venerdì 26 febbraio 2010

CONTROCORRENTE

Credo che spessissimo le sue idee siano invise ai più (a me no) . Ma questa riflessione che don Giorgio (de Capitani, s'intende) ha pubblicato sul suo sito credo valga la pena sia letta da tutti...
Visto che la parola religione sembra tabù e, di conseguenza, tutto ciò che richiama la religione; visto che della stessa religione non è rimasto che il guscio, e tutto ciò che lo compone; visto che quella specie di “religiosi” di oggi se ne frega della stessa loro religione prendendola per il culo (non c’è altra parola più mordente); visto che sembra impossibile ormai presupporre che ci sia almeno quel minimo di capacità critica sufficiente a dare inizio a un discorso dialogico; visto che a lasciare le cose come stanno si finisce per impazzire di rabbia e di inettitudine; non ci rimane che un rimedio: spezzare i pregiudizi, la cocciutaggine mentale, l’analfabetismo culturale, la supponenza dei barbari, e, prima ancora, tentare di chiarire almeno qualche termine; e il termine in gioco, dove si gioca la propria vita e Dio stesso, è proprio “religione”.
Etimologicamente, religione (dal latino “religare”) significa “legame” (anzitutto, legame con la divinità). Che la parola Lega derivi anch’essa da “ligare”, ovvero “legare”? Certo che sì. Lascio a voi tirare qualche conseguenza. A me mette i brividi ogni legame, a voi no?
C’è, dunque, una strana stravagante affinità tra la religione e la Lega. In quale misura? Una cosa è certa: la Lega rende ancora più dura la religione, e di bavagli ne mette o, forse meglio dire, di cappi.
Torniamo alla religione. Vorrei essere chiaro, anche se so che, tenendo conto della lista iniziale del “visto che...”, non sarà facile farmi del tutto capire. Eppure basterebbe poco: un filo di luce! Se ci fosse, sarei qui a stendere queste righe?
Sono stato più volte accusato di non essere un prete: certo, non lo sono per coloro che fanno della religione un dogma di fede e prendono i preti come ministri di tale religione. Anche qui, sapete cosa significa “ministro”? Deriva dal latino “minor”, “minus” (minore, meno), quindi: uno che si fa minore, meno, per servire... Ministro è colui che serve, si fa servo, - attenti alla parola “schiavo” che ricorda cose mostruose - nel senso evangelico di colui che ama annullandosi in tutti i suoi poteri, nelle sue cariche, nei suoi titoli onorifici, nei suoi studi, nelle sue lauree, nella sua stessa fede religiosa o politica...
Ministro, dunque, ovvero servo, ma... di chi o di che? Forse della religione, che è un legame? Neppure Dio mi potrebbe legare: che Dio sarebbe? Non certo il Dio in cui io credo. Amo il Dio che ama la libertà.
E qui potrei fare una parentesi: certo che mi ritengo ateo, e lo sono, se il dio che mi viene imposto è il dio dei legami, o, meglio, il dio fatto su misura del potere che lega le coscienze dei propri sudditi. In questo dio non credo, e sono ateo! Credo in un Dio che non conosco ma so che esiste, che è così puro, proprio perché non lo conosco, - appena conosco un qualcosa me lo prendo, e me lo consumo - da vederlo però nella Bellezza dell’Universo: più che vederlo, intravederlo...
Io, prete, sono ministro dell’Universo, e non di una Chiesa struttura, alla quale appartengo, certo, ma non per esserne uno schiavo. Appartengo ad una Chiesa nella misura in cui essa si fa ministra dell’Universo. Mi servo della Chiesa per servire, e non viceversa. Servire l’Umanità.
Prete, dunque, di una Chiesa che si fa ministra dell’Universo, e non di una religione che crea solo legami tali da rendermi schiavo di essa. La religione più che servire si fa servire. Come far capire queste semplicissime cose a quella massa di “adepti” di una religione, idolatra di se stessa, ovvero di un dio che essa si inventa o si costruisce o manipola a tal punto da rendere i suoi devoti tanto obbedienti da essere perfetti automi?
Non sono solo mie idee: tutti sanno che il cristianesimo non è una religione, e perciò tutti dovrebbero sapere che il vero “cristiano” non è al servizio di una religione. Ciò detto, tirate voi le conseguenze. Vi aiuto?
Il cristiano, e per di più il ministro di Dio, di quel Dio che è Padre universale, Bellezza infinita, Gratuità assoluta - questo è il Dio in cui credo, non importa se è ancora solo Utopia - si sente responsabile di questa Umanità, e oltre, se l’Umanità è solo una parte dell’Universo.
Scusate se insisto, ma sarebbe ora di convincerci che non siamo noi il centro dell’Universo.
Forse un domani ci accorgeremo che siamo solo un granello di polvere. Un granello di polvere che ha preteso di farsi una propria religione, con un suo dio, tutto intento a dar retta a un pugno di polvere. Eppure il Figlio di Dio si è fatto polvere umana, anche lui un granello di polvere, uno di noi, sperduto nell’immenso Universo. Forse sta qui il paradosso della mia fede: fede nell’Universo che si perde nell’Infinito, e credere nell’Infinito che si è fatto un granello dell’Universo. E ci appelliamo, per giustificare il paradosso, alla scintilla divina, che è l’intelligenza umana. Ci appelliamo all’anima… Forse non conosciamo ancora nulla dell’Universo, ecco perché ci crediamo chissà chi, e dimentichiamo tutta quella cattiveria che pretende di disfare un immenso capolavoro che crediamo “nostro”.
Non vi siete mai posti la domanda: da quando esiste l’uomo sulla terra - da quando? già qui andremmo in crisi! - c’è stato un momento di felicità che non sia stato sopraffatto dalla sofferenza, c’è stato un momento di pace che non sia stato ferito da un atto di violenza o da quel mostro infernale che noi chiamiamo guerra?
Perché parliamo di intelligenza, e pensiamo alle cose più belle, se poi le cose belle non provengono da ciò che noi chiamiamo intelligenza? L’uomo è solo uno stupido, capace di rendere brutte le cose più belle, di schiacciare un fiore accendendo una candela ai santi, e mentre l’accende odia il vicino di casa.
La Bellezza ci salverà! E nel frattempo ci sentiamo dei dannati! Dannati dalla bruttezza, il nostro pane quotidiano. Pensate alla religione. Cose orrende, compiute in nome di quale dio? Secondo voi la religione ci offre il Dio della Bellezza? Ed io dovrei essere il ministro della Bruttezza? La Bellezza è sicura là dove l’essere umano non arriva, e per fortuna non arriverà ad abbracciare l’Universo, perché siamo un granello di polvere nell’immenso Universo.
Se dovessi essere costretto a parlare di religione, parlerei della religione dell’Universo. Ma l’Universo non ha religione. La Bellezza non ha religione. Ministro dell’Universo, e ciò mi spaventa. Perché ministro? Ovvero, servo? L’Universo non ha bisogno di farsi servire.
Forse un domani l’essere umano capirà di essere parte di un Tutto di cui oggi vede solo la cornice di uno sgorbio che non capisce di essere brutto. Non basta dire che ci sono anche le cose belle, che bisogna essere ottimisti...
Mi chiedo: che senso ha vivere in un mondo come il nostro, dove o si pensa al dio della religione, una specie di droga, o si lotta per sopravvivere?
Io mi sento schiacciato da un male infernale che brucia i corpi e le anime, nel gioco perverso di un potere umano che non dà tregua, e provo orrore per l’inettitudine dei giusti che vedono, soffrono, e se ne stanno zitti.
Sarebbe già qualcosa parlare o poter parlare, ma vedo che il potere non lo permette e la religione narcotizza gli spiriti liberi. Non siamo neppure all’anno zero.
Se lo fossimo, avremmo una speranza di partire.
Che la forza sia con voi!

