mercoledì 31 ottobre 2007

TROVATA

Ieri mattina sono stato in uno scorcio suggestivo di campagna tra Malcontenta e Dogaletto, poco distante dalla gronda lagunare. E' questa la zona che gli archeologi medievali dell'Università Cà Foscari di Venezia hanno scelto per avviare la prima campagna di scavo dell'Abbazia benedettina di Sant'Ilario. Gli archeologi hanno steso una griglia di ricerca: una serie di quadrati di larghezza diversa che permette poi di fare la "quadrettaura", vale a dire ricostruire la mappa precisa della collocazione di ogni reperto. Vi confesso che mi sono sentito davvero emozionato quando il dottor Diego Calaon, responsabile dello scavo, ha indicato - dietro alle mie spalle - un quadrato molto più ampio degli altri: "lì c'è l'abbazia" si è limitato a dirmi. Sulla destra una decina di giovani laureati e laureandi smuovevano, con piccole cazzuole, la terra e accumulavano materiali che poi venivano puliti. Su un telo facevano bella mostra di sè i primi reperti significativi: denti e ossa umani, pezzi di vetro, cocci di anfore, tessere del mosaico che fungeva da pavimento dell'abbazia, chiodi, pietre ollari su cui 1200 anni fa i "nostri concittadini" cuocevano il cibo. Uno spettacolo davvero incredibile. A qualche decina di metri di distanza il team - coordinato oltre che dal dottor Calaon anche dal prof. Sauro Gelichi - ritiene di aver individuato la possibile collocazione di un castello a motta la cui funzione non è ancora chiara. Mentre a Nord - Ovest, più spostata rispetto all'area di ricerca è già stata individuata anche una strada romana. Il reperto più prezioso sino ad ora trovato risulta essere un pezzo di intonaco, dipinto di rosso, appartenente ad una delle mura abbaziali: si tratta di un reperto fragilissimo che appena recuperato è stato immediatamente trasferito nei laboratori universitari per il suo consolidamento. La campagna durerà ancora qualche settimana mentre il 30 novembre, a Malcontenta, presenteremo alla città i risultati degli scavi. Vi aspetto..
Che la forza sia con voi.

