venerdì 31 ottobre 2008

SUL PD

Questo il testo del mio intervento pubblicato, oggi, da La Nuova Venezia:








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giovedì 30 ottobre 2008

INES ED ERNESTO

Mercoledì mattina ci siamo riuniti insieme agli amici dell'ANPI e ad una delegazione di alunni delle scuole medie miresi per una commemorazione riparatrice al vigliacco gesto compiuto, la scorsa settimana, contro il monumento che ricorda l'eccidio di 9 partigiani miresi per mano delle truppe nazifasciste il 27 aprile 1945. Ines Mumeni nel 1945 aveva 28 anni ed era staffetta ed infermiera nella brigata partigiana "Fasolato". Oggi ha 92 anni ed una mente lucidissima. Questo il testo integrale dell'orazione civile che ha pronunciato mercoledì rivolgendosi agli alunni:
Care ragazze e ragazzi, cari compagni e amici, mi chiamo Ines e ho 92 anni: ho combattuto contro il fascismo e potrei essere la mamma e la nonna di tutti voi.
Oggi, davanti a questo cippo offeso e umiliato, in memoria dei partigiani di Mira caduti per liberare il nostro paese dal fascismo, tutti i cittadini democratici, i giovani di Mira devono fermarsi a riflettere.
Vi racconto un fatto che mi è accaduto anni fa, e che mi ricordo ancora: in una assemblea pubblica - dopo il mio intervento sulla lotta partigiana - una persona mi affrontò dicendomi che noi viviamo di ricordi, che è ora di dimenticare il passato. La mia risposta fu pronta e serena: la storia non si dimentica, la storia ci insegna a non ripetere gli errori atroci commessi da un branco di assassini che distrussero il nostro paese e moltissime vite umane innocenti.
Chi ha commesso oggi, qui all'Olmo di Mira, tale gravissima offesa verso i nostri eroi partigiani, e coloro che li hanno istigati, sappiano bene e aprano bene le loro sporche orecchie: i nostri eroi che sono morti per la libertà erano tutti giovani e giovanissimi, hanno dato la loro vita per tutti noi senza pensarci due volte, e qui, questa mattina, i nostri giovani presenti in massa sono la testimonianza di una risposta ferma, e di una continuità antifascista per la salvaguardia della democrazia del nostro paese.
Ma non basta la speranza: bisogna educare i nostri figli e nipoti raccontando loro la verità sulle atrocità fasciste; la libertà si difende e si conserva tutti assieme, non abbassando mai la guardia, perché il nemico della pace e della nostra Costituzione, nata dalla lotta del popolo italiano antifascista, è sempre in agguato e i colpi di stato, come nel passato, possono sempre avvenire. Anche nel presente.
Attenzione ragazze e ragazzi: l'olocausto, nell'ultima guerra mondiale con i milioni di morti che ha causato, potrebbe ancora ripetersi; attenti cari compagni e amici: l'anno 1922 (data di avvento del fascismo nel nostro paese ndr) fa ancora paura, i segni di un ritorno di quegli anni ci sono tutti e ve lo dico io che li ho vissuti amaramente; noi li stiamo sottovalutando o, meglio ancora, ignorando. Non possiamo più permetterci di dormire serenamente, dobbiamo vegliare giorno e notte per difendere il futuro di tutti noi e soprattutto delle nuove generazioni.
Mi affido a voi giovani, perché voi oggi rappresentate e siete il nostro e soprattutto vostro futuro.
Un caro abbraccio a tutti.
Ines
Al suo intervento, è succeduta una lectio magistralis di assoluta bellezza ed efficacia. A tenerla il professor Ernesto Brunetta (almeno un Brunetta buono c'è...) che in poco meno di 20 minuti ha tratteggiato cosa fu il fascismo e la resistenza.
Che la forza sia con voi!


Quei 9 martiri erano:

Agnoletto Mario

Cosma Arturo

Agnoletto Vittorio

De Lorenzi Rinaldo

Belleni Giuseppe

Nariti Rino

Cestonaro Guido

Tolomio Luigi

Zuin Alfredo



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GLI SCONFITTI





Confesso che a me la boxe piace. Molto. Mi piacciono l'agilità, le schermaglie, le strategie, la velocità che emerge dalla nobile arte come viene chiamato questo che è uno degli sport più antichi della storia: se vi capita di andare a Santorini (in Grecia) potrete ammirare un magnifico disegno rupestre che risale addirittura al 600 A.C.! Dalla boxe sono emersi nomi che han fatto la storia di questo sport: Rocky Marciano con le sue 49 vittorie su 49 match disputati, delle quali ben 43 prima del limite; Floyd Patterson con le sue 55 vittorie e solo 8 sconfitte; Cassius Clay che, nel 2007, venne addirittura candidato al Premio Nobel per la Pace. E...Peter Buckley (nella foto). Chi? Peter Buckley, 39 anni, inglese che giusto domani sera salirà sul ring per l'ultima volta. Peter è stato definito il peggior pugile nella storia della boxe. Ha un palmares tutt'altro che invidiabile: su 300 incontri disputati ne ha persi addirittura 256 di cui 88 consecutivi. Ma in realtà al tappeto ci è finito soltanto 10 volte, il che significa che negli altri 290 incontri è stato sconfitto solo ai punti. Eppure, nonostante questo ruolino intriso di sconfitte, Peter viene chiamato the Professor per la sua dedizione totale e assoluta alla boxe e per la sua capacità di far crescere giovani talenti.





Mentre in Russia, due sacerdoti gesuiti vengono trovati assassinati nel loro appartamento ed in India le violenze perpetrate ai danni dei cristiani continuano, un'altra bella testimonianza di una Chiesa autenticamente dentro il mondo: Franco Vialetto (nella foto), vicentino di Nove, è diventato sindaco del comune di Cacoal in Brasile. Ha ottenuto oltre il 60% dei consensi mettendosi alla guida di una formazione politica di sinistra. Particolare non secondario: Franco è un missionario comboniano. Ordinato sacerdote nel 1973, si trova a Cacoal dal 1974. In 30 anni di missione ha visto trasformarsi quel piccolo villaggio raggiungibile solo in barca in una città di 80 mila abitanti. In questa città don Franco (che ha fondato anche 13 comunità di base; linkandolo potete farvi una prima idea di questa realtà che giustifica sino in fondo il mio continuare a sentirmi cattolico nonostante i pregiudizi e le falsità) ha realizzato perfino un ospedale dotato di un modernissimo reparto oncologico: pensate che, prima della sua apertura, un malato di tumore di Cocoal, per curarsi, doveva arrivare fino a San Paolo, sobbarcandosi un viaggio di oltre 3000 chilometri!

Paolo VI diceva: La Politica è la più alta forma di carità

Che la forza sia con voi!