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giovedì 25 febbraio 2010

APPESTATI?????

Dal Tgcom:

Stop al fumo in auto e cortili
Vita sempre più dura per i fumatori. Dopo la legge Sirchia del 2003, il Parlamento sta lavorando a un disegno di legge bipartisan per vietare il fumo anche negli spazi all'aperto di scuole, università, ospedali, bar e ristoranti e per chi guida. Previsto anche il divieto di acquisto e di consumo di prodotti da tabacco per i minori di 18 anni. Pesanti multe per i commercianti trasgressori.
Le sanzioni, come riporta il "Sole 24Ore", saranno particolarmente severe per i commercianti, che dovranno chiedere un documento d'identità: da 250 a 1.000 euro di multa e sospensione di un mese della licenza. I distributori automatici dovranno avere un sistema per identificare l'età di chi acquista le sigarette.
Stop nelle aree vicino a scuole e ospedali
Il divieto di fumo, nel disegno di legge firmato da Ignazio Marino (Pd) e Antonio Tomassini (Pdl), è in esame nella a commissione Igiene e sanità del Senato, un iter per cercare di arrivre all'approvazione in tempi rapidi. Il divieto dovrebbe valere anche "nelle aree esterne di pertinenza" di scuole, atenei, strutture ospedaliere e luoghi di assistenza e cura. Una modifica proposa dall'Idv estende lo stop alle bionde anche per chi è alla guida di veicoli.
Massimo 10 pezzi nei pacchetti
Novità anche per i pacchetti di sigarette e sigari: al massimo potranno contenere dieci pezzi. Saranno allegati, inoltre, obbligatoriamente foglietti illustrativi, come avviene per i farmaci in cui si indicheranno le sostanze ed effetti pericolosi per i consumatori.
Fondo per lotta al tabagismo
Il disegno di legge prevede, poi, un fondo per la prevenzione e la riduzione dei danni da tabagismo, con corsi obbligatori per i medici e tutto il personale pubblico. Ad alimentarlo sarà anche un aumento del 10% delle accise sui prodotti da tabacco.
Che la forza sia con voi!

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mercoledì 24 febbraio 2010

METAFORE

Nemmeno a Max Blardone è riuscita l'impresa. Colpa della neve più adatta alle sciate norvegesi o canadesi? Di quell'erroraccio alla seconda porta? Della stanchezza? Sta di fatto che, ad oggi, un argento e due bronzi: questo il misero bottino della spedizione olimpica italiana a Vancouver. E mentre riponiamo le nostre (ultime) speranze nei "soliti" ragazzi del fondo e nella bellissima Caroline Kostner, resta l'amarezza per i tanti, tantissimi quarti posti, per i piazzamenti onorevoli ma non d'onore che abbiamo collezionato. E vien da chiedersi se, in fondo in fondo, queste Olimpiadi non siano la metafora di ciò che, oggi, è il nostro Paese. Un Paese sempre alla rincorsa, sempre di mezza classifica, normale nel senso di quasi mediocre. Incapace del guizzo finale, della zampata quasi cinica che ti permette di superare la distanza tra il legno ed il bronzo, l'argento o l'oro. Un Paese che non si sforza, che si accontenta un pò come quegli studenti cui gli insegnanti dicon sempre sei bravo ma non ti applichi. Un Paese modesto che anche quando fissa le regole già trova le eccezioni che sfidano persino la matematica (televoto sanremese docet). Un Paese in declino che però non riesce a scrollarsi di dosso quel suo essere sempre tra il fatalista e l'incazzoso. E' il fallimento della politica? E' il fallimento di chi, ad oggi, a questo Paese non è riuscito a dare una ossatura, una vocazione, un carattere? Non lo so. Forse, chissà, sono solo incazzato. Forse, chissà, se nei prossimi giorni becchiamo (finalmente!) qualche "vera" medaglia, cambierò opinione. Sta di fatto che se nella 1^ manches uno è quarto, e alla fine si ritrova undicesimo... a te, seduto in poltrona, ti assale davvero la nostalgia (forte, fortissima) di quel pazzo scatenato di Alberto la bomba Tomba.
Che la forza sia con voi!