venerdì 19 ottobre 2007

LE RADICI DEL PASSATO

Vi do una notiziuola in esclusiva (almeno nel senso che la stampa ne parlerà - quando ne parlerà - nei prossimi giorni...). Lunedi prossimo cominceranno gli scavi archeologici dell'abbazia benedettina di Sant'Ilario tra Malcontenta e Dogaletto. A condurli il Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Venezia guidato dal professor Sauro Gelichi e coordinati dal dottor Diego Calaon. Ho avuto modo di conoscere l'estrema professionalità di questo dipartimento nell'ambito di un Master dedicato all'archeologia subacquea (guidato dal professor Carlo Beltrame, un altro giovane archeologo) cui ho partecipato alcuni mesi fa. E tale professionalità, amore per l'archeologia, passione per riscoprire pagine sepolte dal tempo ho ritrovate intatte in queste ultime settimane dense di incontri con questi giovani ricercatori. L'abbazia benedettina di Sant'Ilario raggiunse il suo massimo splendore nell'800 D.C. diventando centro di fondamentale importanza per la storia stessa di Venezia: basti pensare che 4 dogi - appartenenti tutti alla famiglia dei Partecipazio - scelsero volutamente di essere sepolti proprio in questa abbazia! Uno di questi, inoltre, fu colui che ordinò a Rustico e Buono, due mercanti, di raggiungere l'Egitto per "rapire" le reliquie di San Marco nel mentre i brindisini, per altre vie, giungevano nella Licia, a Myra, per rubare le reliquie di San Nicolò cui per'altro i veneziani avevano da tempo messo gli occhi (già allora lo "spionaggio" era pratica abituale....).
L'abbazia fu già oggetto di scavi archeologici alla fine del 1800 e nei primissimi anni del 1900: quel che fu scoperto è oggi visitabile presso il museo archeologico veneziano. L'interesse attuale si rivolge invece all'insediamento abitativo che, data l'importanza dell'abbazia, sicuramente sorse e si sviluppò all'intorno del complesso religioso. La campagna di quest'anno prevede una serie di test atti ad individuare innazitutto la reale localizzazione dell'insediamento e successivamente a saggiarne la consistenza. Negli anni successivi si provvederà a consolidare questi scavi. L'obiettivo che ho è quello di rendere quella zona proprio un sito archeologico all'aperto. Quest'anno gli scavi dureranno circa un mese: alla loro conclusione, a Malcontenta, organizzeremo un incontro pubblico con questo gruppo di ricercatori che ci spiegheranno quel che hanno trovato (è bastato un semplice sopralluogo, nei giorni scorsi, per rinvenire già alcuni materiali), cos'era l'abbazia benedettina di sant'Ilario e la sua importanza per la storia stessa di Venezia. E allora immerso nelle suggestioni del passato ho fatto un sogno di cui voglio mettervi a parte. In questo sogno un gruppo di amministratori, giovani e profondamente innamorati del proprio territorio, pressano la Soprintendenza dei Beni Archeologici del Veneto e nel contempo il Ministro dei beni culturali affinché i resti dell'abbazia e quel che sarà scoperto nei prossimi mesi siano affidati alle amorevoli cure di un assessore alla cultura che avrebbe già pensato alla loro collocazione. Dove? Avete indovinato? Siete perspicaci: proprio all'interno del Palazzo dei Leoni che potrebbe ospitare questo primo nucleo di Museo civico della Riviera del Brenta. Il palazzo dei Leoni, dunque, per la documentazione storico-archeologica mentre, a qualche centinaio di metri di distanza, il palazzo principe Pio potrebbe diventare la sede per la documentazione storico - ambientale della gronda lagunare. I due palazzi, poi, sarebbero uniti da una Riviera Silvio Trentin chiusa al traffico, con qualche negozio in più tale da renderla rassomigliante a qualche boulevard parigino. E dove la domenica sia bello passeggiare, magari immersi in qualche mercatino dell'antiquariato (anche qui ho delle belle novità...aspettate ancora qualche giorno ok?). E alla fine la piazza di Mira Porte che presto sarà finalmente praticabile. Ops..mi sono svegliato d'improvviso. Epperò io, di solito, i sogni sono uso a realizzarli. E voi?


Il libro per questo week end? Accolgo il suggerimento di un lettore: Marco e Mattio, Sebastiano Vassalli.
Che la forza sia con voi.

lunedì 15 ottobre 2007

FACCIAMO PD?