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martedì 28 ottobre 2008

ARRIVA


Ho conosciuto Peter e la sua famiglia molti, moltissimi anni fa. In una circostanza in cui quel ragazzo alto, con la barba irsuta, era sembrato - a me e ai miei amici - una specie di angelo. Faceva freddo quel giorno di inizio agosto vicino al Pelmo. Freddo ed un cielo nuvoloso da cui, ben presto, iniziò prima a piovere e poi a grandinare. Eravamo lungo un sentiero attrezzato, "ovviamente " (allora eravamo incoscienti) senza imbracatura, cordino, moschettoni. Preso dal panico uno di noi si blocca: non riesce più a proseguire. Ci proviamo in tutti i modi, nulla da fare. Quando, improvvisamente, arriva lui che si avvicina al nostro amico, lo rassicura e, prendendolo per mano, pian piano lo fa avanzare. Alla fine, dopo averlo ringraziato, e aver ricevuto i suoi sguardi carichi di riprovazione, ci invita a casa sua. Peter e Francesca vivono in un maso a quasi 1800 metri di altitudine, in cresta, in una posizione dove si domina una intera vallata. Vivono lì e, con gli anni, quel maso l'hanno trasformato in una casera. Non hanno televisione, non hanno computer. L'unico cordone ombelicale che li tiene legati al mondo è una radiotrasmittente. Un paio di volte la settimana scendono in paese e da lì comunicano, via mail, coi loro amici. Peter è un montanaro autentico, di quelli che parlano con gli occhi piuttosto che con la voce. Scalatore eccellentissimo, è un purista delle ascensioni montane: di quelle fatte usando chiodi, rinvii e corde solo là dove è strettamente necessario. Per il resto si arrampica a mani libere, "leggendo" la parete, scoprendovi fessure, appigli che ad un occhio, anche solo meno che attentissimo, sfuggono. Essere un tutt'uno con la montagna, appartenervi...

Stamani Peter mi ha scritto. Lo ha fatto per comunicarmi che, fra qualche giorno, lui e la moglie lasceranno l'alta quota e ritorneranno in paese perché sta arrivando. Cosa? La neve. Già stamani qualche fiocco è caduto da un cielo solo parzialmente greve di nubi. Ma da domani...E,dunque, sta arrivando anche per noi il momento di mettere al riparo le attrezzature estive e tirar fuori ciaspe e tuta. Ed un mezzo toscano (di quelli buoni) da fumarti in solitudine, circondato dal silenzio e dalla neve. E nuovi itinerari. E nuove mete da raggiungere. E nuovi sogni da realizzare. E chissà che, in uno di questi viaggi, non ci possa far compagnia Peter...

Che la forza sia con voi!



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lunedì 27 ottobre 2008

INCIPIT

Si può respirare il dolore? Lo si può toccare, percepire anche se condito da lacrime inespresse? Lo si può guardare, quasi dandogli del tu, vedendo il volto distrutto di una madre addolorata che - quasi - si accascia davanti al ferro che ha crocifisso il figlio? Ieri mattina, col sindaco, sono andato a trovare la famiglia di Matteo, il ragazzo di 32 anni morto - venerdì pomeriggio - in un incidente sul lavoro. Quella di Matteo è una famiglia unita, fondata su valori semplici ma fondamentali: l'amore, l'onestà, la passione per il lavoro. E straziata da una immane tragedia che non può accadere in un Paese civile. No! In un Paese civile non può accadere che un ragazzo di 32 anni muoia mentre sta lavorando. Non può accadere che un genitore sopravviva al proprio figlio martirizzato. Quel venerdì, in tutta Italia sono morti 5 lavoratori: un'ecatombe, una strage degli innocenti che pare inarrestabile. Solo in Lombardia, nel 2007, i morti sul lavoro sono stati 209. E questo mentre sta uscendo nelle sale cinematografiche La fabbrica dei tedeschi, il film - documentario che Mimmo Calopresti ha girato sulla tragedia della ThyssenKrupp di Torino dove, nel dicembre 2007, morirono 7 operai, e che è stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
Per una di quelle strane associazioni di idee che a volte accadono, ho pensato a Matteo (e a me) leggendo, domenica, uno dei più belli incipit giornalistici che mai, a memoria, ricordo di aver letto. A scriverlo Dario Cresto - Dina su Repubblica:
Siamo tutti, in un modo o nell'altro, un volo interrotto. Precipitiamo dai nostri sogni, ma ciò che ci può distinguere e preservarci dall'inesorabilità del destino è la capacità di librarci ancora non verso ciò che siamo ma verso ciò che vorremmo essere.
L'articolo di Cresto - Dina è un viaggio attorno al mondo di Lucio Dalla in occasione della imminente uscita del suo Gli occhi di Lucio che Bompiani manderà in libreria dal 29 ottobre (a proposito: il 31 ottobre la libreria Feltrinelli di Mestre mi ha invitato a presentare un libro giallo ambientato in un luogo insolito, di più non vi dico).
Che la forza sia con voi...



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domenica 26 ottobre 2008

DOMENICHE A TEATRO









Come ogni anno gli amici dell'associazione La Malcontenta (nella foto il gruppo al gran completo; e qui voglio ringraziare, fra tutti, gli amici Luigino - impareggiabile cuoco; Gino e Toni) organizzano nel teatro della Parrocchia di Sant Ilario una rassegna teatrale di tutto rispetto, dove il "tutto esaurito" è la norma.

Si tratta di teatro amatoriale ma con compagnie che spesso rasentano la professionalità, impegnate in testi poco noti del teatro. Gli spettacoli iniziano alle 16,30 ma consiglio di presentarsi con largo anticipo giacché, come è capitato l'anno scorso, già mezz'ora prima dell'inizio c'era il tutto esaurito.

Domenica pomeriggio si comincia con una compagnia che ho già incontrato e che apprezzo davvero molto, la Tarvisium teatro.

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sabato 25 ottobre 2008

TURISMO

Sarà ufficialmente presentato alla stampa la prossima settimana, ma intanto è già disponibile on line il primo sito turistico della Riviera del Brenta cui abbiamo collaborato come assessorato alle politiche turistiche. Fortemente voluto dagli operatori turistici con il prezioso appoggio di Unindustria, il portale - www. rivieradelbrentaturismo.com - permette una agile navigazione all'interno delle bellezze della Riviera. Non soltanto quelle culturali (e non poteva mancare la "nostra" Villa dei Leoni che è presentata con una scheda propria ed alcune fotografie), ma anche quelle enogastronomiche. E poi tante informazioni, pensate non solo per il turista ma anche per chi in Riviera del Brenta ci abita: cosa fare, cosa vedere, cosa acquistare. Ed una sezione dedicata alle escursioni.
Se poi cliccate sulla pagina dedicata ai credits potrete leggere alcune frasi celebri di intellettuali conosciutissimi che hanno soggiornato nella nostra Terra.
Che la forza sia con voi!

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venerdì 24 ottobre 2008

RIFLESSIONI

Da La Stampa, di Massimo Gramellini:

Se vincessi cento milioni di euro al Superenalotto come quel fortunello di Catania, giuro che non saprei cosa farne. Ho desideri che costano meno. Così mi sono rivolto a un amico per chiedere consigli, nell’eventualità. Lui mi ha risposto quanto segue: «Cinquanta milioni li dai subito in beneficenza: una catena di ospedali in Kenya a tuo nome e ti sei ripulito la coscienza per l’eternità. Te ne restano comunque altri cinquanta per sporcartela con vizi e stravizi. Siamo un Paese cattolico, no? Sempre in bilico fra senso di colpa e voglia di peccare. Nei sondaggi della coscienza facciamo i veltroniani, ansiosi di cultura e valori immateriali, ma nella realtà della pratica c’è un piccolo premier ingordo in ciascuno di noi. Villoni, macchinoni, donnoni. E non pensare di nascondere la tua ricchezza: impazziresti. Perché in Italia non conta avere, ma far sapere agli altri di avere. Non sentirti orribile, se li vincesse un altro farebbe di peggio. Chi sputerebbe sul tavolo del capufficio un attimo prima di licenziarsi. Chi si comprerebbe l’azienda per il solo gusto di licenziare il capufficio. E chi guarderebbe negli occhi il coniuge sopportato da secoli per mancanza di vie d’uscita: "Sai che c’è, cocco (cocca)? È fi-ni-ta". Il denaro è un moltiplicatore del tuo ego. Ne esalta pregi e difetti. E poiché i difetti sono sempre più numerosi, con cento milioni di euro diventeresti quasi sicuramente un tizio arrogante e insopportabile. La libertà dal bisogno si tradurrebbe soprattutto nella libertà dal bisogno di piacere agli altri, che ti ha indotto fin qui a frenare gli istinti peggiori».«Insomma», ha concluso il mio amico, «vincere cento milioni di euro è abbastanza una meraviglia, cioè uno schifo. Fortuna che non li hai vinti tu e che in ogni caso ci sono poi le banche a mostrarti il modo migliore per perderli tutti, il più in fretta possibile».
E da Il Corriere, Alberto Ronchey:
Ma certo appare sempre insidioso e imprevedibile, malgrado qualsiasi nuova precauzione dei regolamenti borsistici, quel costume temerario che deriva da pulsioni forse insopprimibili nella psicologia degli affari, tra l'avidità e il panico. Anzi, ora le conseguenze del fenomeno risultano peggiori con l'automatismo del program trading computerizzato, acceleratore che massimizza le tendenze al rialzo e al ribasso, mentre non pochi possessori del «gran denaro» comprano e vendono senza sapere di cosa propriamente si tratti, suggestionati da una temporanea quotazione o da consulenti avventurosi. Sbagliare perdendo denaro, s'intende, può accadere anche a modesti risparmiatori guidati male da qualche servizio bancario. Ma qui si tratta d'un persistente vizio finanziario, caratterizzato sempre più spesso dall'inclinazione all'azzardo. Per tutti rimane il danno rovinoso innescato dalla finanza detta creativa, dai suoi artifici tecnici e dai suoi più spericolati clienti, che ora grava sull'economia internazionale. Sull'argomento viene ricordata proprio in questi giorni una celebre massima di John Galbraith: «È bene che ogni tanto i soldi vengano separati dagli imbecilli». Ma pagano i tanti che imbecilli non sono.


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giovedì 23 ottobre 2008

NOTIZIE



Innanzitutto (dopo aver assaporato la bella poesia di Neruda che ho piazzato nella manchette) andate a leggervi il commento che Stefano ha lasciato al post Anni di piombo. A me è piaciuto, davvero!


1) L'uomo che vedete in foto si chiama Miguel d'Escoto e da settembre presiede l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Che c'è di strano? Beh il fatto che un tempo d'Escoto veniva chiamato...don Miguel! Infatti è un prete cattolico che, in Nicaragua, dal 1979 al 1990 fu ministro del governo sandinista. Ovviamente il Vaticano non apprezzò: Giovanni Paolo II, su indicazione dell'allora cardinale Ratzinger (prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede; "dolce" dicitura per quel che un tempo si chiamava Sant'Uffizio), lo sospese a divinis, togliendogli la possibilità di celebrare Messa. Come puntualmente è accaduto per i tanti sacerdoti, specie in America Latina, che - stanchi di soprusi ed angherie - si sono schierati coi loro fedeli contro il potere costituito. Ecco cosa ha dichiarato alla bravissima Alessandra Farkas, corrispondente de Il Corriere: la mia missione è realizzare la mia vocazione sacerdotale di missionario di Dio al servizio dei poveri e diseredati; costruire la pace e la giustizia nel mondo. Parole che, spero, facciano riflettere quanti sono "malati" di anticlericalismo perché confondono la "gerarchia" ecclesiastica col...clero.
2) 14 anni: è possibile? Io non conosco i fondamenti giudiziari che hanno portato a processare Calogero Mannino. Non conoscendoli, non ne ho una opinione precisa se non che le sentenze vanno comunque rispettate. Il problema, però, è altro: è normale un Paese in cui un cittadino, qualunque cittadino, è costretto ad aspettare 14 anni per essere giudicato?
3) Sono un ragazzo fortunato mi verrebbe da dire leggendo la notizia che è sufficiente un 4 nella "materia chiave" per venir bocciato. Avendo frequentato il Liceo Scientifico ne deduco che, nel mio caso, la materia chiave fosse matematica e allora....
Che la forza sia con voi...





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FINALMENTE!

Si parte, finalmente! Si parte con una delle cose che, in assoluto, amo di più: il Teatro, il nostro Teatro. Che compie vent'anni. E che è pronto ad accogliere tutti quelli che vogliono trascorre un paio d'ore, al buio di una sala, pronti a vivere emozioni, pugni allo stomaco, lacrime e sorrisi. Da lunedi sono in vendita i diversi pacchetti - abbonamento. Anche quest'anno il cartellone è davvero interessante. Quello "principale" l'abbiamo intitolato rewind (non solo per via della mia smisurata passione per il Blasco ma soprattutto perché è venuto il momento di riavvolgere il nastro, di guardare ai 20 anni appena trascorsi con lo sguardo ottimista di altri vent'anni di futuro, di sperimentazioni, di produzioni):

Sabato 15 Novembre 2008
Prima Guerra
Venerdì 28 novembre 2008
Polis
Sabato 13 Dicembre 2008
Sandokan
13 gennaio 2009
Scemo di guerra - Roma, 4 giugno 1944 di Ascanio Celestini
Sabato 31 gennaio 2009
Anfitrione di Moliere
Venerdì 6 febbraio 2009
La passione delle troiane
Sabato 14 febbraio 2009
Juana de la Cruzo le insidie della fede
Sabato 14 marzo 2009
Un anno con 13 lune
Sabato 28 marzo 2009
Buonanotte Desdemona (Buongiorno Giulietta)
Giovedì 2 aprile 2009
L’intervista di Natalia Ginzburg
Sabato 18 aprile 2009
Sinagosyty

Interno Veneto è invece la rassegna di autori e attori della nostra Regione:

domenica 7 dicembre ore 17.00
Il Tao di Bruce Lee
domenica 18 gennaio ore 17.00
Orfeo in Guerra
sabato 28 febbraio ore 21.00
Danza d’Autore
domenica 8 marzo ore 17.00
fuori abbonamento
sabato 7 Marzo ore 21.00
Carlo Goldoni e Giorgio
domenica 22 marzo ore 17.00
Il Padre di Famiglia

Queste invece le proposte domenicali per il Teatro famiglie che abbiamo pensato anche per i più piccoli:

16 novembre 2008 - ore 16.00
Fiabe italiane
14 dicembre 2008 - ore 16.00
Miaoo!La fiaba del micio Lillo
25 gennaio 2009 - ore 16.00
Cielo Mare Sole Luna
8 febbraio 2009 - ore 16.00
Pippi Calzelunghe


Collegandosi al sito del Teatro, sarà possibile avere tutte le informazioni, comprese le schede dei vari spettacoli. Desidero ringraziare Pierluigi (Cecchin), Carlo (Presotto), Enrico (Papa), Nina (Zanotelli), Valeria (Di Tonto) e tutti i loro preziossimi collaboratori per ciò che hanno saputo costruire anche quest'anno.

Quanto a me, sarò ospite - venerdì 24 alle 12,30 - del TG di TeleChiara dove parlerò della stagione teatrale e della Villa dei Leoni.

Che la forza sia con voi!







mercoledì 22 ottobre 2008

ERETICO?