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lunedì 22 febbraio 2010

SENZA PAROLE

Da Il Corriere della Sera,

«Facebook» e bimbi down: è l’ora di sanzioni rapide e memorabili

Bisogna decidere: solo infami o anche pericolosi? Su Facebook esiste un gruppo chiamato «Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down». Poiché gli idioti moderni amano illustrare le proprie gesta, ecco cosa si legge: «Perché dovremmo convivere con queste ignobili creature... con questi stupidi esseri buoni a nulla? I bambini Down sono solo un peso per la nostra società... Dunque cosa fare per risolvere il problema? Come liberarci di queste creature in maniera civile? Ebbene sì signori... io ho trovato la soluzione. Consiste nell’usare questi esseri come bersagli, mobili o fissi, nei poligoni di tiro al bersaglio».
Il gruppo di Facebook è stato denunciato da Franco Bomprezzi, neoconduttore del forum «Ditelo a noi» nel nuovo canale Salute/Disabilità di Corriere.it. Nel pomeriggio di ieri «Giochiamo al tiro al bersaglio...» aveva 930 iscritti. Siamo andati a controllare: erano 1.317 alle 19.30, 1.361 alle 19.40, 1.378 alle 20, 1.563 alle 20.30. Aumentano, quindi, certi dell’impunità. Hanno nomi e fotografie. Penso all’orrore di un papà e di una mamma se scoprissero, tra costoro, un figlio. Eppure a qualcuno accadrà. La vicenda è così grave che perfino gli attivissimi immorali italiani, sempre pronti a chiamare «moralismo» il normale uso della coscienza, taceranno. Meglio concentrarsi, quindi, sulla risposta: che dev’essere rapida e memorabile. Per prima cosa, niente piagnistei su internet, che non ha colpe, e per i disabili s’è rivelata una vera benedizione. Allo stesso tempo, chiusura del gruppo; ma non sarà immediata, perché richiede l’intervento dei gestori di Facebook, che stanno negli Usa (così dice la polizia postale). Poi, punizione dei responsabili: chi ha creato il gruppo e chi ha aderito. Sono rintracciabili, e loro azioni violano diversi articoli del codice penale. Ma forse, per gli idioti moderni, occorrono pene moderne. Invece di multe, servizio nelle comunità che si occupano dei piccoli Down. Chissà: forse qualcuno capirà quanto hanno da darci, quei bambini. E se anche fosse un atroce scherzo della Rete, resta la nostra condanna. Senza appello.

Beppe Servegnini

Che la forza sia con voi!

venerdì 19 febbraio 2010

LO SAPEVO!!!!!!!!




Da La Repubblica


Mourinho: "La Juve ha un'area lunga 25 metri"

MILANO - È vigilia di campionato in casa Inter ma, come sempre accade quando José Mourinho si presenta in conferenza stampa, il tecnico lusitano fatica a parlare dell'impegno di domani contro la Samp, incalzato dalle domande dei cronisti. L'argomento del giorno è lo scoop di 'Marca', che in prima pagina ha diffuso la notizia di presunti contatti tra lo 'Special Onè e il Real Madrid, che lo starebbe corteggiando per la prossima stagione: "Ci sono giornali poco onesti - dichiara Mourinho - che inventano le notizie: questo non è il mio gioco e non voglio entrarci".

CON LA SAMP NIENTE TURNOVER - Alla partita contro i blucerchiati, che all'andata si imposero per 1-0, Mourinho tiene sul serio, senza lasciarsi condizionare dal match di Champions League contro il Chelsea, in programma mercoledì: "Non farò turnover - spiega l'allenatore - rispetto il campionato e non penso al Chelsea. Nessuno resterà a casa per riposare. Con la Samp schiererò l'undici migliore perché voglio vincere la partita. Giochiamo contro un avversario in salute, che viene da quattro vittorie consecutive, ma se pure affrontassimo una squadra in difficoltà sarebbe lo stesso: a noi servono punti, la partita più importante è sempre la prossima".

PENSARE SOLO A NOI - Massimo rispetto per la Samp, ma l'Inter deve fare la sua partita: è questo il pensiero dello Special One. "Tante squadre, contro di noi, cambiano modulo o atteggiamento - spiega Mourinho - ad esempio la Samp all'andata adottò il rombo, sistema che ha utilizzato solo in quella partita. Altre squadre giocano contro di noi come se stessero giocando la finale del Mondiale, in altre occasioni ancora giocano come se fosse un'amichevole. Noi possiamo solo pensare a ciò che fa l'Inter".

UNA SOLA AREA COSI' GRANDE - Troppo ghiotta l'occasione per Mourinho per non lasciarsi scappare un'altra battuta in risposta a Bettega, sul rigore concesso a Del Piero dopo il Genoa: "C'è solo un'area di 25 metri in Italia - afferma sibillino il tecnico di Setubal - non vedo perché dovremmo fare gli struzzi. Ora si parla tanto di Bayern-Fiorentina, ne discutono tutti, non solo i viola. Penso che ci voglia un po' di coerenza". Mou ne ha anche per Aurelio De Laurentiis, che ha affermato che non lo vorrebbe ad allenare gli azzurri: "De Laurentiis non mi vuole? Non ha soldi per me".

ROMA FURBA, MILAN DA STIMARE - Un pensiero va anche alle inseguitrici nella corsa-scudetto, Roma e Milan: "La Roma è una grande squadra - dice ancora Mourinho - ho sempre detto che ha qualità da scudetto, anzi sono tra i pochi che non ha mai sottovalutato quel gruppo di giocatori. Sul mercato è una società furba: sa piangere quando ha bisogno di un giocatore e non ha soldi, quando però dovrebbe vendere dice di no. Il Milan? In Champions ha perso contro una grande squadra, non contro una squadra di camerieri: mi piacerebbe incontrarla nei quarti di Champions, sarebbe fantastico. Inoltre penso che i rossoneri arriveranno secondi, perché rispetto la Roma, rispetto ancora di più il Milan". (19 febbraio 2010)
Sempre saputo (almeno noi interisti)...ma che c'importa? Lo vinciamo noi!!!!!!!
Che la forza sia con voi!


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giovedì 18 febbraio 2010

SIGNORI, SI SCENDE!





La notizia degli ultimi giorni non è la Binetti transfuga dal PD verso l'UDC (buonissima notizia penso). Nè che Cacciari abbia pubblicamente detto ciò che in molti pensiamo: l'API di Rutelli e l'UDC di Casini destinati a confluire in un nuovo (un'altro!) partito, di centro (sinistra, mi auguro) e moderato. No. E' un'altra. C'è un assessore della giunta Cacciari (giunta di CENTROSINISTRA) che in questi cinque anni si è occupato di mobilità. Assessore inizialmente tecnico, cioè nominato dal sindaco in virtù del suo curriculum di presidente di consorzi e aziende che si occupano di trasporto pubblico. Un assessore che ha fortemente voluto, creduto e realizzato il Tram di Mestre inaugurato l'anno scorso. In quella occasione, Mingardi dichiarava (a La Nuova Venezia):
Siamo in pole position perché noi il tram lo abbiamo realizzato, a differenza di altre città, e lo vogliamo collegare ad un così grande attrattore di traffico. E’ stato bello vedere la gente applaudire il tram rosso, noi non ci siamo portati la claque e ricordo alla Lega che nel Cda di Actv che pensò al primo progetto del tram, era il 1998, siedeva anche un loro esponente, Giovanni Anci riferendosi alle plateali proteste di alcuni militanti del Carroccio (e non solo: ecco l'incipit di un'odg presentato dal PDL:Purtroppo, anche di fronte a situazioni che mettono in pericolo l'incolumità dei nostri concittadini gli ordini di scuderia del centro sinistra sono chiari: nessuna critica al Tram, costi quel che costi! )
Ora che ti combina questo assessore che in seguito si è iscritto al PD e che (e non ditemi che non ho onestà intellettuale ok?) al congresso ha "convintamente" sostenuto la candidatura di Franceschini? In men che non si dica annuncia che si candiderà a fianco di Renato Brunetta!Cioè dal centrosinistra al centrodestra, schieramento che - pensa un pò - ha, al proprio interno, proprio i più acerrimi avversari di molte delle scelte che questo (ex) assessore ha fatto. La motivazione di questa capriola? Il programma di Brunetta? No! Questo dichiara (sempre da La Nuova)il Mingardi:

«Ho un ruolo da svolgere», dice. Mingardi spiega di non aver avuto da Orsoni «garanzie per proseguire un lavoro già avviato».

Ma - dato che di politica non capisco niente - secondo voi cosa significa andarsene per non aver avuto garanzie per proseguire un lavoro già avviato?

Veramente un gran bravo assessore....alla mobilità!

Che la forza sia con voi!

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mercoledì 17 febbraio 2010

VERITA

Dal Tgcon:

Fu la malaria a uccidere Tutankamon
Il Dna del faraone bambino, salito al trono all'età di 9 anni e deceduto a 19, non si limita a svelare il motivo della sua morte da tempo al centro di svariate teorie, rivela anche particolari del suo fisico e del suo patrimonio genetico. Il test è stato svolto da un team di scienziati, tra i quali anche degli italiani.
Da quando la sua tomba è stata ritrovata praticamente intatta nel 1992, la mummia di Tutankamon è stata al centro di studi svolti per comprendere meglio sia la sua figura sia la XVIII dinastia egizia. Vissuto tra il 1341 e il 1323 a.C., il faraone ha solleticato la curiosità di molte comunità scientifiche e, dopo anni, è arrivato il verdetto basato sul test del genoma. La sua morte è da imputare alla malaria, che ha vinto sul suo corpo indebolito da un'insufficienza immunitaria causata da una frattura ossea. Nella sua tomba sono stati rinvenuti anche dei bastoni, particolare che ha indotto il team di scienziati a confermare questa teoria e a svolgere altri studi che hanno confermato una malformazione al piede. Pare così definitivamente svelato il motivo della morte di Tutankamon, legato ad una necrosi ossea che, unita alla malaria, ne ha provocato il decesso. Ma il suo DNA ha svelato altri particolari e ne ha smentiti altri. I tratti femminili del faraone avevano indotto alcuni studiosi, in assenza di basi scientifiche, a pensare che fosse affetto da ginecomastia, una condizione secondo la quale il seno dell'uomo diventa prominente, possibilità scartata dai risultati del test del genoma. Ne risulta che i tratti femminei del giovane regnante siano da ricondurre agli usi e ai costumi dell'epoca. Il DNA ha fornito altre informazioni, individuando in Akhenaton e in sua sorella i genitori di Tutankamon. I risultati di questi esami, molto attesi nell'ambiente, permettono di fare luce sulla morte del giovane faraone, sulla quale sono state ventilate diverse ipotesi, dall'avvelenamento alla setticemia, dall'embolia alla morte violenta.
Giuditta Mosca
Che la forza sia con voi!

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sabato 13 febbraio 2010

BUON WEEK END





CHE LA FORZA SIA CON VOI E... FATE I BRAVI MI RACCOMANDO!

venerdì 12 febbraio 2010

FINITA????

Ora...capisco che l'ottimismo è il sale della vita (ricordate?) ma se anche per voi la crisi è finita. il peggio è passato, la ripresa seppure debole è cominciata....leggete qua (articolo pubblicato dal Tgcom):

Pil in calo del 4,9% nel 2009
Istat: "E' il dato peggiore dal 1971"
Il 2009 si è chiuso con un Pil in calo del 4,9%. Una flessione leggermente superiore a quella stimata dal governo che aveva previsto un -4,8%. Si tratta del dato peggiore dal 1971, ossia da quando è iniziata la serie storica. Anche nel quarto trimestre l'economia ha registrato un calo, anche se contenuto: -0,2% rispetto al trimestre precedente (contro un atteso +0,1% degli analisti) e -2,8% rispetto allo stesso periodo del 2008. Lo rivela l'Istat sottolineando che, con questi numeri, la crescita acquisita per il 2010 è pari allo zero.
Un risultato, quello dell'Italia, peggiore rispetto a quello degli altri grandi Paesi
. Nel quarto trimestre, infatti, il Pil è aumentato in termini congiunturali dell'1,4% negli Usa, dello 0,1% nel Regno Unito, dello 0,6% in Francia ed è rimasto fermo in Germania. In termini tendenziali, invece il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,1% negli Stati Uniti, è diminuito del 3,2% nel Regno Unito, del 2,2% in Francia e del 2,4% in Germania.La diminuzione congiunturale dello 0,2% del Pil del Belpaese - spiega l'Istat- è il risultato di una diminuzione del valore aggiunto dell'industria, di una sostanziale stazionarietà del valore aggiunto dei servizi e di un aumento del valore aggiunto dell'agricoltura. C'è da dire, inoltre, che il quarto trimestre del 2009 ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al quarto trimestre del 2008.Rallenta la crescita del Pil nell'EurozonaNell'ultimo trimestre del 2009 il prodotto interno lordo nell'Eurozona è aumentato dello 0,1% contro il rialzo dello 0,4% nel trimestre precedente.Rispetto al quarto trimestre 2008, invece, il Pil è sceso del 2,1%. E' quanto emerge dalle stime cosiddette "flash" realizzate dall'Eurostat. Anche per quanto riguarda l'Unione europea a 27 paesi, il Pil è salito dello 0,1% mentre rispetto al quarto trimestre 2008 il dato è in calo del 2,3%. In Italia, il dato è in calo dello 0,2% rispetto al periodo giugno/settembre, mentre su base annuale il ribasso sale al 2,8%.Nello stesso periodo, il Pil degli Stati Uniti è salito dell'1,4% rispetto al trimestre precedente, e dello 0,1% rispetto all'ultimo del 2008. Considerando l'insieme del 2009, il Pil della zona Euro è in calo del 4% e quello dell'Unione europea a 27 paesi del 4,1%.
Che la forza sia con voi!