E' andata...questo benedetto 14 ottobre è, finalmente, passato. Adesso si procederà all'analisi del voto. Margherita e DS (buffo usare ancora questi nomi no?) stanno già analizzando i flussi elettorali, stanno cercando di decifrare le dinamiche elettorali voto per voto (ciascuno dei due ha al proprio interno persone che, partendo dai dati elettorali, riescono a spiegarti quasi tutto). Gli affezionati lettori di questo blog avranno notato che pochi interventi sono stati dedicati a questa campagna elettorale. Certo: ho avuto a suo tempo modo di annunciare il mio voto in favore del tiket Veltroni - Franceschini. Certo anche io, nel mio piccolo, ho fatto un pò di campagna elettorale. Ma poco più. Ho scelto questo "profilo basso" perché, francamente, continuo ad essere convinto che si poteva fare di più e meglio. Quale senso avessero ben 3 liste a sostegno di Veltroni non l'ho mica capito. Prendiamo, ad esempio, i DEMOCRATRICI PER VELTRONI e la cosiddetta Lista 2: qualcuno di voi ha capito in cosa fossero differenti? Io no. Ma evidentemente di politica non capisco nulla. E però campagna elettorale è stata. Ed è stata come tutte le campagne che si rispettano: affascinante, impegnativa, complessa. Adesso si contano i risultati e come sempre accade ci sono gli sconfitti e i vincitori. Io la penso così.
SCONFITTI: in tanti, tantissimi, sono usciti sconfitti da questa avventura. A cominciare da quanti già profetizzavano la fine della politica. A quanti intonavano il coretto de "La casta costa" etc.etc.etc. Ciapa e porta casa, dicon dalle mie parti. E, francamente, me ne frega ben poco di chi ha votato 5 volte....vogliamo tenerci larghi? Ammettiamo che un 20% di voti non son validi? Il 20% di 3.300.000 voti sono 660.000 voti discutibili. Che fanno scendere il numero di votanti a 2.640.000: circa il triplo della somma degli iscritti di DS e Margherita. Ciapa e porta casa do volte e parfin impachetà, dicon sempre dalle mie parti (lo so che vivo in un posto interessante). Sconfitto pure il buon Beppe Pisanu che dagli schermi dello speciale TG1 si è addentrato in una complessa spiegazione circa il fatto che le primarie non sono regolamentate da legge alcuna. Ben vero (e non serviva essere ex Ministro dell'Interno per saperlo): ma vuoi confrontare le primarie con l'atto notarile con cui è nato il brambilliano partito unico del centrodestra? Come dire: noi del centrosinistra sappiamo, è vero, come farci del male da soli ma quando godiamo, lo facciamo sul serio.
Sconfitti (e lo dico di cuore) quelli della scheda bianca. Qualcuno mi spiega che senso ha nell'ordine: andare a votare, fare la fila, estrarre da portafoglio o borse il proprio documento di identità, firmare l'atto di adesione, sborsare 1 euro e votare scheda bianca? Boh. Sconfitti pure quelli del "siamo avversari non concorrenti": io dal seggio in cui mi trovavo (Oriago) ho visto gente sorridente, serena, distesa, felice di partecipare a questa avventura. Tra gli sconfitti ci metto pure gli irriducibili, quelli del "devo esserci a tutti i costi". Forse se tra le tre liste di Veltroni ci fosse stata più collaborazione probabilmente le cose sarebbero state più facili. Ma l'ho già detto prima: io di politica evidentemente non capisco nulla.
VINCITORI
I due elettori di Oriago che si son presentati al seggio (giuro) alle 7,01 del mattino quando ancora noi scrutatori stavamo smaltendo o la sbronza del sabato sera o l'assurda partita dell'Italia; bravi davvero.
Le due signore che alle 19,58 di sera si sono presentate al seggio di Oriago chiedendo di votare. Bravee...
Il signore di Milano che ha gentilmente chiesto di votare qui da noi: bravooo.
Scrutatori, rappresentanti di lista, segretari e presidenti: in gran parte giovani, motivati, desiderosi di mettere a disposizione una intera domenica per garantire la correttezza di un atto così stupendamente democratico quale il votare il segretario di un nascente partito.
Quelli della scheda nulla. Che nell'ordine hanno: fatto paziente fila, hanno esibito il loro documento di identità, si son sforzati di ricordare dove votano solitamente, hanno rigorosamente sborsato un euro, hanno ricevuto le schede e le hanno annullate spesso sbarrando tutte e tre le liste che candidavano Veltroni. Bravi: hanno capito quel che noi non siamo riusciti a comprendere.....
Walter Veltroni, Rosy Bindi, Enrico Letta, Mario Adinolfi,Piergiorgio Gawronski: i candidati a segretario nazionale del PD.
3.300.000 italiani che hanno dimostrato che in Italia la democrazia c'é, è sana e soprattutto libera: a loro, a voi, a tutti noi un sincero grazie.
E adesso? Adesso si lavora.
Che la forza sia con voi.