Da La Nuova Venezia, edizione odierna:



Cacciari diserta l'adunata del Pd
«In piazza ci vadano i demagoghi»
di Alberto Vitucci
VENEZIA. Alla manifestazione del 25 ottobre contro il governo non ci sarà. «E' frutto di errori tattici e strategici, ci vadano i demagoghi. Se sperano di far cadere così Berlusconi...» Da sempre una voce critica all'interno del Pd, che ha contribuito a fondare. Adesso Massimo Cacciari si
dissocia apertamente anche dall'iniziativa di protesta annunciata dal Partito democratico per sabato a Roma. Sindaco cos'è, uno strappo con il Pd?
«No, no, non ci vado perchè ho da fare, ho altri impegni. lascio fare ai demagoghi».
Beh, non bello dare dei demagoghi ai dirigenti del proprio partito.
«Non è mica una brutta parola. In greco vuol dire colui che guida il popolo. Berlusconi
e Veltroni sono dei demagoghi. Io sono vecchio, ho rinunciato».
Allora che si fa, niente corteo e tutti zitti?
«Bisognerebbe fare quello che è necessario fare: riprendere un filo decente, avanzare proposte, organizzare il partito su basi territoriali».
Non si è fatto?
«Ma dai! Vogliamo dire qualcosa sul federalismo, sulla scuola, su questa tragedia degli enti locali che non hanno più neanche gli occhi per piangere? Invece cosa arriva? Una bella manifestazione. Va bene, ci vadano, ma così non risolviamo niente».
Certo che una dissociazione in questo momento rischia di indebolire il fronte.
«Ma cosa vuoi che interessi a loro, non se ne sono mai fatti un problema».
Intanto i consensi al governo Berlusconi crescono.
«Questo non mi preoccupa. E' fisiologico che in momenti di crisi succeda così: la gente vuole un governo che decide e un uomo forte. Loro poi si sono uniti, non danno più quello spettacolo da teatrino della prima volta».
L'opposizione invece?
«Dobbiamo ancora imparare a leggere e scrivere. Per carità, non è scandaloso per un bambino appena nato come il Pd. Ma adesso bisogna muoversi, fare un organigramma territoriale, un programma come Dio comanda. E non lo stiamo proprio facendo».
Colpa dell'attuale classe dirigente, a cominciare da Veltroni?
«Bisogna rinnovare, se andiamo avanti con i soliti D'Alema, Veltroni e stop non andiamo da nessuna parte. Certo il rinnovamento non arriva per opera dello Spirito Santo ma con un organizzazione del partito, coinvolgendo i giovani, vicino alla gente».
Un nuovo leader?
«Avevo proposto inascoltato che si nominasse come plenipotenziario Chiamparino, personaggio autorevole che conosce bene il Nord. Si prendeva tre mesi, tirava fuori tre o quattro giovani...insomma, lavoro capillare, come faceva il Pci, come faceva la Dc. Se non hai un partito alle spalle, o sei Berlusconi o vai a remengo. Lui è sempre in televisione, noi no».
La manifestazione del 25 proprio non le piace.
«C'è questo aspetto comico che la manifestazione è stata annunciata cinque mesi prima. Non ha senso, cinque mesi prima si annuncia un convegno su Aristotele».
Insomma ha ragione Berlusconi, il Pd ha paura della piazza.
«E' ancora più comico che Lui apra bocca su questo. Perchè Berlusconi cosa faceva quando era all'opposizione, non faceva forse le manifestazioni di piazza? Solo che loro sono spregiudicati, hanno la faccia di tolla. Parlavano di liberismo sfrenato e adesso fanno gli statalisti».
Il centrosinistra invece?
«Dovremmo imparare a essere un po' più agili, in politica occorre anche agilità di movimenti. Invece qui ci si perde dietro a Di Pietro sì, Di Pietro no, polemichette continue. Insomma, non si dà mai l'impressione di decidere, nè quando si è al governo nè quando si è all'opposizione».



Cliccando sul link qui sotto, invece, è possibile leggere analoga intervista rilasciata a Il Giornale:

massimo.pdf

Mi verrebbe voglia di accompagnare queste due interviste con la "reazione" stizzita (della serie: tocco blu, non gioco più...cattivoni) del "partito provinciale". Ma ho deciso di non farlo? Perché? Perché mi è arrivata via mail e, chissà perché, il computer l'ha classificata come "posta indesiderata" e l'ha eliminata immediatamente. Ma che peccato!


martedì 21 ottobre 2008

MEDITATE GENTE!!!!

Anticipazione tratta da TGCOM:
L'ennesimo attacco contro la riforma della scuola arriva da "Famiglia Cristiana", che punta il dito contro la proposta delle classi-ponte per i bambini immigrati additando la mozione approvata come "il primo provvedimento razziale del Parlamento". L'istituzione di quelle che il settimanale cattolico definisce "classi-ghetto" "fa scivolare pericolosamente la scuola verso la segregazione e la discriminazione".
Il settimanale dei Paolini attacca senza mezzi termini la riforma della scuola, criticando la norma che prevede l'istituzione di classi per soli immigrati. "Si dice 'classi ponte', ma si legge 'classi ghetto' - si legge nell'editoriale del periodico cristiano- . Il problema dell'inserimento degli stranieri a scuola è reale, ma le risposte sono 'criptorazziste', non di integrazione". "Chi pensa a uno 'sviluppo separato' in Italia, sappia che quel concetto in altra lingua si chiama 'apartheid', andata in scena in Sudafrica per molti anni: autobus, cinema e scuole separati", aggiunge il periodico. Per Famiglia cristiana, le cosiddette "classi di inserimento" non sono efficaci. "I risultati migliori si ottengono con classi ordinarie e con ore settimanali di insegnamento della lingua - spiega il settimanale -. In Italia questo, in parte, avviene".
Che dire? La verità è altra da ciò che spesso si sente, si vede, si legge, E ciò capita in tutte le circostanze della vita. C'è chi, di fronte a questo, dice semplciemente "basta" e chi, al contrario, si sforza di capire...meditate gente, meditate!



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GRANDI VECCHI



"Bisogna guardare la concretezza dei fatti (…) dobbiamo vedere non le idee generiche ma come si possono realizzare le cose »
« Sarebbe ora di finirla con questa damnatio memoriae per cui la storia del Novecento ruota intorno ai comunisti, agli ex comunisti e ai comunisti o filocomunisti pentiti. C'è una grande storia che è stata rimossa: quella degli antitotalitari democratici e liberali – anticomunisti e antifascisti – che non hanno avuto bisogno di rivelazioni tardive, di omissioni generalizzate e di compiacenti assoluzioni »


Due frasi. Fra le tante. Recuperate di fretta non appena appresa la scomparsa di Vittorio Foa, coscienza critica - da grande intellettuale qual'egli era - della sinistra ma più in generale della politica nostrana. Proveniente da una famiglia ebraica, è stato antifascista convinto e - per questo - fu incarcerato dal 1935 al 1943. Disse di questa esperienza: Non sono uno specialista del fascismo. Semmai sono uno specialista delle carceri fasciste.

Padre costituente, socialista ma di quelli veri e autentici (che hanno, cioè, nel proprio DNA la assoluta convinzione che le idee e i valori socialisti non possono che essere di sinistra; senza ambiguità, ragionamenti elettoralistici o di convenienza), sindacalista; insegnante universitario di Storia Contemporanea, nel 1987 divenne senatore indipendente del PCI. Guardando alla politica odierna e confrontandola con la sua esperienza se ne uscì con una delle solite "sue" frasi fulminanti ma che molto dovrebbero insegnare a tutti noi:

Adesso si scandalizzano se vedono volare pugni. Ma anche allora succedevano queste cose: però il pomeriggio, tutti insieme, facevamo la Costituzione.

Pian piano il nostro Paese sta perdendo le sue voci più autorevoli, più illuminate. Persone che dicevano cose scomode ma che, proprio per questo, dovevano essere ascoltate. Per capirne la profondità del pensiero, consiglio il suo Il linguaggio del tempo, una conversazione in DVD sui grandi temi del '900.