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giovedì 11 febbraio 2010

(IN)GIUSTA GIUSTIZIA?

Ho recentissimamente parlato con un amico - dichiaratamente e manifestamente di (centro)sinistra - che di mestiere fa l'avvocato. Certo: chi di mestiere sta dall'altra parte della "barricata" immagino possa avere dei giudizi "condizionati" su chi, di fatto, valuta - attraverso le sentenze - la capacità e la bravura di chi difende un imputato. E però quella frase tranchant buttata lì tra un caffè ed una sigaretta - sono sempre più convinto che Berlusconi sulla giustizia abbia ragione - mi ha moltissimo colpito. Perché tocca un nervo scoperto del centrosinistra in generale e del PD in particolare che, su questo specifico tema, mi pare schierato più sulla contrapposizione al Presidente del Consiglio che sull'argomento specifico. E' vero: siamo assolutamente garantisti (e questo garantismo deve valere per tutti) ma incapaci (almeno a me pare) di una riflessione serena e pacata sulla magistratura (forse perché molti magistrati sono politicamente a noi vicini?). Poi, in rapida successione, compaiono sui giornali tre notizie che lasciano davvero sconcertati.
La prima riguarda l'assoluzione (in Appello) del professor Dino Casarotto, luminare della cardiochirurgia, che, in primo grado, era stato condannato a 5 anni e 9 mesi per omicidio colposo: avrebbe (stando all'accusa), per denaro, impianto della valvole cardiache difettose. Ora questo professionista è stato invece assolto per non aver commesso il fatto. Ma, mi chiedo, un fatto - per essere tale - presuppone che sia reale: come è possibile che un magistrato prima stabilisca che questa colpa è un fatto e dunque una realtà e, tre anni dopo, un altro magistrato affermi l'esatto contrario?
La seconda è apparsa su tutti i quotidiani. La traggo da Il Giorno: Singolare episodio oggi presso la prima Corte d’Appello di Milano. Mentre il collegio giudicante era in camera di consiglio per alcuni processi già discussi, l’avvocato Paolo Cerruti - difensore in un procedimento ancora da trattare - è andato a sfogliare alcuni fascicoletti sul tavolo del presidente Giovanni Scaglioni e ha scoperto che per il suo assistito F.B. la sentenza era già stata scritta con la conferma del giudizio di primo grado: una condanna a 8 mesi per un borseggio avvenuto a Monza lo scorso anno.
La terza riguarda Calogero Mannino, senatore dell'UDC, che dopo 14 (sì, avete letto bene: 14 anni) di processi è stato definitivamente assolto dall'accusa di associazione mafiosa e che trascorse in galera 23 mesi.
Episodi singolari, marginali si dirà...episodi che non possono "infangare" la memoria di quei magistrati (e sono davvero tanti) - eroi morti per mano della mafia o del terrorismo. Certo. E' assolutamente vero. Ma di fronte a questi fatti, non è giunto al fine il momento che anche noi cominciamo a discutere di come rendere la giustizia veramente giusta?
Che la forza sia con voi!

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mercoledì 10 febbraio 2010

DISTRAZIONE?

Da Il Corriere della Sera
«Mi state aspettando? Ecco la droga»
Ma la consegna ai carabinieri in borghese
AREZZO - Trafficante internazionale di droga sì, ma un po' maldestro. L'uomo, un 62enne di Soria, che ha percorso migliaia di chilometri attraversando Spagna, Francia e mezza Italia, ha consegnato per errore ai carabinieri un carico di hashish di quasi un quintale e mezzo. E’ accaduto sabato sera ad Arezzo, dove i carabinieri, un po’ increduli, lo hanno arrestato dopo essere stati confusi come acquirenti del carico. Il traffico era monitorato dalle forze dell’ordine e, al casello autostradale aretino, l’autista del Tir ha visto i carabinieri e ha chiesto: «Siete voi che mi state aspettando?». I carabinieri hanno risposto di sì e l’uomo, senza fare una piega, è sceso dal mezzo, ha aperto il capiente cassone del rimorchio, si è intrufolato tra le grosse bobine e, in un misto tra italiano e spagnolo, ha commentato: «Sono stato più furbo di loro, qui la roba non l’avrebbero mai trovata». E così, uno per volta, ha passato tra le mani dei militari, tutti e quattro i pacchi di droga.
IL CARICO E LE MANETTE - I carabinieri, increduli, non si sono fatti sfuggire l’occasione e hanno chiesto al corriere se il carico fosse completo. Il trafficante, quasi infastidito per la domanda, ha risposto: «Io sono una persona onesta, il carico è stato consegnato fino all’ultimo grammo». A quel punto le manette si sono rese inevitabili. L’operazione è stata eseguita dai militari della compagnia Milano Duomo e da quelli del comando provinciale di Arezzo. Da giorni una squadra di militari era sulle tracce dell’autotrasportatore. Di lui si sapeva che, alla guida di un autoarticolato con targa spagnola, doveva giungere nel fine settimana ad Arezzo. Proprio sabato sera il cerchio si è stretto: i carabinieri hanno messo in campo un dispositivo in borghese lungo l’autostrada A1. Il Tir è stato monitorato per tutta la durata del suo viaggio. Il 62enne, incensurato, aveva percorso tutto il sud della Francia ed era entrato in Italia, superando diversi posti di blocco. Ma ad Arezzo ha scambiato quello che era un dispositivo di controllo per un vero e proprio comitato di benvenuto. In tutto, sono stati sequestrati 128 kg di hashish sicuramente destinati al mercato di Arezzo e dintorni. Quasi un milione e mezzo di euro il valore al dettaglio dello stupefacente tolto dalla piazza del piccolo spaccio.
Che la forza sia con voi!