venerdì 12 ottobre 2007

PRESENTE INDICATIVO

Oggi è stata una giornata davvero importante, memorabile per certi aspetti. In uno scenario suggestivo ancorché insolito, il cantiere di restauro del palazzo dei Leoni, abbiamo presentato ufficialmente ai giornalisti la stagione teatrale 2007/2008 frutto del prezioso ed intenso lavoro de LA PICCIONAIA. Quest'anno il carnet di spettacoli è davvero straordinario: si apre la stagione con la prima nazionale del nuovo lavoro di Natalino Balasso che userà il teatro anche per le prove generali mentre a gennaio tornerà Marco Paolini con una nuova edizione di APRILE '74 E 5 , l'album con cui debuttò proprio a Mira vent'anni fa. E giusto a marzo 2008 il nostro Teatro festeggerà i suoi primi vent'anni di attività: dunque tenetevi pronti per una grande festa a sopresa che, ve lo assicuro, vi lascerà assolutamente a bocca aperta. Anche la danza sarà presente con una novità: Martina La Ragione, giovane danzatrice e coreografa, pluripremiata ai più importanti Festival nazionali ed internazionali, non solo sarà in scena col suo spettacolo ma nei tre giorni precedenti sarà la protagonista di un seminario di 16 ore, destinato ai giovani danzatori e alle giovani danzatrici del territorio e dedicato alla IMPROVVISAZIONE NELLA DANZA.
Ecco, dunque il calendario degli spettacoli:


sabato 10 novembre
Natalino Balasso
LA TOSA E LO STORIONE
1^ nazionale



sabato 17 novembre
Naturalis Labor
DECLARACION (spettacolo di tango e danza contemporanea)



sabato 24 novembre
Gualtiero Bertelli
CAMPOMARTE
1^ nazionale




sabato 1 dicembre
Ugo Chiti/Arca azzurra
RACCONTI, SOLO RACCONTI




sabato 15 dicembre
Mario Perrotta
ODISSEA
1^ regionale



sabato 12 gennaio
Marco paolini
APRILE '74 E 5
1^ nazionale



venerdi 18, sabato 19 gennaio
Emma Dante
IL FESTINO



domenica 27 gennaio
Ketti Grunchi
ZORRO E L'ACQUA GRANDE
1^ nazionale
(tratto dal romanzo di Roberto Bianchin, giornalista de La Repubblica, che sarà presente)



sabato 9 febbraio
Le belle bandiere/CTB
HEDDA GABLER



domenica 24 febbraio
Armando Carrara
ALBERI
1^ nazionale
(tratto dai libri di Mauro Corona)



giovedì 28 febbraio
Fausto Paravidino/Teatro Eliseo
NOCCIOLINE (PENAUTS)



venerdì 7 marzo
Martina La Ragione /Tir danza
SOLO PER DUE
LONG NECKED CHICKEN



domenica 16 marzo
Laura Curino/ Calicanto
LA MAGNIFICA INTRAPRESA



domenica 30 marzo
Titino Carrara
STRADA CARRARA



venerdì 4 aprile
Dimitri Clown
PORTEUR



venerdì 11 aprile
Stefano Massini/Teatro Metastasio
L'ODORE ASSORDANTE DEL BIANCO



Insomma: io sono davvero soddisfatto di questa stagione teatrale. E allora: vediamoci tutti in teatro.

