, dicono, avesse in realtà un caratteraccio) mi è rimasta impressa una frase che lessi in Enzo Biagi e che il poeta pronunciò all'ato di ricevere il Premio Nobel per la letteratura: "sono qui per aver scritto poesia..un prodotto assolutamente inutile ma, per fortuna, quasi mai nocivo". Ecco: mi piace pensare alla fortuna di chi può permettersi il lusso dell'inutilità...del fare cose senza senso ma che gli procura piacere fare...mi piace pensare a chi ha la fortuna di fare cose con le parole..di far vivere suggestioni. emozioni..."Non chiedermi se sono felice, tu lo sai"
Che la forza sia con voi
Da I Fiori di Aldo Palazzeschi (non ho rispettato la struttura originale per non allungare troppo la pagina)...
Oh! com' è bello sentirsi libero cittadino
solo, nel cuore di un giardino. -Zz...Zz -Che c' è? -Zz...Zz... -Chi è? M'
avvicinai donde veniva il segnale, all' angolo del viale una rosa voluminosa si spampanava sulle spalle in maniera scandalosa il décolleté. -Non dico mica a te.
Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli che son sulla spalliera, ma non vale la pena. Magri affari stasera, questi bravi figliuoli non sono in vena. -Ma tu chi sei? Che fai? -Bella, sono una rosa, non m' hai ancora veduta? Sono una rosa e faccio la prostituta. -Te? -Io, sì, che male c' è? -Una rosa! -Una rosa, perchè? All' angolo del viale aspetto per guadagnarmi il pane, fo qualcosa di male? -Oh!-Che diavolo ti piglia? Credi che sien migliori, i fiori, in seno alla famiglia? Voltati, dietro a te, lo vedi quel cespuglio di quattro personcine, due grandi e
due bambine? Due rose e due bocciuoli? Sono il padre, la madre, coi figlioli. Se la intendono...e bene, tra fratello e sorella, il padre se la fa colla figliola,la madre col figliolo... Che cara famigliola! E' ancor miglior partito farsi pagar l' amore a ore, che farsi maltrattare da un porco di marito. Quell' oca dell' ortensia, senza nessun costrutto, fa sì finir tutto da quel coglione del girasole. Vedi quei due garofani al canto della strada? Come sono eleganti! Campano alle spalle delle loro amanti che fanno la puttana come me. -Oh! Oh! - Oh! ciel che casi strani, due garofani ruffiani. E lo vedi quel giglio, lì, al ceppo di quel tiglio? Che arietta ingenua e casta! Ah! Ah! Lo vedi? E' un pederasta. -No! No! Non più! Basta -Mio caro, e ci posso far qualcosa io, se il
giglio è pederasta, se puttana è la rosa? -Anche voi! -Che maraviglia! Lesbica è la vaniglia. E il narciso, quello specchio di candore, si masturba quando è in petto alle signore. -Anche voi! Candidi, azzurri, rosei, vellutati, profumati fiori... -E la violaciocca, fa certi lavoretti con la bocca... -Nell' ora sì fugace che v' è data... -E la medesima violetta, beghina d' ogni fiore? fa lunghe processioni di devozione al Signore, poi...all' ombra dell' erbetta, vedessi cosa mostra al ciclamino... povero lilli, è la più gran vergogna
corrompere un bambino -misero pasto delle passioni. Levai la testa al cielo per trovare un respiro, mi sembrò dalle stelle pungermi malefici bisbigli, e il firmamento mi cadesse addosso come coltre di spilli. Prono mi gettai sulla terra bussando con tutto il corpo affranto: -Basta! Basta! Ho paura. Dio, abbi pietà dell' ultimo tuo figlio. Aprimi un nascondiglio fuori della natura!

martedì 4 dicembre 2007

PER LE DONNE

Quello di martedi scorso non è stato solo il "Consiglio Comunale del crocifisso" ad indicare un ordine del giorno (o forse erano due? O forse il secondo era emendamento del primo? Già perché l'ordine del giorno inserito nel calendario dei lavori era firmato da Alleanza Nazionale, Lega Nord e Forza Italia ma poi quest'ultima, durante i lavori del Consiglio, ne ha presentato un altro autonomo) sul quale mi sono ripromesso di non intervenire (l'ho fatto con un commento ad un bel post che l'amico Massimo Zuin ha scritto sul suo blog). E' stato anche il Consiglio Comunale in cui Elisa Carlin (prima firmataria, presidentessa della commissione cultura), Vanna Baldan (capogruppo di FI) e Federica Pilon (vicepresidente del Consiglio Comunale) hanno sottoposto all'attenzione dei propri colleghi un documento contro la violenza sulle donne. Ho deciso di riproprorlo nella sua interezza affinché lo possiate leggere e diffondere presso più gente possibile.....
Che la forza sia con voi
OGGETTO: 25 NOVEMBRE GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA
VIOLENZA SULLE DONNE
I Consiglieri Comunali:Carlin Elisa, Baldan Vanna, Pilon
Federica
Presentano al Consiglio Comunale il seguente
ORDINE DEL GIORNO
Premesso:
• che il 25 novembre si è celebrata la “Giornata
Internazionale contro la violenza alle donne” e che essa risale alla risoluzione
54/134 adottata nel 1999 dalla 54° sessione dell’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite;
• che la violenza sulle donne si configura come un reato tra
i più gravi in quanto colpisce l’intera persona coinvolgendone sia la sfera
fisica che quella psicologica;
• che le donne che subiscono violenza perdono per sempre la
sicurezza di se, la fiducia verso gli altri, il diritto a vivere la loro
vita;
• che oltre l’75 per cento della violenza che le donne
subiscono avviene dentro le mura domestiche;
• che le violenze sulle donne si perpetrano sia in ambienti
familiari, sia in ambienti pubblici che in ambienti di lavoro;
• che dagli ultimi dati ISTAT oltre 6.743.000 donne italiane
hanno subito violenza fisica durante la loro vita;
• che la maggior parte delle donne colpite da stupri e
violenze non denunciano la violenza subita;
Considerato:
• che la violenza maschile sulle donne fatta di abusi fisici
e psichici, di omicidi si fa ogni giorno più feroce ed agghiacciante anche nel
nostro territorio nazionale;
• che la violenza contro le donne è una violenza di genere
riconosciuta oggi dalla Comunità Internazionale come una violazione fondamentale
dei diritti umani;
• che tali crimini perpetrati contro le donne le rendono
sempre più deboli ed indifese negando loro ogni diritto a vivere una vita serena
e sicura;
Considerato inoltre che:
• le Amministrazioni locali devono promuovere politiche,
servizi ed iniziative per prevenire ed eliminare la discriminazione e la
violenza nei confronti delle donne, diffondendo la cultura dei diritti umani,
sensibilizzando l’opinione pubblica sulle tematiche di genere, sulla difesa dei
diritti delle donne;
IMPEGNA
Il Sindaco e l’Amministrazione tutta:
• a condannare ogni forma di discriminazione e di violazione
dei diritti umani di tutte le donne al di là della propria appartenenza etnica,
culturale e religiosa,
• a promuovere in ogni ambito la più ampia consapevolezza
sulle violazioni dei diritti fondamentali delle donne,
• a sollecitare gli Organi preposti nel territorio comunale
affinché venga contrastata qualsiasi forma di violenza contro le donne assumendo
anche azioni di prevenzione in tutto il territorio e diffondendo la cultura
delle pari opportunità tra donne e uomini.

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