Mi ha molto colpito il ricordo commosso che ne ha fatto, a Repubblica, Walter Veltroni: Foa incarnava ai miei occhi il modello del militante della democrazia, con una meravigliosa storia di sofferenza, lotta e speranza, un uomo della sinistra e della democrazia mosso da un ottimismo contagioso e da un elevatissimo disinteresse personale. Penso che tutto il Paese senta Vittorio Foa come uno dei suoi figli migliori.

Che la forza sia con voi!

Oggi niente musica. Ma una intervista che Foa concesse ad Enzo Biagi sulla resistenza...


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lunedì 20 ottobre 2008

EMOZIONI

Quelli della scorsa settimana sono stati giorni difficili, pesanti. Carichi di tensione. Ma, d'incanto, tutti i problemi, le fibrillazioni sono state dimenticate venerdi pomeriggio - 17 ottobre -, quando incuranti di cabale, superstizioni e macumbe varie il sindaco ha tagliato il nastro della restaurata Villa dei Leoni. Mi pare che la cerimonia sia stata ben organizzata: la "mia" banda comunale, il quartetto d'archi, le due ragazze in costume del '700 gentilissimamente fornitoci dal maestro Aldo Zornetta. E' stata una grande emozione vedere 500 persone attraversare gli imponenti saloni della nostra Villa, riscoprire vecchi ricordi di quando ci andavano a scuola, rimane affascinati e stupiti di fronte alla magnificenza della sala degli specchi (che a me piacerebbe chiamare sala degli stucchi ma tant'è). Nei giorni precedenti ho avuto modo, come è mio solito, di vivere una emozione intensissima nel vedere Marco Paolini provare Schegge di album lo spettacolo con cui abbiamo festeggiato il ventennale del Teatro. Ci viene raccontata l'infanzia di Nicola, il protagonista indiscusso di tutti gli Album di Marco. E mi piace pensare che la sua difficoltà nello scancellare gli errori sul quaderno di scuola elementare, con quella gomma con la riga bianca, dura, durissima che bisognava leccare prima di usare, fosse la stessa difficoltà provata, trent'anni fa, da quanti si sedevano in quella stanze. E' stato un tourbillon di personaggi: Leo, Piero mato, la signora Susanna che era toga, il Leprotto. Ed intanto Nicola cresceva, diventava adolescente ed il rugby sostituiva il calcio. Ma questa è un'altra storia che spero abbiate avuto la fortuna di ascoltare. Ma mi ha colpito, e molto, percepire l'emozione forte di cui era preda il nostro sindaco nel ricordare Maurizio Bacchin, indimenticato e indimenticabile sindaco che - vent'anni fa - volle regalare questo Teatro alla nostra città (e assessore alla cultura in quel tempo era Gualtiero Bertelli cui sono succeduti - tra gli altri - Nicoletta Pettenà, Alfredo Auciello, Francesco Volpato, Massimo Zuin). E' stata assolutamente spontanea in me, l'idea di ricordarlo con un piccolo segno di riconoscenza affidato a sua moglie. Lo spettacolo di Paolini è stato semplicemente fantastico. Addirittura sublime il bis, extra testo verrebbe da dire. Insieme ne abbiamo parlato a lungo, venerdi notte.
E adesso? Una linea progettuale esiste e a spiegarla, venerdi, è stato Enrico Dal Pozzolo, giovanissimo docente all'Universita di Verona: fare della Villa un Centro Internazionale di Documentazione sul collezionismo d'arte. Un progetto coerente con la biografia di Ferigo Contarini, primo proprietario della villa e uno dei più importanti collezionisti d'arte del XVI° secolo.
Che la forza sia con voi!
P.S. Ad emozione altra emozione...che dire? Ibrahimovic, Ibrahimovic, Stapkovic, Obinna...4 a 0 alla Roma mentre a Torino...ma che freddo fa?


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venerdì 17 ottobre 2008

VIGLIACCHI

No. Non erano ragazzini. Tutt'altro. Quanti hanno vigliaccamente profanato il monumento ai 9 martiri della resistenza non erano ragazzini che han pensato di fare una "bravata". No. Erano adulti che professano una militanza politica fascista. Perché quel simbolo della X Mas, quel motto "memento audere semper" sono il frutto di precise convinzioni politiche. Perché quelle SS scritte accanto ai nomi di quei martiri (AGNOLETTO, AGNOLETTO, BELLINI, CESTONARO, COSMA, DE LORENZI, NARETTI, TOLOMIO, ZUIN) devono indignarci, offendere il nostro senso civico. Mira è una città antifascista. Una città che non può accettare queste manifestazioni di odio e di ignoranza. E questa città deve reagire. Subito. Senza se e senza ma. E dunque, attraverso questo spazio, voglio rivolgermi innanzitutto agli amici dell'ANPI, agli insegnanti, agli studenti di Mira e non solo. Organizziamo una grande manifestazione. Per dire NO a qualunque fascismo. Per rivendicare con forza la nostra storia. Per ricordare che quei 9 nomi non sono solo nomi: sono persone morte per darci un Paese libero. Parliamo di resistenza nelle scuole. Parliamone senza pudori. Parliamone col giudizio sereno della storia e la forza delle nostre idee. Parliamone in famiglia. Parliamone con i nostri amici. Perché quelle scritte sono ODIO che oggi si è manifestato in questo modo ma che domani può assumere qualunque forma.
Che la forza sia con noi!

mercoledì 15 ottobre 2008

ANNI DI PIOMBO


L'ho cercata a lungo. Inutilmente. La vignetta era di una incredibile chiarezza. Altan metteva in bocca a Cipputi una delle sue battute sapide: dopo il freddo degli anni di piombo, godiamoci il calduccio di questi anni di merda. Ogni volta che penso, mi ritorna in mente un ricordo vivissimo anche se son passati (credo) più di 30 anni. Quel pomeriggio avevo accompagnato mio padre, artigiano, ad effettuare delle consegne a Marghera. Improvvisamente il silenzio di quel pomeriggio di inizio estate fu squarciato dal rumore di sirene e dal rombo cupo di un tubo di scarico. Ricordo che mi sporsi sul ciglio della strada e vidi sfrecciare davanti a me una moto "enduro" con a bordo una coppia di ragazzi: l'uomo era alla guida, mentre dietro la ragazza teneva in mano "ad alzo zero" una pistola puntata contro una macchina della polizia che li stava inseguendo. Ricordo lo strattone con cui mio padre mi trascinò via: i xe quei dee brigate rosse mi disse. Ecco: quando sento parlare di terrorismo, di anni di piombo, per me, questi termini non segnano solo un'epoca. Rappresentano una immagine, un ricordo. Una paura. Così come non dimentico le sere davanti alla TV in attesa che cominciasse il telegiornale chiedendomi, chiedendoci: a chi avranno sparato oggi? E, allora, i nomi annunciati dai giornalisti, per me ragazzino, erano solo nomi: Indro Montanelli, Carlo Casalegno, Vittorio Bachelet, Luigi Maronese, Giuseppe Taliercio, Guido Rossa. Ma poi studiando, leggendo, parlando con alcuni familiari (è il caso dell'ing. Taliercio e di Rossa), quei nomi non sono stati più "solo" nomi: sono diventati storie, passioni. Insomma: uomini. Uomini uccisi da altri uomini. Oggi ne Il Corriere leggo che, degli oltre 6000 terroristi arrestati, 97 sono ancora in carcere, fra questi 26 sono in regime di semi libertà. Tutto questo quando Sarkozy ha deciso di rifiutare l'estradizione di Marina Petrella, brigatista rossa fuggita in Francia, per motivi di salute. Quando, finalmente, daremo agli storici la possibilità di accedere a tutti i documenti legati agli anni di piombo affinché sia possibile "rileggerli" con la serenità intellettuale che si deve?Anche questo significa servire la verità. E la giustizia.
Che la forza sia con voi!