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martedì 9 febbraio 2010

BILANCI CORAGGIOSI

Da L'Unità del 6 febbraio:

Ho seguito la legge e questo in Italia può dare fastidio
La sorpresa più brutta? «La politica». Quella più bella? «I miei amici friulani». Non ha dubbi Beppino Englaro. Non li ha mai avuti in tutti 6233 giorni, contati uno per uno, che ci sono voluti per liberare sua figlia Eluana (dice proprio così, liberare) da un corpo finito nelle mani della medicina e della tecnologia ma che sicuramente non era più suo. «La mia fortuna è che Eluana aveva le idee chiarissime. Era uno spirito libero. Se voleva una cosa non la fermavi nemmeno con le cannonate. La libertà ce l’aveva nel sangue, nel Dna. Questo mi ha dato la forza per andare avanti, giorno dopo giorno, a chiedere che finisse quel calvario ingiusto e senza senso. Ci sono voluti diciassette anni».
Un’eternità...
«È il prezzo che si paga in questo Paese quando si vogliono fare le cose alla luce del sole, nella legalità. Ma anche su questo non ho mai avuto dubbi: mi sono rivolto alla legge per sapere come dovevo comportarmi. Perché quello che è accaduto a noi non riguardava solo la famiglia Englaro, ma l’Italia tutta, come comunità. C’era un fatto drammatico e difficile che bisognava affrontare: il caso ha voluto che toccasse noi, ma il problema era di tutti. Così ho girato la domanda alla legge. Quando ho capito che per Eluana non si poteva escludere di andare incontro allo Stato vegetativo permanente, ho iniziato a chiedere ai medici con quale diritto la tenessero in quello stato così assurdo: lontana dalla morte, lontana dalla vita. Ma, soprattutto, in uno stato che lei non avrebbe mai voluto: che Paese è quello in cui la volontà di un cittadino non conta niente?».
Torniamo a un anno fa. In Parlamento, alla notizia della morte di Eluana scoppiò una battaglia. Gasparri e Quagliariello parlarono di omicidio. «Non furono gli unici. Alla Procura di Udine giunsero tantissime denunce da parte di associazioni e singoli cittadini che mi accusavano della morte di mia figlia. È per questo, per questo “diluvio di denunce” come scrisse il Gip, che la Procura aprì un’inchiesta su di me e su altri 13 indagati tra cui il medico De Monte». Inchiesta archiviata. «Sì, lo scorso 11 gennaio con un decreto del Gip di Udine Paolo Milocco».
Omicidio... avete denunciato chi vi ha lanciato accuse così gravi? «Gli avvocati Angiolini di Milano e Campeis di Udine stanno valutando se ci siano gli estremi per i reati di diffamazione e ingiuria».
Anche contro Gasparri e Quagliariello? «Contro chiunque ci abbia accusato ma, ripeto, lo decideranno gli avvocati».
Poco prima della morte di Eluana lei invitò Napolitano e Berlusconi al capezzale di sua figlia, perché? «La vicenda stava diventando insostenibile. Era in atto un follia generale che ci stava portando lontani dalla realtà: Eluana era diventata una scusa, il capro espiatorio di uno scontro molto alto e violento, addirittura un conflitto tra istituzioni. Li invitai a Udine perché si rendessero di che cosa stavamo parlando, di quali fossero reali condizioni di Eluana».
Non venne nessuno. «No, però Napolitano rispose coi fatti: facendo sapere che non avrebbe firmato il decreto che impediva l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata».
E Berlusconi? «Non si presentò. In compenso decise di rompere un silenzio che durava da anni. E fu una scelta singolare. Vede, nel 2004 avevo inviato una lettera alle alte cariche dello Stato perché si occupassero del caso di Eluana. I presidenti di Repubblica e Senato, Ciampi e Pera, risposero con una lettera cortese; il presidente del Consiglio Berlusconi non rispose nemmeno».
Dissero che non l'aveva mai ricevuta. «È falso. Mandai quella lettera il 4 marzo per raccomandata e sulla ricevuta di ritorno, che conservo, c'è scritto 10 marzo. Quella lettera arrivò regolarmente. Ma la questione è un'altra: a un certo punto Berlusconi cambia atteggiamento, esce dal silenzio e interviene, politicamente e mediaticamente, per bloccare quello che la Cassazione aveva deciso, cioè la possibile sospensione della nutrizione e della idratazione artificiale».
Fu quando Berlusconi disse che Eluana stava bene, poteva avere un figlio e che lui, come padre, non avrebbe mai staccato la spina... «Esattamente. Eppure il premier sapeva perfettamente quali fossero le condizioni di mia figlia. Lo so perché aveva parlato con il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e con il senatore Ferruccio Saro: entrambi erano stati nella stanza di Eluana ed entrambi gli avevano detto come stavano realmente cose. Berlusconi parlò in quel modo per altri motivi, probabilmente per le pressioni delle forze più integraliste della maggioranza o di altre ancora».
Il Vaticano? «L’intervento della Chiesa è nei fatti. Basta rileggere le frasi pronunciate dalle alte gerarchie, da Barragan a Bagnasco a Crociata, che parlavano di eutanasia contraddicendo quello che la suprema Corte di cassazione aveva appena affermato con una sentenza. Hanno mancato di rispetto non solo a me ma anche alle istituzioni».
Ha più visto le suore di Lecco? «Certamente. Con loro c’è sempre stato un rapporto aperto. Tra l’altro Eluana era nata proprio lì, perché agli inizi quella era una clinica di maternità. Quando ci fu l’incidente, tornai da loro perché sapevo che l’avrebbero curata nel migliore dei modi. Le conosco bene quelle suore, e loro conoscono bene me. Per questo mi è sembrò crudele quella frase sui giornali e in tv: ce la lasci che la curiamo noi. Sapevano benissimo che una volta ottenuto il permesso dalla magistratura non avrei aspettato un minuto di più. Solo che anche loro, a un certo punto, cambiarono atteggiamento. Ma lo capisco: prima il rapporto era tra me e loro. Poi si sono messe di mezzo troppe persone, troppe questioni».
Rifarebbe tutto nello stesso modo? «Non c’era altra strada. Ovviamente se vuoi muoverti nella legalità e alla luce del sole. Cioè nel rispetto delle leggi che una comunità di persone si è data. Nella Costituzione, insomma».
Poco dopo la morte di Eluana, il Corriere della Sera pubblicò un editoriale di Pier Luigi Battista in cui la accusava di aver infranto quella “zona grigia” che permette di risolvere alcune situazioni mediche o insostenibili. Nessuno dice niente, ma intanto si aumenta la dose di morfina...
«Sono rimasti spiazzati perché tutta la vicenda è stata condotta nella legalità. E questo ha dato fastidio. Perché in Italia c’è l’abitudine a cercare sotterfugi e vie traverse, la zona grigia appunto».
Dopo la morte di sua figlia ha deciso di dar vita all’associazione «Per Eluana», sta andando avanti? «Diventerà operativa la prossima settimana con uno scopo preciso: diffondere la conoscenza e combattere i pregiudizi. Su questi argomenti, ovviamente, che sono delicati e complessi, ma sempre più importanti. Joseph Pulitzer diceva che un’opinione pubblica ben informata è la nostra corte suprema. Io non cito mai massime, ma quella frase è il motore della Fondazione. Io per arrivare alla nostra Corte Suprema, la Cassazione, ci ho messo quindici anni. Con una opinione pubblica ben informata, e un Parlamento più attento, ci avrei messo molto meno a ottenere le risposte che cercavo».
Il punto è che mancavano gli strumenti giuridici... «Già, viviamo in uno Stato di diritto ma in quel momento mancavano i principi del diritto. Per averli, quei principi, ho dovuto aspettare la sentenza del 16 ottobre 2007. E la sentenza è stata chiara: nessuno ha il potere di imporre una terapia contro la volontà del paziente. Nessuno. La volontà del malato, anzi del cittadino, viene prima di ogni cosa».
Questo Paese riuscirà a diventare davvero civile?
«Ne sono convinto. Per due motivi. Il primo è che il clima culturale sta cambiando: la gente comincia a capire l'importanza di questi argomenti e prende posizione. La seconda è che ci sono magistrati che vanno avanti per la loro strada indipendenti da ogni potere politico. Sulla vicenda di Eluana ho scritto due libri, il primo l’ho dedicato a Sati, mia moglie, che si è consumata, letteralmente, per stare vicino a sua figlia in tutti questi lunghissimi anni. Il secondo, uscito pochi mesi fa, l’ho dedicato proprio a loro, ai magistrati indipendenti».
Su di lei si è detto molto, anche troppo. Ad esempio che voleva sfruttare la notorietà ed entrare in politica. «Niente di più falso. L’unico atto politico è stato il mio appoggio al senatore Marino quando si candidò alla segreteria del Pd. Perché un medico come lui che si dedica alla politica non capita spesso. È una persona che sa andare oltre, come dico io. E per appoggiarlo ho preso la tessera del Pd, io che sono socialista e di tessere non ne ho mai avute. Tutto qui».
Adesso si dirà della canzone su Eluana che Povia porterà a Sanremo. «Mi è venuto a trovare per chiedermi, correttamente, se avevo qualcosa in contrario. Ho conosciuto la persona, mi è piaciuta e mi sono fidato. Così ho detto che non avevo nulla in contrario».
Ritornando a un anno fa, qual è stata la sorpresa più negativa? «Il comportamento di certa politica. A cominciare dal Presidente della Regione Formigoni, quando impose alle cliniche della Lombardia il divieto togliere il sondino a Eluana. E il ministro del Welfare Sacconi, che di fatto estese quel divieto a livello nazionale giocando sul ricatto delle convenzioni statali. Ma come: per anni il mondo politico se ne era infischiato del mio caso e quando finalmente si muove, lo fa solo per bloccare tutto, per mettere i bastoni tra le ruote...».
Una sorpresa positiva? «I miei amici del Friuli Venezia Giulia. È stata la sorpresa più bella. Io sono sempre stato orgoglioso delle mie radici e scoprire che dentro la mia regione c’erano tutte queste persone disposte ad aiutarmi è stato il massimo: Renzo Tondo, Ferruccio Saro, Gabriele Renzulli, Ines Domenicali, presidente della clinica La Quiete. E Furio Honsell, il sindaco di Udine. Ricordo bene quando le regioni e le cliniche facevano marcia indietro, una ad una. Ma i miei amici, i miei vecchi compagni socialisti non mi hanno lasciato solo, non mi hanno tradito. Questo, almeno, è stato bello».
Che la forza sia con voi!