Il libro di questo week end? Mauro Corona, I fantasmi di pietra

Che la forza sia con voi

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mercoledì 3 ottobre 2007

DELLA MALATTIA

Cosa significa malattia? Qual è la condizione in cui l'essere umano soffre a tal punto da chiedere che venga posta fine a questa sua agonia? Quale è, se c'é, il senso ultimo del dolore? E' strano: queste domande mi stanno frullando da un pò in testa. Per via di alcune vicende familiari che mi sono accadute. A partire da una morte che ancora non riesco ad elaborare, e che dunque ancora non ho interiorizzato. Tutto accadde, quella sera di inizio marzo, così improvvisamente che la prima sensazione che ho avuto è stata quella dell'impotenza, dell'incapacità di cogliere il senso di quanto accaduto. Ricordo che la prima domanda che mi posi mentre, nell'astanteria del Pronto Soccorso di Dolo, attendevo dai medici qualche notizia (eppure 10 anni da giornalista di cui alcuni trascorsi in cronaca nera avrebbero dovuto farmi capire che la sigla "codice rosso" significava una situazione irreparabile) era: "ma qui non c'è un posto dove piangere in solitudine?". Quando poi vi fu il trasferimento all'Ospedale di Mestre acquisii una lucidità che non avrebbe dovuto appartenermi, tanto da dichiararmi assolutamente disponibile alla donazione degli organi quando ancora in lei sopravvivevano alcuni flebili segnali di una vita che stava fuggendo via. E ricordo, come fosse ieri, la strizzata d'occhio ricevuta da un medico quando oramai tutto era compiuto: in quel gesto così semplice, così banale ho trovato una umanità che molto mi ha aiutato. Paradossalmente quello fu uno di quei momenti in cui scoprii la consolazione che veniva dal riconoscere che di fronte ad un evento di questo tipo, assolutamente spiegabile dalla medicina (una stupida, piccolissima, vena nell'emisfero cerebrale sinistro che improvvisamente scoppia) ma assolutamente irrazionale per me, potevo per così dire riconoscere la limitatezza del mio essere umano. Consolatorio ma non sufficiente per metabolizzare questa ferita. Poi sono subentrati altri fatti. Fatti che riguardano altre persone a me molto vicine e davvero molto care. Fatti che mi portano a chiedermi quale senso, se c'è, dare alla esperienza del dolore, della malattia. Ad interrogarmi se di fronte alla malattia, di fronte a questo intruso che entra nel tuo corpo e ti fa assaporare l'irrisoria utopia della immortalità, laici e credenti sono in qualche modo uguali. Mi chiedo: un credente può aver paura della morte? Perché, nella teologia, la morte è vista come una porta che apre alla vita eterna che poi dovrebbe essere il fine ultimo della nostra esistenza umana. Si può accettare la malattia, la sofferenza, la morte con serenità? Ed in rapporto alla morte che tutto rende uguale, quale senso dare alla vita? San Francesco aveva il coraggio di chiamare la morte "sorella morte" ad indicare che anch'essa è parte integrante della nostra vita. Ma Oriana Fallaci (una delle autrici che più ho amato ad eccezione dei volumi legati a La rabbia e l'orgoglio) chiamava"l'alieno" il cancro che la affliggeva, ad indicare una separatezza fra sè e la malattia e dunque ponendo un confine insuperabile. Quasi che il consapevole non - riconoscimento della propria malattia non solo ne esorcizzasse la paura ma, ponendolo in una realtà altra dal sè, la immunizzasse. Ed io fra San Francesco e la Fallaci pendo (in questo) dalla parte della giornalista toscana. Ma mi chiedo anche: l'uomo contemporaneo ha paura della morte o piuttosto della sofferenza? Ha paura dell'ultimo respiro che lo distacca ferocemente dai suoi affetti, dal suo mondo o, piuttosto, ha paura che quell'ultimo soffio sia accompagnato dal dolore? Oggi facciamo di tutto per nascondere la morte: quando negli ospedali qualcuno è ormai prossimo alla cessazione della vita, immediatamente viene trasferito in un altra stanza oppure il suo letto d'agonia circondato da qualche telo verde che lo separa dagli altri malati. Perché? Per offire ai suoi familiari una intimità altrimenti impensabile? O piuttosto perché non si vuol riconoscere che anche la morte è parte integrante di questo mistero buffo che chiamiamo vita?
Ma noi, ma io, come ci misuriamo col rapporto morte/sofferenza? In pieno "caso Welby" (dove quella negazione ai funerali religiosi l'ho sentita come una ferita), l'inserto domenicale del Sole 24 ore ha ospitato un bellissimo intervento del cardinal Martini. L'ex vescovo di Milano, malato da tempo, rifletteva su questi stessi temi dicendosi assolutamente favorevole al riconoscimento del diritto del malato ad interrompere l'intervento medico quando questo non è più utile alla guarigione ma al semplice prolungamento della esistenza. Può essere questo un buon punto di partenza su cui confrontarsi?


Morire come le allodole assetate
sul miraggio
O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato
G. Ungaretti, 1914/1915

Il libro per questo week end? In realtà sono due:
Giorgio Caproni, L'opera in versi, Meridiani, Mondadori, Milano 1998
Massimo Cacciari, Della cosa ultima, Adelphi, 2004

Che la forza sia con voi







lunedì 1 ottobre 2007

LA CASTA COSTA?