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lunedì 13 ottobre 2008

SULLA COSTITUZIONE

Stamattina, su invito del Prefetto di Venezia, ho partecipato alla celebrazione del 60° anniversario della nostra Costituzione. Il Prefetto ha "costruito" l'iniziativa mettendola a disposizione degli studenti degli istituti superiori. Debbo dire che questi giovani mi hanno davvero stupito. Non soltanto per l'ordine ed il rispetto. Ma anche per l'alto senso civico che hanno mostrato di avere. Ad esempio quando nel Teatro Goldoni di Venezia (semplicemente meraviglioso) sono risuonate le note dell'Inno di Mameli, si sono spontaneamente alzati tutti in piedi e, al termine, hanno tributato un caloroso applauso non solo all'Inno ma anche alle preziose parole con le quali il Prefetto li ha salutati. Subito dopo Marco Paolini e Gianantonio Stella hanno dialogato con loro. Le domande che questi giovani facevano mi parevano, tutte, non solo di grande maturità ma anche nate al termine di serie ed approfondite riflessioni: dal Lodo Alfano (non viola l'articolo 3 della Costituzione? hanno chiesto) alla riforma del ministro Gelmini (non viola l'art. 33 della Costituzione?) a riflessioni sulla politica, sulle classi dirigenti di questo nostro Paese. Certo: nelle loro riflessioni, un ruolo importante è stato giocato proprio da Stella e Paolini. Ma se le future classi dirigenti di questo Paese saranno rappresentate dai giovani che ho incontrato oggi c'è di che essere ottimisti.
Quanto al resto: mi ero ripromesso di non intervenire nella vicenda Serimi. Oggi ne parlo per dire sostanzialmente alcune cose.
A partire dal riconoscimento che da parte nostra vi è stata della superficialità. Vissuta in assoluta buonafede ma non pensando alle polemiche che la vicenda avrebbe provocato. Una cosa però la voglio dire e chiara: nessuno di noi, MAI, ha, NEMMENO PER UN SECONDO, pensato davvero di poter mangiare gratis! Ma mi rendo conto che, come si suol dire, la frittata (mai mangiata) ormai è fatta e allora mi sento, in coscienza, di chiedere scusa a quanti hanno letto in questa vicenda un segno di una specie di arroganza del potere che mai abbiamo pensato di esercitare. Questa vicenda a me ha insegnato anche un'altra cosa: e cioè che l'etica politica deve essere sempre la regola che ci guida nell'esercizio quotidiano dei nostri compiti. Anche a costo di sacrifici personali, di scelte difficili. Mai dobbiamo dimenticare che ad animarci non sono e careghe (come ho letto in altri blog) ma uno spirito di servizio nei confronti della nostra città. La quale, al pari di tutte le altre città, ha un grande potere in mano, quello di "punirci" col voto se giudica insoddisfacente il nostro operato.Vedete: io sono in Comune solitamente dalle 8 del mattino fino a sera tardi. Do tutto me stesso a questa città. Pur con enormi problemi (sul bilancio scriverò fra poco e sono lacrime e sangue), fatiche, rinunce anche personali (oggi ad esempio sono arrivato in Municipio alle 7 e 40, ho lavorato alla cerimonia inaugurale di Villa dei Leoni fino alle 9, sono andato a Venezia, sono tornato in Municipio alle 13 dove continuerò a lavorare fino alle 18 per poi trasferirmi in un'altra sede per un incontro e concluderò la serata, alle 20,30, con una riunione a Mestre) ma con la serenità, in coscienza, di dare sempre e comunque il massimo. Che non sarà mai abbastanza, lo so.
Che la forza sia con voi


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sabato 11 ottobre 2008

LA FINE O L'INIZIO?








Il titolo di apertura dell'edizione di giovedi di Liberazione è incredibilmente straordinario. In effetti: vien facile pensare che la possibile sospensione dei mercati borsistici mondiali (annunciata, oggi, dal Presidente del Consiglio) segni la fine irreparabile di un sistema economico fondato sui capitali, sulla finanza creativa. E che dunque in un futuro, ancora lontano, si possa tornare a concetti - chiave che abbiamo dimenticato: domanda, offerta, valore di produzione. Ma che, soprattutto, si possa capire che le macro dimensioni dell' economia globale anziché rappresentare una forza ne segnino irrimediabilmente una debolezza strutturale. Forse, alla fine, siamo stati sconfitti dalla logica dei soldi facili, della speculazione. Dell'idea che questo mondo sia un gigantesco gioco d'azzardo che alla fine ti fa vincere comunque, basta avere il coraggio di puntare. Ed invece questo mondo è stato rovesciato. In poco, pochissimo tempo. E con esso sono state rovesciate tutte le nostre certezze. Come quella, ad esempio, che gli Stati Uniti fossero la patria del liberalismo. Ed invece, nel giro di un week end, li abbiamo ri-scoperti statalisti e nazionalisti. E che il sistema bancario, anche quello nostrano, ad una crisi di enorme portata come quella attuale, reagisce richiudendosi a riccio. Pensavamo che il sistema creditizio dovesse funzionare proprio nei momenti di maggiore difficoltà ed invece le banche che ti fanno? Il primo provvedimento che assumono è quello di stringere i cordoni della borsa mettendo ancora più in crisi le imprese. Le quali paiono sempre più lasciate in balia di sè stesse, senza alcuna tutela nemmeno nei confronti dei loro debitori insolventi. E allora si riscoprono cose di cui da tempo non avevamo più sentito parlare, come i BOT con cui, negli anni '90, lo Stato finanziava sè stesso e che in tanti accusavano di essere la fonte primaria del gigantesco indebitamento pubblico.
Ho sempre chiarito che io, di economia, capisco poco. E però ho la sensazione che, davvero, alla fine di questa crisi il capitalismo (almeno quello che conosciamo noi) non sarà più lo stesso. E che occorrerà ripensare lo sviluppo economico in termini assolutamente nuovi. Oggi ne Il Corriere , Bernard - Henri Levy scrive:
Certo, siamo sull'orlo del baratro. Questa crisi finanziaria è senza precedenti. Gli Stati Uniti entreranno in una fase nuova della propria storia, dove nulla sarà più come prima: né il modo di regolazione dei mercati; né il modello consumistico che era al centro dell'etica capitalista.
E non sarà più come prima nemmeno il famoso «American dream», al cui proposito pochi sanno, in Europa, che la realizzazione più clamorosa era l'acquisto di una casa, con o senza subprime. Certo, i primi a beneficiare di questa rovina sono tutti i fanatici, talebani o altri, consapevoli che i 700 miliardi di dollari che serviranno a riacquistare alle banche i loro prodotti tossici equivalgono, più o meno, al costo della grande operazione antiterroristica che si sarebbe potuta compiere in Afghanistan o nelle zone tribali pachistane e alla quale l'America impoverita sarà costretta a rinunciare. Senza parlare dell'incertezza che, cosa perlomeno inquietante, nessun responsabile politico è capace di eliminare in maniera chiara: i famosi 700 miliardi, per esempio, corrisponderanno al riacquisto di crediti o a una partecipazione azionaria nel capitale delle istituzioni vacillanti (il che non è la stessa cosa e farebbe dello Stato federale un autentico «Stato azionista» seguendo il modello svedese o finlandese)? O saranno finanziati da prestiti? Se sì, sottoscritti da chi? Siamo così sicuri che il contratto di fiducia che regge i rapporti degli Stati Uniti con il resto del mondo resti sufficientemente solido perché i fondi sovrani indiani, cinesi o del Qatar si precipitino su un nuovo titolo che avrà come inconveniente, fra l'altro, di svalutare quello che già detengono?
Insomma, per queste ragioni e altre ancora, è giusto dire che viviamo un evento colossale, forse inaugurale, di cui siamo lungi dal vedere tutte le conseguenze: l'inizio di una nuova era; una sorta di anno zero del capitalismo nuovo; l'equivalente, per il capitalismo, fatte le debite proporzioni, di quello che fu per il comunismo il crollo del Muro di Berlino. Resta il fatto che l'evento ha avuto anche un altro aspetto, sul quale trovo sia un peccato che i commentatori, europei in particolare, non insistano
maggiormente. La rapidità di reazione, prima di tutto, che la cacofonia di queste ultime ore non smentisce. Il pragmatismo, cioè il coraggio di alti funzionari che, come il segretario al Tesoro Harry Paulson jr., per tutta la vita hanno creduto al capitalismo deregolato, l'hanno considerato vangelo e, in una notte, si sono convertiti ai principi dell'economia diretta dallo Stato.
Il vigore del dibattito democratico che è seguito, che ha visto senatori e congressmen rifiutare di lasciarsi ingannare e, ancor meno, di cedere al panico o al ricatto e imporre al potere esecutivo un certo numero di emendamenti la cui lista sembra non sia chiusa: uno scaglionamento del versamento dei 700 miliardi secondo un calendario debitamente controllato dalle Camere; un codicillo che dà al popolo sovrano un potere di controllo sulla remunerazione di dirigenti che hanno portato le loro imprese al naufragio e che, d'ora in poi, non hanno altri diritti se non quello di raddrizzare il timone; misure aggiuntive in favore dei nuovi senza tetto espulsi dalle proprie case o dei piccoli imprenditori strangolati dal rarefarsi del credito. Per quanto riguarda la storia dei fondi sovrani, in particolare di quelli cinesi, ci sono due possibili interpretazioni: la caduta finale di un «impero» riacquistato come rottame dall'incarnazione stessa di quello che lo nega; oppure un'astuzia della Storia che consente di legare come mai prima il dispotismo asiatico cinese al suo grande avversario storico e, così, di stroncarlo. Ciascuno è libero di scegliere e scommettere.
È Schumpeter che parlava delle turbolenze, anche drammatiche, che scandiscono la storia del capitalismo come di fasi di «distruzione creatrice». Ed è John Galbraith che caratterizzava il capitalismo stesso come una strana macchina che trova la propria energia nella crisi, sia nella depressione o la disfatta, sia nel successo. Le crisi stanno al capitalismo come gli scandali alla democrazia. Secondo alcuni, questi scandali sono la prova che la democrazia non funziona più, mentre secondo altri il fatto stesso che scoppino dimostra la sua incoercibile vitalità. Ebbene, lo stesso vale per la crisi attuale: una probabile cura dimagrante planetaria, una messa in dubbio generalizzata dopo tempi di esuberanza folle e la dimostrazione che il sistema, checché se ne dica, è sempre vitale.