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lunedì 8 febbraio 2010

(AUTO)CANDIDATURA

CONFORTOLA, VEGNO MIIII!




Da "Il Corriere della Sera"



Confortola scalerà da solo

«È un campione ma antipatico»



MILANO - È tornato vivo dal K2 nell' agosto del 2008. Salvo per miracolo in quella che è stata una delle più grandi tragedie della montagna con le sue undici vittime. Ora Marco Confortola, 38 anni, alpinista valtellinese, che ha subito l' amputazione di tutte le dita dei piedi a causa dei gravi congelamenti, è pronto a tornare in Nepal a scalare il Lhotse (8.516 metri). «È passato un anno e mezzo, è ora di ripartire, di ricominciare. In troppi hanno pensato che ero finito, ma non è così. E quando rientrerò in Italia ho già in mente un altro libro, il racconto del "dopo K2", quello che ho sofferto, la paura di non farcela. Lo voglio scrivere per incitare chi sta male a non lasciarsi mai andare, a lottare, come ho fatto io». Della spedizione faranno parte lui e lo sherpa Pasang Lama. «Vado da solo - spiega - perché non ho trovato nessun compagno che volesse venire con me». Possibile che l' alpinista italiano più conosciuto dal grande pubblico, il sopravvissuto al K2, sia così antipatico o poco affidabile da non trovare compagnia per il Lhotse? «È solo un discorso matematico, niente di più - si difende, con un tono che si fa un poco aggressivo -. I miei amici hanno altri impegni. Roberto Manni ha la sua attività al rifugio. Gnaro ha già scalato tutto. Mario Merelli e Mario Panzeri hanno già fatto il Lhotse». «E che sia chiaro - sbotta -. Nessuno ha paura di andare con Confortola, sono solo dicerie, se mai hanno paura di restare indietro». Non tutti nel suo mondo, quello alpinistico, la pensano così. A Marco Confortola (il «bombolaro» è il soprannome maligno, per aver succhiato qualche volta ossigeno) qualcuno ha cucito addosso la fama dello scalatore arrogante, incapace di gesti d' umiltà di quello sopravvalutato dai media, che non ha raccontato tutta la verità sulla tragedia del K2, dove la sua versione sull' ora dell' arrivo in vetta e su come si sono svolti i soccorsi è molto diversa dai racconti degli sherpa. Invidie, certo, per un personaggio che con la montagna è diventato famoso e ha «fatto cassa». Ma non solo. C' è chi tira in ballo l' etica, come Simone Moro, (due prime ascensioni invernali di Ottomila), che non risparmia critiche: «Confortola ha calpestato tutti i valori e il buon gusto che fanno parte del bagaglio di un alpinista. La grandezza di un uomo è anche la riconoscenza, il coraggio di ringraziare chi lo ha aiutato a tornare. Se avesse ammesso i suoi errori sul K2, invece di scaricare le colpe su altri, ne avrebbe guadagnato. Invece non ha neppure l' umiltà di ammettere che sarebbe morto senza l' aiuto di Pemba Gyalje Sherpa (uomo dell' anno 2008 per il National Geographic Adventure, ndr). Sono convinto che se si troverà in difficoltà nessuno gli offrirà una tenda o lo andrà a soccorrere». Reinhold Messner la porta sull' ironia: «Ma non sarà solo! Troverà centinaia di persone al campo base che vogliono salire il Lothse dalla via normale. Sarebbe più intelligente se si cimentasse in vie meno battute». L' amico Gnaro Mondinelli (14 Ottomila) è amareggiato: «Io non c' ero sul K2, e credo che certe cose vadano chiarite. Mi dispiacerebbe se Marco raccontasse balle».
Cristina Marrone
Che la forza sia con voi!