Confesso il mio imbarazzo nel parlare di questo tema perché ho il timore che qualunque cosa dicessi potrebbe sembrare una generica difesa d'ufficio o, peggio, di corporazione. Epperò davvero comincio ad averne un poco le scatole piene di leggere sulle prime pagine di tutti i giornali le esaltazioni osannanti per un comico (che - sia detto per inciso e se non ricordo male - non più di 10 anni fa distruggeva i computer accusandoli di essere "spioni") che si ritiene libero di mandare a quel paese chiunque gli sia antipatico. Ora si comincia a ragionare sulla riduzione di assessori e consiglieri comunali (donde il mio imbarazzo). E allora ritengo giusto dire qual è la situazione. Anche se il mio pensiero è ampiamento superato da una finanziaria che, su questo aspetto, mostra di essere davvero demagogica.
Capitolo assessori.
Mira ha 38.000 abitanti; 7 frazioni; scuole materne - elementari e medie; impianti sportivi in ogni frazione; più di 80 associazioni (solo quelle iscritte alle consulte); 3 industrie di grandi dimensioni; 70 ville storiche; una gronda lagunare che copre circa il 20% del nostro territorio; un bilancio comunale di svariati milioni di euro; è a soli 5 km da Porto Marghera; ha diverse centinaia di km di strade. Ha partecipazioni in Veritas, ACTV, Serimi. Ha una struttura, nata l'anno scorso per via del patto di stabilità, che si chiama MIRA INNOVAZIONE: essa si occupa di biblioteche e asili nido ed ha un consiglio di amministrazione composto da 3 consiglieri comunali tra cui il Presidente ed un Direttore. Ha un teatro comunale ed un sistema bibliotecario eccellente. Ha un numero di impiegati comunali ben al di sotto dei minimi richiesti ad un comune come il nostro. Queste solo alcune cifre del quadro macroeconomico. Queste solo alcune parti di una realtà che, come assessori, ci troviamo ad amministrare .
Un assessore riceve, per il suo impegno, una indennità di funzione commisurata in modo proporzionale a quella del sindaco. Questa indennità è a sua volta dimezzata nel caso in cui l'assessore non sia a tempo pieno (non vada cioè in aspettativa non retribuita dal proprio lavoro) a meno che non sia un libero professionista nel qual caso, invece, riceve l'indennità piena assumendosi però il non facile onere di avere due lavori contemporaneamente. Col risultato, spesso, di dover necessariamente trascuare il lavoro "primario" a favore di quello politico. Entrambe le indennità subiscono una ulteriore decurtazione per i versamenti "obbligatori" che ciascuno fa al proprio partito di appartenenza e le cui percentuali oscillano tra il 10 e il 30% al mese. Quanto lavora un assessore? Parlo, ovviamente per me, che sono "solo" l'assessore alla cultura, manifestazioni ed eventi....Io trascorro in comune due giornate piene la settimana (non posso starci di più - anche se ce ne sarebbe la necessità - perché, incredibile ma vero, condivido l'ufficio con un altro assessore). Arrivo in ufficio mai dopo le 7,30 del mattino e ne esco ben dopo le 8 di sera. Negli altri giorni salto il pranzo (chissà che dimagrisca un pò) e trascorro la pausa pranzo in ufficio. Per poi ritornarvi la sera. Nel settore cultura del comune lavorano due eccellenti impiegati di cui: uno "condiviso" col settore turismo e l'altro a disposizione anche di Pubblica Istruzione e Sport. A queste occorre aggiungere poi: riunioni (spesso inutili - lo so bene - ma tant'è), appuntamenti istituzionali che solitamente avvengono il sabato e la domenica come inaugurazioni, convegni, matrimoni (già anche questo facciamo). Quando sei al lavoro, inoltre, devi avere sempre il cellulare di servizio (uno dei due "benefit" che abbiamo, essendo l'altro un PC portatile che - almeno nel mio caso - credo sia uno dei primi prototipi costruiti da IBM) in funzione. Poi c'é il capitolo delle emergenze (che stanno diventando sempre più numerose a dir la verità): mercoledi scorso, ad