Per il resto che dire? Mira la notte che il domani sarà migliore! Speriamo...
Che la forza sia con voi!

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venerdì 10 ottobre 2008

APPELLO



Raccolgo volentieri l'invito fattomi da alcuni amici i quali stanno mobilitano gli internauti affinché sollecitino il Presidente della Repubblica a non firmare il decreto sulla "riforma" della scuola del Ministro Mariastella Gelimini. In realtà solo in casi eccezionali (mancanza di copertura economica, palesi incostituzionalità fra i più importanti) il Presidente può rifiutarsi di approvare leggi e decreti ministeriali. E però è comunque un segnale di insoddisfazione quel che si vuole lanciare. E dunque ho scritto pure io. Per farlo è sufficiente collegarsi al sito www.quirinale.it e cliccare sulla finestra della posta. Sull'argomento ieri ho avuto modo di confrontarmi con l'assessore provinciale alla Pubblica Istruzione Andrea Ferrazzi impegnato in un lungo viaggio nel territorio proprio per illustrare i motivi di dissenso a questo decreto. Che non riguardano certo il voto in condotta, il grembiule. Ma che riguardano motivi più profondi e importanti: la scelta del maestro unico, certo. Il favorire le strutture scolastiche non statali. I tagli, pesantissimi, che questo governo sta imponendo alla scuola. Argomenti, per'altro, oggetto di un bel convegno organizzato, un paio di giorni fa, ad Oriago dalla CGIL - Funzione Pubblica.

Che la forza sia con voi

"TENEREZZE"



Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, assume una decisione che, c'é da scommetterci, in pochi - soprattutto uomini - avrebbero avuto il coraggio di assumere: il sindaco di Bologna non si ricandiderà per il suo secondo mandato. E perché? Per motivi personali. Formula stra - abusata in politichese ma che, nel caso del cinese, assume un saenso del tutto particolare: vuole rimanere accanto ad Edoardo, il figlio di un anno, avuto con la compagna, Raffaella. Madre e figlio vivono in Liguria ed ogni fine settimana il sindaco lasciava Bologna e raggiungeva la famiglia. Da Giugno non più: Ho provato a gestire l'organizzazione privata, facendo il pendolare ogni fine settimana. Ma non ce l'ho fatta. Avevo i sensi di colpa verso mio figlio quando ero lontano da Genova. E il disagio di non fare fino in fondo il mio dovere di sindaco, quando ero lontano da Bologna.
Credo davvero ci siano gioie che valgono rinuncie, scelte forti: vedere un bimbo crescere, muovere i primi passi, sentirlo piangere, ridere con lui, sono piaceri incommensurabili. Che valgono più di qualunque incarico. Credo che riscoprire il senso di famiglia (qualunque essa sia: etero/omo/allargata/ristretta etc.etc.) possa rappresentare un buonissimo punto di ri-partenza in questo mondo sempre più schizofrenico.
Quanto al resto: chissà perché è da alcuni giorni che fischietto una simpatica canzone di Marco Masini. Quale? Beh, lascio a voi la scelta.
Che la forza sia con voi


mercoledì 8 ottobre 2008

ALLARME

Ieri sera abbiamo presentato alla commissione consiliare per le politiche culturali, la stagione teatrale 2008/2009. Non entro nei dettagli giacché essa sarà ufficialmente presentata alla stampa la prossima settimana in concomitanza con il programma di eventi per la inaugurazione di Villa dei Leoni. Oggi, però, ne Il Corriere del Veneto ampio spazio ai tagli alla cultura che si stanno registrando un pò ovunque. Anche noi ne abbiamo subiti: Provincia e Regione, infatti, hanno decurtato i contributi che, annualmente, riconoscevano proprio al nostro Teatro. E' evidente che quando vi è una situazione di grave ristrettezza economica i primi tagli che si apportano riguardano proprio questa voce di bilancio. Una voce le cui "entrate" sono rappresentate da entrate correnti: vale a dire da denari immediatamente disponibili come avviene per le politiche sociali mentre, ad esempio, i lavori pubblici si finanziano con mutui e prestiti (che oggi non possiamo contrarre per via del patto di stabilità). Ebbene: ho letto le dichiarazioni allarmate di Pierluca Donin, responsabile di Arteven, e ho osservato il desolante panorama che ci apprestiamo a vivere quest'anno con la mancata apertura di alcune importanti strutture. A fronte di tutto ciò noi, anche quest'anno, siamo riusciti ad allestire - insieme agli amici de La Piccionaia - un cartellone davvero interessante confermando pure il Teatro per le scuole, quello per le famiglie e i due appuntamenti di danza. Mi pare un segnale importante nella convinzione che il Teatro, il "nostro" Teatro, rappresenti una occasione imperdibile per educarci alla coscienza civile. E, permettetemi, un omaggio personale: proprio quest'anno, che festeggiamo i ventanni del nostro Teatro, spesso mi son ritrovato a ringraziare colui che quel Teatro lo volle, fermissimamente: Maurizio Bacchin, indimenticabile e indimenticato sindaco di questa nostra città che proprio, grazie a lui (e all'allora assessore alla cultura, Gualtiero Bertelli), iniziò una politica culturale di eccellenza.
Grazie Maurizio a nome di tutti noi!
Che la forza sia con voi!