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giovedì 4 febbraio 2010

DUBBI

Da La Stampa
Se questo è un uomo
DI MASSIMO GRAMELLINI
Ma come farà a essere israeliano con gli israeliani e palestinese coi palestinesi? Ad affermare, davanti a Netanyahu, che bombardare Gaza fu «una reazione giusta» e due ore dopo, davanti ad Abu Mazen, che le vittime di Gaza sono paragonabili a quelle della Shoah? Zelig si limitava a cambiare faccia, a seconda dell’interlocutore da compiacere. Ma questo è un uomo in grado di cancellare il tempo e lo spazio. Riesce a stare con il pilota dell’aereo che sgancia le bombe e nel rifugio sotterraneo con i bombardati. In contemporanea, e dispensando a entrambi parole di comprensione. Nella sua vita precedente insegnava ai venditori di pubblicità a essere concavi coi convessi e convessi coi concavi. Una volta li sfidò a salutare cinquanta clienti, trovando un complimento per tutti. Solo stringendo la mano al cinquantesimo, un uomo brutto e sgradevole, rimase perplesso. Poi gli disse: «Ma che bella stretta di mano ha lei!».Molti hanno letto quei manuali americani che insegnano a infinocchiare il prossimo in 47 lezioni. Ma solo lui ha il fegato di applicarne il precetto fondamentale: credere sempre a quel che dici, anche quando è il contrario di quel che hai appena detto. Una tecnica che evidentemente funziona persino con le vecchie volpi mediorientali. Come farà? Vorrei tanto chiederglielo, se non fosse che lui nel frattempo si è già spostato nella basilica della Natività, a Betlemme, dove sta raccontando ai frati una barzelletta sulla Madonna che avrebbe preferito una femminuccia. A quel punto mi arrendo.
Che la forza sia con voi!

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mercoledì 3 febbraio 2010

CECITA

Non l'abbiamo visto...Meglio: io non l'ho visto. Non l'ho visto e mai avrei pensato che nella mia Mira, in questa città che - seppure a volte con fatica - riesce, nonostante tutto, ad essere ancora solidale, aperta, civile, la cui piazza principale è dedicata alla memoria di 9 eroi (non mi piace chiamarli martiri) che sono stati trucidati dall'odio vigliacco del nazifascismo, potesse accadere che una persona, un uomo, morisse di freddo. Mircea Mailat era nato nel 1961, aveva 39 anni. Non so le ragioni, i motivi che lo hanno spinto in strada, a cercare - magari, chissà, - nell'alcol l'illusione che il freddo non ci fosse, che il vento gelido non provocasse stilettate sulla sua pelle. E non so se Mircea sapesse ciò che ti insegnano fin dalle primissime lezioni di qualche corso di arrampicata e cioè che l'alcool è un vasodilatotore e che in apparenza ti scalda ma in realtà affatica il cuore. Non so e non me ne frega nulla. Ciò che conta (e con disumano ritardo) ora è che è morto un uomo. E' caduto, come sacco inerme di juta, vicino ad una piazza che, ironia del destino, è titolata a San Nicolò non solo patrono di questa mia città ma anche, dicono, l' "inventore" di Babbo Natale. Ma per i bambini Babbo Natale viene il 25 dicembre. E in quel giorno ricordiamo una famiglia fatta di una ragazzina (15/16 anni o poco più) e del suo uomo di poco più grande. E ricordiamo le doglie, il travaglio. E ricordiamo che l'unico posto per loro disponibile era una stalla: un pò di fieno, magari sporco dello sterco di qualche bestia, e - dicono - un paio di animali ad assicurare un minimo di tepore. Lì è nato il Cristo. Lì è nato l'uomo che ci ha detto (Matteo, 25)
Poi il Re dirà a quelli della sua destra: "Venite, benedetti da mio Padre, entrate nel Regno preparato per voi fin dall'inizio del mondo. Perché avevo fame, e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell'acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa, ero nudo e mi avete dato dei vestiti, ero malato ed in prigione e siete venuti a trovarmi!" "Queste persone giuste risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai eri straniero e ti abbiamo aiutato? O eri nudo e ti abbiamo dato degli abiti? E quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?" "Ed il Re risponderà loro: "Quando lo avete fatto anche per l'ultimo di questi miei fratelli, lo avete fatto per me!"
Nessuno lo ha visto Mircea. Nessuno. Anzi: forse lo abbiamo visto tutti. Forse l'ho visto io e, chissà, nel vederlo ho provato un senso di disagio (disgusto forse?), di fastidio per i suoi vestiti laceri, per la sua poca igiene. E sicuramente l'ho scansato, l'ho evitato. Certamente non si chiamava Mircea ma, mi chiedo, quanti Mircea ho evitato? E d'improvviso mi assale un dubbio: non è che io, cattolico, e pure di sinistra (centrosinistra via....) in fondo, in fondo sia un razzista?

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lunedì 1 febbraio 2010

MA CHE DOMENICA!










Ieri cinque sconsiderati (tra cui, ovviamente, il sottoscritto) hanno sfidato quello che, teoricamente, era l'ultimo giorno della merla e hanno raggiunto la forcella del monte Aiarnola, vicino ad Auronzo.






Quasi due ore e mezzo di salita calpestando un soffice (in taluni casi alto sino a 5 mt!) manto nevoso, dove le uniche traccie oltre a quelle delle nostre ciaspe, erano di sparuti cervi che cercavano da mangiare. Arrivati alla forcella (alta circa 2000 mt) abbiamo registrato una temperatura di -16°C ed un fastidiosissimo vento (che dava la sensazione di una temperatura ancora più bassa di quella reale) ci ha consigliato di scattare alcune foto per poi scendere di quota.







Bella, bellissima giornata. Grazie al mio mitico Silvano, a Luciano (uno che con le montagne praticamente ci...parla), a Massimo e a Loredana.






Che la forza sia con voi

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