esempio, per via degli allagamenti sono stato in giro per il territorio dalle 8 del mattino alle 10 di sera. Infine il capitolo aggiornamento. Corsi, seminari, spostamenti per vedere (nel mio caso) iniziative culturali o manifestazioni che potrebbero interessarci. Sia detto per inciso: ogni qual volta mi sposto uso la mia auto ( a Mira non abbiamo un auto blu ad eccezione di una Fiat Croma - ve la ricordate? - che ormai credo possa essere considerata quasi un'auto storica) e, per regola personale, non chiedo alcun rimborso spese. Impegno bene questo tempo? Non lo devo dire io, lo diranno gli elettori quando torneremo a votare. Personalmente sento di avere la coscienza a posto. Vi sembra poco? A me no.
Capitolo consiglieri comunali. Mira ha 30 consiglieri comunali a fronte di una popolazione di circa 38.000 abitanti. Il Consiglio Comunale è l'organo supremo in cui si amministra l'interesse comune. L'impegno chiesto ai consiglieri non è poco: devono aggiornarsi, studiare, leggersi tutte le delibere, partecipare ai lavori in commissione. Devono, inoltre, se hanno bisogno di chiarimenti andare in munipio utilizzando permesis straordinari o ferie. L'unico giorno nel quale possono astenersi dall'andare a lavorare sono (se non sbaglio) il giorno del consiglio comunale e quello successivo. Il tutto "guadagnando" 39 euro lorde a partecipazione. E dovendo fare da tramite tra le esigenze di un territorio ampio, complesso, "difficile" talvolta qual è quello mirese. Non credo che ridurre il numero dei consiglieri comunali faccia bene all'amministrazione pubblica.
Vogliamo tagliare i costi in questi due settori? Bene. Ecco le mie proposte (le butto giù anche se so che la Finanziaria ha già deciso tutto):
1) riduzione drastica del numero di sottosegretari;
2) divieto di cumulo delle cariche o gratuità in caso di doppi incarichi;
3) eliminazione delle Provincia con trasferimento di competenze e di bilancio ai comuni (non alla Regione mi raccomando!);
4) eliminazione dei consigli di munipalità laddove ci sono e per comuni al di sotto dei 100.000 abitanti;
5) introduzione dello sbarramento del 4% - sui voti di lista - alle elezioni comunali slegato dalla coalizione (se hai il 4% entri in consiglio comunale indipendentemente dalla coalizione in cui ti sei schierato; in caso contrario resti fuori anche se afferisci alla coalizione vincente);
6) introduzione del gruppo misto in consiglio comunale per le forze politiche che hanno 1 solo consiliere;
7) negli enti partecipati preferire soluzioni che non comportano aggravio di costi (ad es. se per diventare presidente di un CDA si può scegliere un assessore che non riceverebbe alcun compenso poiché già "dotato" di indennità di funzione perché scegliere qualcuno di diverso?);
8) laddove sia possibile assumere segretari comunali in "compartecipazione" con altri enti e lo stesso dicasi del difensore civico;
9) riduzione il più possibile ampia del materiale cartaceo preferendo i supporti elettronici (perché, ad esempio, le copie delle delibere anziché essere trasmesse ai gruppi consiliari su carta non vengono spedite via mail?);
10) favorire la creazione di "centrali d'acquisto" fra i comuni per ottenere dai diversi fornitori migliori condizioni ed avere un maggior potere di contrattazione;
11) eliminazione dei consorzi di bonifica e trasferimento di competenze, poteri e bilanci ai consorzi degli acquedotti (VERITAS nel nostro caso);
12) eliminazione delle regioni a statuto speciale;
13) introduzione del turno unico alle elezioni amministrative per tutti i comuni con premio di maggioranza;
14) incremento delle firme necessarie a richiedere consigli comunali straordinari.
Non è un decalogo come quello pubblicato recentemente dal segretario dei DS Piero Fassino. E' solo il mio punto di vista. E dunque una "picciol cosa". Ma tant'è.
Che la forza sia con voi.

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