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lunedì 6 ottobre 2008

MASOCHISMI

Ammetto che in tempi non certo felicissimi come questi (tra crisi finanziarie, polemiche, razzismi più o meno consolidati) vien voglia di frivolezze...Di chi è? Aznar dice che non è lui. Bernard Laporte (sottosegretario allo sport) nega decisamente. Sarkozy avendo la Carla, non credo sia. Insomma: chi è il padre della creatura che Rachida Dati, bellissima ministra francese della giustizia, sta attendendo? Curioso il luogo in cui Laporte ha scelto di smentire la paternità: in occasione della Festa nazionale dello Sport, l'ex allenatore della nazionale di rugby ha dichiarato: Ci tengo a dire che non sono io il papà del bimbo di Rachida. E la ministra, in tutti questi mesi ha sempre rifiutato di rivelare l'identità del futuro padre, limitandosi ad ammettere di avere una vita privata piuttosto complicata. Comunque sia: con una madre così, quel bimbo dovrebbe essere bellissimo!
Mi viene in mente una battuta afferita a molti intellettuali ma che io ho rtrovato messa in bocca a pablo Picasso il quale, ad una sua ammiratrice che gli diceva maestro voglio avere un figlio da lei, pensi se avesse la mia bellezza e la sua intelligenza, seraficamente rispose: il guaio sarebbe se avesse la mia bellezza e la sua intelligenza. Serafico, niente da dire.
Masochismi titolo questo post. Già, perché dopo settimane di dolori intensi alla fine ho ceduto. Stamani mi tocca andar dal dentista. Brutta razza i dentisti (sia detto senza offesa), gente che vien pagata (talvolta pure profumatamente) per farti del...male. Brutta ed infida: ti accolgono sorridenti (sempre molto sorridenti) nel loro studio immacolato (sempre molto immacolato), hanno sempre musica di sottofondo, ti fanno accomodare sulla poltrona (sempre molto comoda con quei braccioli da cui ti aspetti che da un momento all'altro escano fuori delle manette) e sei al centro delle amorevoli attenzioni dell'assistente (sempre molto carina). Insomma: fan di tutto per farti rilassare e poi, quando meno te l'aspetti, zac: giù con iniezioni e trapano. Già il trapano: a parte il rumore che fa (fastidiosissmo, ti incute paura appena entra in funzione), ma l'odore? Ci avete mai fatto caso all'odore che provoca quando attacca la carie? Però, però...sapete che vi dico? Che a furia di parlarne, il mal di denti è passato!





P.S. Che dire? Roma ko, Juve anche, Milan pure..e noi? Primi in classifica seppure in codominio. Che volete farci? Siam i più forti...

Che la forza sia con voi!

giovedì 2 ottobre 2008

REGALO?



Leggo, sui giornali, che il Presidente della Giunta Regionale del Veneto, Giancarlo Galan, parla - a proposito del Passante - di un regalo di Natale. Ma è davvero un regalo? Non metto in discussione il ruolo strategico che questa infrastruttura sarà destinata ad avere per l'intera Italia. E' la logica che non mi convince. Non mi convince perché non vedo all'orrizzonte alcuna novità, questa sì davvero strategica. Non si ragiona concretamente su un reale cambiamento nel trasporto merci, si continua a preferire il trasporto su gomma quando, in realtà anche vicine alla nostra, invece si sono, da anni, potenziati altri sistemi, quello su rotaia prima di tutto. Ho già avuto modo di ricordare come, nella vicinissima Austria, i camion vengono fatti salire su vagoni ferroviari fino a destinazione. In altri Paesi questo sistema è stato ulteriormente implementato: i camion scendono dai treni, giungono in strutture logistiche ove le merci che trasportano sono caricate in mezzi più piccoli che funzionano a metano. A me pare che qui invece rincorriamo sempre le emergenze con soluzioni che per quanto faraoniche possano sembrare, in realtà rischiano di nascere già...vecchie! Ma, soprattutto, soluzioni alle quali è "facile" pensare, che non costa fatica intellettuale individuare.

Che la forza sia con voi



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mercoledì 1 ottobre 2008

A ROMA!



Oggi sono il...sindaco di Mira (ma non ditelo a nessuno). Ok, ok, promesso: cercherò di non far danni. Almeno non più di quelli che già faccio di mio (incendi d'auto a parte). Il fatto è che, oggi, sostituisco - in sede - il sindaco che, insieme ad altri 400 colleghi, è andato a Roma per chiedere al Governo maggiori risorse per gli enti locali. In effetti da oramai 20 anni, ad ogni scadenza di bilancio i Comuni italiani si trovano con sempre minori risorse. A partire dalle progressive riduzioni dei trasferimenti statali fino alla beffa dell'ICI. E già perché se, da un lato, l'Imposta Comunale sugli Immobili era una tassa ingiusta la cui eliminazione era stata avviata con giusta gradualità dal governo di centrosinistra, dall'altro i Comuni non hanno la certezza di quanto e quando incasseranno il saldo di questa tassa. Pensateci: è come se una famiglia dovesse fare una serie di investimenti senza sapere però con esattezza né l'ammontare delle proprie risorse né quando esse saranno disponibili. E questo riguarda una voce del bilancio che rappresenta la totalità delle spese correnti: cioè di soldi che si spendono, subito, nelle politiche sociali, in quelle culturali, in quelle educative e scolastiche. Aggiungeteci i sempre maggiori vincoli legati al patto di stabilità che impedisce ai comuni, anche a quelli - come il nostro - che se lo potrebbero permettere, di accendere nuovi mutui per realizzare le opere pubbliche e capite come, di fatto, la totalità degli enti locali stia letteralmente andando verso la bancarotta. E ora? Preso atto che il "rimborso" assicurato dallo Stato per l'ICI non è sufficiente (ad esempio non hanno riconosciuto la rivalutazione degli estimi catastali), che sono sempre maggiori le incombenze assegnate agli enti locali, che l'aumento di diverse forme di povertà e disagio sociali , impongono la necessità di disporre di maggiori risorse, il movimento dei sindaci scende a Roma per chiedere allo Stato la restituzione del 20% dell'IRPEF. Attualmente i miresi versano, di Irpef, circa 82 milioni di euro., Lo Stato ne restituisce al comune il 7%, circa 6 milioni. Capite che poter disporre di circa 15 milioni di euro significherebbe poter contare su un bilancio assolutamente significativo. Certo: gli enti locali hanno l'obbligo (perfino morale, direi) di contenere la spesa, di controllare come le risorse vengono impegnate. Peccato, però. Peccato che fra quei 400 sindaci sembra non ve ne sia nessuno della Lega Nord. E dire che la richiesta dei sindaci è davvero un atto di federalismo fiscale. Mah!

Che la forza sia con voi....



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